domenica 10 ottobre 2010

La resistenza di Gaza passa anche dal folclore

La "Totaler Krieg" scatenata dal regime sionista contro il popolo di Palestina non è soltanto un affare di carri armati, jet, bombe, di mura di divisione, posti di blocco e fili spinati; anche quando alla formula si uniscano gli insediamenti, coi loro coloni razzisti e fanatici, si avrebbe soltanto una visione parziale della cosa.

Perché la tremenda equazione che dovrebbe dare come risultato finale l'annientamento del popolo Palestinese, la sua riduzione a massa amorfa di schiavi sottomessi alla ferula sionista o a rifugiati dispersi ai quattro angoli del mondo, passa anche (e forse soprattutto) attraverso la sistematica distruzione dell'identità nazionale e culturale Palestinese.

La colossale e sfrontata menzogna che fa da pietra angolare al sionismo espropriatore e colonialista: la pretesa che la Palestina fosse "terra di nessuno", "terra nullius", deve diventare verità a qualunque costo, come in un esperimento orwelliano di "modificazione della realtà".
La città di Giaffa all'inizio del Ventesimo Secolo.
Tutta la grancassa e la fanfara mediatica a disposizione del sionismo internazionale viene quindi mobilitata a questo fine: bisogna negare che sia mai esistito un popolo di Palestina, con le sue tradizioni, la sua lingua, la sua storia. I Palestinesi devono venire confusi e disgregati nel gran calderone degli "arabi", categoria superficiale e indistinta che viene presentata al pubblico dei paesi occidentali ogniqualvolta si parli di Vicino e Medio Oriente.
Palestinesi degli anni '10 e '20; come si vede nella prima foto stili e mode di comportamento "occidentale" erano già diffusi in Palestina oltre novanta anni fa.
 I Palestinesi devono risultare "alieni", ombre spaventose sorte da qualche antro di Acheronte a minacciare e aggredire i miti e buoni sopravvissuti dell'Olocausto che andavano, senza colpo ferire, a occupare la "terra senza popolo", promessa loro fin dai tempi biblici.

E' quindi naturale che fra coloro che combattono e resistono ogni giorno contro i piani di genocidio fisico e spirituale del popolo Palestinese, vi siano anche coloro che si dedicano a proteggere e difendere la sua ricca e multiforme cultura; come gli organizzatori del festival folcoristico inaugurato a Gaza lo scorso venerdì.



Bella e necessaria, la manifestazione ha ricevuto copertura mediatica dalla qatariana Al-Jazeera e dall'emittente iraniana PressTv; non certo dalla CNN o dalle reti di Rupert Murdoch (per non parlare dei media nostrani, allineati e coperti sotto la più ferrea cappa censoria filoisraeliana).

Nessun commento:

Posta un commento