domenica 21 novembre 2010

Le radici nazi-fasciste di Israele analizzate da Andrea Giacobazzi


“L’instaurazione dello storico Stato ebraico su base nazionale e totalitaria, legato da un trattato con il Reich germanico, sarebbe nell’interesse del mantenimento e del rafforzamento della futura posizione di potere tedesca in Medio Oriente”, questa frase, nonostante le apparenze, non proviene dalle pagine di un romanzo di storia alternativa (o "Ucronia"), genere di science fiction particolarmente di moda oggigiorno grazie al successo di scrittori come Harry Turtledove; essa fu veramente pronunciata pronunciata dai messaggeri dell'organizzazione sionista Lohamei Herut Israel, Lehi, meglio nota come "Banda Stern" e ricordata per i suoi atti di terrorismo e per l'assassinio, nel 1948, del negoziatore ONU conte Folke Bernadotte.
Che cosa poteva spingere dunque, dei fanatici terroristi ebrei, a cercare contatti con il Terzo Reich, pochi mesi prima che quest'ultimo degli Ebrei si incaricasse di diventare il più attento e pervicace sterminatore?

Nient'altro che la ricerca di interessi comuni (evacuare ebrei dall'Europa in guerra per soddisfare il sogno hitleriano di un continente senza 'Judentum' e dare contemporaneamente ai seguaci di Avraham Stern la rilevanza politica e il seguito numerico che gli mancavano per imporre la propria leadership sul nascente Israele). Notate come nella dichiarazione d'intenti sternista si ponga l'accento sulla base "nazionale e totalitaria" dello Stato; essa non é una piaggeria del Lehi, un modo per cercare di ingraziarsi l'interlocutore nazista, ma rappresenta la genuina visione dei sionisti "di destra", che oltre agli sternisti contavano nelle loro fila anche l'Irgun Zvi Leumi, altra cellula terrorista (che "inventò" l'autobomba e l'attentato esplosivo in terra di Palestina).

Ciascuna di queste due formazioni ha "donato" un primo ministro allo Stato ebraico: Ytzhak Shamir dalla Banda Stern e prima di lui Menachem Begin dall'Irgun e oggi il loro "pupillo" e figlio spirituale Bibi Netanyahu guida un governo sostenuto dall'ultradestra religiosa e razzista, sostenuto in posizione di totale sottomissione politica e spirituale dagli esangui rimasugli del partito laburista. I sionisti che sessant'anni fa si ispiravano al totalitarismo e al fascismo razziale hanno ormai il completo dominio della scena politica israeliana, e con ciò si spiega il marciare sempre più rapido verso la "soluzione finale" della questione palestinese, a furia di leggi razziali, prove tecniche di pulizia etnica ed esperimenti di giudaizzazione forzata.

Per questo motivo la pubblicazione per i tipi del Cerchio del volume “Asse Roma – Berlino - Tel Aviv”, scritto da Andrea Giacobazzi rappresenta uno di quei rari casi in cui un'uscita editoriale segue di pari passo l'evoluzione politico sociale dell'attualità e procurarsi il volume, leggerlo e digerirlo diventa più che una necessità quasi un imperativo per chiunque voglia farsi un'idea precisa di come sia possibile che proprio lo Stato che racconta al pubblico rimbecillito della Fox e della Cnn di essere "nato dai superstiti delle camere a gas" sia divenuto in realtà la più perfetta approssimazione del Reich razziale sognato da Hitler ed Himmler che sia possibile darsi oggi nel mondo moderno.

Il testo, con puntuale e doviziosa documentazione storiografica, analizza i rapporti instauratisi fra la fine degli anni '30 e l'inizio del Secondo Conflitto Mondiale fra le più disparate organizzazioni ebraiche e i vertici delle dittature fascista e nazista. Per quanto riguarda il lato "littorio" delle questione viene analizzata la massiccia presenza ebraica fra i dirigenti fascisti, il caso del periodico ebraico "La Nostra Bandiera", apertamente e 'orgogliosamente' fascista e il rapporto privilegiato fra l'ala revisionista di Ze'ev Jabotinsky e gli apparati dello stato mussoliniano, che portarono per esempio alla nascita del 'Corso ebraico' presso la Scuola marittima di Civitavecchia, dove prese corpo il primo nucleo della futura marina israeliana (quelli dell'attacco alla Mavi Marmara!).

Sul versante nazista del volume viene evidenziata la non sporadica presenza di elementi ebraici nell'organizzazione statale e militare tedesca che venne avvolta e integrata dal partito nazista dal 1933 in avanti (celebre il caso del generale d'aviazione Erhard Milch la cui delicata situazione nel III Reich diede modo a Goering di coniare una delle sue più famose rodomontate: "Chi é ariano, nella Luftwaffe, lo decido io!") per poi passare ad analizzare gruppi e organizzazioni che tentarono di instaurare ardite cooperazioni nazi-sioniste come l'Haavara (che voleva aiutare a trasferire le proprietà degli ebrei 'evacuandi' dall'Europa) e la già citata Banda Stern che sperava di trovare in Hitler quell'interesse all'emigrazione ebraica di massa verso la Palestina che le autorità britanniche avevano bloccato con il famoso "Libro bianco".

In un mondo dove personaggi come l'islamofobo olandese Geert Wilders e la 'camicia verde' (già fascista) Mario Borghezio si dichiarano entusiasti fan e sostenitori di Israele é importante rendersi conto come il movimento sionista, fin dai suoi albori, sia sempre stato profondamente antidemocratico e reazionario e non abbia quindi mai trovato eccessivi problemi a contattare, blandire e trattare da pari i peggiori regimi e personaggi della scena politica: avantieri con Hitler e Mussolini, ieri con Pinochet e Reza Shah, oggi con i razzisti islamofobi e i sionisti teocon.

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