mercoledì 15 dicembre 2010

Israele cerca di mettere fuori legge l'uguaglianza e la libertà e tacitare l'opposizione democratica all'Apartheid

Le manifestazioni di odio anti-Palestinese all'interno dello Stato sionista si sono aggravate ultimamente, con sondaggi e statistiche che indicano chiaramente il sempre più vasto rifiuto della maggioranza dell'etnia privilegiata dall'Apartheid israeliano di vivere equamente e fianco a fianco con la popolazione araba e le altre minoranze etniche di Israele. Questo razzismo e l'odio che lo accompagna si sono modificati via via, mano a mano che crescevano e si rafforzavano le politiche segregazioniste, passando da inconfessati sentimenti individuali a dichiarazioni e gesti collettivi che non trovavano più alcuna riprovazione o dissociazione, ma anzi, venivano incoraggiati e quasi premiati, come conferma la sentenza halakhica con cui molte dozzine di rabbini si sono pronunciati contro coloro che "commettano peccato" accettando inquilini o affittuari arabi nelle loro proprietà.
Gli atteggiamenti politici e sociali non diventano parte di una cultura generale e di un consenso comune se non sono spalleggiati e approvati dalle politiche ufficiali, ad esempio la reazione "piccata" del primo ministro israeliano Netanyahu contro la 'fatwa' rabbinica vale molto poco se la si volesse prendere come esempio di una supposta distanza fra tale editto e la posizione del Governo: essa significa solo che il Governo si rende conto di quanto danno di immagine risulti a Israele da una dichiarazione così apertamente discriminatoria e razzista...Netanyahu avrebbe preferito spostare in avanti i paletti dell'Apartheid sionista nella maniera sorniona e vigliacca con cui l'ha fatto finora...piano piano, poco a poco, approfittando della distrazione di un Occidente superficiale e preoccupato piuttosto dalla crisi economica o sviato dalle lamentazioni e dalle geremiadi israeliane sul "pericolo iraniano".
Il principio in base al quale bisogna negare ai cittadini arabi di Israele (di Israele! Si badi bene, non di Gaza o della West Bank) di acquistare casa o terreni nelle porzioni di Palestina occupate da Israele é stato espresso da gruppi sempre più vasti di persone ed é quindi da trattarsi come un problema di gruppo, un problema dell'intera società israeliana: la Knesset, invece, pretende di affrontarlo o trattarlo come se fosse un problema individuale...questo é il tipo di approccio che non può minimamente impensiere i partiti ultranazionalisti e religiosi, i rabbini razzisti, i kachisti e i coloni ultraortodossi degli insediamenti illegali...perché con tale metodo il problema non verrà mai curato e anzi, troverà modo di allignare ancora più profondamente nel tessuto sociale di Israele, diventando via via inestirpabile.
E se fra i nostri lettori e amici e sostenitori sinceri della causa palestinese vi fossero alcuni che pensano che questo problema sia "esploso" tutt'a un tratto nel corso degli ultimi dieci anni, più o meno dal periodo della Seconda Intifada in poi, siamo costretti a dare loro torto, il problema del razzismo sionista viene da lontano, affonda le sue radici nella Nakba e anche prima, é connaturato all'idea stessa di sionismo, che é un'idea intrisa di colonialismo e imperialismo, come le altre ideologie conquistatrici e soggiogatrici di cui é parente.
La legge sul "giuramento di fedeltà" é chiaramente mirata contro quei politici coraggiosi come Haneen Zoabi, che ha già annunciato che mai e poi mai si sottometterà ad alcun "giuramento" verso Israele.
La lotta per una "Soluzione a uno Stato" per Israele é come l'argento per il lupo mannaro o l'aglio per i vampiri dei film horror anni '30, esso non ha modo di combatterla, perché é una lotta intrisa di quei principi che hanno fatto grande e forte il moderno concetto di democrazia e viene condotta con sistemi del tutto legali e non violenti: quindi, per combattere contro coloro che vogliono avverare uno Stato basato su libertà e uguaglianza Israele deve 'ridefinire' il concetto di legalità per rendere "illegali" gli appelli alla libertà e all'uguaglianza...questo ha portato alla creazione della legge sul "giuramento di fedeltà a Israele".
Con il "giuramento di fedeltà" Israele non avrà più bisogno di inventare fantasiose cospirazioni spionistiche per buttare in carcere Ameer Makhoul...basterà il fatto che non si sottometta al suo etnocentrismo razzista.
Come Adolf Hitler negli anni '30 decise di imporre ai servitori dello Stato un giuramento di fedeltà fatto personalmente a lui, perché intendeva usare lo Stato per compiere dei crimini e temeva, ragionevolmente, che solo un patto di obbedienza personale avrebbe potuto impedire ai componenti dell'organizzazione statale di sottrarsi dal diventare complici ed esecutori di quei crimini, così Israele, per legalizzare il suo razzismo, cerca un "giuramento" di adesione alle sue fondamenta ideologiche, che sono per loro stessa natura segregatorie e razziste. Idealmente, nelle speranze dei Lieberman e dei Netanyahu, questo porterà a una immediata ed automatica criminalizzazione della legittima lotta politica per la libertà, l'uguaglianza e la democrazia, in cui gli apparati repressivi dello Stato avranno mano libera nell'agire contro quei pochi Ebrei sinceramente liberi e democratici e il 20% di Palestinesi cittadini d'Israele che costituiscono il "problema" a cui prima o poi Israele medita di riservare qualche tipo di Soluzione Finale...

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