martedì 7 dicembre 2010

La generosità turca mette Israele alle strette: si scuserà per il massacro della "Marmara"?


Il Sottosegretario turco del Ministero degli Esteri Feredin Sinirlioglu si sarebbe incontrato a Ginevra, Svizzera, col diplomatico sionista Josef Ciechanover per tentare di stilare un accordo tra Ankara e Tel Aviv dopo che, spinto dal pronto e decisivo aiuto fornito dai turchi per affrontare i devastanti roghi del Monte Carmelo, il Primo Ministro Benyamin Netanyahu aveva telefonato al suo pari grado Tayyip Recep Erdogan.
"Erdogan! Rompi le relazioni con Israele, ORA!". Cartoon di Carlos Latuff realizzato all'indomani della strage sulla Mavi Marmara.

La conversazione telefonica fra i due ha in un certo senso "scongelato" una relazione che si era irrigidita ai limiti della crisi internazionale dopo l'abbordaggio in acque internazionali della motonave "Mavi Marmara" il 31 maggio scorso, durante il quale commando navali sionisti avevano ucciso nove volontari turchi che facevano rotta verso Gaza recando aiuti umanitari per la popolazione della Striscia assediata da Israele.
Netanyahu, fotografato coi piloti antincendio turchi intervenuti per combattere il fuoco attorno ad Haifa.
Molta dell'ostilità fra i due Stati, comunque, resta, lo staff di Erdogan ha prontamente rilasciato un comunicato in cui si articola che l'aiuto anti-incendio é stato motivato da considerazioni puramente umanitarie (le stesse che avevano spinto il Governo Erdogan a sostenere sia pure non ufficialmente la spedizione verso Gaza), e che Ankara attende ancora una formale espressione di rimorso da parte di Israele. Puntualmente il ministro ultranazionalista Lieberman, insignito da Netanyahu del Ministero degli Esteri (per ricoprire il quale si preferiscono solitamente personalità più pacate e riflessive) ha prontamente ribadito che Israele non chiederà mai scusa per i suoi atti né verserà mai alcun risarcimento per le vittime causate con l'arrembaggio della Freedom Flotilla.
Lieberman dichiara: "Non ci scuseremo mai, né pagheremo alcun danno".
La strada per giungere a una ricomposizione delle relazioni israelo-turche (che ai tempi della giunta dei generali erano saldissime, di certo le migliori fra lo Stato ebraico e un paese musulmano) si presenta dunque non solo molto lunga, ma anche accidentata e in salita, visto che il Governo Erdogan é adamantino su entrambe le condizioni: scuse ufficiali per onorare il sacrificio dei caduti e riparazioni economiche per le famiglie (che hanno preventivamente dichiarato che devolveranno a favore del popolo di Gaza ogni somma ricevuta in tal senso).
Sinirlioglu (a destra).

Ciechanover.
Anche questo spiega come mai l'incontro ginevrino si sia tenuto fra due figure, se non di secondo piano, comunque ben distanti dallo spotlight dei media internazionali: il bizantino lavorio della diplomazia internazionale deve sempre tenere presente la possibilità di un fallimento; se questa si verificasse e non vi fossero più spazi di manovra per far proseguire una trattativa, la questione potrebbe essere lasciata a spegnersi in silenzio, non avendo coinvolto personaggi e reputazioni di prima grandezza.

4 commenti:

  1. Nella traduzione della vignetta turca, "hemen" non vuol dire "amen" ma "SUBITO!" (come puoi verificare su www.turkishdictionary.net).

    Per il resto, ottimo articolo, come sempre.

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  2. Abbiamo già messo i ceci nell'angolo per farvi inginocchiare l'incauto traduttore, grazie della segnalazione!!!

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  3. la turchia deve chiedere scusa al mondo

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