sabato 30 ottobre 2010

Netanyahu annuncia una nuova barriera sul confine con l'Egitto

Il primo ministro dello stato sionista Benjamin Netanyahu, ha recentemente svelato i piani del suo esecutivo per iniziare la costruzione, sul confine con l'Egitto, di una nuova "barriera di separazione", sui territori occupati conseguentemente alla Nakba.
A un incontro col gabinetto sionista di estrema destra attualmente al potere, che doveva discutere di "affari politici e di sicurezza" (leggasi: 'affari di segregazione e persecuzione') Netanyahu ha domandato che le operazioni preliminari di costruzione, evidentemente già nullaostate e messe in cantiere segretamente, vengano accelerate da "tutte le parti coinvolte".
Il primo ministro Likudista ha entfatizzato l'importanza della "intensiva sorveglianza" del confine egiziano, che dovrebbe prevenire "infiltrazioni illegali che rischiano di stravolgere il carattere 'ebraico' e 'democratico' di Israele". Ora, cosa unisca strettamente il carattere 'democratico' di uno Stato al suo make-up etnico e religioso resta agli apologeti ed ammiratori del governo razzista di Netanyahu da spiegare al resto dell'Umanità.
Si potrebbe facilmente obiettare che nessuno stato che tratti una parte considerevolissima della sua popolazione (oltre il venti per cento) come "cittadini di serie B", come Israele fa da decenni, possa mai seriamente aspirare alla qualifica di "democratico".

Dal punto di vista strategico e diplomatico si può notare come, da quando Israele abbia accelerato la sua definitiva metamorfosi in una "etnocrazia dell'Apartheid" al suo interno e al suo esterno vadano moltiplicandosi le barriere: mura, fossati, posti di blocco, valichi...tristo caso di come le barriere della mente e dell'anima si "estrovertano" in barriere fisiche di metallo e cemento, che intrappolano Israele in una distopia sempre più Orwelliana.
Israele, evidentemente, non si fida più della cleptocrazia amministrata da Mubarak, il satrapo filo-occidentale, i cui sicofanti giochicchiano con photoshop per farlo apparire più importante di Obama nei meeting internazionali, ormai ultraottantenne (nato nel 1928!) sta per abdicare dal trono che ereditò dal "faraone" Sadat (il quale schiantò il prestigio internazionale egiziano aggiogandolo al carro statunitense per il proverbiale 'piatto di lenticchie') in favore del suo figlio prediletto, Gamal; evidentemente i sionisti temono torbidi e proteste in occasione di questo passaggio, e stanno provvedendo di conseguenza, isolandosi e riserrandosi sempre di più nel loro fazzoletto di terra.

venerdì 29 ottobre 2010

I Samaritani di Palestina celebrano il Sukkot

Una delle molte "polpette avvelenate" che i media filoisraeliani (controllati da lobby ebraiche o comunque asserviti agli interessi sionisti) regolarmente propinano alle platee europee e americane non altrimenti informate e consapevoli è che l'esistenza di Israele, un Israele "ebraico", superarmato ed aggressivo sia in qualche modo "necessaria" per evitare l'orgia di sangue e distruzione a cui, altrimenti, si abbandonerebbero le riottose e violente "masse arabe", ansiose di prendere ogni non-arabo fra il Giordano e il Mar Mediterraneo, decapitarlo e berne il sangue prima di gettarne il cadavere ai flutti con qualche barbara danza di guerra.

Ovviamente, non é così e, più di mille parole, lo dimostra la maniera pacifica e rispettosa con cui sono trattati i Samaritani che vivono nei territori di Palestina; una comunità che affonda le sue radici nel territorio da oltre trentacinque secoli e che vive in pace con gli abitanti cristiani e musulmani della Cisgiordania.
I Samaritani praticano l'originale e inalterata religione ebraica, come era strutturata prima dell'esilio babilonese, da cui ritornò cambiata e modificata per sempre; ad occhi profani essa può sembrare quasi indistinguibile dalla fede giudaica attuale: è organizzata attorno a una ''Torah'', usa la ''Menorah'' come simbolo, chiama i propri sacerdoti "rabbi" e così via, ma le differenze con la fede giudaica maggioritaria sono numerose e profonde e ad esse (oltre che alla frattura originaria fra Regno di Samaria e Regno di Giudea) i Samaritani stessi si appellano per definirsi un popolo differente dagli ebrei, con una cultura e una religione tutte proprie.
Testo sacro samaritano: i Samaritani hanno da secoli adottato l'alfabeto arabo.
In questo periodo, i Samaritani che vivono vicino a Nablus si preparano a festeggiare il Sukkot, la "festa dei tabernacoli", che cade durante il settimo mese del loro calendario (Tishri) a partire dal quindicesimo giorno e dura per i sei giorni successivi. Durante il primo giorno di Sukkot i Samaritani vanno in pellegrinaggio al Gerizim, la loro montagna sacra, e nelle loro case costruiscono graticci cui vengono appese dozzine e dozzine di frutti di stagione, creando un vero pergolato di frutti profumati e policromi.
La devozione per il monte Gerizim si spiega col fatto che secondo i Samaritani il famoso Tempio di Salomone si sarebbe trovato lì, come menzionato dalla Torah per tredici volte, mentre l'attuale residuo che i giudei adorano come "Muro del Pianto", a Gerusalemme, non é mai nominato.
Torah samaritana.
I Samaritani, loro malgrado, vengono considerati "ebrei" dalle autorità israeliane e le loro comunità sono circondate da cordoni militari come se avessero bisogno di essere "protette"; in realtà i Palestinesi di Nablus e dintorni considerano i Samaritani come un'altra minoranza etnico-religiosa di Palestina e, oltre a fornire loro documenti riconosciuti dall'Autorità Nazionale di Palestina, riservarono loro un seggio nell'assemblea legislativa creata nel 1996.

I Samaritani, conosciuti in Europa e America per via delle parabole evangeliche che li menzionano, dimostrano con la loro storia di lunga e pacifica convivenza, che il popolo di Palestina è pronto ad accettare e riconoscere tutte le diversità; il che fornisce la migliore e più credibile garanzia che anche nel futuro, quando l'odioso regime dell'apartheid sionista sarà abbattuto e dimenticato, gli Ebrei di Palestina non subiranno persecuzioni o discriminazioni di sorta.

Desmond Tutu: "Porgy and Bess boicotti Israele", niente musica per il regime dell'apartheid

 L'arcivescovo Desmond Tutu , insignito del Premio Nobel per la pace (1984), del Premio Schweitzer per l'impegno umanitario (1986) e del Premio Gandhi (2005), in un sentito appello rilasciato alla stampa internazionale, ha invitato la compagnia operistica di Città del Capo a cancellare la programmata rappresentazione della gershwinian "Porgy and Bess", che dovrebbe tenersi il mese prossimo in Israele.
Secondo Tutu, propositore e sostenitore del boicottaggio di Israele a tutti i livelli (commerciale, scientifico, turistico e culturale), mettere in scena la celebre opera musicale mentre a milioni di Palestinesi viene negato o sabotato l'accesso alla cultura e all'istruzione rappresenta un atto "incosciente" da parte della compagnia.
"L'opera del grandissimo musicista Gershwin", sottolinea Tutu, "ha da sempre rappresentato un messaggio di solidarietà e tolleranza, un ponte gettato fra popoli e culture; metterla in scena nella terra dei muri e della segregazione, dei giuramenti di 'fedeltà etnica' sarebbe, prima che un errore, un vero e proprio insulto all suo messaggio e al suo spirito".

L'arcivescovo, che fu attivissimo contro il razzismo di stato afrikaner in vigore fino agli anni '90 e strumentale per il suo definitivo abbattimento, ha concluso il suo messaggio paragonando le sofferenze e i patimenti odierni dei Palestinesi a quelle della popolazione di colore sotto il tallone dell'oppressione di Pretoria.

"Porgy and Bess", che come saprete racconta la storia di un mendicante di Charleston che cerca di riscattare la donna amata dal suo violento compagno e dalla dipendenza dalla droga, fu la prima opera a fare cedere la segregazione razziale nei teatri statunitensi, visto che attraeva pubblico bianco e nero; sarebbe veramente un peccato, oggi, se venisse usato dal regime razziale sionista per costruirsi una falsa patina di "apertura culturale".

Il Muro dell'Apartheid israeliano é costruito interamente su terra rubata ai Palestinesi


 Il "Muro dell'Apartheid", l'infame struttura con la quale Israele va perfezionando giorno dopo giorno la sua opera di metamorfosi in un terrificante 'melange' di tutti i più odiosi regimi del secolo scorso, secondo uno studio recentemente pubblicato dalla Lega Araba, insiste pressoché totalmente su terreno illegalmente confiscato ai Palestinesi.
Circa 3500 chilometri quadrati attorno a Qalqilyah sarebbero stati sottratti ai loro legittimi proprietari dalla costruzione della mostruosa barriera di separazione, il cui tracciato, inoltre, lungi dal seguire un percorso rettilineo, si insinua a circoscrivere e "cantonizzare" ben precisi appezzamenti di terreno, su cui i sionisti hanno evidentemente messo gli occhi e si ripromettono prima o poi di occupare con qualche colonia di fondamentalisti ebrei.

"La costruzione del Muro dell'Apartheid", recita il rapporto della Lega Araba, "si inserisce nel quadro delle politiche israeliane volte a limitare la libertà di movimento e di lavoro dei cittadini Palestinesi: obiettivo perseguito attraverso l'installazione di oltre 565 posti di blocco militare".

A questi posti di blocco "permanenti" bisogna aggiungere trecento e passa "barriere mobili" che il comando dell'esercito sionista sposta quotidianamente lungo tutte le terre illegalmente occupate in Cisgiordania, con il preciso scopo di rendere impossibile la vita ai residenti Palestinesi, ostacolandone il tragitto verso la scuola, il luogo di lavoro, i campi coltivati.

Il tracciato del muro, continua la relazione, rivela di seguire quello proposto dopo la Guerra dei Sei Giorni col cosiddetto "Piano Allon", che proponeva di isolare la regione di Al-Aghwar e controllare così le fertili terre del Giordano e il bacino del Mar Morto, tagliando fuori la vallata e la città di Gerico dal resto della Cisgiordania.

giovedì 28 ottobre 2010

Il caso Sayid-Makhoul...e se fosse tutto falso? E se fosse tutto vero?

I mezzi di "informazione" dello stato ebraico danno molto risalto alla notizia secondo cui, dopo oltre sei mesi di "ospitalità" nelle galere della sbirraglia segreta sionista, denominata Shin Bet, Amir Makhoul, attivista politico per i diritti civili dei cittadini palestinesi di Israele, arrestato con la pretesa accusa di spionaggio avrebbe "ammesso" di avere passato all'estero notizie riguardanti lo stato di Israele e i suoi apparati militari e repressivi.

Makhoul, nel rendere tale dichiarazione, mantiene però di non essersi reso colpevole di "spionaggio", visto che tutte l'intelligence da lui raccolta proveniva da fonti pubbliche e sarebbe quindi stata reperibile semplicemente tramite un'accurata ricerca fra emeroteche e biblioteche.

Il "terminale" di tale fuga di notizie, secondo l'accusa, sarebbe stato un agente di Hezbollah.

Ora, chiunque come noi sappia che lo Shin Bet è una delle più brutali polizie segrete del mondo, i cui specialisti in tortura negli anni '60 e '70, quando l'Iran era in mano al pupazzo dell'occidente, lo shah storpio Reza Palhavi, tenevano "ripetizioni" ai picchiatori della SAVAK iraniana, (insegnando loro come fare clisteri di olio bollente ai prigionieri politici, come rompere ossa senza far svenire o morire la vittima, come applicare elettrodi ai testicoli per dare la scossa) può facilmente dubitare (come noi facciamo) della sincerità delle ammissioni di Makhoul, potendo immaginare le pressioni, gli abusi, i ricatti, le torture fisiche e psicologiche che possono averlo portato a cedere e ad "ammettere" di avere passato informazioni a un "presunto" agente di Hezbollah

E tuttavia, su queste pagine, vogliamo portare l'indagine e la riflessione politica più a fondo, chiedendoci dunque (e chiedendo anche a voi): "E se tutto quello che riportano i media sionisti, TUTTO, fosse vero?" "E se Makhoul avesse veramente rivelato 'segreti militari' -ottenuti chissà come- a Hezbollah?".

"In questo caso" rispondiamo noi senza il minimo dubbio "avrebbe fatto bene, e non una, ma due volte, BENISSIMO, anzi!".

Israele, pensiamo di averlo dimostrato a sufficienza coi nostri post precedenti, é ormai uno stato dichiaratamente fascista e razzista, che pretende di trattare in modo discriminatorio i propri cittadini, che concepisce la politica estera come una serie di ricatti e aggressioni, che pensa di poter calpestare i diritti dei Palestinesi impedendone il Ritorno e strappando loro la terra con l'occupazione e la colonizzazione forzata, o con la persecuzione e il terrore se i primi metodi non bastassero.

Chiediamo noi: "Quale altro stato, nel passato recente del mondo si comportava allo stesso modo?" La Germania di Hitler dite? E' vero, avete ragione, ormai Israele si sta trasformando in una sua copia, con la stella di Davide al posto della svastica. E diteci ora: "Da quando in qua spiare contro la Germania di Hitler é stato un crimine? Da quando ci viene chiesto di condannare chi rivela informazioni sulla dittatura che occupa la propria patria e sull'esercito che essa controlla?".

Forse che i libri di storia sulla Seconda Guerra Mondiale oggi considerano Harro Schulze-Boysen o Hilde ed Hans Coppi, che operavano nel network di Resistenza antinazista "Orchestra Rossa" come dei "traditori"???
No, essi sono considerati eroi e patrioti, visto che si opponevano a un regime brutale, sanguinario e ingiusto!

Poco più di quattro anni fa Israele ha attaccato il Libano in maniera proditoria e illegale e Hezbollah lo ha combattuto e lo ha respinto; nella Seconda Guerra Mondiale persino conservatori cinici e crudeli come Winston Churchill si rallegravano delle vittorie di Stalin, se servivano ad affossare Hitler, quindi, pensate quel che volete di Nasrallah, ma se amate il Libano e la sua indipendenza e libertà non potete che rallegrarvi sapendo che Hezbollah sta raccogliendo le conoscenze necessarie a difenderlo ancora una volta e meglio di prima.

Amir Makhoul, i cui legali sperano (in virtù della recente 'ammissione') di poter "strappare" una condanna a "soli" cinque anni di carcere è stato Direttore generale dell'organizzazione per la difesa dei diritti civili "Ittijah", suo fratello, Assam, è stato membro del parlamento israeliano in quota a un partito dei cittadini palestinesi, Hadash. Anche l'altro cittadino palestinese arrestato con lui, Omar Sayid, era stato eletto in quota a un partito arabo, il Balad.

Sciopero di protesta a Umm-el-Fahm dopo le brutalità poliziesche di Israele

 Gli abitanti palestinesi dell'agglomerato di Umm-el-Fahm (40mila persone) hanno proclamato lo sciopero generale in segno di protesta per la repressione che ha colpito la cittadina, durante la manifestazione organizzata ieri dai fascisti ebrei che celebravano la figura del terrorista Meir Kahane.



Come riportato puntualmente dal nostro articolo di ieri gli scontri sono seguiti alla marcia provocatoria di meno di cento attiviti ebrei dell'ultradestra che erano stati accompagnati da oltre duemila poliziotti in assetto da guerra. Tutta l'operazione (dalla concessione del permesso di manifestare in una cittadina a totale popolazione palestinese fino allo sproporzionato numero di agenti messo in campo) dava fin dal principio l'idea di essere stata pianificata a tavolino per creare occasione di aggredire e terrorizzare la popolazione araba di Israele.

Il presidente dell' "Alto comitato per i Palestinesi del 1948", Mohamed Zeidan, conferma questa versione dichiarando: "Si è trattato di un attacco premeditato delle forze di polizia sioniste, che sono arrivate nella cittadina apposta per aggredirci”.

Zeidan mette in guardia i suoi concittadini riguardo il rischio che, con la crescente integrazione di elementi fascisti e razzisti nelle forze di polizia di Israele quanto successo ieri a Umm-el-Fahm non sia che un primo passo lungo il piano inclinato che dovrebbe portare alla "pulizia etnica totale" dei cittadini palestinesi da Israele, realizzando così i peggiori "sogni" del terrorista Kahane.

Il Governo palestinese riceve a Gaza una delegazione francese

Il primo ministro Ismail Haniyeh, capo del legittimo Governo palestinese insediato nella Striscia di Gaza in seguito al fallito colpo di stato tentato dalla fazione di Mahmud Abbas ha conseguito un importante successo ricevendo una delegazione di personalità diplomatiche francesi che annoverava al suo interno individui di chiara fama come Stéphane Frédéric Hessel, redattore della "Dichiarazione universale dei diritti dell'Uomo" e Régis Debray, già consigliere di Politica estera del presidente François Mitterand.

All'incontro hanno anche preso parte il Ministro palestinese della Giustizia, Mohamed Faraj al-Ghul; il sottosegretario agli Esteri, Dr. Ahmad Yusuf; il portavoce del Governo palestinese Taher al-Nunu e Issam Younis, direttore del "Centro Mizan per i Diritti umani".

Il Primo ministro Haniyeh ha chiesto ai suoi ospiti di rinnovare gli sforzi per la definitiva rottura dell'infame assedio militare a cui lo stato ebraico sottopone il territorio della Striscia, punteggiato da incursioni armate e bombardamenti aerei, costantemente tentate o portati a termine.

Monsieur Hessel, nella conferenza stampa conclusiva dell'evento, ha portato l'attenzione dei rappresentanti dei media sulla mancanza di azioni decisive da parte della comunità internazionale per la difesa dei diritti inalienabili del popolo di Palestina, che sono sotto costante attacco fin dai tempi della Nakba del 1948 e sull'intollerabilità del doppio standard in vigore in 'occidente' riguardo alle lontane e passate sofferenze degli ebrei nell'olocausto e quelle attuali e perduranti dei palestinesi perseguitati dal sionismo.

Gheishuri porta avanti l'assedio chimico di Israele contro i Palestinesi

A corredo del presente articolo presentiamo fotografie esclusive dell'impianto chimico israeliano Gheishuri, situato tra l'imbocco meridionale di Tulkarem e la cittadina di Artah, abitata da Palestinesi.

I residenti di Artah sono letteralmente assediati dai fumi dell'industria, che produce pesticidi e diserbanti, oltre che vernici e solventi; talmente forti e penetranti sono gli effluvi di Ghaishuri da costringerli a portare mascherine e filtri su bocca e naso persino all'interno delle loro case.

Questi parchi industriali israeliani nei pressi di insediamenti palestinesi costituiscono un esempio di "guerra chimica indiretta" e un grave pericolo per la salute delle vittime esposte ai loro scarti e alle loro emanazioni. Altri esempi nella zona circostante comprendono fabbriche di componenti elettronici, che impiegano acidi, metalli pesanti e altre sostanze contaminanti e pericolose.

Il tasso di tumori, leucemie e altre gravi affezioni come asma e malattie della pelle é straordinariamente più alto ad Artah che in altre zone della Palestina.

Il decreto del governo sionista che permette di stabilire impianti industriali vicino alle case Palestinesi é stato emanato dall'esecutivo guidato dal criminale di guerra Sharon, che autorizzò 9 aree industriali situate esattamente sui margini della Striscia di Gaza e della Cisgiordania.

Siamo pronti a giurare che i Roberto Saviano e gli altri prezzolati tromboni del fascismo sionista, che recentemente si sono detti pronti a trasferirsi armi e bagagli in Israele, non gradirebbero "altrettanto" un soggiorno ad Artah, compreso di graziose e pratiche mascherine di garza e cellulosa.

mercoledì 27 ottobre 2010

I fascisti del Kach istigano con la loro marcia scontri fra Palestinesi e polizia



Come anticipato dal nostro recente articolo in inglese la progettata marcia provocatoria voluta dall'ultradestra israeliana (e prontamente concessa dalle autorità di polizia ormai palesemente colluse con i settori più virulenti del razzismo sionista) si è tenuta oggi nella comunità di Umm-el-Fahm, abitata da oltre quarantamila cittadini israeliani di etnia Palestinese.

Scortati da oltre 2500 poliziotti in perfetta tenuta di combattimeno la sparutissima rappresentanza di ultrà sionisti (meno di cento persone...c'erano più di 25 agenti per manifestante!) ha attraversato le strade della cittadina araba agitando freneticamente vessilli biancocelesti e scandendo a pieni polmoni slogan insultanti e razzisti che inneggiavano alla figura del "rabbino" Meir Kahane, che più di trent'anni fa sosteneva le ragioni della persecuzione e della "pulizia etnica" dei Palestinesi.

Alla fine del carosello, accompagnati sui pulmini blindati i pochi dimostranti fascio-sionisti, le forze di polizia israeliane si sono rivolte contro la folla Palestinese che si era radunata per protestare contro i marciatori e la loro scorta, iniziando immediatamente a bersagliarla con granate lacrimogene e proiettili di gomma.

Gli scontri coi Palestinesi, prolungatisi per un paio d'ore, si sono conclusi con il ferimento di diverse dozzine di vittime e il rapimento di alcune, "colpevoli" di avere cercato di difendere le proprie strade e le proprie famiglie dall'incursione armata degli estremisti e dei poliziotti. Durante gli stessi la parlamentare della Knesset Haneen Zoabi, rappresentante politico degli abitanti arabi di Israele é stata colpita due volte da proiettili di gomma.

"Mi hanno riconosciuto e hanno iniziato a tirarmi addosso", ha dichiarato la Zoabi una volta condotta al sicuro dalla violenza delle forze sioniste; le sue parole non hanno motivo di essere esagerate, visto che la rappresentante della Camera divenne alquanto famosa per aver preso parte questa primavera alla spedizione di soccorso diretta verso Gaza che venne abbordata in alto mare e affrontata armi in pugno dai commando di Israele, con un atto di vera e propria pirateria internazionale che costò diciannove vittime fra gli attivisti umanitari.

L'esercito israeliano e la psicologia della disumanizzazione

Omar Radwan, sul sito internet "Memo - Middle East Monitor", commenta gli ultimi scandali che hanno colpito le forze armate sioniste, rivelando al mondo come le truppe che si vorrebbero eredi della "gloriosa" tradizione delle guerre vinte contro gli eserciti arabi (con gli attacchi alle spalle e i bombardamenti a tradimento) non siano ormai ridotte a nulla più che "gang" di giovinastri fuori controllo, pronti ad abbandonarsi a intemperanze che hanno allo stesso tempo del bestiale e dell'infantile.

"Queste immagini", scrive il giornalista nel suo editoriale, "dicono molto sulla cultura prevalente all'interno delle forze armate dello stato ebraico; da esse é evidente che sono stati addestrati, condizionati a considerare la sofferenza dei Palestinesi come un momento di gioco, come qualcosa di cui essi devono divertirsi...questa non é un assunto gratuito o malevolo nei confronti delle forze armate israeliane, ma un'ipotesi sostanziata da un rosario di indizi ormai troppo lungo e ricco di esempi per poter essere scartata come un'esagerazione o una distorsione politicamente motivata".

Prendiamo spunto da queste parole per condurre il lettore a una riflessione più generale sul concetto e la pratica della persecuzione etnica, in questo, ma anche in altri casi.

Il compiacimento con cui i superarmati soldati sionisti si accaniscono contro i più indifesi fra gli abitanti della Palestina è l'aspetto più rivoltante dello scandalo che ogni giorno di più serra da presso i comandi dell'IDF; scorrendo a ritroso gli annali della storia fa specie il parallelo che, automaticamente, si crea fra le scene di cui é oggi protagonista Tsahal e gli abusi e le indegnità a cui le SS naziste sottoponevano gli ebrei in Polonia e Ucraina, durante il Secondo Conflitto Mondiale.

Indurre i soldati a esprimersi in atti talmente ripugnanti non é facile: o si hanno a disposizione delle truppe reclutate esclusivamente fra psicopatici e criminali, oppure (visto che questo "ancora" non sembra essere il caso dell'esercito israeliano che, anzi, si fa molto vanto della sua natura di armata "di leva", composta per la maggior parte da coscritti), oppure bisogna sottoporre le proprie leve a un intenso addestramento "psicologico", volto a creare in loro la certezza della propria innata superiorità e, dall'altra parte, della totale "disumanità" delle proprie vittime.

Una volta plasmati (o meglio, traviati) da tale "addestramento" anche il più pacifico ragazzo di Haifa o di Tel Aviv sarà pronto a ballare attorno a una ragazza Palestinese legata, o a puntare un fucile contro un bambino di pochi anni, o contro un vecchio, o una donna incinta.

Le SS, del resto, facevano così...e non diversamente facevano i "soldati blu" americani verso i pellerossa, i marines contro i vietnamiti, i turchi con gli armeni e i britannici in Kenya contro i Mau Mau e in Ulster contro i cattolici. Nessuna persecuzione, nessuno sterminio (quindi nemmeno quello del popolo palestinese) può essere condotto con successo da truppe "riluttanti"; dal più gallonato generale all'ultima delle reclute tutti gli uomini coinvolti devono essere animati da zelo fanatico, convinti della bontà di ciò che stanno commettendo.

E, se tortura e persecuzione contro gli "obiettivi ammessi" assumono, in virtù del condizionamento psicologico ricevuto, la consistenza di bagatelle, la cultura dell'impunità prende ovviamente il sopravvento. Questo, fra l'altro, spiega la ripetuta e pervicace tendenza dei colpevoli dei crimini di guerra nell'insistere su posizioni "difensive" totalmente assurde e inconsistenti, quando accade loro di venire condotti di fronte a tribunali che chiedano conto dei loro atti.

Si può ravvisare la stessa tendenza nei tentativi di scuse e giustificazioni che arrivano da parte israeliana riguardo i crimini commessi dal suo esercito nei confronti dei Palestinesi; vogliamo scommettere che, quando verranno portati alla sbarra per rispondere dei loro misfatti, anche i militi della stella di Davide mormoreranno le tiepide e inefficaci giaculatorie che non risparmiarono il castigo della giustizia e la condanna della storia ai loro "antenati" e "colleghi" con la svastica??

Gaza: un Palestinese assassinato da un jet israeliano

Un morto e un ferito grave, questo il bilancio della proditoria aggressione militare israeliana condotta meno di tre ore fa nella zona est di Beit Hanun; nella zona nord della Striscia di Gaza sottoposta all'assedio e alle scorribande delle forze armate ebraiche.

Da diversi giorni sembra che la tattica dell'esercito sionista sia quella di aggredire e perseguitare con le armi comuni cittadini palestinesi impegnati nelle più normali opere di ricostruzione delle case e degli edifici distrutti o danneggiati dai pesantissimi bombardamenti del brutale ''pogrom'' militare condotto da Israele venti mesi addietro.

Anche questa volta la vittima della violenza sionista, un Palestinese ventenne di nome Imad Afana, era impegnato, aiutato da un manovale, nella raccolta di ghiaia e detriti di cemento da utilizzare nei lavori di ricostruzione di Gaza. Mentre i due erano assorti nel loro lavoro sono stati raggiunti dalle bombe ad alto potenziale sganciate da un aeroplano israeliano da attacco al suolo, che é stato identificato come un F-16 di fabbricazione statunitense.
Un F-16, aereo americano di cui, grazie all'azione della potentissima lobby ebraica, l'aviazione di israele é ben rifornita.
L'uso di sofisticati jet di quarta generazione e di munizioni dal costo di svariate decine di migliaia di dollari americani per bersagliare due civili intenti a lavorare testimonia con piena forza quanto sia tenace e profonda la volontà dello stato ebraico di perseguitare e terrorizzare i Palestinesi di Gaza nel tentativo di schiantare la loro determinazione alla lotta e alla resistenza.

Il corpo esanime di Afana e quello del manovale, rimasto gravemente ferito nello scoppio, sono stati raccolti da un'ambulanza e trasportati all'ospedale Kamal Adwan.

Israele vuole arruolare i coloni razzisti in polizia

Come ci sentiremmo noi cittadini italiani se sentissimo dai mass-media la notizia che polizia e carabinieri stessero conducendo campagne di reclutamento fra gli ultrà calcistici più violenti e facinorosi, oppure fra le associazioni di nostalgici del fascismo e del nazismo, o fra le gang di skinhead razzisti? Certamente ci correrebbe un brivido giù per la schiena e, da quel momento in poi, nell'incrociare un uomo in divisa, non potremmo evitare di domandarci se quel "tutore dell'ordine" non sia stato "pescato" da certe discutibili "riserve" di personale.

Adesso immaginatevi quale possa essere lo stato d'animo dei cittadini Palestinesi di Israele (arabi cristiani e musulmani, armeni e membri di altre minoranze etnico-religiose) nel sapere che i più rabbiosi e fanatici fra i coloni ebrei fondamentalisti a cui viene concesso di occupare ed espropriare la terra occupata (con i famigerati e malfamati "settlement" da cui ogni giorno partono raid di abusi e vandalismo contro le proprietà agricole e immobiliari palestinesi) verranno addestrati e integrati nelle forze di polizia dello stato ebraico, con compiti di comando, perdipiù!!

La gravissima e preoccupante rivelazione ci arriva da Jonathan Cook, il reporter inglese residente in Israele in quanto marito di una cittadina araba dello stato sionista, di cui avevamo riportato impressioni e preoccupazioni riguardo la legge razzista del "giuramento di fedeltà" solo pochi giorni addietro.
La collusione fra coloni fondamentalisti e polizia é evidente da questa foto in cui si vede come ai "settler" sia consentito di usare i mezzi delle forze dell'ordine per ingaggiare scontri coi Palestinesi.
Interpellato da Cook, Jafar Farah, leader della coalizione Mossawa Center, creata per la difesa dei diritti civili degli israeliani non-ebrei ("cittadini di serie b" secondo la costituzione razzista attualmente vigente nel paese) ha dichiarato:“Di frequente, la polizia ha dimostrato ostilità verso i cittadini palestinesi, ma l’ultima mossa dimostra come ora s’intenda inasprire ulteriormente l’oppressione. E’ lecito pensare che questi fondamentalisti israeliani, educati a odiare i palestinesi che vivono in Cisgiordania, diventino ancora più ostili se solo potessero sfruttare l'occasione di perlustrare le nostre comunità in Israele?”.
Il massimo dell'ironia e dell'ignoranza: ebrei fondamentalisti inneggiano alle camere a gas!
Le prime reclute dell'ultradestra, 35 persone, entreranno a far parte di un corso di addestramento "speciale" chiamato “Credere nella polizia", che durerà tre anni e mezzo, si svolgerà quasi interamente presso l’Università di Haifa (tranne un periodo di sette mesi dedicati a studi religiosi presso la colonia Elisha, nel cuore della Cisgiordania) e alla fine del corso conseguiranno il grado di ufficiale della polizia israeliana.
Sorridente e invadente sul suo SUV inquinante e ingombrante questa "settler" inneggia alla pulizia etnica della Palestina.
Anche il "percorso di studi religiosi" desta non poche preoccupazioni, visto il preoccupante radicalizzarsi del rabbinato israeliano su posizioni sempre più arabofobe, cristianofobe e islamofobe, testimoniato dalle ripetute "benedizioni" (impartite dai rabbini della più varia denominazione) a ogni azione di violenza e persecuzione commessa negli ultimi mesi ed anni nei confronti dei Palestinesi.

Il fatto che tali "studi spirituali" si terranno in una colonia di settler fondamentalisti in pieno territorio palestinese illegalmente occupato lascia pochi dubbi sul fatto che i 'cadetti' di estrema destra ben difficilmente verranno esposti a sermoni ecumenici dal sapore gandhiano o francescano, ma verranno piuttosto esposti a virulenta propaganda razzista, ammantata perdipiù dell'aura della sacralità.

Oltre ai primi 35 protagonisti del "progetto pilota" sono circa trecento i coloni fondamentalisti che hanno espresso interesse a vestire l'uniforme della polizia sionista; preludio a una sempre più massiccia infiltrazione dell'ultradestra nell'apparato poliziesco-repressivo di Israele.

Anche senza i "rinforzi" dei coloni fondamentalisti i poliziotti israeliani non hanno comunque mai lesinato la "mano pesante" verso i Palestinesi: nell’ultimo decennio, 36 cittadini arabi di Israele sono stati uccisi dalla polizia in circostanze mai chiarite e sono solo due i casi di punizione degli ufficiali di polizia responsabili. Alcuni opinionisti israeliani hanno ammesso che una crescente presenza e influenza dei coloni nella polizia renderà un futuro smantellamento delle illegali colonie in Cisgiordania tanto più improbabile.

martedì 26 ottobre 2010

Le persecuzioni razziste israeliane ci "regalano" 128 profughi palestinesi

Pochi giorni fa una folta rappresentanza della comunità impolitica e subculturale italiana (straordinariamente variegata e "bipartisan", come va di moda oggi) si é riunita per celebrare una specie di "sabba" filosionista, condotto con grandi belati e lamentazioni rivolte a Tel Aviv, nel tentativo, forse fin troppo riuscito, di sputtanare quanto rimaneva del residuo patrimonio di prestigio e credibilità diplomatica costruito da generazioni di politici italiani (da Fanfani a D'Alema passando per Moro e Craxi) che avevano saputo proporre l'Italia come un paese affidabile e imparziale proiettato verso l'agone mediorientale dalla sua stessa natura di "ponte" gettato al centro del Mediterraneo.

La "bolsa e fumosa e parrucchieresca cicalata" ha avuto luogo, con il parterre che allineava la Fiamma Frankenstein compagna di partito del fascista Ciarrapico, il professor Veronesi riciclato nelle vesti dello Stranamore pro-nucleare (nucleare civile italiano e nucleare militare sionista), il lardoso e bilioso Giuliano Ferrara e lo scheletrico e istupidito Piero Fassino, Massimo Ranieri, (tammurriato sulla via per Gerusalemme), fino a un confuso e indistinto bestiario che mescolava il forzitaliota Cicchitto, il baciapile Rutelli e qualche radicale d'accatto, che si riscaldava nell'esaltazione del fascismo etnocratico sionista, con le sue leggi razziste e i suoi progetti di pulizia etnica; mentre tutto ciò accadeva il generoso stato ebraico di Israele si apprestava a consegnare il suo ennesimo "regalo" all'Italia.

Infatti, sospinto dal suo tossicchiante e fumigante motore diesel, in quelle stesse ore iniziava il suo periplo il peschereccio egiziano che, stamane, ha sbarcato sulle coste sicule il suo cargo di profughi disperati: centoventotto Palestinesi in fuga dall'utopia sionista e dalle amorevoli attenzioni dell' "esercito più morale del mondo". Disposti a sobbarcarsi i rischi e gli incerti di una traversata degna dei passeggeri di Caronte pur di sottrarsi alla violenza, alla sopraffazione, al terrore che era diventato il loro quotidiano grazie alla puntuale e ripetuta azione di quello stesso stato ebraico esaltato dai vari Dalla e Saviano.

Saranno contenti Ferrara e Cicchitto, avranno nuovi bersagli da indicare ai suini bipedi Calderoli e Borghezio e alle loro falangi di camice verdi: impegnate a contrastare la montante marea "islamica" alleandosi con coloro che forniscono le cause prime e moventi del crescente flusso migratorio dal Medio Oriente (strategia politica sempre vincente, come quella del Vaticano che combatte l'Aids vietando i preservativi!); per quanto riguarda gli altri devono solamente vergognarsi di aver captato voti e consenso dalla parte progressista e umana di questo Paese per poi presentarsi quali graditi ospiti ai baccanali di quanti negano col loro operato quotidiano gli ideali e le aspirazioni (giustizia, solidarietà, legalità, fratellanza) di lettori ed e-lettori a cui i Saviano e i Fassino devono le loro "brillanti" carriere.

L'esercito israeliano travolto dallo scandalo per la condotta dei suoi soldati

Altre "gemme" si aggiungono al florilegio di "plaisanteries" proveniente dai ranghi dell' "esercito più morale del mondo" i cui membri, evidentemente non soddisfatti dal prendere quotidianamente parte al progetto di aggressione e oppressione verso il popolo inerme di Palestina, si arrovellano (con un certo successo) nel tentativo di trovare nuove forme di umiliazione e offesa da infliggere alle loro vittime, sì da rendere più incisiva la persecuzione quotidiana.
Quello che fa più specie é il fatto che la diffusione delle prove fotografiche dell'inqualificabile condotta della soldataglia sionista non risulti dagli sforzi di qualche eroico fotoreporter che abbia sfidato la censura militare e l'omertà di Tsahal per diffonderle e pubblicarle, ma derivi da un semplice giro su Facebook, il popolare network sociale che milioni di persone normali utilizzano per condividere le foto della loro vacanza, della loro famiglia, delle piccole conquiste e gioie quotidiane.
E' chiaro che quando si fa parte di una forza armata specificatamente addestrata e indottrinata per l'odio razziale e la pulizia etnica "gioie e conquiste" comprendano fare irruzione in una casa palestinese e sventolare il proprio mitra sotto gli occhi di una donna intenta a cucinare per la propria famiglia, esattamente come farebbero i maniaci con l'impermeabile con il loro "armamentario" naturale, oppure strattonare e insultare un prigioniero legato e bendato, o ancora vergare con la vernice spray sghembe stelle di davide sulle mura di casa altrui, come fanno i fanatici della svastica in Europa o quelli del Ku Klux Klan negli stati uniti.
La "bussola morale" dei colpevoli di tali angherie ed abusi é stata ormai talmente deragliata che essi non si rendono conto delle reazioni negative che l'esibizione di tali "souvenir" provoca nelle persone normali; tanto che il ministero della guerra di Tel Aviv é dovuto recentemente intervenire per proibire ai propri soldati l'accesso ai social network durante le ore di servizio.

Tale misura é però solo parzialmente efficace visto che, come insegna il caso della soldatessa Eden Aberjil, spesso le foto vengono conservate per anni e rese pubbliche anche molto tempo dopo il congedo dei responsabili (la Aberjil pubblicò recentemente su Facebook un album intitolate "Il miglior periodo della mia vita" in cui la si vedeva angariare e umiliare palestinesi ammanettati).

Jewish fascists secure permit to march on arab neighbourhood to "commemorate" terrorist Kach founder

Jewish far right extremists are planning a provocative march to "commemorate" the offing of their ''Fuehrer'', the rabidly racist "rabbi" Meir Kahane who died unlamented in New York two decades ago.
Violent rethoric, incendiary stances, assemblies of fanatical devotees: in his times "rabbi" Kahane left no far-right stereotype untouched.
Modern-day followers of the "Kach" terrorist movement are dead set to gather strenght and convinction by celebrating the death of their "hero", just as like Nazis did celebrate the death of Horst Wessel and the fascist Romanian Iron Guard celebrated the death of Codreanu, no matter how despicable and reproachable the lives of all three were, and, to add fire to the flame, they intend to do so by marching through the streets of Um el Fahem, a bustling and crowded arab neighbourhood in israeli territory, in the hope of starting clashes with its Palestinian inhabitants.
Despite the "ban" which followed the 'Cave of the Patriarchs' massacre' Kach is still alive and well in racist Israel.
Given their deep-rooted contacts within the heavily far-right infiltrated israeli security forces Itamar Ben Gvir (pictured left) and Baruch Marzel (pictured right), the jewish kachist leaders, had no difficulties in securing a permit for their provocative march, the concession of which alone demonstrates the unity of intent between political extremists and the police/military community of Israel in leaving no approach untested to spark clashes and violences against the Palestinian community.
Meir Kahane is the semi-official "patron saint" of the present israeli approach toward the treatment of its sizeable arab minority, having theorized "ethnic cleansing" and "population swap" more than twenty years ago. Both options are nowadays fully integrated in israely policy, with plans drawn and drills and military maneuvers enacted to verify their expedite accomplishment in the foreseeable future.
More incriminating than any accusations are Kahane's own "works"; in this 1981 essay he advocated ethnic cleansing and apartheid against Palestine's native population.
Among the far-right israeli political spectrum the "Yisrael Beitenu" party, whose spokeman Avigdor Lieberman reserved for himself the strategic spot of foreign secretary, is perhaps the closest to the racialist and arabophobic stance of Kahane. Lieberman and his party were crucial for the passing of the racist law asking naturalized non-jewish citizens of Israel to "swear an oath of subservience" toward the state's "jewishness", thus implicitly recognizing and validating its ethnocratic 'master race' tenets.

The provocative march is scheduled to take place the coming Wednesday, on October the 27th.