lunedì 17 gennaio 2011

Hamas saluta il successo della sollevazione popolare tunisina


Hamas, il Movimento musulmano di Resistenza che si oppone agli abusi e alle persecuzioni israeliane nei confronti della Palestina e mantiene l'autonomia e l'indipendenza della Striscia di Gaza nonostante il prolungato assedio economico israeliano e i ripetuti e sanguinosi attacchi bombardamenti condotti dalle sue forze armate, ha rilasciato un comunicato nel quale, per bocca del portavoce Sami Abu Zuhri saluta la vittoriosa insurrezione del popolo tunisino contro il corrotto regime del dittatore Ben Ali come "una pietra miliare nella storia del Nordafrica e della Nazione araba".

"Il popolo tunisino ci ha mostrato come solo dall'accettazione del sacrificio e persino dell'auto-sacrificio può scaturire la luce che dissipa le tenebre dell'oppressione e dell'ingiustizia; nessun regime, per quanto spietato, brutale e spalleggiato dalle nazioni più prepotenti e senza scrupoli dello scenario internazionale può resistere, in ultimo, se confrontato con la giusta rabbia di un popolo oppresso e tiranneggiato. Quanto accaduto in Tunisa dimostra chiaramente come il sentiero della dignità e della Resistenza, per quanto doloroso, porti sempre a risultati positivi, mentre quello del compromesso, del mercanteggiamento, della supina accettazione dell'ingiustizia, non porti invece da nessuna parte".

Nel comunicato Hamas onora le dozzine di martiri della rivolta, a partire dal giovane laureato (Mohammed Abu Aziz) immolatosi per la disperazione di essersi visto sequestrare le povere mercanzie che cercava di vendere abusivamente, per raggranellare quei denari che la stagnazione e la corruzione imperanti sotto il regime di Ben Ali (messo al potere nel 1987 da un Colpo di Stato organizzato per volere di Bettino Craxi dai servizi segreti italiani) non gli consentivano di guadagnare in altro modo. Poco prima di trasformarsi in un Olocausto il giovane aveva vergato poche righe rivolte alla propria madre, chiedendole perdono per il proprio gesto estremo e confidandole la speranza che il suo sacrificio sarebbe servito, se non a cambiare le cose, perlomeno a lasciare un segno e un messaggio.

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