giovedì 6 gennaio 2011

I volontari asiatici confermano: "L'Egitto ci ha chiesto tangenti per permettere il passaggio del convoglio"


L'emittente satellitare iraniana PressTV, intervistando alcuni membri della Carovana di solidarietà asiatica per Gaza, attualmente impegnati in una visita di quattro giorni che li porterà a contatto diretto con le devastazioni del "pogrom" militare scatenato da Israele esattamente due anniu fa, ha raccolto la dirompente testimonianza che, esattamente come supposto sulle pagine di 'Palaestina Felix', vi sia stata una richiesta di "bustarelle" dietro gli intoppi burocratici che hanno bloccato per diversi giorni il cammino del convoglio, impedendone il programmato arrivo a Gaza nel secondo anniversario di "Piombo Fuso".

La corruzione del regime di Mubarak, del resto, é leggendaria: non passa anno senza che il Paese delle Piramidi non figuri con rilevanza nell'indice pubblicato da Transparency International (nell'ultimo anno il tasso di corruzione rilevata ha avuto addirittura un balzo di tre decimi, passando dal punteggio di 2.8 a 3.1); ma il potere di ricatto dei manutengoli del "faraone" gradito a Stati Uniti e Israele non si é ancora esaurito, visto che una parte delle derrate trasportate dalla Carovana di solidarietà asiatica sono ancora stoccate presso banchine e magazzini del porto di Al-Arish, fonti semi-ufficiali egiziane avrebbero minacciato di confiscare tali materiali e spedirli in Israele, in modo che sia lo Stato ebraico a decidere cosa possa o non possa entrare a Gaza.

E' ovvio che le autorità sioniste non farebbero entrare nulla o quasi, ed é altrettanto ovvio che l'unica maniera di prevenire tale azione da parte egiziana sarebbero emolumenti monetari fatti sottobanco ai vari burocrati delle autorità portuali e doganali.

In uno sviluppo parallelo ma non direttamente correlato il fondatore di Hamas e membro del comitato politico Mahmoud al-Zahar, ringraziando gli sforzi e i sacrifici dei volontari asiatici ha lanciato un appello perché sempre più organizzazioni internazionali mandino spedizioni di volontari verso Gaza, in maniera da mettere in crisi la politica di strangolamento economico di Israele, vera e propria punizione collettiva volta a umiliare e schiacciare la volontà degli abitanti di Gaza.

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