lunedì 21 febbraio 2011

La famiglia di Gilad Shalit accusa il Premier Netanyahu per l'inazione che ne prolunga la prigionia!

La famiglia di Gilad Shalit, il membro delle forze di occupazione sioniste catturato dalla Resistenza palestinese durante l'operazione "Miraggio che Scompare" il 25 giugno 2006, hanno esteso un comunicato stampa nel quale attaccano senza mezzi termini l'attuale Premier di Tel Aviv Benji Netanyahu per l'inazione che sta inutilmente prolungando la detenzione del loro congiunto, tenuto in una località segreta della Striscia di Gaza.


Noam Shalit, padre del prigioniero, ha comunicato alla radio israeliana di "averne abbastanza di scuse e giustificazioni", e di "pretendere" che Netanyahu acconsenta alle richieste pervenute da parte Palestinese per assicurare un pronto rilascio di suo figlio, che avrebbe potuto essere liberato mesi e mesi fa, attorno al quarto anniversario della sua cattura.

Il comunicato della famiglia Shalit é stato esteso nel 1700esimo giorno di prigionia di Gilad, la cui esistenza in vita e in normali condizioni di salute é stata a più riprese confermata dai suoi catturatori tramite l'invio di tre lettere di suo pugno, di una audiocassetta con incisa la sua voce e di un DVD contenente una sua sequenza filmata.

In cambio della liberazione del prigioniero il fronte della Resistenza palestinese, guidato dalle Brigate Ezzedin al-Qassam, che hanno materialmente portato a buon fine l'audace cattura, ha richiesto la liberazione di tutti i prigionieri palestinesi minorenni e di tutte le donne palestinesi incarcerate da Israele, prigionieri che, a differenza di Shalit, vengono quotidianamente sottoposti ad abusi, indegnità e torture psicologiche (specialmente la molestia sessuale e la minaccia di stupro, costantemente paventata alle donne e alle ragazzine).

Il caporale Shalit delle forze armate sioniste venne catturato con un attacco coordinato al mezzo corazzato da cui la sua squadra si stava preparando a violare il territorio della Striscia di Gaza per spargere il terrore nella popolazione palestinese e contribuire allo stillicidio di attacchi e raid che continuano anche oggi contro i cittadini dell'enclave costiera: nell'attacco due soldati sionisti vennero uccisi e altri tre feriti.

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