sabato 26 marzo 2011

Sorpresa! I mezzi 'fantasma' di Gheddafi? Ma 'made in italy', ovviamente!!


E' con piacere che pubblichiamo la soluzione a un piccolo "giallo" che avevamo segnalato ai nostri lettori riprendendolo dalle pagine di "Veterans Today", dove il commentatore Gordon Duff (reduce del Vietnam e attivista filo-palestinese e anti-imperialista), non riusciva a "piazzare" la silohuette di un obice corazzato cingolato la cui carcassa carbonizzata era stata immortalata, insieme a quelle di altri mezzi militari del Rais di Tripoli, da una troupe giornalistica poco fuori Benghazi.

Chiaramente non ascrivibile alle forniture militari sovietiche di cui il Colonnello aveva beneficiato negli indimenticabili anni settanta, il mezzo aveva fatto sorgere l'ipotesi che fosse un prototipo con torretta della British Aerospace (ipotesi di Gordon Duff), mentre a noi era sembrato più un Bhim della sudafricana Denel o un 2S19 Msta-S, probabilmente georgiano o bielorusso.

Grazie a una preziosissima segnalazione di un lettore e a reportage fotografici più netti e distinti di quello ripreso da Duff, siamo ormai certi che i semoventi in questione siano in realtà italianissimi "Otobreda Palmaria", venduti in un centinaio d'esemplari a Tripoli 29 anni fa, nel 1982. Sviluppato sullo scafo della versione OTO del Leopard-1 il Palmaria é un mezzo relativamente moderno, più efficiente degli M-109 americani ma meno sofisticato dei più recenti Msta-s e PanzerH-2000.

Nel contemplare la fine ingloriosa degli Otobreda Palmaria troviamo un pizzico di amara ironia vichiana nel considerare che, come già altri mezzi corazzati italiani inviati in Libia più di 60 anni fa, anche loro finiranno i loro giorni come carcasse lasciate ad arrugginire nel deserto.

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AGGIORNAMENTO: Siamo rimasti letteralmente colpiti dall'interesse dimostrato da Gordon Duff in persona e dai suoi colleghi del sito "Veterans Today" (un outlet di informazione 'progressista' e 'anti-militarista' rivolto alla comunità dei reduci a stelle e strisce), che hanno ripreso e tentato di tradurre in inglese il nostro pezzo. Ovviamente, essendo rimasti 'negativamente colpiti' dalla qualità della sintassi che risultava dall'uso del famigerato Google Translate siamo entrati in contatto con lo stesso Duff offrendogli una nostra traduzione in inglese accettabile dell'articolo, i lettori di Palaestina Felix fluenti nella lingua d'Albione possono ora 'gustarsela' a questa URL.

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