sabato 12 marzo 2011

Ufree si mobilita in difesa dei bambini palestinesi prigionieri di Israele


Di recente Ufree -il Network europeo per la Difesa dei Diritti dei Prigionieri palestinesi-, associazione umanitaria con base ad Oslo, ha tenuto un'udienza speciale per trattare del problema dei prigionieri minorenni incarcerati nelle prigioni israeliane; la sessione si é tenuta nel contesto di una campagna di sensibilizzazione riguardo alla problematica dei diritti dei prigionieri palestinesi di fronte all'opinione pubblica europea e ai governi dei diversi paesi del continente.

Il prossimo 15 marzo, é stato annunciato nel corso dell'incontro, verrà presentata una interrogazione al Parlamento europeo con la quale si chiederà all'UE di interessarsi dei diritti dei giovani palestinesi imprigionati dal regime sionista. Mohammed Hamdan, rappresentante del Network di Oslo, ha detto di valutare positivamente "Il livello di preoccupazione del Comitato parlamentare europeo per i Diritti umani nei confronti delle condizioni e delle sofferenze inflitte ai giovani prigionieri palestinesi".

E' bene notare che il Network europeo é una delle entità coinvolte nella preparazione di una conferenza sullo stesso tema che avrà luogo a Ginevra, ospitata dalle strutture ONU della città svizzera divenuta, nel tempo, quasi sinonimo di accordi internazionali in difesa dell'Umanità. "Le autorità israeliane", spiega Hamdan "hanno messo in prigionia 7000 minori palestinesi negli ultimi 11 anni, processandoli e condannandoli in aperta violazione delle leggi del loro stesso Stato, visto che negli istituti giuridici israeliani é esplicitamente dichiarato che un minore non possa essere sottoposto a giudizio penale".

Attualmente sono 344 i piccoli palestinesi che languono nelle celle del regime sionista, per la maggior parte concentrati in un'ala della prigione di Hasharon, dove subiscono continue violazioni dei loro diritti, specificatamente tutelati da numerose leggi internazionali, trattati e convenzioni: i casi documentati includono torture psicologiche, pestaggi e persino abusi sessuali. Le molestie e le violenze, lungi dal rappresentare 'casi isolati' come vorrebbe la vulgata giustificazionista, fanno parte di un preordinato sistema di pressione, secondo il quale Israele spera, restituendo fuori dalle sue galere individui segnati nel corpo e nell'anima, di 'scoraggiare' la Resistenza palestinese alle sue politiche di Apartheid e pulizia etnica.

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