venerdì 22 aprile 2011

La "lobby a sei punte" vuole impedire che gli egiziani votino liberamente, perché Israele teme la democrazia!


Robert Satloff, Direttore Esecutivo dell'Istituto washingtoniano per le Politiche mediorientali (WINEP), ennesimo "tentacolo" della pervasiva e potentissima lobby filoisraeliana che infiltra e snatura ogni ganglio e ogni recesso della politica americana, come quei funghi tropicali che infestano le formiche amazzoniche trasformandole in "zombi", sta freneticamente cercando di "pilotare" il Sotto-comitato del Congresso per la Politica Estera cercando di convincere l'amministrazione Obama della "necessità" che gli Usa si intromettano nei legittimi e autonomi processi politici di uno stato sovrano (l'Egitto) onde "impedire" che 'forze politiche di ispirazione musulmana' assumano un peso decisivo nel futuro Parlamento che risulterà dalle consultazioni elettorali programmate dalla giunta di transizione per l'autunno 2011.

Per convincere i congressisti americani, moltissimi dei quali devono le loro poltrone alle generose prebende elettorali della lobby ebraica (a loro volta 'pescate' dai miliardi di dollari che gli Usa concedono a Israele come 'Aiuto per il terzo mondo', in un esemplare 'circolo vizioso') il mellifluo Satloff non ha dovuto fare niente di più impegnativo o ricercato che agitare il "babau islamico", giacché niente spaventa di più gli americani, nutriti fin dalla tenerà età alla greppia della propaganda filosionista che beceramente ritrae tutti gli 'islamici' come bestie feroci capaci solo di progettare massacri e attentati, della prospettiva che liberamente e democraticamente una popolazione elegga al potere partiti e movimenti che di quella nazione riflettono i valori e la cultura.

A Satloff e ai suoi sodali dell'AIPAC (creatrice e finanziatrice del WINEP) e delle altre mille sigle della "Lobby a Sei Punte" piacerebbe molto avere la possibilità di cancellare a piacimento storia e memoria delle popolazioni arabe, un po' come hanno cancellato a furia di propaganda mediatica storia e memoria del popolo americano, che a distanza di quarantasette anni non ricorda come fu Israele a distruggere l'unica nave militare americana non impegnata in un conflitto dichiarato dopo la Seconda Guerra Mondiale, o come, a nemmeno un decennio dall'11 Settembre, non riesce a ricordare il gran numero di agenti israeliani fermati a New York mentre stavano filmando con equipaggiamenti professionali gli impatti degli aerei contro le torri del WTC e il loro crollo, sghignazzando, dandosi il 'cinque' e comportandosi come se fossero alla finale del Superbowl.
Non esiste nessuna "doppia lealtà" tra i lobbisti filo-israeliani attivi negli Usa, perché essi sono leali SOLTANTO a Israele!
In attesa che ciò sia possibile Satloff e compagni si limitano a cercare di scatenare i loro burattini congressuali contro il progredire della democrazia e della libertà di scelta in un paese che solo da poche settimane si é finalmente liberato di una oppressiva cappa di autoritarismo tirannico, appoggiata e approvata dagli Usa in funzione filo-israeliana, con pieno sostegno del "democratico" occidente a un autocrate che imprigionava, torturava e terrorizzava dozzine di migliaia di suoi concittadini e che, nella sporca e vergognosa vicenda delle "rendizioni illegali di prigionieri" aveva prestato i suoi sbirri e le sue galere alla bisogna di un mostruoso sistema di persecuzione e violenza transnazionale, orchestrato naturalmente dalla CIA su ordine della Casa Bianca.

Fra i maggiori timori di Israele vi sono: la fine unilaterale del blocco della frontiera egiziana con Gaza (che metterebbe fine all'illegale e inumano strangolamento economico della Striscia, voluto dai generali dello Stato ebraico come 'punizione collettiva' contro la popolazione civile che sostiene Hamas e il suo legittimo Governo), l'apertura di normali relazioni diplomatiche tra il Cairo e Teheran (cosa del tutto normale, che veniva impedita solo dalla subservienza di Mubarak verso Tel Aviv), la revisione (già iniziata) degli accordi per la vendita di gas naturale a Israele (che, regalato a prezzi del tutto irrealistici da Mubarak e dalla sua cricca, ha cagionato all'erario egiziano un danno di oltre 80 miliardi di dollari Usa in pochi anni), la normalizzazione delle relazioni con Hamas e Hezbollah (legittimi movimenti politici che sono al governo dei loro paesi in seguito a normali e democratici processi elettorali) e, infine, l'apertura del Canale di Suez alla libera circolazione di naviglio civile e militare iraniano (essendo l'Iran stato pacifico che non ha mai aggredito o invaso alcun suo vicino, cosa che certamente non può dirsi del regime ebraico).

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