sabato 9 aprile 2011

Scontri in Irak fra forze governative e i famigerati MKO, militanti anti-iraniani, si riportano vittime


E' stato un venerdì di scontri con feriti e vittime quello che si é avuto ieri nei dintorni di Ashraf City, grande accampamento a Nord-Est della cittadina di Khalis, dove il famigerato movimento MKO (mojāhedin-e khalq-e irān), responsabile di numerosi attacchi, raid e attentati contro la Repubblica iraniana ha concentrati i propri aderenti e militanti. L'Agenzia France Presse ha riportato che circa due ore dopo la mezzanotte forze irakene hanno iniziato a schierarsi attorno all'area, partendo dal cimitero, venendo quasi immediatamente in contatto con elementi ostili provenienti da Ashraf City vera e propria.

Parlando in una conferenza-stampa tenutasi a Baqouba, capitale provinciale di Diyala, il Maggiore Hassan al-Tamimi dell'Esercito irakeno ha dichiarato che, nel corso di diversi 'round' di scontri si sono lamentati tre morti e 27 feriti, di cui 14 membri del MKO e 13 soldati. Diverse le cifre comunicate dai militanti, che parlano di 31 morti e 300 feriti, caduti o colpiti durante "un assalto" delle forze regolari.

Più di una volta negli ultimi mesi il Governo irakeno aveva espresso la sua intenzione di forzare l'organizzazione ad abbandonare il suo territorio, dal quale, nel corso degli ultimi 30 anni, ha lanciato numerose campagne di aggressione e attentati verso l'Iran, ingraziandosi di volta in volta i detentori del potere politico, dai Generali Salam e Rahman Arif, al Presidente Al-Bakr, da Saddam Hussein agli occupanti americani, proponendosi sempre come utile 'pedina' anti-iraniana.
Izzat "Re di Fiori" Ibrahim al-Dhouri, vice di Saddam Hussein, aveva tra le sue prerogative anche il controllo delle attività anti-iraniane del movimento MKO.


Fino all'inizio del ritiro americano ordinato dal Presidente Obama erano le forze armate Usa a garantire la sicurezza di Ashraf City, che era costantemente circondata da un cordone di truppe e letteralmente interdetta alle forze irakene. Da quando la situazione é cambiata Bagdad ha dichiarato a più riprese di non ritenersi vincolata da alcuno 'status quo' precedente e di non poter tollerare la presenza di una 'zona franca' occupata da un gruppo armato sul suo territorio.

(Massoud Rahavi, leader del MKO, accolto fraternamente da Saddam Hussein nel 1986)

Il Primo Ministro Nouri al-Maliki e il suo consulente per la comunicazione Ali Mussawi hanno recentemente dichiarato a rappresentanti dell'UE: "Prendetevi i 'vostri' Mujahedin del Popolo e portateveli dove volete, l'Irak non può tollerare più a lungo la loro presenza, che rende difficili e tesi i nostri rapporti con gli stati confinanti".
Con l'operazione "Luce Eterna" Saddam Hussein provò a usare il MKO per prolungare le ostilità contro l'Iran nel 1988 anche dopo che Khomeini aveva accettato la Risoluzione 598 dell'ONU per il cessate il fuoco. L'operazione venne contenuta e sconfitta dagli iraniani in pochi giorni.
In una dimostrazione pratica dei bizantinismi e delle strane liason e partnership che sono pane quotidiano della travagliata arena politico-strategica mediorientale l'organizzazione dei Mujahedin e-Khalq, fondata su una piattaforma di 'socialismo islamico' ispirata alla figura e alla politica di Mohammed Mossadegh (il Primo Ministro iraniano spodestato da un Colpo di Stato anglo-americano) si é via via trasformata, per convenienza e opportunismo politico, in un'agente dello stesso imperialismo statunitense e occidentale che era nata per combattere e contrastare: venuto ai ferri corti con la leadership di Teheran dopo la rivoluzione iraniana del 1979 si trasformò nella 'longa manus' di Saddam Hussein (allora sostenuto da Usa e Francia) durante la guerra Iran-Irak, gli fornì truppe ausiliarie per reprimere le insurrezioni curde e sciite nella seconda metà degli anni '80 fino al 1991 e, subito dopo l'invasione del 2003, vide le sue forze e i suoi asset trasferiti dallo storico "compound" di Fallujah a Camp Ashraf, a 60 Km a Nord di Bagdad, nella provincia centrale di Diyala.

Gli scontri di ieri sono la seconda occasione in due anni (la prima si ebbe il 29 luglio 2009) in cui il Governo irakeno tenta di 'sloggiare' i Mujahedin del Popolo dalla loro roccaforte di Ashraf.


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