martedì 3 maggio 2011

Gli studenti dell'Università di Teheran costruiscono un loro monumento alla lotta e al sacrificio del popolo del Barhein, che continua tutt'ora


La mattina del 18 marzo 2011, dopo avere massacrato con piena impunità uomini, donne, vecchi e bambini che chiedevano più giustizia e libertà, nel silenzio complice dei media e dei governi occidentali ipocriti e venduti le truppe Saudite intervenute nella piccola isola di Bahrein per aiutare la corrotta casa regnante sunnita a reprimere il moto di rivolta della popolazione si scatenavano contro il simbolo iconico di quella rivolta: il 'Monumento ai Pescatori di Perle' di Lulu Square, dove per giorni e giorni il popolo del Bahrein si era riunito per chiedere al sovrano Al-Khalifa di ascoltare le sue richieste.

Naturalmente, quel gesto gratuito e incivile non ha sottomesso l'ansia di libertà della popolazione di Manama, visto che a oltre un mese da quella distruzione proteste e manifestazioni (anche con nuovi morti) continuano, sempre nel silenzio ipocrita dell'Occidente, che é capacissimo di armare qualche gruppo di terroristi, incoraggiare generali golpisti e inventarsi "rivoluzionari colorati" quando vuole mettere in difficoltà paesi che sfuggono alla sua sfera di influenza ma che chiude volentierissimo gli occhi se da massacri e repressioni esce rafforzato il tiranno amico.

Per rimarcare la solidarietà e la vicinanza con chi nella vicina isola lotta per la democrazia gli studenti dell'Università di Teheran, ragazzi che possono studiare grazie alle conquiste della Rivoluzione del 1979 che cacciò lo Shah filoamericano e filosionista, hanno eretto nel cortile della facoltà di Scienze e Tecnologie una replica in scala del monumento distrutto a Manama dagli sgherri di Casa Saoud; durante la sua inagurazione si sono agitate bandiere iraniane, del Bahrein ma anche di Hezbollah, il movimento sciita libanese, a testimoniare come gli sciiti siano in prima linea nella lotta per la libertà in tutto il Medio Oriente, si sono cantati inni e slogan e si sono alzati pugni al cielo scandendo parole d'ordine che auspicano un domani privo di satrapi imperialisti a Manama come a Teheran e Beirut.

Parlando di satrapi: effigi di Hosni Mubarak, di Ben Ali, di Muammar Gheddafi, ma anche dei re di Casa Saoud e Al-Khalifa sono state srotolate a terra e date alle fiamme mentre qualche dimostrante più anziano si raccoglieva in preghiera con l'Assubha, il 'rosario' sciita fatto di novantanove perle avvolto attorno alle dita.



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