mercoledì 28 settembre 2011

La Repubblica iraniana annuncia al mondo la sua intenzione di costruire portaerei!


In Iran sono in fase di conclusione le cerimonie e le manifestazioni della "Sacra Settimana della Difesa", con cui anche quest'anno sono stati onorati i caduti della guerra contro l'Irak, i veterani di quel conflitto e gli uomini delle Forze Armate e delle agenzie di sicurezza che ancora oggi mantengono la Repubblica Islamica libera e indipendente in un'area dove tanto i suoi vicini a Est (Afghanistan) e ad Ovest (Irak) sono stati invasi e sottomessi dalle truppe di occupazione dell'imperialismo occidentale.
Il Comandante delle Forze navali iraniane, Contrammiraglio Sayyari.
E proprio in chiusura di questo evento profondo e significativo il Vicecomandante dell'Unità della Marina per la Ricerca e la Jihad di Autosufficienza militare, Mansour Masqoudlou, ha annunciato ai rappresentanti della stampa locale e regionale l'intenzione di Teheran di iniziare un programma di sviluppo per la costruzione di unità portaerei e portaaeromobili: una sfida esaltante che porrebbe l'Iran non solo nel ristretto novero di nazioni dotate di tali tipi di vascello, ma nel circolo ancora più esclusivo dei paesi in grado di costruirli autonomamente.

Naturalmente é immaginabile che innanzi tutto la Repubblica Iraniana si 'faccia le ossa' con meno impegnativi 'incrociatori tuttoponte' e portaelicotteri; in seguito potrebbe arrivare a costruire qualcosa di simile alle ultime 'Invincible', alle francesi 'Clemenceau' (Foch) o alla nostrana 'Cavour'; risultati tutt'altro che disprezzabili per uno Stato che fino a pochi anni fa considerava il pattugliamento delle acque del Golfo Persico fino allo Stretto di Hormuz come l'orizzonte massimo delle sue ambizioni navali.

Le crescenti richieste di sicurezza dei corridoi marittimi e il vento della 'Primavera Araba', che ha permesso già a febbraio a navi iraniane di attraversare Suez e fare scalo nei porti siriani, evidentemente hanno stimolato gli strateghi navali iraniani indicando loro la necessità di una maggiore "capacità di proiezione" nell'Oceano Indiano e nel Mediterraneo Orientale.
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