giovedì 13 ottobre 2011

Il regime ebraico cede, chiederà scusa al Cairo per l'uccisione delle guardie di confine avvenuta ad agosto!


In quello che sembra un vero e proprio 'effetto-domino' di rese e capitolazioni quello che una volta era l'arcigno e 'macho' Governo di Estrema Destra di Benji Netanyahu, Avigdor Lieberman e del Ministro della Guerra Ehud Barak si sta rivelando soffice come un panetto di marzapane, visto che, dopo aver ceduto sullo scambio di oltre mille prigionieri politici palestinesi contro la liberazione dell'Ebreo francese Schalit nei prossimi giorni renderà pubbliche e ufficiali scuse al Governo egiziano per l'uccisione, nell'ambito delle selvagge e cieche rappresaglie dello scorso agosto seguite al riuscito attacco della Resistenza palestinese contro soldati sionista ad Eilat, di una pattuglia di guardie di confine nel Sinai, raggiunte dal missile Hellfire sparato da un elicottero Apache delle forze armate di Tel Aviv.

La morte delle guardie di confine aveva alzato al livello di guardia la tensione tra i due paesi,  già molto alta dopo la deposizione del faraone filosionista Mubarak; portando folle di migliaia di persone ad assediare la rappresentanza diplomatica israeliana al Cairo e spingendo il Consiglio delle Forze Armate a farla cingere da un muro di cemento, poi assaltato e abbattuto dalla popolazione che penetrò nell'ambasciata devastandone gli uffici e causando la fuga del personale. L'annuncio delle scuse ufficiali é stato dato da un Barak sempre più 'fantozzianamente' costretto a rimangiarsi le dichiarazioni di poche settimane fa, quando aveva giurato e spergiurato che "mai" lo Stato ebraico avrebbe chiesto scusa all'Egitto.

Ci viene in mente che, visto che non c'é due senza tre, Benji Netanyahu potrebbe far filotto accettando anche di scusarsi e di pagare compensazioni a familiari e parenti degli attivisti turchi della 'Freedom Flotilla' massacrati in alto mare dai commando della marina israeliana; anche in quel caso la 'parola d'ordine' del regime dell'Apartheid era stata "mai e poi mai scuse", anche a costo di causare la più grave crisi diplomatica con la Turchia mai finora registrata ma, visto il nuovo 'andazzo', la prospettiva di 'fare tutto un fagotto' di queste scuse e ritrattazioni ed in qualche modo 'stemperarne' l'impatto sulla pubblica opinione potrebbe perfino farsi allettante.
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