sabato 8 ottobre 2011

Le masse palestinesi scendono in piazza a sostenere i loro cari incarcerati, impegnati nello sciopero della fame a oltranza!



Migliaia e migliaia di Palestinesi si sono radunati nella Striscia di Gaza per una manifestazione sponsorizzata dalle autorità governative che chiede il rilascio dei prigionieri politici dalle galere dell'occupazione. "Non avremo pace, non avremo riposo fino a che ogni singolo detenuto politico non sarà ritornato alla sua famiglia, ai suoi cari; continueremo le mobilitazioni, le attività di Resistenza e lotta, a trecentosessanta gradi, fino a che non otterremo il rilascio delle nostre sorelle e dei nostri fratelli, dei nostri padri, dei nostri mariti, in mano al regime sionista".



Intanto in quelle stesse carceri, alle angherie e alle sofferenze inflitte da secondini e aguzzini con la Stella di Davide si é sostituita la sofferenza altrettanto grande, ma di segno e significato totalmente opposto, dello sciopero della fame a oltranza, arrivato ormai all'undicesimo giorno; cominciato dal gruppo di detenuti del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, come protesta contro il prolungamento dell'isolamento solitario del Segretario Generale Ahmad Sadaat, si é ben presto diffuso a tutte le altre organizzazioni, trasformandosi in una protesta generalizzata contro le disumane condizioni di detenzione.

Anche a Ramallah, nella Cisgiordania occupata, dodicimila persone sono scese in piazza dopo le preghiere, dichiarando la loro solidarietà con gli scioperanti, recando ritratti dei loro cari incarcerati o di quelli che sono morti durante la detenzione, alcuni proprio in occasione di scioperi della fame che durarono mesi, come quello del 1970, (che causò la morte del prigioniero Abdulqader Abu Al-Fahem) del 1980 (che causò la morte di Rasim Halaweh, Alial-Ja'fari e di Ishaq Maragheh), quello del 1992 (che provocò la morte di Anees Douleh and Hussein Obaidat) e quello del 1998.
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Manifestazioni a Sanaa e ad Ibb, per celebrare il Nobel Tawakkul Karman e denunciare il tiranno Saleh e l'iniziativa del GCC!


Decine di migliaia di cittadini yemeniti sono scesi in piazza nel giorno dell'annuncio dell'assegnazione del Premio Nobel per la Pace alla loro connazione Tawakkul Karman, celebrando il riconoscimento e rinnovando la loro determinazione a continuare scioperi, marce, proteste, fino al raggiungimento ultimo dei loro obiettivi: la cacciata dal potere del tiranno Ali Abdullah Saleh e la costruzione di una vera democrazia in 'Arabia Felix', libera dalle influenze e dalle manipolazioni di Usa, Arabia Saudita, Israele e altre arroganti potenze imperialiste.

Le manifestazioni maggiori si sono tenute nella capitale Sanaa, ma anche nella 'Città Verde' di Ibb, e in entrambe le forze di sicurezza fedeli al tiranno (recentemente rientrato nel paese dopo un lungo ricovero a Riyadh per le conseguenze di un attentato esplosivo che lo ha colpito ai primi di giugno nel suo stesso palazzo del potere) non hanno esitato a utilizzare le armi per affrontarle e disperderle. Prima che questo accadesso, comunque, i manifestanti di Sanaa hanno dato fuoco a un finto feretro addobbato per rappresentare l'iniziativa diplomatica sponsorizzata dal Consiglio di Cooperazione tra i Paesi Arabi del Golfo Persico (GCC), che il fronte riformatore considera troppo favorevole a Saleh (prevederebbe infatti sue dimissioni a favore di Abd Rabbo Mansour Hadi, Vicepresidente e poscia la sua inviolabilità da inchieste o accuse per i suoi crimini passati).

Curiosamente, forse speranzoso di riuscire ancora una volta a tenere tra le grinfie il timone del comando, lo stesso Saleh ha rifiutato più e più volte di firmare il protocollo 'cucinato' dai suoi alleati arabi, portando il paese sempre più vicino al collasso e alla minaccia di una guerra civile in stile libico. Truppe saudite sono già nel paese (esattamente come in Bahrein) per aiutare i suoi scherani a reprimere le manifestazioni e una parte dell'esercito (nella fattispecie la Divisione Corazzata fedele al carismatico Generale Ali Mohsen) ha già denunciato l'autorità presidenziale, schierandosi coi dimostranti.
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Cittadini giordani in piazza contro la corruzione guidati dal Fronte Nazionale per la Riforma!


A dimostrazione di come le ubbìe e le paure 'occidentaliste' nei confronti dell'Islam politico siano del tutto infondate e di quanto fallace e sbagliata sia l'idea di poter 'contrastare' l'ascesa delle formazioni politiche musulmane contrapponendo loro partiti di ispirazione liberale o progressista la colossale manifestazione di piazza che ieri ha portato migliaia di abitanti di Amman a marciare dalla Moschea di Hussein fino al Municipio tenendo alta sopra le loro teste una colossale bandiera giordana é stata ispirata e organizzata da un'alleanza politica che unisce proprio islamisti e partiti di Sinistra: il Fronte Nazionale per la Riforma, guidato dall'ex-Premier Ahmed Obeidat, che ieri ha avuto il proprio battesimo pubblico con una dimostrazione di indubbio successo.

Subito dopo le preghiere del venerdì (altra indicazione di come il risveglio religioso sia una componente inscindibile e inestricabile della "Primavere Arabe") migliaia di abitanti della capitale, di tutte le età e di tutte le classi sociali si sono diretti verso il Municipio cantando slogan come "La Riforma comincia con la lotta alla Corruzione" "La Corruzione crea povertà e disoccupazione" e inalberando cartelli e striscioni che chiedono severe misure contro l'inefficienza e lo sperpero nell'ambito politico, amministrativo, finanziario. Obeidat, intervistato dall'Agence France Presse ha dichiarato "insufficienti e tardive" le poche riforme fin qui passate da Re Abdallah e ha reiterato l'insistenza sua e del movimento di cui é capo per una nuova legge elettorale e per una Premiership elettiva e non di nomina regia.

E' ormai da un anno che il Regno Ascemita é in fermento: un'economia in forte depressione e un panorama politico stagnante ed egemonizzato da una corte inefficiente e corrotta hanno ormai esasperato gli animi della popolazione che sente sempre più forte il fascino delle grandi sollevazioni che hanno scosso paesi vicini (come Egitto e Yemen) e lontani (come Tunisia, Libia e Barhein). Forse spaventato dalla frequenza e dall'imponenza delle manifestazioni il piccolo re ascemita Abdallah II ha in serata rilasciato una dichiarazione assicurando che la premiership elettiva é effettivamente nel ruolino delle prossime riforme, cercando subito dopo di guadagnare tempo dicendo che "ci vorranno due o tre anni" prima di poterla implementare.
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L'Egitto donerà a Gaza una parte dell'elettricità necessaria a combattere e vincere l'assedio sionista!


Una buona notizia per gli abitanti del ghetto assediato di Gaza, costantemente perseguitati da frequenti e prolungati blackout a causa degli attacchi aerei sionisti contro l'infrastruttura elettrica della Striscia, a partire dall'unica centrale dell'enclave; il Ministero dell'Energia egiziano ha approvato una richiesta del Governo Haniyeh e si é impegnato ad aumentare la quantità di energia trasmessa oltreconfine per andare incontro alle esigenze di villaggi e cittadine della fascia meridionale della Striscia.

Il Ministro Hassan Younis ha dichiarato che il dispacciamento energetico da parte egiziana salirà da 17 a 22 MW, suscitando la soddisfazione e l'entusiasmo da parte gazese, i cui cittadini, é proprio il caso di dirlo, cominciano a vedere, grazie ai cambiamenti portati in Egitto dalla recente cacciata di Mubarak, "la luce alla fine del tunnel", un tunnel rappresentato dall'illegale assedio sionista, che veniva spalleggiato e appoggiato dal 'faraone' coi capelli tinti, quando invece (come dimostra questa notizia) l'Egitto ha tutte le potenzialità per vanificarlo e nullificarlo.

Naturalmente, sia pur migliorandola notevolmente, 5 MW in più non risolvono una situazione disastrosa, dove si registrano, in momenti e stagioni di picco di consumi, ammanchi che arrivano fino a 70 Megawatt, ma costituiscono comunque un incoraggiante passo avanti. La situazione energetica a Gaza é così disperata che praticamente tutte le famiglie posseggono uno o più gruppi elettrogeni a combustibile per supplire ad ammanchi e blackout ma la manutenzione e il corretto utilizzo di questi macchinari é spesso difficoltoso e frequentemente si registrano incidenti, anche mortali. Il massiccio utilizzo di questi gruppi, inoltre, contribuisce all'inquinamento atmosferico e acustico, peggiorando condizioni di vita che sono già molto, molto difficili.
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venerdì 7 ottobre 2011

Ismail Haniyeh riceve a Gaza una delegazione olandese, guidata dall'ex-Premier Dries Van Agt!


Il Primo Ministro palestinese Ismail Haniyeh ha recentemente accolto la visita di una delegazione di alto livello di personalità politiche olandesi, che contava numerosi ex-ministri ed ex-ambasciatori, capitanata da Andries 'Dries' Van Agt, celebre e rispettato ex-Premier olandese, noto per le sue posizioni estremamente chiare e critiche nei confronti del regime dell'Apartheid ebraico e della sua occupazione di terra palestinese.

Haniyeh si é intrattenuto coi suoi ospiti olandesi mettendoli al corrente senza reticenze sulla tragicità della crisi umanitaria che attanaglia il ghetto a cielo aperto di Gaza, come conseguenza dello spietato assedio sionista, e anche sullo stillicidio di bombardamenti d'artiglieria, raid aerei da parte di jet, elicotteri e droni assassini e cecchinaggio da parte di soldati dell'occupazione, che solo nel mese di agosto 2011 ha fatto oltre trenta morti tra i civili.

Altri argomenti di discussione sono stati la recente petizione di riconoscimento presentata all'ONU da parte di Mahmud Abbas (riguardo la quale Haniyeh non ha nascosto numerose riserve, specie se Israele volesse servirsene come una sorta di 'Cavallo di Troia' per scucire una sorta di implicito 'riconoscimento' da parte palestinese) e le condizioni dei prigionieri politici nelle carceri sioniste, la cui insopportabilità ha recentemente dato il via a una massiccia campagna di scioperi della fame.

I rappresentanti olandesi si sono impegnati a sollecitare e sensibilizzare le coscienze e l'opinione pubblica dei loro compatrioti e degli altri cittadini europei, troppo spesso vittime dell'Hasbara propagandistica che tanti alleati palesi e occulti ha nella lobby filosionista (potentissima ad Amsterdam) e nella cerchia dei media mainstream.

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Nael Barghouti, decano dei prigionieri palestinesi, dichiara: "Lo Sciopero della Fame andrà avanti fino alla vittoria o alla nostra morte!"


Nael Barghouti, prigioniero politico che ha trascorso 31 anni dei suoi 54 nelle carceri del regime ebraico (essendo stato arrestato infatti nel 1978), ha dichiarato che lo sciopero della fame a oltranza a cui sta prendendo parte insieme ad altri compagni di pena verrà portato fino alle estreme conseguenze e che, nel caso che le loro richieste non venissero prese in considerazione dai carcerieri sionisti, avrà termine solo con il loro martirio.

Finora le misure repressive intraprese dall'amministrazione carceraria israeliana non hanno avuto nessun effetto: né i violenti raid notturni, né la separazione dei prigionieri scioperanti dal resto dei detenuti, il loro isolamento o l'embargo alle visite di parenti e rappresentanti legali; forse é presto per dirlo ma sembra proprio che la protesta che sta montando nelle carceri di Israele voglia riproporre, in Medio Oriente, l'epopea dei combattenti dell'IRA rinchiusi nel 'Labirinto', la saga, triste ma anche esaltante di Bobby Sands e degli altri otto prigionieri che scelsero la morte per fame per fedeltà a una Causa.

Barghouti ha opinato che le autorità dell'occupazione sionista siano ormai in uno stato di "Confusione e bancarotta morale" nelle quali sono state gettate dalla perdurante volontà di Resistenza e lotta del popolo palestinese e dai rapidi e sconvolgenti cambiamenti tuttora in corso nel Mondo Arabo, che le hanno private di decennali punti di riferimento. Attualmente nelle prigioni sioniste sono rinchiusi tra i sette e gli ottomila prigionieri politici, suddivisi tra 22 diversi istituti penali e campi sparsi nella Palestina occupata: tra essi si contano 38 donne, 285 bambini, 22 membri eletti del Parlamento palestinese, 270 detenuti in 'carcerazione amministrativa' contro cui non é stata elevata alcuna accusa precisa e 20 prigionieri in completo isolamento. Inoltre 140 prigionieri, tra cui Barghouti stesso, sono stati detenuti per oltre 20 anni.
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L'attivista yemenita Tawakkul Karman, co-vincitirce del Nobel per la Pace, dedica il premio ai protagonisti della 'Primavera Araba'!


Il tiepido e profumato zefiro della Primavera Araba é soffiato fin sotto le volte intagliate e modanate del palazzo dell'Accademia Reale di Svezia, dove, dopo lunghe e approfondite discussioni i responsabili dell'assegnazione del Premio Nobel per la Pace si sono accordati per una triplice nomination tutta al femminile che, insieme a due protagoniste della pacificazione della Liberia (stato africano provato da quasi tre lustri di guerre civili), ha elevato agli allori anche Tawakkul Karman, 32 anni, madre di tre figli, protagonista e portavoce della rivolta popolare yemenita contro il tiranno Ali Abdullah Saleh.

Informata del riconoscimento la Karman non ha esitato a usare l'annuncio come un'ulteriore piattaforma mediatica per diffondere la coscienza e la sensibilità riguardo alle lotte e alle sofferenze del suo popolo, impegnato da mesi in una strenua battaglia per il cambiamento, osteggiato da un regime brutale che conta sul sostegno di Arabia Saudita, Usa, Israele e sulla complicità ipocrita dei media mainstream, che hanno taciuto o sminuito le atrocità inflitte contro i dimostranti e i manifestanti negli ultimi mesi.

"Sono estremamente felice di questa notizia, non me lo aspettavo affatto; questo riconoscimento dimostra che la nostra lotta ha raggiunto la coscienza della Comunità Internazionale, é un tributo alla bontà della nostra causa e alla sua prossima e inevitabile vittoria". Il pannello di giudici dell'Accademia, nella motivazione del premio ha specificato che esso va in riconoscimento non solo del ruolo svolto durante l'insurrezione anti-Saleh, ma anche per i precedenti anni di impegno e lotta per i Diritti umani e civili grazie ai quali la Karman si era già messa in luce come una delle figure-chiave dell'opposizione al regime. Tawakkul Karman é la prima donna araba a vincere un Premio Nobel.
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Pescatori palestinesi vessati dalla pirateria sionista protestano nella Striscia di Gaza!



Le continue angherie ed aggressioni delle motovedette dell'occupazione contro il naviglio palestinese occupato in operazioni di pesca mette in pericolo la vita e la sopravvivenza di oltre 3000 lavoratori di Gaza e delle loro famiglie, migliaia e migliaia di persone che, letteralmente, non sanno se potranno sopravvivere di mese in mese, a seconda se la loro fonte di sostentamento (la barca da pesca della famiglia) verrà danneggiata, affondata, incendiata e se i loro congiunti che ne sono l'equipaggio verranno feriti o uccisi, come avvenuto spesso anche nel recentissimo passato.

La Striscia di Gaza ha 40 chilometri di linea costiera, affacciata su una delle zone più pescose del Mediterraneo, ma, nel suo tentativo di strozzare la florida economia dell'enclave per trasformarla in un ghetto disperato le forze militari sioniste si dedicano ormai da anni a una spietata 'caccia al peschereccio', violando gli stessi impegni che il loro Governo si era assunto durante le fallaci 'trattative di pace' (secondo i quali la pesca per il naviglio palestinese dovrebbe essere concessa fino a 20 miglia nautiche dalla costa); anche nelle giornate 'migliori' a un 'Hasaka' palestinese non viene 'permesso' di allontanarsi più di due miglia dalla costa, limitando severamente la quantità e la qualità di pesce che é possibile procurarsi tanto vicino alla terraferma.

"Questo fenomeno ha portato all'ipersfruttamento di una zona di mare limitatissima, con conseguente distruzione della catena di sostentamento biologico e la quasi distruzione di un prezioso ecosistema", dichiara l'esperto ambientale Zekra Ajjor; secondo l'Ufficio ONU per la Coordinazione degli Affari umanitari la restrizione delle zone di pesca ha avuto effetti devastanti anche sulla quantità e la qualità della dieta dei cittadini di Gaza ed é evidente che, nonostante tutte le piaggerie e le balle raccontate in merito da Israele e dai suoi spalleggiatori, l'unico scopo della persecuzione dei pescatori é proprio quello di strozzare uno dei pochi modi con cui gli abitanti della Striscia possano procurarsi cibo in maniera autonoma e indipendente, rendendo l'illegale assedio sionista ancora più pernicioso e devastante.
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Nella Striscia di Gaza in costante emergenza umanitaria arriva il convoglio di aiuti "Miles of Smiles 6"!


Come in precedenza annunciato, il sesto convoglio di aiuti 'Miles of Smiles' é riuscito a raggiungere il ghetto assediato di Gaza con circa 100 tonnellate di medicinali e altre provviste mediche; anche se apparentemente impressionante in senso assoluto il carico di aiuti non rappresenta che un temporaneo sollievo nella costante e perdurante emergenza sanitaria e umanitaria che, a causa dell'assedio sionista, disumano e illegale, ha trasformato l'enclave costiera palestinese nel più grande carcere a cielo aperto del mondo, una prigione con un milione e secicentocinquantasettemila detenuti, premuti in meno di quattrocento chilometri quadrati (la sesta densità di popolazione al mondo, dopo Macao, Montecarlo, Singapore, Hong Kong e Gibilterra).

Accompagnato da quarantun volontari internazionali (Europei, asiatici e africani) Miles of Smiles 6, come tutte le carovane solidali che lo hanno preceduto, ha l'obiettivo, oltre che di portare beni e generi disperatamente richiesti dalla popolazione di Gaza, anche di aumentare la coscienza e la consapevolezza del 'mondo esterno', troppo spesso anestetizzato dalle balle e dalle menzogne dell'Hasbara made in Israel, propalata dai complici e sodali dell'occupazione annidati nella comunità dei media, nei partiti e nelle compagini di governo europee e americane, nelle istituzioni sovranazionali.

Poche ore prima dell'arrivo del convoglio Miles of Smiles, sempre nella giornata di giovedì 6 ottobre, altre due delegazioni, una tunisina e una tedesca, hanno concluso le loro rispettive visite alla Striscia assediata tenendo conferenze stampa: in quella della società cristiana 'Pax Christi' Wiltrud Rosch-Metzler ha dichiarato ai rappresentanti dei media: "E' fondamentale che ognuno di noi continui il proprio lavoro contro questo assedio illegale"; l'attivista del convoglio tunisino 'Karameh' Sabrin al-Areebi, invece, ha dichiarato: "Siamo qui per mostrare non solo compassione, ma anche e soprattutto solidarietà con i nostri fratelli e sorelle palestinesi, sostenendoli nella loro lotta per una vita decente e dignitosa".

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giovedì 6 ottobre 2011

Colono ebreo al volante, un mortale pericolo costante! Settler fanatico tenta di travolgere ventenne palestinese con la sua auto!


Per la terza volta in meno di sette giorni un colono ebreo residente in uno dei mille insediamenti illegali che devastano e deturpano la Cisgiordania sottoposta a occupazione ha cercato (fortunatamente senza riuscirci) di uccidere un pedone palestinese mentre si trovava al volante della sua auto, prendendolo di mira volutamente e tentando di travolgerlo sotto le sue ruote.

L'attentato (giacché non si può assolutamente parlare di 'incidente', termine che presupporrebbe una casualità) ha avuto luogo vicino al villaggio di Furoush Bayt Dajan, 10 chilometri a Est di Nablus, quando il giovane Nasr Mahmoud Abdulkubbash, intento ad attraversare una strada, si é trovato sulla traiettoria dell'auto bianca pilotata da un colono ebreo; accelerando e puntando direttamente contro il ragazzo l'autista é riuscito a colpirlo, deviando appositamente la traiettoria per cercare di prenderlo in pieno.

Fortunatamente il ragazzo, con tutta l'agilità concessagli dalla sua giovinezza, é riuscito a gettarsi quasi del tutto fuori dal percorso del guidatore omicida, riportando solo ferite secondarie come tagli ed abrasioni dovuti al suo contatto con l'asfalto. Trasportato all'Ospedale Rafidya Nasr é stato dichiarato guaribile in 3 giorni.
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Hamas si complimenta coi 'lanciatori di scarpe' che hanno accolto l'ambasciatore Usa Dan Shapiro a Ramallah!

Il Portavoce di Hamas Sami Abu Zuhri ha lodato i cittadini di Ramallah che hanno preso di mira il convoglio di veicoli che stavano trasportando l'ambasciatore americano presso l'Entità sionista di Occupazione, Dan Shapiro, a un banchetto organizzato dall'agenzia USAid nella cittadina cisgiordana. "Applaudiamo chiunque abbia tirato sassi e scarpe al convoglio dell'arrogante rappresentante imperialista", ha dichiarato Zuhri ai microfoni del Palestine Information Center, aggiungendo che l'incidente riflette "la giusta rabbia popolare verso le politiche ipocrite e sbilanciate costantemente messe in atto dagli Usa verso la Palestina, a prescindere dal nome o dal colore dell'inquilino della Casa Bianca".

Abu Zuhri ha invitato tutti i Palestinesi a utilizzare qualunque mezzo per mostrare e spiegare agli Usa che il loro codardo e acritico sostegno a Israele non fa che danneggiare le loro prospettive, aizzando e focalizzando contro il loro Governo e i suoi rappresentanti il risentimento non solo del popolo di Palestina, ma anche di quello della nazione araba e del mondo musulmano in senso più ampio.

Anche questa protesta, come già le altre della "Primavera Araba", é seguita a un appello informatico che é riuscito a mobilitare centinaia e centinaia di dimostranti nel giro di poche decine di minuti. L'agenzia governativa USAid negli scorsi giorni era stata usata come arma di ricatto nei confronti della fazione Fatah, cercando di convincere il suo capo Mahmud Abbas (un tempo anche Presidente dell'Anp, fino alla scadenza del suo mandato nel gennaio 2009) a desistere dall'intenzione di chiedere all'ONU il riconoscimento di uno Stato palestinese indipendente.

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Attivisti inglesi manifestano davanti agli uffici del Governo contro la visita della criminale di guerra Tzipi Livni!


Gruppi inglesi per la Difesa dei Diritti umani terranno nella giornata di oggi un sit-in fuori dagli uffici governativi di Londra per protestare contro la prevista visita della criminale di guerra sionista Tzipi Livni, già Ministro degli Esteri dell'Entità di Occupazione coinvolta ai massimi livelli nelle decisioni di invasione del Libano dell'estate 2006 e nel brutale 'pogrom' militare contro Gaza, svoltosi tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009.

La Livni é stata invitata dal Segretario degli Esteri inglese William Hague e il suo arrivo é atteso nel corso del week end.

Originariamente un Mandato di Arresto fu emesso nei suoi confronti dalle autorità giudiziarie britanniche ma, grazie alle indebite pressioni della ben rifornita lobby sionista di Londra il Governo bicefalo attualmente al potere nel paese ha ignominiosamente cambiato le proprie leggi in maniera retroattiva in maniera da rendere impossibile per individui e organizzazioni non statali il lancio di procedure legali contro criminali stranieri.

Intanto però il Governo britannico si é mobilitato come un sol uomo per arrestare e detenere per varie settimane lo Sceicco Raed Salah, capo della Fratellanza musulmana in Israele, una persona che in tutta la sua vita ha avocato la non-violenza come unico mezzo di Resistenza religiosamente ammissibile e che, con tutti i visti e i documenti necessari in regola, si era recato in Inghilterra per tenere discorsi e conferenze.
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Ramallah 'accoglie' l'ambasciatore Usa in Israele con una scarica di sassi e scarpate!


L'USAid é l'agenzia governativa americana che negli ultimi 18 anni ha foraggiato con milioni di dollari i corrotti burocrati di Fatah, cacicchi irresponsabili che hanno svenduto decenni di lotta e resistenza per il biblico 'piatto di lenticchie', per quanto ricco e abbondante, abbassandosi a diventare ascari e gendarmi dell'occupazione israeliana; i nostri lettori potranno ben comprendere, dunque, quanto poco o punto popolare possa essere essa tra gli abitanti della Cisgiordania occupata, che devono cercare di sopravvivere tra le angherie e le vessazioni non soltanto degli occupanti militari israeliani e dei miliziani ebrei fanatici 'paracadutati' negli insediamenti illegali, ma anche tra le retate e le persecuzioni degli sbirri coloniali delle 'Forze di Sicurezza preventiva' e le inefficienze e la corruzione dell'amministrazione dell'Anp egemonizzata da Abbas e sodali, che i dollaroni Usa hanno mantenuto in sella tutti questi anni.

E' bastato che attraverso 'passaparola' e appelli lanciati tramite cellulari, smartphone e social network informatici si diffondesse la notizia che ieri fosse in corso di preparazione un banchetto sponsorizzato dall'USAid con 'ospite d'onore' l'ambasciatore di Washington presso l'Entità sionista di occupazione, l'Ebreo Dan Shapiro, perché centinaia di Palestinesi inferociti si precipitassero a circondare il ristorante teatro della kermesse, inalberando cartelli preparati in fretta e furia dai quali si denunciava la corruzione e l'inefficienza di Fatah e l'ipocrisia e lo scoperto filosionismo dell'arrogante potenza imperialista americana.

All'arrivo della 'motorcade' di Shapiro e soci, una raffica di scarpe, sassi e altri improvvisati proiettile ha 'fatto i bozzi' sull'altrimenti immacolata e lucida carrozzeria delle limousine scure mentre la folla gridava "Fuori gli Usa, non vogliamo i loro soldi", con riferimento alla vigliacca minaccia di trattenere 200 milioni di dollari dai 'finanziamenti all'Anp' se Mahmud Abbas continuerà a chiedere all'Assemblea Generale ONU il riconoscimento di uno Stato palestinese sui confini precedenti all'aggressione sionista del '67.
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Ismail Hayya a 'Quds TV': "Le forze della Resistenza palestinese devono catturare coloni ebrei da usare come moneta di scambio!"


Khalil Hayya, membro del Politburo del Movimento di Resistenza Hamas ha lanciato un appello alle fazioni palestinesi affinché si mobilitino per catturare soldati delle forze militari di occupazione o, eventualmente, anche coloni degli insediamenti illegali, per mercanteggiarne il rilascio in cambio della libertà dei detenuti politici palestinesi rinchiusi e torturati nelle carceri sioniste.

Hayya ha rilasciato la propria dichiarazione alle telecamere di Quds TV, asserendo che "Il tempo é ormai maturo affinché tutti riconoscano che la Resistenza, condotta attraverso tutti mezzi necessari, é l'unica via praticabile per garantire la liberazione dei prigionieri politici, come insegnatoci dalle passate esperienze, che portarono al benedetto rilascio di migliaia di palestinesi carcerati".

Se l'appello alla cattura di militari dell'occupazione non é affatto nuovo, come testimoniato dagli articoli in precedenza pubblicati su queste stesse pagine; l'invito a catturare occupanti degli insediamenti ebraici illegali é invece relativamente sconosciuto e, qualora venisse raccolto e messo in pratica, potrebbe dare il via a una nuova 'fase' nelle attività dei gruppi di Resistenza armata attivi in Palestina.
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mercoledì 5 ottobre 2011

Leon Panetta, travolto dallo scandalo, nega di voler liberare il 'paisà' Ilan Grapel (paisà...con doppi documenti e doppia lealtà)


Come denunciavamo nel nostro articolo precedente, il fatto che un Segretario della Guerra del Governo di Washington si precipitasse in Medio Oriente per ottenere dalla Giunta Tantawi il rilascio della spia Ilan Grapel: cittadino dell'Entità sionista, ex-militare dell'esercito sionista, spia del Mossad che 'casualmente' si era 'scordato' di rinunciare alla sua cittadinanza Usa quando era emigrato nella Palestina occupata, ha susciato uno scandalo tale da costringere il 'buon' Leo Panetta a un brusco dietrofront con tanto di smentita ufficiale diffusa tramite comunicato stampa.

"Il Segretario Panetta non si é direttamente interessato della questione della prigionia di Ilan Grapel (agente del Mossad arrestato in Egitto mentre cercava di sobillare torbidi e disordini), ma, venuto a conoscenza della cosa ha invitato le controparti egiziane a gestire la cosa in maniera giusta ed equilibrata tenendo anche in considerazione le condizioni di salute del soggetto".
La 'dura vita' dell'agente sionista...se le cose virano al brutto ci si può sempre "ricordare" di essere cittadini di uno Stato diverso!!!
Sono forse troppo gracili e cagionevoli gli '007' di Tel Aviv? A quanto ci risulta Grapel é stato paracadutista dell'Esercito israeliano, non proprio un ruolo a cui possa ambire un uomo in meno che perfetta forma. E comunque, perché l'Egitto dovrebbe tenere in considerazione le condizioni cliniche del sionista (con doppio passaporto, anche se quello a stelle e strisce lo tira fuori solo quando fa comodo) Grapel quando ogni giorno il Regime ebraico nega medicinali, cure, assistenza sanitaria a centinaia di prigionieri politici palestinesi sofferenti di asma, diabete, ipertensione e persino tumori?

In attesa che la questione si sciolga, possibilmente (come già abbiamo auspicato) con un equo scambio tra il prigioniero sionista e un adeguato numero di detenuti politici egiziani e palestinesi che languono nelle carceri Usa e israeliane, ci arriva contemporaneamente una buona notizia dal Ministero del Petrolio e delle Risorse egiziano, dove il titolare Abdullah Ghurab ha dichiarato che nel caso di ripresa delle esportazioni del metano egiziano verso Israele i prezzi di vendita saranno 'adeguati a quelli del mercato internazionale', con una decisa inversione di tendenza rispetto ai tempi in cui, le tasche farcite da laute mazzette, il satrapo Mubarak e la sua corte letteralmente 'regalavano' quantità mostruose di gas al Regime dell'Apartheid, facendoselo 'pagare' da 20 a 70 centesimi di dollaro Usa per BTU (quando il prezzo di mercato varia dai 10 ai 12 dollari per la stessa unità di misura).
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Colono ebreo investe di proposito due ragazze palestinesi col suo SUV, le vittime ricoverate con fratture ed emorragie interne!


Un colono ebreo degli insediamenti illegali sionisti che assediano la cittadina cisgiordana di Huwara, 9 chilometri a sud di Nablus, nella porzione settentrionale della Cisgiordania, ha colpito e travolto due ragazze palestinesi mentre si trovava al volante del proprio fuoristrada.

Le vittime, le sorelle Sujah ed Ahlam Bilal, sono state investite dal veicolo lanciato a tutta velocità che ha effettuato un'azzardata manovra per prenderle di mira e centrarle, rischiando persino di finire fuori strada. La dinamica dell'episodio, confermata da numerosi testimoni oculari, dimostra che ormai tra gli Ebrei delle colonie illegali la caccia al pedone palestinese (meglio se donna, bambino o anziano) é diventata una vera e propria moda.

Le ragazze, studentesse di infermeria presso il College Ben Sina, a Huwara, sono state soccorse dai presenti che, venendo loro in aiuto, hanno tra l'altro evitato che l'investitore, facendo marcia indietro, potesse tornare a investirle una seconda volta. Trasportate d'urgenza all'Ospedale Rafidya hanno ricevuto le necessarie terapie d'urgenza, vedendosi diagnosticare fratture e lesioni interne.
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Dichiarazione-bomba del vicepremier irakeno:"Nessuna immunità per le truppe Usa in Irak, nemmeno se dovessero restare dopo il 2011!"


Gli Stati Uniti d'America, da che mondo e mondo, pretendono sempre l'extragiudizialità del loro personale militare rispetto alle leggi e ai tribunali dei paesi in cui stazionano come occupanti militari; il nostro pubblico ricorderà bene l'intollerabile oltraggio dei piloti yankee che dopo aver assassinato dozzine di cittadini Europei, tranciando con il loro aereo scatenato in evoluzioni da rodeo i cavi della funivia del Cermis, vennero in tutta fretta fatti fuggire dall'Italia per evitare che dovessero comparire davanti a una corte italiana e a un giudice italiano e di casi simili é piena la storia delle occupazioni 'made in usa': stupratori a Guam e Okinawa, assassini in Afghanistan e molti, moltissimi altri criminali con le stellette di Washington hanno potuto evitare il giusto castigo per i loro reati grazie al Pentagono e alle sue politiche scioviniste e jingoiste.

Adesso, da Bagdad, dalla capitale dello Stato che per ultimo in ordine temporale ha subito l'onta dell'aggressione e dell'occupazione arrogante della potenza imperialista americana, viene una importante affermazione di segno contrario che, ne siamo certi, già sta facendo tremare parecchie ginocchia nello staff dell'inquilino nero della Casa Bianca: tutti quei 'servicemen' Usa che dovessero rimanere in Irak a partire dal primo gennaio 2012 non godranno di alcun privilegio riguardo extragiudizialità delle loro azioni. L'annuncio é stato dato dal Vicepremier Ross Nouri Shawis (foto sopra).

Naturalmente, non vi é alcuna intenzione da parte del Governo in carica o delle altre cariche istituzionali di mantenere alcun numero di militari americani nel paese dopo quella data, ma la dichiarazione é comunque importante, giacché toglie a Washington un importante rassicurazione sull'intoccabilità delle proprie truppe e, di converso, ridurrà ad altri consigli persino quegli irriducibili della 'presenza a oltranza' che, anche dopo le ripetute dichiarazioni di parte irakena, continuavano a proclamare a gran voce che la presenza Usa nel paese si sarebbe prolungata anche oltre i termini siglati nel 2008 dall'accordo sul ritiro voluto da George Bush Jr.

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Gli elettori egiziani favoriscono i candidati alla poltrona di Presidente più filo-palestinesi e anti-sionisti!


Una recente inchiesta demoscopica suggerisce che gli Egiziani sono inclini a favorire i candidati per le elezioni presidenziali che più esplicitamente criticano e stigmatizzano l'Apartheid israeliano, le politiche di Tel Aviv contro i Palestinesi e che più di frequente fanno riferimento alla necessità di sostenere ed appoggiare la Resistenza contro lo strangolamento economico della Striscia di Gaza e contro l'occupazione e la pulizia etnica in corso a Gerusalemme e in tutta la Cisgiordania.

Quasi il 42 per cento del campione statistico rappresentativo interrogato in merito dai reporter di PressTV (l'emittente di notizie in inglese della Repubblica Iraniana) si sono dichiarati convinti dalle posizioni in merito espresse da Amir Moussa (sopra), gia Segretario Generale della Lega Araba, rilevato sulla sua poltrona dall'ex titolare del Dicastero degli Esteri, Nabil Arabi, proprio per permettergli di preparare la campagna presidenziale.

Ben distaccato nelle preferenze degli intervistati appare Mohamed el-Baradei (foto sopra), ex portavoce dell'Agenzia Atomica Internazionale, IAEA, cui gli egiziani non sembrano intenzionati a perdonare una certa contiguità con il passato regime di Mubarak; più o meno appaiato con El-Baradei si situa Ahmed Shafiq (15 per cento di gradimento-foto sotto), già Comandante in capo dell'Aviazione e Primo Ministro da gennaio a marzo di quest'anno.

Il sondaggio elettorale arriva dopo che la Giunta militare di Transizione guidata dal Maresciallo Tantawi ha deciso di modificare le procedure di conteggio del voto popolare al Parlamento, riservando due terzi dei seggi per esponenti di liste e partiti e un terzo a candidati indipendenti; la popolazione ha reagito con preoccupazione alla decisione, temendo che tale meccanismo possa essere usato per garantire l'elezione di figure legate al vecchio regime e nel corso del sabato passato é scesa in Piazza Tahrir per manifestare il proprio disappunto.
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martedì 4 ottobre 2011

Inizia a Ramallah uno sciopero della fame di solidarietà con i prigionieri politici palestinesi rinchiusi nelle galere sioniste!


Ci raggiunge ora la notizia che durante una manifestazione a Ramallah, città della Cisgiordania occupata, attivisti e rappresentanti del Comitato dei Prigionieri Politici Palestinesi e della Campagna per la Liberazione di Ahmad Sadaat (il Segretario Generale del PFLP tenuto in isolamento solitario da oltre due anni nelle galere dell'Entità sionista) hanno iniziato uno sciopero della fame a oltranza in solidarietà con quei carcerati per reati politici che nelle galere israeliane stanno mettendo in atto le stesse modalità di lotta passiva.

Le famiglie dei prigionieri politici e le organizzazioni della società civile palestinese hanno indetto la manifestazione per chiedere alle Organizzazioni umanitarie internazionali di esercitare tutte le pressioni possibili sul regime ebraico per costringerlo a rispettare gli standard minimi dei Diritti umani riconosciuti ai prigionieri in carcere; standard che ora come ora sono quotidianamente e grossolanamente violati.

200 prigionieri politici del PFLP sono in sciopero della fame a oltranza, mentre altre centinaia e centinaia (di Hamas, Jihad Islamica, Brigate Al-Aqsa, DFLP, PFLP Comando Generale) si sono uniti a loro, per ora, con un termine di sette giorni. Le autorità carcerarie sioniste hanno iniziato un programma di sistematica vessazione nei confronti degli scioperanti, separandoli dai loro compagni di prigionia, negando loro visite di familiari e legali, confiscando le loro proprietà, ma senza riuscire a fiaccare la loro determinazione.
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Gli sbirri di Casa Saoud aprono il fuoco contro la folla disarmata a Qatif, l'Est sciita é pronto ad esplodere!


Proteste contro il regime di Casa al-Saoud hanno scosso nella giornata di ieri le province orientali del paese, affacciate sulle coste del Golfo Persico ed estremamente ricche di petrolio (il cui ricavato però va a ingrassare i forzieri del sovrano anziché beneficiare gli abitanti locali); le milizie di sbirri e scherani di Casa Saoud non hanno esitato ad aprire il fuoco con proiettili di piombo per disperedere l'imponente folla che si era raccolta nella città di Qatif, capoluogo dell'omonimo governatorato, chiedendo le dimissioni del satrapo locale, l Principotto Mohammed bin Fahd, bruciandone e strappandone ritratti e cantando slogan contro la monarchia e le sue politiche medievali e autoritarie.

I dimostranti hanno anche stigmatizzato gli interventi oltreconfine di militari sauditi, mandati a incrudelire con piena "licenza di uccidere" contro i civili Yemeniti e Bahreini nel disperato tentativo di mantenere al potere i tiranni Abdullah Saleh e Al-Khalifa, alleati del corrotto Re di Riyadh. Nel corso del week-end centinaia di cittadini si erano riuniti nel villaggio di Awamiyah chiedendo il rilascio di un vecchio settuagenario, sequestrato dagli sbirri reali per indurre, con la minaccia di sottoporlo a torture, il suo figlio, attivo membro del movimento di protesta, a consegnarsi.

I testimoni oculari riportano che la folla si é stretta attorno al Commissariato di polizia, chiedendo pacificamente il rilascio immediato dell'anziano, fino a quando non é stata allontanata con un uso di violenza "barbaro e ingiustificato". Negli ultimi mesi le proteste e le manifestazioni in Arabia Saudita si sono fatte frequenti e imponenti, spaventando a morte la corrotta corte di Riyadh e inducendo il Sovrano a concedere superficiali e cosmetiche 'riforme', nel tentativo di rabbonire un'opinione pubblica ormai quasi totalmente avversa a lui e alla sua casata.

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Ahmadinejad descrive l'occupazione israeliana della Palestina come "Uno dei più indecenti crimini contro l'Umanità che la Storia ricordi!"


"Tutti gli Arabi, tutti i Musulmani, tutti gli amici e gli amanti della Pace devono tentare ogni azione possibile per restituire ai Palestinesi la totalità dei loro Diritti, da decenni sviliti e calpestati dalla presenza dell'Entità sionista di Occupazione"; così si legge sulla Dichiarazione ufficiale con cui recentemente si é chiusa a Teheran la Quinta Conferenza Internazionale sull'Intifada palestinese.

I convenuti si sono unanimemente detti concordi con le parole della Guida Suprema, Ayatollah Ali Khamenei, che ha lodato gli sforzi e i successi della Resistenza palestinese, nel contempo stigmatizzando e denunciando eccessi e crimini del Regime di Occupazione e Apartheid, sostenuto dalla codarda ipocrisia delle potenze imperialiste, primi tra tutti gli Stati Uniti.

Durante il corso della Conferenza il Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha intrattenuto incontri con i Presidenti dei Parlamenti di Palestina, Indonesia, Qatar, Paraguay, Irak, Libano, Syria, Sudan, Afghanistan, Zanzibar e Isole Comore. Valutando prospettive di azioni e iniziative comuni a sostegno della lotta antisionista. Invitato a descrivere la perdurante occupazione delle terre palestinesi il Preidente iraniano l'ha bollata come "Uno dei più gravi e indecenti crimini contro l'Umanità che la Storia ricordi".

Dopo la conclusione della Conferenza, a rimarcare il carattere impegnativo e non episodico o 'di facciata' delle dichiarazioni espresse durante il suo svolgimento, si é tenuto un incontro al vertice tra il Capo del Politburo di Hamas, Khalid Mishaal, e il Presidente della Camera dei Majlis Ali Larijani che, dopo essersi complimentato col leader palestinese per la dedizione e l'impegno con cui il suo movimento ha saputo resistere a ogni 'deviazionismo' dal sentiero della lotta, ha ribadito l'impegno della Repubblica Islamica a sostenere e dare voce a tutte le rivendicazioni palestinesi: liberazione dei territori occupati, diritto al ritorno e una vera ed effettiva democrazia per tutti i componenti del popolo di Palestina.
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Cinquemila detenuti politici palestinesi rinunciano al cibo, mentre il regime ebraico incrementa le brutalità contro di loro!

Molte bandiere, un unico obiettivo: una Palestina libera dall'occupazione sionista.

Sono oltre cinquemila, su un totale di otto, i prigionieri politici palestinesi rinchiusi nelle galere israeliane che hanno aderito alla campagna di rifiuto del cibo lanciata la scorsa settimana per protestare contro gli abusi delle autorità carcerarie del regime dell'Apartheid e contro l'isolamento solitario inflitto da oltre due anni al leader del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Ahmad Sadaat.

All'appello hanno risposto in massa non solo i militanti del PFLP, tra i quali l'adesione alla protesta tocca, comprensibilmente punte del 95-100% ma anche membri del FDLP, del FPLP-GC, e anche di Hamas, della Jihad Islamica, delle Brigate di Al-Aqsa: nazionalisti, comunisti, rivoluzionari, laici, religiosi, intellettuali, dirigenti e militanti; lo sciopero della fame é massiccio e trasversale e ha talmente spaventato i caporioni dell'occupazione ebraica da convincerli a mobilitare le loro squadre di sgherri più vili e crudeli, le cosiddette "unità speciali" Metzada e Nahshon che si sono scatenate ieri mattina contro la prigione di Nafha.

Coperti da un blackout appositamente indotto e saturando i bracci delle celle con gas asfissiante e urticante gli "eroici" componenti delle unità speciali ebraiche si sono abbandonati a un'orgia di violenza e sopraffazione a cui i detenuti, fiaccati dalle precedenti angherie e indeboliti anche dalla loro stessa forma di protesta non violenta, non hanno chiaramente potuto opporre resistenza.

Intanto nella mattinata di oggi il Movimento musulmano di Resistenza, Hamas, ha annunciato una serie di adunate, manifestazioni, sit-in e altre iniziative in tutta la Striscia di Gaza, per aiutare la consapevolezza e la partecipazione all'eroica opera di protesta dei prigionieri politici, alcuni dei quali, come Akram Mansour, hanno già iniziato a soffrire dei peggiori effetti collaterali dell'inedia. Il detenuto palestinese malato di cancro al cervello ha cominciato infatti a scivolare in coma.
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Cecchini sionisti feriscono gravemente a una gamba un ragazzino palestinese all'interno della Striscia di Gaza!


Le truppe di occupazione sioniste hanno aperto il fuoco deliberatemente contro un ragazzino sedicenne disarmato, ferendolo gravemente, nell'area di Jahar al-Deik, nella porzione meridionale della Striscia assediata di Gaza.

La vittima, Mohammad S. é stato raggiunto alla coscia sinistra da un proiettile calibro 5.56mm sparato da un fucile d'assalto sionista, poco a Est di Jahar al-Deik, secondo quanto riferito dal Portavoce ufficiale dei servizi di sanità ed emergenza dell'enclave costiera, Adham Abu Salmiyya.

Il ragazzo, un civile che non stava compiendo alcuna azione ostile contro il regime dell'occupazione o i suoi scherani in uniforme, é stato deliberatamente preso di mira nell'ambito della campagna di intimidazione terroristica che vede i 'militari' israeliani aprire regolarmente il fuoco contro bersagli che si trovano a centinaia e centinaia di metri di distanza non solo dal 'confine' tra la porzione di Palestina liberata dalla Resistenza e quella ancora soggetta all'illegittima presenza sionista, ma distanti altrettanto anche alla cosiddetta 'zona di interdizione' (illegale anch'essa) dichiarata da Tel Aviv attorno ai suoi confini con i territori di Gaza.

Le associazioni umanitarie locali e internazionali hanno a più ripreso diffuso e pubblicato denunce contro la sistematica politica israeliana di aprire il fuoco su contadini, lavoratori, ragazzi e persino raccoglitori di pietre e detriti di cemento.
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