martedì 10 gennaio 2012

Assad all'Università di Damasco:"Vinceremo ogni complotto rimanendo uniti: Popolo, Governo, Forze Armate, Lavoratori!"


Il Presidente siriano Bashir Assad ha lanciato un chiaro e forte avvertimento nel corso dell'orazione pronunciata oggi all'Ateneo di Damasco, durante la quale ha fatto il punto sulla situazione interna e sui passi che restano da compiere per poter completare il processo di riforma dello Stato e poter decretare ufficialmente la sconfitta dei gruppi di provocatori terroristi che da marzo tentano senza alcun successo di minare la stabilità del paese e dei suoi apparati.

"La battaglia che ci oppone ai terroristi al servizio degli stranieri coinvolge la comunità nazionale nel suo insieme, non soltanto il Governo e le Forze Armate e di Sicurezza: anche i lavoratori, i cittadini, gli studenti, tutte le parti del corpo sociale sono chiamate, ognuna secondo le sue possibilità e capacità, ad affrontare questa grave minaccia con tutti i mezzi legali e costituzionali...chi uccide vigliaccamente, chi mette bombe per colpire i civili non potrà mai cantare vittoria in questo paese!".

Assad ha dichiarato che una volta completata la nuova Costituzione verrà sottoposta all'approvazione popolare per mezzo di un Referendum che potrebbe probabilmente avere luogo nella prima settimana di marzo; in seguito al risultato si prenderanno decisioni riguardo alla chiamata alle urne per le elezioni politiche, ovviamente esse saranno tanto più vicine se la Costituzione venisse approvata subito.

Assad ha fatto una appropriata e profonda ironia sulle critiche lanciate al suo Governo in nome della 'Democrazia' da parte di alcune corrotte monarchie petrolifere del Golfo Persico, facendo notare che, mentre la Siria é stata una Democrazia parlamentare almeno dal 1917 certi regni, come l'Arabia Saudita, sono ancora retti secondo canoni di assolutismo più adatti al sedicesimo e diciassettesimo secolo piuttosto che al mondo moderno del 2012. Tuttavia gli esponenti di queste monarchie retrograde si sentono giustificati a prendere la parola contro la Siria, perché spalleggiati dalla fanfara mediatica che suona al tempo dettato da Usa e Israele.
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