mercoledì 29 febbraio 2012

Arriva in Egitto un nuovo ambasciatore sionista; la domanda che tutti si pongono é: "Quanto durerà?"


Il regime ebraico di occupazione della Palestina ha inviato in Egitto il suo nuovo ambasciatore, Yaakov Amitai, in luogo di Yithzak Levanon, che per due volte aveva dovuto abbandonare il Paese delle Piramidi a causa delle sincere e vibrate manifestazioni di rabbia popolare contro la sede diplomatica sionista, culminate con l'abbattimento del muro di cemento fatto erigere a sua difesa dalla solerte giunta militare (composta di generali nominati da Mubarak e noti per il loro filosionismo) e con l'irruzione della folla nell'edificio che la ospitava.

Amitai, che si trova di fronte un Egitto il cui orizzonte politico é in costante evoluzione e non secondo gli interessi di Tel Aviv, ha rilasciato alcune dichiarazioni di rito riguardo alle "occasioni di rafforzare l'intesa tra l'Egitto e Israele" a una platea di giornalisti che non pareva troppo convinta della sua sincerità. L'Egitto, lo ricordiamo, é stato il primo paese arabo, sotto Sadat, ad accordarsi con Israele sperperando il prestigio acquisito con la brillante campagna della Guerra del Ramadan nel 1973.

Già all'indomani della caduta di Mubarak, lo scorso febbraio, buona parte dell'opinione pubblica chiede a gran voce di rivedere gli Accordi di Camp David, sentiti come una umiliante capitolazione che non ha portato alcun reale vantaggio al paese e alla sua popolazione.
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