martedì 21 febbraio 2012

Ferri corti a Tel Aviv tra Generali e Ministero delle Finanze: i tagli al bilancio fanno volare accuse e parole grosse!


E'ormai 'guerra aperta' fra i gallonati generali del regime ebraico di occupazione e i ragionieri del Ministero delle Finanze e, con grande stupore di molti osservatori, sembra proprio che saranno i secondi a uscirne vincitori, avendo pressoché ridotto i propri avversari all'angolo, assediandoli sotto il tiro di raffiche e raffiche di tagli sempre più severi che hanno letteralmente "spolpato" fino all'osso il programma di faraoniche acquisizioni, generosi emolumenti e ampi programmi di esercitazioni e manovre proposto dai capi militari di Tsahal per l'anno fiscale 2012.

Non solo, ma, non gradendo i borbottii e i 'mugugni' che si erano levati dai Militari all'Indirizzo del Ministero della Difesa e del Capo di Stato Maggiore dell'IDF il Ministro delle Finanze Yuval Steinitz ha accusato i comandi delle Forze Armate di incitare risentimento e ribellione contro il Governo, ribadendo che le decisioni prese per i capitoli spesa dell'anno in corso sono definitive e vanno accettate senza ulteriori discussioni.

A seguito di queste riduzioni delle spese l'IAF ha annunciato lo 'stop' agli acquisti di certi modelli di aeroplano, il congelamento dello sviluppo e dei test di tutti i sistemi anti-missile (quattro nuove batterie 'Iron Dome' non verranno comprate) e il blocco degli acquisti dalle industrie militari Rafael. Nemmeno gli enormi aiuti militari americani, aumentati sotto l'amministrazione Obama nonostante il disprezzo e la viva ostilità del Governo Netanyahu verso il Presidente Usa, sono in grado di supplire a questa situazione, anzi, senza di essi il sistema bellico di Tel Aviv sarebbe praticamente in coma profondo.

Ma i militari non si danno per vinti: agitano lo spettro dell'Iran e di Hezbollah, citano minacciosi le dichiarazioni egiziane sul trattato di Camp David, e sperano, diffondendo paura, di riuscire a fare allentare i cordoni della borsa a un esecutivo la cui gestione dell'economia é stata disastrosa almeno quanto quella della politica estera e, nel tentativo di porre rimedio ai guasti in un campo, sta forse gettando le basi per una irreparabile 'scollatura' in un settore dello Stato che fino al recente passato era garantito e foraggiato come pochi altri.

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