martedì 27 marzo 2012

In Marocco migliaia di dimostranti pro-Palestina si raccolgono dinanzi al Parlamento: l'ambasciatore sionista portato fuori dalla sua sede!


Una vastissima manifestazione pro-palestinese si é tenuta a Rabat, Marocco, di fronte al Palazzo del Parlamento, nell'ambito delle dimostrazioni preparatorie alla "Marcia Globale verso Al-Quds -Gerusalemme-", che si terrà il prossimo venerdì 30 marzo. "Gerusalemme capitale dello Stato di Palestina", "Gerusalemme araba, cristiana e musulmani, mai giudaizzata", "Vogliamo liberare Al-Aqsa e il suo Santuario"; questi gli slogan della folla che, 'armata' di bandiere palestinesi e marocchine, cartelli, striscioni e palloncini hanno onorato lo spirito di Resistenza del popolo palestinese e accusato i monarchi arabi (dal locale Mohammed VI fino ai re-fannulloni del petrolio) di ignavia e codardia di fronte all'entità ebraica di occupazione.

Bandiere sioniste sono state date alle fiamme e slogan contro i rapporti diplomatici di Re Mohammed con Tel Aviv e contro la presenza in città dell'ambasciatore sionista David Saranga si sono fatti più insistenti e vibranti, tanto che, nella sua corazzatissima residenza, Mister Saranga é stato prelevato da uomini della sicurezza e portato fuori dalla sede diplomatica attraverso un'uscita segreta per paura che la folla assaltasse il palazzo come successo recentemente in Egitto. Recentemente la presenza dell'ambasciatore Saranga a un incontro di partnership Euro-Mediterranea aveva incitato il furore di esponenti politici, cittadinanza, media e società civile, tanto che, in risposta al suo invito, il partito di maggioranza relativa aveva subito ritirato tutti i suoi rappresentanti dall'incontro.

Circa centomila persone si ritiene abbiano partecipato alla manifestazione. In una dichiarazione rilasciata alla stampa internazionale il membro del comitato organizzativo Fatah Allah al-Raslan ha dichiarato: "L'apatia di certi Governi arabi di fronte alle minacce sioniste a Gerusalemme non ci sorprende: sono quei Governi che cercano di 'coesistere' con l'occupazione, che la prendono come un fatto compiuto; se dovessimo aspettare loro per liberare la Palestina ci aspetterebbe una ben lunga attesa, ma i popoli, prima di tutto quello palestinese, ma anche gli altri della regione, hanno modi loro di farsi ascoltare e compiere azioni significative!".
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