sabato 31 marzo 2012

Ricerca del Congresso Usa rivela: "Impossibile per Israele rallentare il progresso atomico di Teheran con un attacco aereo!"

Il radar russo NEBO-SVU, specialmente studiato per intercettare gli aerei "stealth", é presente nell'arsenale difensivo iraniano da almeno due anni.
Una ricerca commissionata dal Congresso Usa ha evidenziato come "con ogni probabilità" un attacco, o persino una 'serie di attacchi' israeliani contro l'Iran non sarebbero in grado di ottenere 'alcun risultato durevole' contro il programma nucleare della Repubblica Islamica, infliggendogli danni che potrebbero essere già recuperati dopo appena sei mesi dal termine della campagna militare.

I ricercatori hanno comunicato alla loro committenza che, secondo un rapporto ottenuto dall'agenzia Bloomberg, "Gli impianti nucleari iraniani sono più protetti, più dispersi e più frammentati di quanto normalmente ritenuto dagli analisti militari occidentali e israeliani, presentando perciò un bersaglio straordinariamente sfuggente ed etereo".

Secondo il documento consegnato al Servizio di Ricerche del Congresso, "La consapevolezza della futilità di un simile 'gambit' militare é stata alla base per il costantemente diminuito tasso di entusiasmo verso l'ipotesi di un attacco all'Iran da parte dell'establisment militare israeliano, da settembre 2011 in avanti schieratosi sempre più apertamente contro l'idea di un 'blitz' nel Golfo Persico che, di fronte a incerte prospettive di successo presenta invece probabilissime se non sicure perdite difficilmente giustificabili o assorbibili, sia pure da parte di una potenza militare regionale come lo Stato ebraico".

Attacchi massicci e contemporanei contro Esfahan, Natanz e Arak, comporterebbero l'impiego del 25-30 per cento di tutti gli apparecchi di prima linea attualmente in servizio nell'aeronautica sionista, tra cui l'intera linea di volo del modello più avanzato, l'F-15 I (presente in 25 esemplari). Contro questi attaccanti si staglierebbe una cortina antiaerea di minacciose proporzioni recentemente rinforzata con l'acquisto di sistemi di disturbo e di 'guerra elettronica' che hanno permesso agli Iraniani di cogliere clamorosi e stupefacenti successi come nel recente caso del drone 'stealth' americano intercettato e catturato.

Michael Hayden, ex-Direttore della CIA, attualmente in forza all'NSA, dichiara senza mezzi termini che "Un attacco pesantemente vulnerante al programma nucleare di Teheran é del tutto fuori dalle capacità militari israeliane", di fronte a tale certezza le uniche tattiche possibili sarebbero quella di prevedere periodici "richiami" di un attacco iniziale oppure quella di colpire l'Iran in un'unica soluzione con armi nucleari.


Ovviamente la prima sarebbe disastrosa visto che scatenerebbe quasi automaticamente un conflitto allargato in Medio Oriente, mentre la seconda, stranamoresca opzione non garantirebbe comunque l'automatico raggiungimento dei risultati sperati visto che esistono molti dubbi sulla capacità dei vettori balistici israeliani (anche quando fossero lanciati dai sommergibili recentemente donati a Tel Aviv da Dama Merkel) di poter colpire con la precisione necessaria le sedi del programma atomico iraniano.
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1 commento:

  1. Viene taciuto un altro elemento della propaganda di intimidazione, per aumentare la pressione sull'Iran non meglio precisate fonti di intelligence americane hanno fatto filtrare la notizia che gli Israeliani potrebbero attaccare dall'Azerbajan...si tratta di una colossale balla.
    Gli azeri, nell'ipotesi disgraziata di un conflitto allargato, rischierebbero di cessare di esistere come nazione indipendente e di rirovarsi i T-90 a Baku e forze iraniane al Sud.
    Lo scenario alla "stranamore", peraltro intelligentissima opera di autore ebraico, non lo rischia di sicuro un paesotto di limitata estensione geografica, senza contare che entrerebbero in gioco forze inimmaginabili e che il contigente occidentale afghano farebbe la fine del topo preso sui 4 lati dalle forze della SCO...e sarebbe una bella opera di derattizzazione perchè gli stati centro asiatici ex sovietici non rischierebbero di certo di mettersi contro i soci di maggioranza a Nord ed a Est (meglio nemmeno evocarli per scaramanzia)
    Ivan

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