martedì 20 marzo 2012

Si avvicina la fine per Hana'a Shalabi, detenuta palestinese che sta uccidendosi col digiuno: ricoverata, é prossima al coma!


La prigioniera politica palestinese Hana'a Shalabi, di ventinove anni, in sciopero della fame a oltranza dalla metà di febbraio, é stata ricoverata d'urgenza in ospedale dopo che, dalla visita di routine cui é stata sottoposta dal team di "Clinici per i Diritti Umani" che regolarmente controlla le condizioni di salute dei detenuti palestinesi in sciopero della fame é risultato che le sue condizioni di salute si fossero fatte "estremamente precarie" e avrebbero potuto portare a un improvviso e devastate tracollo del quadro clinico "in ogni momento".

Avendo perso quattordici chili dal momento dell'inizio della sua estrema forma di protesta, la Shalabi ha subito una perdita di tono muscolare ormai definibile come vera e propria atrofia, una perdita di ritmo e tono delle pulsazioni e ha sviluppato una seria sofferenza ai reni dal momento in cui ha smesso di aggiungere sale all'acqua che beve ogni giorno. Il Ministro del Governo palestinese per gli Affari dei Prigionieri, Issa Qaraqaa, ha dichiarato che, in una struttura ospedaliera, le sue condizioni potranno essere meglio sorvegliate e monitorate.

Tuttavia ogni giorno, quasi ogni ora in più che va ad aggiungersi al suo digiuno porta con sé maggiori rischi se non addirittura di morte comunque di conseguenze permanenti sulla salute della giovane, che sta protestando contro il suo ri-arresto illegale da parte delle forze dell'occupazione sionista della Palestina. La Shalabi infatti era stata liberata in autunno nell'ambito della trattativa che aveva portato il Movimento musulmano di Resistenza Hamas a rilasciare l'ebreo francese Gilad Schalit, catturato nel 2006 mentre si preparava, a bordo di un carro armato da 55 tonnellate, ad attaccare la popolazione civile della Striscia di Gaza. Tra le condizioni della trattative era specificato che i Palestinesi liberati non avrebbero dovuto essere seguiti, pedinati, fermati o arrestati dalle truppe sioniste dopo il loro ritorno a casa.
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