martedì 22 maggio 2012

In esclusiva per Palaestina Felix il commento di Ali Reza Jalali sulle recenti vicende libanesi!

E' con grande piacere che la redazione di "Palaestina Felix" ospita il nuovo articolo del giovane giurista Ali Reza Jalali, esperto di Storia e Diritto della Repubblica Islamica al quale estendiamo le nostre congratulazioni per il suo tirocinio presso la redazione della rivista geopolitica "EURASIA".


Il Libano, pur essendo un Paese piccolo, sia per la sua estensione, sia per il numero di abitanti, ha un ruolo geopolitico di primo piano nello scacchiere vicinorientale. Da un lato il “Paese dei cedri” confina con la Siria, con la quale condivide la storia e la cultura, d’altro canto si trova a nord della Palestina occupata. Sembra normale quindi, che le due alleanze strategiche della regione, l’”Asse della Resistenza” (Iran, Irak e Siria) e l’asse del “collaborazionismo” (Turchia, Arabia Saudita e Qatar, alleati degli USA e del regime sionista), siano entrambe interessate a giocare un ruolo attivo in Libano, soprattutto alla luce del conflitto israelo-palestinese e delle recenti vicende siriane.

In Libano poi, principalmente nel sud del Paese, si trova il movimento di resistenza Hezbollah, con posizioni filoiraniane, filosiriane e anti-imperialiste. Hezbollah, secondo molti analisti, rappresenterebbe l’avanguardia iraniana a ridosso dei confini settentrionali del regime sionista, vera e propria “spada di Damocle” sulla testa dei sionisti. Più volte l’imperialismo, con l’ausilio dei propri alleati regionali, ha cercato di indebolire la resistenza libanese. Negli ultimi anni, diversi eventi, che andrebbero letti in un unico piano sabotatore, hanno messo alla prova la tempra di Hezbollah: l’attentato all’ex premier Rafiq Hariri (probabilmente ordito da “Israele” per inaugurare una strategia della tensione contro la Resistenza), la guerra dell’estate 2006 condotta dal regime sionista, alcune rivolte salafite sedate dall’esercito di Beirut, il tentativo delle forze filoisraeliane e filoamericane di attaccare la rete di comunicazione della Resistenza (2008).

Negli ultimi giorni poi, è arrivata la notizia di duri scontri a Tripoli Siriaca (nord Libano) tra salafiti alleati di Hariri jr. e le forze di sicurezza, motivate dall’arresto di alcuni terroristi legati al traffico d’armi finalizzato a rovesciare il governo siriano. Gli scontri poi sono degenerati, per alcuni attentati “di vendetta” contro la comunità alawita, la confessione del presidente siriano Assad. Ormai è noto che Tripoli Siriaca è uno dei punti nodali del traffico di terroristi e armi per la Siria, in particolare per la città di Homs. La sconfitta subita dalle bande armate nella città siriana ha lasciato a piedi molti terroristi che ora si trovano sul territorio libanese, senza un preciso obiettivo.

Visto che l’ingresso in Siria dal confine libanese è divenuto più difficile, per via del contrasto effettuato dalle forze armate di Beirut, il nuovo compito dei terroristi finanziati dagli sceicchi del Golfo persico, sembra essere quello di fare in Libano quello che non è stato possibile in Siria, ovvero destabilizzare il governo libanese del premier Miqati, accusato da Hariri jr. di essere simpatizzante degli Hezbollah (come se ciò fosse un crimine, ma qual è la colpa della resistenza libanese? Probabilmente per Hariri e i suoi il fatto che Hezbollah difende la sovranità libanese dalle mire espansioniste israeliane…).

Come al solito quindi, vediamo come il piccolo Libano sia vittima del grande complotto imperialista per garantire la sicurezza del regime sionista, principale preoccupazione del governo nordamericano in Medio Oriente, insieme ovviamente alle politiche egemoniche per ciò che riguarda il controllo delle risorse energetiche del ricco sottosuolo della regione. Vi é da sperare che anche questa volta la resistenza avrà la meglio, e che, anche a costo di sacrifici e sofferenze la Verità rivoluzionaria, non venga offuscata dalla menzogna reazionaria. A Dio piacendo.
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