lunedì 14 maggio 2012

Tra concessioni ed escalation si intravede un accordo per la fine della protesta dei prigionieri politici palestinesi!

Segnali contrastanti arrivano dalle carceri del regime ebraico di occupazione della Palestina dove quasi tremila detenuti politici si stanno negando il cibo da settimane, alcuni quasi da ottanta giorni, per protestare contro le disumane pratiche detentive sioniste.
Se da una parte l'amministrazione carceraria di Tel Aviv ha permesso a Bilal Dhiab, figura-simbolo della protesta, di chiamare telefonicamente la sua famiglia, venendo meno a quanto dichiarato precedentemente (cioé che lo sciopero non avrebbe portato a nessun allentamento delle rigide condizioni di prigionia dei carcerati)dall'altra il prigioniero politico Kamal Issa ha iniziato a rifiutare anche l'acqua, portando il suo sciopero al livello estremo, che non potrà venire mantenuto a lungo prima di risultare nella sua morte. Al telefono Dhiab ha detto ai suoi familiari di non preoccuparsi e non rattristarsi, e di avere ben presente che la sua protesta possa finire probabilmente con la sua morte ma di essere pronto a fare questo sacrificio in nome dei quasi cinquemila prigionieri politici tuttora incarcerati da Israele. I medici che monitorano la salute di Kamal Issa, invece, hanno avvisato che il suo fisico provato dal digiuno non resisterà senza liquidi per più di 60-70 ore e hanno avvertito che dozzine di altri prigionieri sono pronti a imitarlo e dare il via a un tragico, drammatico 'sciopero della sete'.
Intanto si moltiplicano gli sforzi egiziani per mediare una soluzione tra regime sionista e rappresentanti dei detenuti, a imitazione di quanto successo in autunno con la risolutiva mediazione egiziana per la liberazione di centinaia di detenuti politici in cambio del rilascio dell'Ebreo francese Gilad Schalit.
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