venerdì 23 gennaio 2015

Dichiarazioni di Abu Mujahid, portavoce dei Comitati di Resistenza Popolare, al quotidiano libanese Al-Akhbar!

Il nostro pubblico più affezionato sa bene come noi consideriamo i Comitati di Resistenza Popolare una delle fazioni più interessanti dello spettro delle organizzazioni armate palestinesi, avendo dedicato numerosi articoli alle loro imprese, ai loro grandi e disinteressati sacrifici e una accurata retrospettiva alle loro origini e alla loro struttura.

Il portavoce dell'organizzazione Abu Mujahid ha rilasciato un'intervista a Qassem Qassem, reporter del quotidiano libanese Al-Akhbar, dalla quale riprendiamo, sintetizzandole quelle che riteniamo le più importanti e significative dichiarazioni.

Mujahid ha definito il recente assassinio sionista di combattenti della Resistenza libanese e iraniana avvenuto sul Golan siriano come "un'intollerabile escalation" i cui effetti si faranno pesantemente sentire sul regime di Tel Aviv; quest'atto riprova una volta di più la natura di "cane idrofobo" dell'entità ebraica impiantata in Palestina.

Commentando la situazione di Gaza l'ha definita 'gravissima' e molto peggiore di quanto fosse non solo dopo lo scontro del 2012 (Guerra degli Otto Giorni), ma anche dopo l'Operazione Piombo Fuso, ovviamente indicando la responsabilità massima nella mancanza di fedeltà agli impegni presi mostrata da Tel Aviv e nella complicità internazionale araba e occidentale che non ha effettuato nessuna pressione sui sionisti per costringerli a rispettare i patti.

Abu Mujahid ha dichiarato che dal punto di vista prettamente militare non solo i Comitati di Resistenza, ma tutte le altre organizzazioni armate palestinesi erano pronte a continuare la battaglia per settimane e anche per mesi, se necessario, e che il bombardamento massiccio di obiettivi sionisti potrebbe riprendere anche domani se ve ne fosse bisogno.

Ha poi rimarcato come l'appoggio di Hezbollah e dell'Iran alle organizzazioni palestinesi non si sia mai fermato e non sia stato interrotto nemmeno verso le Brigate Qassam neppure nel momento del massimo contrasto tra Mishaal, Marzouk, Haniyeh e l'Asse della Resistenza, visto che Teheran e Damasco sapevano benissimo che i capi militari delle Brigate Qassam non erano affatto d'accordo con quel voltafaccia (e Ahmed Jabari ne pagò il prezzo col suo martirio).

Mujahid ha calcolato l'attuale forza militare delle Brigate Salah ad-Din (forza armata dei Comitati di Resistenza) intorno ai 3000 combattenti, poco più di metà di quelli disponibili alla Jihad Islamica Palestinese e poco meno d'un terzo di quelli delle Brigate Qassam.

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