sabato 12 marzo 2011

Sergente israeliano scomparso da lunedì, il Comando dell'Idf sospetta un rapimento


L'esercito israeliano ha annunciato la scomparsa di un suo milite, tale Sergente Sherkov, che, stando a quanto riportato da Ynet, sarebbe scomparso ormai da più di cinque giorni.

Data da allora, infatti, l'ultimo messaggio scambiato tra il sergente e la sua unità di riferimento; non vedendolo tornare alle sue mansioni, inizialmente, era stata data il via a una ricerca "confidenziale", tesa a scoprire se il sottufficiale fosse rimasto vittima di un incidente o un contrattempo ma, dopo giorni di infruttuosi tentativi, il Comando dell'IDF ha deciso di rendere pubblica la cosa e ampliare il raggio di indagini e ricerche.

Daniel Bogdan Sherkov, nell'ultimo comunicato reso ai suoi superiori, aveva detto di trovarsi a Tel Aviv e di esser salito su di un pullman diretto a Beit Shmish. Immediatamente, il pensiero di molti é corso ai recenti appelli, lanciati da fazioni della militanza palestinese, affinché venissero catturati altri prigionieri militari israeliani, da mettere sul 'piatto della bilancia' per ottenere la liberazione di prigionieri della Resistenza incarcerati da Israele.

Nessuna organizzazione palestinese, comunque, ha finora rivendicato alcuna azione di questo genere.

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Lo Sceicco Salah dichiara: "I giovani palestinesi sono ispirati e spronati dalle rivoluzioni del Mondo Arabo!"


Lo Sceicco Raed Salah, capo riconosciuto del Movimento della Fratellanza musulmana in Israele ha dichiarato che i recenti movimenti per il rinnovamento e la liberazione dalle influenze e dai 'diktat' stranieri che hanno scosso e stanno scuotendo così tanti paesi arabi, vicini e lontani dalla Palestina, hanno avuto un'importanza fondamentale nel ravvivare e rinfocolare le speranze e le aspirazioni del popolo palestinese per la liberazione della sua terra, a partire dalla città di Gerusalemme e dalla sacra Moschea di Al-Aqsa.

"Le rivoluzioni cui abbiamo assistito e stiamo assistendo non sono meri fuochi di paglia, esse promanano e vibrano dalle più recondite profondità del Cuore e dell'Animo del popolo arabo, ne sentiamo il riverbero fin qui, particolarmente nei nostri giovani, che ne sono elettrizzati e spronati: Israele vorrebbe vedere ogni giovane palestinese intimidito, schiacciato, gettato nello sconforto e invece, grazie a Dio, la nostra gioventù sta ricevendo in queste settimane una spinta potente vero la speranza e la determinazione".

"Ormai nessun politico palestinese, qualunque sia il suo ruolo, il suo partito o la sua fazione, sarà ancora in grado di ignorare la realtà, c?è una voce che si leva dal popolo e il suo richiamo non può essere equivocato o negato". Il leader religioso musulmano ha anche sottolineato che il successo dei popoli arabi nel decretare il loro stesso futuro è un buon auspicio per la fine del regime di Apartheid e occupazione israeliana.

"La gente comune, i palestinesi dei villaggi e delle città, sono stati molto poco coinvolti dalla rottura dell'unità fra il fronte della Resistenza e Fatah; nessuno sostiene le posizioni collaborazioniste e auto-umilianti di Abbas e soci...questi quattro anni hanno mostrato con eloquenza quali siano i 'guadagni' che possono venire dalle trattative con l'occupante".

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Nablus: uccisi cinque coloni ebrei di un insediamento illegale in terra Cisgiordana, le truppe israeliane si scatenano


Raid, retate, arresti in massa effettuati sulla base di semplici sospetti, spesso solo sulla base del sospetto etnico-razzista, istituzione di posti di blocco, coprifuoco, questa la violenta e scomposta reazione delle forze di occupazione dello Stato ebraico a Nablus e Jenin, dopo che, nella notte tra ieri e oggi, una famiglia di fondamentalisti ebrei che vivevano nell'insediamento illegale di Itamar é stata sterminata da ignoti aggressori.

I media israeliani, naturalmente, battono subito sul tamburo del presunto "attacco terrorista" anche se nessuna organizzazione palestinese ha rivendicato l'attacco, le cui modalità differiscono molto dalle tecniche normalmente impiegate dalle fazioni della Resistenza.

Nel frattempo, "per non saper leggere né scrivere" le famigerate truppe dell'esercito più (im)morale del mondo sono scattate in azione con blindati, elicotteri, unità cinofile e tutto il parafernalia della segregazione e dell'Apartheid: posti di blocco mobili e fissi e altri accorgimenti per poter soffocare le circostanti comunità palestinesi e iniziare a far pagare loro il 'prezzo' dell'offesa recata alla 'razza padrona' secondo gli usuali schemi della punizione collettiva.
Dopo il passaggio delle truppe sioniste: famiglia palestinese riordina la propria casa devastata

Particolarmente colpito, finora, é stato il villaggio palestinese di Orta, in cui le truppe sioniste si sono lasciate andare a una vera e propria sarabanda da "Notte dei Cristalli", irrompendo in case e negozi, devastando e distruggendo mobili, suppellettili, merci e quant'altro poteva fungere da bersaglio alla loro rabbia impotente, trascinando via uomini e ragazzi malmenati e percossi, lasciandosi dietro donne e ragazze in lacrime.

Altri cinque villaggi nell'area circostante stanno subendo in queste stesse ore lo stesso fato.

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Decine di migliaia di Palestinesi marciano a Gaza domandando il ritrovamento dell'Unità nazionale!


Decine e decine di migliaia di persone hanno preso parte alla manifestazione indetta dalle fazioni della Resistenza con l'obiettivo di dare un segnale forte e chiaro per la fine della frattura del fronte politico palestinese e la ricostituzione di una piattaforma di lotta e opposizione alle politiche di aggressione contro Gaza e la Cisgiordania portate avanti dallo Stato ebraico.

Incolonnandosi in un lunghissimo "serpente" di folla i dimostranti si sono diretti verso la sede del Consiglio legislativo palestinese inalberando cartelli e srotolando striscioni che domandavano senza mezzi termini la ricomposizione dell'unità nazionale, la fine del regime di assedio; tutti i partecipanti sventolavano solo e soltanto bandiere nazionali palestinesi, senza simboli di partito o di fazione.

Componenti di Hamas, del PFLP, della Jihad islamica, dei Comitati di Resistenza popolare, degli Ahrar, del DFLP e del PFLP-GC hanno marciato fianco a fianco, stringendosi la mano, dirigenti e semplici militanti. Un oratore ha declamato quindi il manifesto ufficiale della marcia, affermando che il popolo palestinese rimarrà saldo e risoluto e proseguirà lungo il sentiero della lotta, senza che assedi, bombardamenti, attacchi o altre angherie possano intimorirlo o dissuaderlo dal perseguire i propri Diritti e le proprie rivendicazioni.

Gaza e la Cisgiordania, seppur diversamente, sono sottoposte agli attacchi coordinati dallo stesso nemico e l'unico modo di affrontarli é sventarli é quello di cementare la volontà politica di tutti i palestinesi, di Gaza, Rafah, Khan Younis, Ramallah, Betlemme, Gerusalemme, Nablus, Al-Khalil; per questo la democrazia é un requisito fondamentale e irrinunciabile e deve necessariamente prevalere a ogni livello, distrettuale, municipale e legislativo, in modo che la volontà popolare, chiaramente e regolarmente espressa, informi ogni atto di lotta e ogni passo verso la riconquista dei Diritti nazionali.

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Saad Hariri rischia di riportare il Libano ai tempi della guerra civile

Saad Hariri saluta la sua poltrona di Primo Ministro...bye bye!
Dopo avere scatenato teppisti e incendi nelle strade di Beirut e di altre città libanesi nel vano tentativo di difendere la sua poltrona di Primo Ministro ed essersi fatto ridere dietro da tutto il Mondo Arabo per aver portato meno di cinquecento persone in piazza cercando di gabellarle come "imponente manifestazione anti-Hezbollah" (nonostante che, tra il sionistame italiano in servizio permanente effettivo, non vi sia stato chi abbia prontamente riportato tale panzana) l'ex Premier libanese Saad Hariri, aiutato dai suoi alleati fascisti, sta tentando di riportare il Libano all'epoca delle lotte settarie e di fazione, giocando al "tanto peggio tanto meglio", con la sua campagna contro le forze della Resistenza.
Il falangista fascista Amine Gemayel (a destra) e l'ex carcerato Samir Geagea, miliziano squadrista e assassino.
Hariri, sostenuto dal falangista fascista Amine Gemayel, fratello di quel Bashir Gemayel che spalancò a Israele le porte del Libano nel 1982, e dall'ex capo della milizia LF, (già ospite delle patrie galere di Beirut per i suoi innumerevoli crimini nel periodo 1975-1990, quando il Paese dei Cedri si trasformò, da 'Svizzera del Medio Oriente' a paesaggio lunare post-atomico) vorrebbe 'mobilitare' l'elettorato della coalizione di Minoranza "14 marzo" nel chiedere il disarmo delle forze che hanno cacciato gli occupanti israeliani dal Sud del Libano per ben due volte, nel 2000 (con il ritiro della forza di invasione che stazionava nella regione fin dal 1982) e nel 2006, con la vittoriosa campagna d'estate contro il ritorno delle truppe israeliane oltre il confine libanese.
Murale celebrativo della milizia Amal, braccio armato del partito laico della comunità sciita libanese.
Hariri e complici cercano di presentare la manovra come un'operazione Anti-Hezbollah, trascurando di menzionare che anche il partito Amal e il Partito socialista della Nazione siriana dispongono di consistenti ali armate, che tuttavia, lungi dall'essere rivolte verso le forze politiche libanesi rivali, sono tenute in riserva per difendere la libertà e l'indipendenza della nazione, in pieno rispetto degli accordi che sancirono la fine del gorgo di violenza settaria che caratterizzò il quindicennio della guerra civile.
Plotone di miliziani del Partito socialista della Nazione siriana
Il Movimento Hezbollah ha scelto, per evitare strumentalizzazioni, di ignorare completamente la gazzarra di Hariri e dei suoi sostenitori fascisti, mentre il capo del Partito socialista progressista druso, Walid Jumblatt, ha dichiarato che tale iniziativa é contraria agli interessi nazionali libanesi; altrettanto nette, sia pure con diverse sfumature, sono le posizioni di altri importanti esponenti politici del paese.

Il Presidente della Camera Nabih Berri ha lodato la "triade" della difesa nazionale poggiata sui cardini Esercito-Popolo-Resistenza, giudicandola soluzione ideale e ottimale per conservare le prerogative di autonomia della nazione libanese; in una intervista con il quotidiano As-Safir Berri ha reitrato come tale dottrina difensiva era accettata e persino propugnata da Hariri non più tardi di alcuni mesi fa; il fatto che adesso essa sia "diventata un problema", proprio quando Hariri non é più capo del Governo, fa intuire come tale 'inversione di marcia' abbia più a che fare con la ripicca infantile di chi vuole 'rompere il giocattolo' piuttosto che lasciarlo in mano ad altri piuttosto che con qualunque preoccupazione legalistica o istituzionale.

Michel Aoun, capo del Libero Movimento patriottico, dal canto suo, ha duramente attaccato la campagna di Hariri dichiarando: "Personalmente sono orgoglioso della Resistenza e dei suoi risultati, essa é un importante puntello che mantiene il Libano saldo e libero, preservando la nostra dignità nazionale; alcuni sostenitori di Hariri hanno cercato di lanciare improbabili paragoni con la mia campagna contro le milizie quando, ancora Generale, cercai di ristabilire l'autorità dello Stato dopo tredici anni e passa di guerra civile, bene, io dico che tali paragoni sono assurdi e improponibili, allora le milizie si affrontavano sul corpo stesso della nazione, sbranandolo a ogni scontro, oggi le forze della Resistenza agiscono all'interno di una cornice istituzionale unicamente contro minacce esterne e, con il passare del tempo, la loro integrazione con l'Esercito nazionale diventerà ancora più solida e inestricabile".
Nel 1989, ricoprendo contemporaneamente la carica di Capo dell'Esercito e del Governo, Aoun cercò di disarmare le milizie libanesi, tuttavia sostiene che qualunque paragone con la situazione attuale sia assurdo e pretestuoso.
Aoun ha dichiarato di ritenere "disgustosa" la retorica di Hariri e dell'Alleanza 14 marzo accennando inoltre a 'documenti' in possesso del suo partito e dei suoi alleati dell'8 marzo, in grado di dare 'parecchi grattacapi' ad Hariri e soci e sufficienti a trasformare coloro che oggi, vanamente, vogliono indossare la toga degli accusatori, in imputati che dovranno presto salire sul banco per subire il severo giudizio del popolo e della nazione libanese.

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Abbas al-Sayyed dichiara lo sciopero della fame contro le inumane condizioni di prigionia


Abbas al-Sayyed, comandante delle Brigate Ezzedin al-Qassam (braccio militare del movimento Hamas), attualmente rinchiuso nella prigione sionista di Rimon (Tulkarem), dove i suoi persecutori vorrebbero che rimanesse fino alla morte, é recentemente entrato in totale sciopero della fame, per protestare contro le indegne e inumane condizioni di prigionia a cui non soltanto lui, ma anche i suoi compagni di prigonia, sono sottoposti.

Ne ha dato la notizia Ikhlas Al-Sayyed, sua moglie, che ha riportato come, a seguito della richiesta di aiuto e miglioramento delle condizioni carcerarie lanciata durante la sua udienza di Appello, Abbas sarebbe stato duramente torturato da secondini e autorità carcerarie israeliane: "Tra le ritorsioni subite da mio marito, a parte la confisca di tutti gli effetti personali che aveva con sé in cella, la più grave é certo quella dell'isolamento sotterraneo, dove é stato tenuto per giorni interi, recluso in uno spazio talmente ristretto da somigliare a un loculo".

L'isolamento totale sotterraneo é l'ultima trovata sionista per aggravare ulteriormente le condizioni di prigionieri che, normalmente, spendono mesi e mesi, oltre un anno nel caso di Abbas al-Sayyed, in celle di isolamento, venendo quindi sottoposti a uno stress emotivo e mentale facilmente immaginabile. L'isolamento costituisce la più comune e frequente forma di tortura a cui Israele sottopone i prigionieri della Resistenza palestinese, visto che non lascia tracce evidenti sul corpo, ma distorce e segna profondamente la psiche e l'anima dei carcerati, che a lungo andare diventano larve d'uomo stranite e disadattate come i naufraghi delle isole deserte.

Questo é il moderno "Arcipelago Gulag" dell'Apartheid israeliano, a denunciare il quale non vi sono pasciute lobby interessate come quelle foraggiate dal Dipartimento di Stato americano e dalla CIA come ai tempi della Guerra Fredda.

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Ousama Hamdan delinea la proposta di Hamas per la riconciliazione nazionale palestinese


Ousama Hamdan, capo del Dipartimento Relazioni esterne di Hamas, ha asserito nella giornata di ieri che l'iniziativa di riconciliazione nazionale attualmente in corso di definizione da parte del movimento é 'totalmente e completamente' basata sui cardini della Resistenza, della liberazione e del rifiuto dell'occupazione.

In una intervista rilasciata al settimanae giordano As-Sabeel, Hamdan ha dichiarato che la nuova iniziativa prenderà in considerazione gli sviluppi politici dell'arena palestinese e del Mondo Arabo, in special modo quelli scatenati dallo 'scoop' riguardante le cosiddette "Palestine Papers" che hanno svelato il livello di complicità e collaborazionismo dei cosiddetti 'negoziatori' di Fatah con i crimini e gli abusi degli occupanti sionisti.

"Dobbiamo imparare dagli errori commessi nei precedenti 'round' di incontri tra Hamas e Fatah, anche se, é meglio specificarlo fin da ora, quel che era sul tavolo fino all'ultimo meeting, é diventato ormai completamente inaccettabile, alla luce delle recenti rivelazioni".

Egli ha aggiunto che i progetti di conciliazione nazionale offerti da Hamas possono coinvolgere tutti i settori della società palestinese e tutte le fazioni intenzionate seriamente a dedicarsi al rifiuto e al contrasto dell'occupazione israeliana, anche in una prospettiva futura. "La riconciliazione nazionale non può essere costruita su posizioni condivise quando una delle due parti si é sottomessa ai desiderata israeliani così tanto da diventare praticamente parte integrante del regime di occupazione, ma la vera domanda é se questa parte sia abbastanza determinata da assumersi la responsabilità di recidere i suoi legami con l'occupante e tornare a servire gli interessi e le istanze del popolo di cui, una volta, era espressione".
Membri di Hamas incarcerati da Fatah si raccolgono in preghiera
"Se Fatah fosse sincera nei suoi ben orchestrati e pubblicizzati appelli alla conciliazione", ha concluso Hamdan "dovrebbe come prima cosa smettere di arrestare i membri e i simpatizzanti di Hamas in Cisgiordania e, in seconda battuta, liberare tutti i prigionieri politici e di opinione che tiene incarcerati, la massima parte dei quali sono finiti in cella proprio per il loro impegno a favore del nostro Movimento di Resistenza".

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Ufree si mobilita in difesa dei bambini palestinesi prigionieri di Israele


Di recente Ufree -il Network europeo per la Difesa dei Diritti dei Prigionieri palestinesi-, associazione umanitaria con base ad Oslo, ha tenuto un'udienza speciale per trattare del problema dei prigionieri minorenni incarcerati nelle prigioni israeliane; la sessione si é tenuta nel contesto di una campagna di sensibilizzazione riguardo alla problematica dei diritti dei prigionieri palestinesi di fronte all'opinione pubblica europea e ai governi dei diversi paesi del continente.

Il prossimo 15 marzo, é stato annunciato nel corso dell'incontro, verrà presentata una interrogazione al Parlamento europeo con la quale si chiederà all'UE di interessarsi dei diritti dei giovani palestinesi imprigionati dal regime sionista. Mohammed Hamdan, rappresentante del Network di Oslo, ha detto di valutare positivamente "Il livello di preoccupazione del Comitato parlamentare europeo per i Diritti umani nei confronti delle condizioni e delle sofferenze inflitte ai giovani prigionieri palestinesi".

E' bene notare che il Network europeo é una delle entità coinvolte nella preparazione di una conferenza sullo stesso tema che avrà luogo a Ginevra, ospitata dalle strutture ONU della città svizzera divenuta, nel tempo, quasi sinonimo di accordi internazionali in difesa dell'Umanità. "Le autorità israeliane", spiega Hamdan "hanno messo in prigionia 7000 minori palestinesi negli ultimi 11 anni, processandoli e condannandoli in aperta violazione delle leggi del loro stesso Stato, visto che negli istituti giuridici israeliani é esplicitamente dichiarato che un minore non possa essere sottoposto a giudizio penale".

Attualmente sono 344 i piccoli palestinesi che languono nelle celle del regime sionista, per la maggior parte concentrati in un'ala della prigione di Hasharon, dove subiscono continue violazioni dei loro diritti, specificatamente tutelati da numerose leggi internazionali, trattati e convenzioni: i casi documentati includono torture psicologiche, pestaggi e persino abusi sessuali. Le molestie e le violenze, lungi dal rappresentare 'casi isolati' come vorrebbe la vulgata giustificazionista, fanno parte di un preordinato sistema di pressione, secondo il quale Israele spera, restituendo fuori dalle sue galere individui segnati nel corpo e nell'anima, di 'scoraggiare' la Resistenza palestinese alle sue politiche di Apartheid e pulizia etnica.

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venerdì 11 marzo 2011

L'Egitto marcia verso la totale de-Mubarakizzazione: liberati due prigionieri politici incarcerati per trent'anni

I cugini Abboud e Tareq el Zomor
 Immaginate di riemergere dopo un'apnea durata trent'anni; un soffocante periodo di umiliazioni, servilismo, nepotismo, corruzione e vergogna...provate soltanto a figurarvi l'euforia, la gioia, l'esaltazione che potreste provare al rilascio definitivo dopo tante offese e tante sofferenze.

E' quanto sta succedendo in Egitto, dopo la caduta del corrotto 'faraone' Mubarak, che aveva svenduto la dignità e il prestigio internazionale del paese agli interessi di Washington e Tel Aviv in cambio dell'osso degli aiuti militari americani e della pace vana e ingiusta con il regime sionista, ottenuta con l'offensiva e illegittima 'smilitarizzazione' del Sinai (come se l'Italia facesse "la pace" con la Mafia, e anche quello a patto di non far più circolare polizia e carabinieri in Sicilia).

Ieri, il turno per 'emergere' da un'immersione (o forse una sepoltura) durata tre decadi é venuto per i prigionieri politici Abboud e Tareq el-Zomohr, fra di loro cugini, incarcerati in quanto ritenuti 'coinvolti' nella pianificazione e/o nell'organizzazione dell'attentato costato la vita ad Anwar Sadat, successore di Nasser e predecessore di Mubarak, ucciso il 6 ottobre 1981 a colpi di mitra e bombe a mano da un commando di quattro militari infuriati contro di lui per la svolta filosionista e filoimperialista della sua politica.
Il commando omicida era composto da Islambouli, Abdelhamed Salaam, Ata Tayel Raheel, e Hussein Abbas
Tra i partecipanti all'attacco fu il Tenente d'artiglieria Khaled el-Islambouli a crivellare materialmente il Presidente Sadat con le raffiche del proprio Kalashnikov. Islambouli e altre 23 persone vennero uccise dai plotoni d'esecuzione scatenati da Mubarak nella violenta ondata repressiva che fu il suo primo atto di governo, mentre i cugini Zomohr furono fra i molti condannati a lunghissime pene detentive dopo processi-farsa resi possibili dallo "stato d'emergenza" dichiarato subito dopo la morte di Sadat e tuttora non revocato, nonostante i ripetuti annunci in tal senso seguiti alla caduta del satrapo del Cairo.



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Human Rights Watch: "Israele non può definirsi 'democratico' e continuare nelle operazioni di pulizia etnica anti-palestinese!"


Human Rights Watch ha presentato una richiesta ufficiale alle autorità dello Stato ebraico affinché vengano immediatamente e definitivamente interrotte tutte le attività di demolizione di case e altri immobili di proprietari palestinesi nel suo territorio: le demolizioni, solitamente eseguite con pretesti speciosi e creati ad arte sono una delle principali tattiche del regime dell'Apartheid di Tel Aviv per portare avanti le sue politiche segregatorie e razziste nei confronti degli abitanti originari della Palestina.

Nell'esposto di HRW si legge: "Israele, con le sue ben pubblicizzate pretese di essere uno stato 'democratico', dovrebbe riservare trattamenti affatto separati e diseguali ai suoi cittadini ebrei, palestinesi o arabo-beduini, astenendosi da qualunque tentativo di 'zonizzare' e segregare in 'bantustan' creati ad hoc gli appartenenti a queste ultime due categorie". In contrasto con quelli che dovrebbero essere i suoi doveri 'democratici' Israele cerca con ogni mezzo di portare avanti una vasta e capillare 'pulizia etnica', iniettando gruppi allogeni di coloni ebrei fondamentalisti nelle zone rese "Arab-frei" tramite gli sfratti e le demolizioni mirate.



Il 13 dicembre 2010 l'amministrazione di Lod  ha eseguito con ingenti forze la demolizione di sei edifici palestinesi nel quartiere di Abu Tuq, rendendo senzatetto i 67 inquilini, membri del clan Abu Eid, di cui quasi la metà (27 persone) erano bambini e ragazzi. Il due marzo 2011 sono stati demoliti i prefabbricati che le famiglie avevano eretto sul luogo delle loro precedenti proprietà. I progetti sionisti di pulizia etnica prevedono la prossima distruzione di 1600 case palestinesi solo a Lod, molte delle quali vecchie di decadi se non addirittura di un secolo.

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Hotline for Migrants lancia l'allarme: In Israele le lavoratrici immigrate sottoposte a ogni genere di abusi!


Un'organizzazione israeliana che si batte per i Diritti dei lavoratori migranti ha sottolineato, in un rapporto rilasciato in occasione della recente Festa della Donna, che la condizione delle immigrate che vivono in Israele, specialmente nell'agglomerato urbano di Tel Aviv, é semplicemente "miserabile" e "totalmente incompatibile con le Convenzioni ONU riguardo l'eliminazione delle discriminazioni di genere".
Escogitato per colpire i Palestinesi, l'Apartheid israeliano si ritorce anche contro i lavoratori immigrati...
Nel rapporto, l'associazione "Hotline for Migrant Workers" ha articolato come in generale le condizioni dei migranti presenti in Israele siano "pericolose" e "precarie", a causa delle diffuse politiche segregatorie e razziste che, ideate dal regime dell'Apartheid per colpire la consistente minoranza palestinese, regolarmente marginalizzata e trattata come "cittadini di serie B", si ripercuotono tuttavia anche sui nuovi gruppi di immigrati asiatici e africani.

Non é possibile per un lavoratore immigrato venire retribuito in maniera simile a un lavoratore ebreo, le condizioni in cui devono svolgere le loro mansioni sono regolarmente carenti sotto il profilo della sicurezza e della salute; a tutto questo le lavoratrici donne aggiungono un'altissima probabilità di venire sottoposta a molestie e abusi, spesso di natura sessuale.

La presenza di un'attiva e vorace organizzazione criminale specializzata nel traffico di migranti, inoltre, assicura che gli stranieri presenti nello Stato ebraico debbano spesso lavorare per anni e anni soltanto per ripagare gli intermediari e i trafficanti che li hanno condotti lì, spesso tramite il sequestro del passaporto, che li scaraventa in un limbo da cui l'uscita si può verificare solo a prezzo di enormi sacrifici.

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Parlamentare del Balad mette in crisi il Ministro sionista della 'Sicurezza' con un'interrogazione sul bambino rapito a Nabi Saleh


Il membro del Parlamento israeliano Jamal Zahalka, Palestinese del partito Balad, ha sottoposto un'urgente interrogazione contro il Ministro della Sicurezza Ytzhak Aharonovic, chiedendo delucidazioni e ragguagli sull'uso di "forza eccessiva" da parte dei responsabili dell'ingiustificato squestro del bambino undicenne arrestato a Nabi Saleh.

L'interrogazione del deputato palestinese segue lo scandalo suscitato in tutto il mondo dalle immagini del vero e proprio sequestro toccato a un ragazzo arabo inseguito e afferrato da poliziotti sionisti con la falsa accusa di 'aver tirato un sasso' contro il loro veicolo. L'accusa era totalmente smentita dalle immagini, dove si vede il furgoncino della polizia passare accanto al bambino, 'individuarlo' e frenare, mentre lui, senza aver tirato alcunché, capisce la mala parata e cerca di darsi alla fuga.
Anche l'UNICEF ha denunciato gli abusi israeliani contro bambini e ragazzi palestinesi
L'arresto e la tortura di bambini e adolescenti, che arrivano persino a subire abusi sessuali, sono tra le tecniche preferite dai poliziotti sionisti per taumatizzare e intimidire le giovani generazioni palestinesi, lasciando profonde cicatrici nelle loro menti e nei loro inconsci.

Aharonovic ha cercato debolmente e senza successo di mantenere che la polizia non avesse usato forza eccessiva e che l'arresto (o meglio, il rapimento) del ragazzino sarebbe stato 'giustificato' dall'impossibilità dei militi di 'accertarne l'età', ben al di sotto del limite di perseguibilità penale; tuttavia, per fortuna, questa volta la vittima é stata rilasciata dopo poche ore e poca tortura, data l'esistenza di una prova video che distruggeva letteralmente il castello accusatorio israeliano.

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Hamas: "Siamo gli unici custodi della legittimità democratica in Palestina"

"Respingiamo al mittente le false e speciose affermazioni del Ministro degli Esteri britannico Hague, che ha recentemente asserito che Hamas starebbe 'limitando' la libertà di opinione e la democrazia nei territori amministrati dal legittimo Governo palestinese"; una replica netta, decisa, misurata e assolutamente condivisibile da chiunque abbia la forza, la fortuna o soltanto la possibilità di sollevare la testa dalla greppia di menzogne e mistificazioni quotidianamente spacciate dai media generalisti riguardo le condizioni di vita a Gaza, dove il Movimento di Resistenza musulmano Hamas, dopo aver riportato la vittoria sul tentativo golpista dei lacché di Usa e Israele, ha mantenuto viva la legittimità democratica delle libere elezioni palestinesi del 2006.
 
Basta solo questo semplice fatto a far crollare come il misero castello di menzogne pretestuose che é ogni addebito di William Hague, esponente di un Governo eletto a maggioranza ben distante dalla indiscutibile affermazione di Hamas, che riportò la vittoria su Fatah in quasi tutti i collegi, nonostante le pesanti interferenze ai limiti del broglio e dell'irregolarità portate avanti dagli sponsor occidentali di Fatah. Ancora oggi il Governo di Londra versa decine di milioni di sterline a Fatah, una fazione ribelle e golpista, che pratica l'arresto arbitrario, la persecuzione politica e religiosa, la tortura...e tuttavia pretende che il vincitore delle elezioni Hamas 'limiti la democrazia'.

Se le regole democratiche venissero ristabilite anche in Cisgiordania per Abbas e i suoi sodali si aprirebbero le porte del carcere per innumerevoli reati: dall'Alto Tradimento, alla Concussione, alla Violenza Privata. "Le affermazioni del signor Hague riflettono una profonda crisi della piattaforma diplomatica inglese, che cerca di evadere le reponsabilità che le derivano dall'aver sostenuto una fazione ribelle, dal mancato intervento contro le aggressioni israeliane a Gaza e contro l'assedio illegale mirato contro la popolazione civile.

Hamas si é dichiarato pronto a partecipare a qualunque consultazione elettorale che rifletta una chiara e sincera volontà di concordia nazionale, un prerequisito che oggi continua a sfuggire solo e soltanto a causa della riottosità di Fatah a sottoporsi di nuovo al libero giudizio dei cittadini di Palestina, che in grande maggioranza, anche nella West Bank sottoposta al suo dominio, continuano a riconoscersi e a riporre la propria fiducia nella Resistenza piuttosto che nelle forze della sottomissione e del collaborazionismo.

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giovedì 10 marzo 2011

Da Rafah dieci tonnellate di polvere di cemento per mandare "in polvere" l'assedio sionista contro Gaza!


La Commissione Araba e Internazionale per la Ricostruzione di Gaza ha siglato il primo accordo formale per infrangere una volta per tutte lo strangolante assedio sionista contro l'enclave costiera palestinese, sottoposta da oltre quattro anni a incessanti vessazioni, che sono riuscite ad angustiare e tormentare la popolazione civile della Striscia grazie alla complicità del regime di Mubarak, che garantiva la chiusura del varco di Rafah, sul versante egiziano del confine, a quei beni che i politici e i generali di Tel Aviv volevano fossero interdetti e negati alla popolazione civile.

L'assedio, vera e propria "punizione collettiva" inflitta a vittime inermi, doveva avere lo scopo di creare una frattura fra gli abitanti di Gaza e la dirigenza di Hamas, che aveva legittimamente conquistato il potere conseguendo la maggioranza assoluta dei seggi nelle libere e democratiche elezioni palestinesi del 2006; lungi dal riuscire nel suo obiettivo, le sofferenze e le privazioni hanno invece cementato gli spiriti e le volontà di tutti i cittadini di Gaza, Rafah, Khan Younis e le altre comunità della Striscia, saldandole in un inossidabile, inscindibile blocco di Resistenza.

Oggi, in conseguenza della vittoriosa rivolta del popolo egiziano, insorto contro Mubarak e i suoi manutengoli, la compagnia britannica Aloha Palestine e la Coalizione internazionale per la Fine dell'Assedio a Gaza hanno sottoscritto l'accordo per una consistente a continua fornitura di cemento attraverso l'Egitto, in faccia a ogni pretesa israeliana: Kanaan Abeed, presidente della Commissione Araba ha dichiarato:

"Questo accordo non é un traguardo, ma un inizio, quando il primo carico sarà arrivato a Gaza altri ne seguiranno e altri accordi verranno siglati; non vi é alcun bisogno di trattare con Israele, Israele é irrilevante, tenga pure chiusi i suoi confini". La Direzione della Coalizione internazionale per la fine dell'Assedio, nella persone di Ahmed al-Aasi si é impegnata a far pervenire nel Sinai dieci tonnellate di cemento in polvere, che poi verranno fatte transitare attraverso Rafah sotto gli auspici di Aloha Palestine e del suo Direttore generale, il famoso e rispettato attivista pro-palestinese Ken O'Keefe.

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