sabato 2 aprile 2011

Tre membri della Resistenza uccisi da bombardamento in una strada di Khan Younis!


Tre militanti delle Brigate al-Qassam sono stati uccisi e altri due gravemente feriti nel corso di un raid aereo israeliano nella notte fra venerdì e sabato: a bordo di aerei F-16 di fabbricazione americana i piloti sionisti non hanno esitato a scaricare missili e bombe nel bel mezzo di una strada di Khan Younis, danneggiando gli edifici civili che si trovavano tutto attorno.

I corrispondenti dell'agenzia di stampa "Palestine information center" riportano fonti del Movimento Hamas, organizzazione di cui le Brigate al-Quds rappresentano l'ala militare, menzionando che le spoglie calcinate delle tre vittime sono state recuperate mentre i loro due compagni, ustionati e mutilati, sono stati portati d'urgenza all'Ospedale dei Martiri di al-Aqsa, presso Deir el-Balah.

L'esplosione, fortissima, ha echeggiato fino a Salah-ad-Din street, che recentemente era stata teatro di un grande assembramento di folla per le celebrazioni del 35esimo 'Giorno della Terra'. Fino ad oggi 14 palestinesi sono stati uccisi e 45 feriti, ustionati e menomati dai violenti attacchi delle forze militari israeliane, che hanno approfittato vigliaccamente della fluida situazione politica contingente, che distare le opinioni pubbliche mondiali, per riprendere la loro campagna di aggressione contro la Striscia costiera assediata.

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Hamas: Netanyahu unico responsabile per mancata liberazione del Caporale Shalit!


Hamas, Movimento musulmano di Resistenza in Palestina, ha dichiarato in un comunicato rilasciato ieri che il Primo Ministro sionista Benyamin Netanyahu mente spudoratamente quando afferma che il mancato rilascio del caporale Gilad Shalit, da oltre quattro anni in mano palestinese, sia in qualche modo da attribuirsi a inflessibilità da parte sua. "Queste affermazioni non sono altro che uno scaricabarile volto a confondere e sviare in risentimento della famiglia Shalit, giustamente puntato verso il Governo israeliano".

Il Movimento ha aggiungto che "la vera ragione dietro il fallimento di ogni tentativo di compromesso sta nel rifiuto di Netanyahu di accordare il rilascio dei cento carcerati palestinesi -molti di loro donne e bambini- menzionati nella lista di condizioni per il rilascio del prigioniero". Netanyahu pretendeva di avere acconsentito al rilascio, purché i liberandi accettassero di venire trasferiti a Gaza o in paesi nordafricani, ma Hamas nega recisamente di aver ricevuto queste condizioni oppure di averle rifiutate, sostenendo che il Governo Netanyahu non ha mai considerato seriamente la possibilità di acconsentire alle richieste dei Palestinesi.

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Domenica 3 aprile manifestazione a Tel Aviv davanti all'ambasciata americana


Una grande dimostrazione di protesta da parte dei Palestinesi residenti in Israele e di quegli ebrei non ancora totalmente lobotomizzati dalla grancassa militarista e fascista ormai prevalente nella società israeliana si terrà nella prima serata di domenica 3 aprile, davanti all'ambasciata Usa di Tel Aviv.

"Una No-Fly Zone sulla Palestina", questo sarà lo slogan della giornata; mentre una 'armada' internazionale impone il suo arbitrio (per contrastanti e divergenti interessi imperialistici) sopra la Libia, il regime dell'Apartheid israeliano continua a bombardare e cannoneggiare la Striscia di Gaza a mano salva, causando dozzine di morti, mutilati e feriti.

Il doppiopesismo dell'Occidente é una dimostrazione di ipocrisia che dovrebbe essere ripugnante persino per i più cinici praticanti di 'realpolitik', soprattutto quando si consideri che, in assenza di aggressioni e raid israeliani, le fazioni della Resistenza di Gaza sono sempre riuscite a imporre la disciplina del cessate il fuoco, come durante la tregua dichiarata da Hamas e interrotta da Israele con l'operazione 'Piombo Fuso' e ancora negli ultimi due anni in tutti gli intervalli fra una serie di attacchi sionisti e la successiva.

Senza le armi americane, il denaro americano, la lobby ebraica e sionista attiva in America e il sostegno diplomatico americano Israele non potrebbe mai permettersi una condotta tanto provocatoria e avventurista, ma sarebbe ridotto a più miti consigli, per questo l'ambasciata Usa nella capitale sionista é il luogo ideale dove dimostrare quanto le politiche di Washington siano impopolari tra tutti coloro che hanno a cuore i valori della Pace, della fraternità e della solidarietà.

La dimostrazione si configura come parte della campagna "R€FU$€!", volta a scardinare la complicità Euro-Americana nei crimini di Israele e ad elevare la consapevolezza riguardo questo nodo cruciale della politica regionale. Gli estensori e i partecipanti alla campagna domandano che Europa e Stati Uniti si uniscano al consenso della Comunità internazionale che giustamente considera Israele potenza occupante illegale, colonialista e razzista, e contribuiscano finalmente a montare un complesso di azioni dissuasive e disincentivanti alla prosecuzione dei suoi crimini contro la Palestina e i Palestinesi.

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La Tunisia legalizza il velo musulmano sulle fototessera per documenti


Iniziano i cambiamenti nella Tunisia che, cacciato il tiranno Ben Ali, dimissionato quel Mohammed Ghannouchi che voleva 'normalizzare' la situazione imbrigliando e smorzando la spinta rivoluzionaria delle masse popolari, si sta ora avviando verso l'elezione di una Camera costituente sotto la guida pro tempore di Beji Caid Essebsi e Fouad Mebazaa, rispettivamente Primo Ministro e Presidente.

E' di oggi la notizia che, in seguito alle pressioni e alle costanti richieste dell'opinione pubblica, il Ministero dell'Interno emanerà presto un decreto che autorizzerà le cittadine tunisine che lo vorranno a farsi fotografare per i documenti di identità indossando shayla, hijab o altri veli che lascino ben riconoscibile il viso e i lineamenti. "La misura", ha dichiarato il Ministro Farhat Rajhi, "Verrà intrapresa in linea coi provvedimenti ultimamente presi per promuovere i principi e i valori della recente Rivoluzione garantendo il rispetto effettivo delle libertà individuali".

Fino dal 12 febbraio era stato permesso agli uomini di farsi fotografare per i documenti con barba e baffi, cosa che sotto il regime di Ben Ali, piuttosto bizzarramente, era proibita. Il Movimento musulmano An-Nahda, tornato alla legalità il primo marzo dopo anni di clandestinità, ha già commentato positivamente la decisione, indicando come la libertà di scelta individuale debba essere garantita per tutti.

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venerdì 1 aprile 2011

I Palestinesi celebrano la memoria dei caduti del 1976, ribadiscono necessità di una Resistenza unificata


In tutta la Palestina, manifestazioni, marce e altri eventi si sono succeduti per celebrare il 35esimo anniversario della strage compiuta dalle forze israeliane di occupazione quando, nel 1976 i Palestinesi organizzarono uno sciopero generale e una massiccia manifestazione per opporsi ai continui sequestri di terra da dedicare alla costruzione di insediamenti ebraici illegali.

A Gaza, punto focale delle manifestazioni é stata la via intitolata a Salah-ad-din, il grande condottiero musulmano che liberò la Palestina dalle forze occupanti dei crociati, potente icona di ispirazione per quanti oggi resistono alle angherie israeliane e ai violenti tentativi di giudaizzazione forzata di terre che sono sempre appartenute ai Palestinesi.

Il Dottor Ahmed Bar, primo Vice-Segretario del Consiglio legislativo palestinese, ha confermato che la dedizione del popolo di Palestina alla sua terra si é sempre mantenuta costante e forma la pietra angolare su cui verrà costruito e realizzato un futuro di riscatto e liberazione.

Bahr ha sottolineato la necessità di porre fine alle divisioni interne del fronte nazionale palestinese, raggruppando quanti abbiano seriamente intenzione di portare avanti un programma di Resistenza e costruzione di un'alternativa credibile a un 'processo di pace' ormai screditato a ogni livello.

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Forum giornalistico palestinese censura duramente la fazione Fatah


Il Forum giornalistico palestinese ha fortemente stigmatizzato la fazione Fatah che occupa e amministra la Cisgiordania dal 2007 per la persecuzione cui ha sottoposto il saggista e commentatore Essam Shawar dopo che questi aveva pubblicato un editoriale in cui evidenziava la necessità di una riconciliazione nazionale sulla base di un progetto di Resistenza.

Il tribunale principale di Qalqilyah, nella Cisgiordania settentrionale, ha istruito un procedimento contro Shawar, accusandolo di avere, col suo scritto, 'messo in pericolo la sicurezza nazionale'. Evidentemente stupito dall'apprendere che il benessere di pochi panciuti burocrati ingrassatisi con gli 'aiuti' occidentali avesse tutt'a un tratto assunto il carattere di 'sicurezza nazionale' Shawar ha così commentato: "Dev'essere la prima volta che uno scrittore o un giornalista viene processato per essersi augurato che la sua patria possa tornare presto unita, salda e dedita a tutelare le vite e gli interessi dei propri cittadini!".

L'associazione giornalistica ha altresì censurato Fatah per la maniera in cui ha permesso a teppisti (evidentemente agenti in borghese) di devastare indisturbati il padiglione del sit-in per l'unità nazionale a Ramallah, senza che le loro azioni venissero fermate dalla polizia o che questa inseguisse i responsabili. Il Forum giornalistico palestinese ha specificato che queste critiche e queste censure non sono espresse a nome di una fazione o di un partito ma nell'interesse della libertà di espressione e informazione di tutti i palestinesi, cisgiordani e di Gaza.

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Apartheid uber alles! Ecco come il 'democratico' regime di Tel Aviv discrimina i suoi cittadini arabi!!


Nello studio scaricabile a questa URL, compilato dal think tank "MEMO - Middle East Monitor" sono evidenziate tutte le istanze di discriminazione e sfavorevole trattamento economico cui sono sottoposti i Palestinesi residenti in Israele, i quali, lungi dal godere i frutti di quella che si presenta all'esterno come "la sola democrazia del Medio Oriente", appilica in realtà nei loro confronti il più rigido sistema di Apartheid, in totale assonanza con gli Stati del Sud delle leggi di Jim Crow e con i razzisti sudafricani di Pretoria, già ottimi alleati dello Stato ebraico.
 Nella fattispecie:
  • Il 61 per cento dei Palestinesi israeliani vivono in condizione di indigenza, contro il 20 per cento degli israeliani ebrei
  • I dipendenti statali palestinesi in Israele sono appena 1 ogni 20.
  • Israele spende meno di 200 dollari Usa ogni anno per studente palestinese, mentre ne investe oltre 1000 per ogni studente ebreo.
  • I palestinesi, che non possono spostarsi o traslocare nei quartieri e nelle cittadine "riservate" agli ebrei sono confinati in villaggi e quartieri squallidi e spesso privi dei servizi di base come luce, acqua, fognature, illuminazione pubblica.
  • Su 188 milioni di dollari Usa di budget infrastrutturale annuale Israele spende soltanto 10-11 milioni per i cittadini palestinesi.

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I giovani israeliani sono sempre più razzisti!! Sconvolgenti risultati del terzo "Ebert Youth Study"!


Una gioventù livorosa, violenta, antidemocratica, razzista, militarista, che vede nella forza e nella guerra la soluzione a tutti i problemi, che non ha l'immaginazione o la flessibilità per tentare di comprendere "L'Altro", questo é il poco lusinghiero ritratto che emerge dalla lettura della statistica compilata dalla "Fondazione Friederich Ebert", terza edizione di uno studio iniziato nel 1998 e ripetuto nel 2004 sulla base di un campione rappresentativo di giovani (15-18 anni) e giovani adulti israeliani (21-24).

A causa di famiglie sempre più assenti e di un indottrinamento scolastico e religioso sempre più invadente e martellante (anche a causa dello spostamento sempre più a destra dell'asse politico dello Stato ebraico) la gioventù di Israele é sempre più permeata dei 'disvalori' del nazionalismo, del razzismo e della glorificazione della guerra e della persecuzione dei Palestinesi, che nella loro 'Weltanschauung' sono ormai totalmente disumanizzati.

Il 62 per cento dei giovani ebrei intervistati vorrebbe privare i Palestinesi di qualunque diritto; la maggior parte di essi ritiene che Israele debba diventare sempre più 'ebraico' e sempre meno 'democratico', con una preoccupante propensione verso 'Un capo forte' (60% delle risposte), e un'altrettanto preoccupante sottovalutazione del pericolo del crescente fondamentalismo religioso ebraico (che non impensierisce che il 23% degli intervistati).

Coltivando una simile gioventù Israele si condanna a un futuro di lotte sempre più violente e intransigenti, non solo contro gli abitanti originari della Palestina, invasa e occupata a partire dalla fine del 19esimo secolo dai propugnatori del Sionismo, ma probabilmente contro tutti i suoi vicini. Questa prospettiva, innanzi tutto dovrebbe preoccupare gli stessi cittadini israeliani, che, come i topi di Hamelin, continuano invece a seguire i "pifferai" della destra religiosa e nazionalista, incuranti del precipizio verso il quale essi li stanno portando.

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La Repubblica iraniana introduce un nuovo obice motorizzato nel suo arsenale


Coerentemente con la propria continua ricerca della totale indipendenza nel campo degli armamenti e dell'industria della Difesa Teheran sta portando avanti numerosi progetti di ricerca, sperimentazione e produzione che alimentano una filiera tecnologica e industriale di prim'ordine.

Sepolti e archiviati i tempi in cui, aggredito da un Irak spalleggiato e armato dalle maggiori potenze mondiale (Usa, Urss, Francia, Germania, persino l'Italia...) l'Iran doveva fare letteralmente i 'salti mortali' per manterere il proprio esercito armato ed equipaggiato, la parola d'ordine, da oltre vent'anni é "autosufficienza" e, conseguentemente, ogni tassello del mosaico di un moderno ed efficace sistema di Difesa integrata deve essere riempito da un progetto nazionale o, alla peggio, da un sistema estero suscettibile di venire retroattivamente smontato, compreso, duplicato e migliorato dai tecnici e dagli ingegneri iraniani.

Un risultato esemplare di questo sforzo é stato recentemente presentato con la cerimonia ufficiale di adozione del nuovo obice motorizzato HM-41 che, evoluto e migliorato sulla base di un vetusto modello americano acquistato decenni fa dallo Shah Reza Palhevi, è stato migliorato in ogni sua componente e quindi montato su uno chassis 6x6 derivato dalla solida e collaudata struttura del camion Mercedes 6264, già utilizzato come base di diversi celebri sistemi di lanciarazzi multipli prodotti da Teheran.

Nonostante la lunghezza della canna sia di "soli" 39 calibri (per un proiettile da 155mm), la resa balistica dell'arma é di tutto rispetto, molto superiore a quella del modello originario: un normale colpo deflagrante può viaggiare fino a 25 km, mentre, con l'adozione di speciali munizioni 'base bleed' o 'razzo assistite' raggi operativi di 30 e 34 chilometri, rispettivamente, possono venire raggiunti e mantenuti con buona precisione.

Il Ministro della Difesa iraniano, Brigadier Generale Ahmad Vahidi, ispezionando il prototipo con una delegazione di politici e militari dell'Esercito e della Guardia rivoluzionaria, ha dichiarato che il nuovo sistema d'arma, disegnato e prodotto su esplicita e dettagliata richiesta dei comandanti delle Forze armate, renderà la nazione iraniana ancor più capace di dissuadere e prevenire minacce esterne alla sua autonomia e indipendenza.

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Israele nega agli avvocati di visitare i loro assistiti in carcere!


Il regime dell'Apartheid israeliano ha approvato una legge che permetterà ai tribunali di proibire le visite da parte dei rappresentanti legali dei prigionieri palestinesi per oltre un anno dopo gli arresti; l'allarme in merito é stato prontamente dato dalla PPS, la Società di Betlemme che porta avanti la lotta per proteggere i detenuti dagli abusi e le angherie del sistema carcerario di Tel Aviv.

Israele ama umiliare e torturare i propri prigionieri più 'celebri' sottoponendoli a lunghissimi periodi di carcerazione in isolamento, che però possono venire punteggiati dalle regolari visite del rappresentante legale del carcerato, ora, in virtù di questo inumano provvedimento, lo Stato ebraico avrà la certezza di poter tenere in completo isolamento le proprie vittime per dodici e passa mesi, mettendo a grave rischio la loro salute mentale.

Simili provvedimenti non sono altro che misure di persecuzione e tortura a cui, con sfacciata ipocrisia, il regime dell'Apartheid tenta di dare una facciata di legalità, pur sapendo di andare contro lo spirito e la lettera di tutte le dichiarazioni e gli statuti di Diritto umano internazionalmente riconosciuti.

In una notizia correlata, attivisti palestinesi per la Resistenza hanno attivato una pagina Facebook per mostrare la loro solidarietà ad Abbas al-Sayyed, leader delle Brigate Ezzedin Al-Qassam incarcerato che ha passato gli ultimi 23 giorni impegnato in uno sciopero della fame totale, che ha gravissimamente minato la sua salute. L'iniziativa é stata lanciata dopo che, con una lettera consegnata al suo legale, Abbas stesso aveva domandato una mobilitazione mediatica internazionale a favore non tanto delle sue sofferenze, ma del motivo per cui ha iniziato lo sciopero: il miglioramento delle condizioni di detenzione dei suoi compagni di prigionia.

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giovedì 31 marzo 2011

Nasrallah e Jumblatt si confrontano su politica interna ed estera! Soddisfazione reciproca


Il leader del Movimento politico sciita Hezbollah Sayyed Hassan Nasrallah e il Segretario del Partito Socialista Progressista, formazione storica dei Drusi dello Chouf, Walid Jumblatt, si sono incontrati pochi giorni fa a Beirut per discutere dei progressi nella formazione del Governo Mikati e delle sfide che attendono la Coalizione tra l'Alleanza 8 marzo e il PSP, che, dopo avere abbandonato esattamente due anni fa la coalizione di conservatori e falangisti filo-israeliani e filo-americani del '14 marzo', si é pian piano riposizionato a sinistra fino a sancire, con i suoi voti, la fine delle speranze di reincarico di Saad Hariri e l'abbrivio per un nuovo Governo a guida Mikati.

Ovviamente la conversazione tra i due leader ha fatto spesso riferimento agli eventi attuali che stanno cambiando il volto del Medio Oriente e del Nord Africa ma, nei suoi punti nodali, é stata quasi totalmente rivolta alla politica interna. Jumblatt, che poche settimane fa aveva sottolineato in un intervento ben poco lusinghiero per l'erede quanto fossero grandi le differenze tra il defunto Rafik Hariri e il figlio Saad, ha definito ai giornalisti del quotidiano 'As-Safir' il clima e i risultati dell'incontro come: "molto positivi".

"Io e il Segretario generale Nasrallah abbiamo una visione molto simile riguardo agli eventi recenti e come meglio affrontarne gli sviluppi".

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Adalah New York manifesta per il boicottaggio di Israele...nel bel mezzo della Grand Central Station!



Originale, coraggiosa, ben studiata e preparata...un grandissimo successo, come altro definire l'iniziativa pubblica di "Adalah-NY", frazione newyorchese del network internazionale per il rispetto dei Diritti umani in Palestina, che ha animato pochi giorni fa la vasta e affollata hall della celebre stazione ferroviaria Grand Central, che molti di noi conoscono per aver visto in numerosi film ambientati nella "Grande Mela"?

Accompagnati dalla musica e dal ritmo (forniti "live" da una piccola orchestra) di "Don't Stop Believing" dei 'Journey' gli attivisti di Adalah si sono esibiti in una routine di danza e canto adattando il testo originale in 'Don't Stop Boycotting', ricordando ai passanti che si fermavano a osservarli e ammirarli quanto sia vitale colpire gli interessi economici del regime dell'Apartheid ebraico evitando sia di comprare beni provenienti da Israele, ma soprattutto evitando prodotti e servizi di compagnie che facciano affari, investano o realizzino progetti in quel paese.
Le strofe della canzone 'riadattata' menzionavano anche artisti come Roger Waters ed Elvis Costello, che da diversi anni rifiutano di esibirsi in Israele per compensi molto alti, ma sono ben felici di suonare nei territori palestinesi per cachet simbolici, contribuendo a generare entrate e ricavi per l'economia locale palestinese. Ben ricevuta dagli astanti, che hanno applaudito l'esibizione, l'iniziativa é stata anche un modo per contrastare 'dal basso' con la forza delle convinzioni e dell'ingegno, la macchina della propaganda filosionista che, grazie ai tentacoli della "lobby a sei punte", negli Stati Uniti controlla praticamente tutta la stampa, la televisione e l'industria del cinema.
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VERGOGNA!!!! Gli 'askari coloniali' di Fatah proteggono, armi in mano, un insediamento ebraico illegale!!!


Le milizie della fazione Fatah, ogni giorno che passa sempre più servile gendarmeria cammellata agli ordini del 'bwana' di Tel Aviv, si sono superate quanto a mancanza di dignità e spina dorsale quando, nella giornata di ieri, si sono schierate a protezione della colonia ebraica illegale di Beit El, costruita sulle rovine di uno delle decine di migliaia di insediamenti distrutti durante la "Nakba" del 1948, vicino al villaggio palestinese di Beitin.

Dozzine e dozzine di dimostranti palestinesi si stavano dirigendo verso Ramallah, per prendere parte alle dimostrazioni indette ieri nell'ambito della mobilitazione popolare palestinese contro l'occupazione e il servilismo di Fatah, ma essi stessi hanno stentato a credere ai loro occhi quando hanno visto i miliziani di Abbas schierarsi per respingere i marciatori prima che potessero passare troppo vicino alla colonia illegale, che ospita fanatici e violenti estremisti ebraici provenienti dal Bengala e dal Bangladesh.

In un perfetto esempio di "mondo capovolto" si sono visti gli eredi dei guerriglieri di Yasser Arafat difendere gli invasori della Palestina e avversare e respingere i Palestinesi che volevano raggiungere i loro compatrioti di Ramallah per denunciare il servilismo e la corruzione della cosiddetta 'Autorità palestinese'; per fortuna Arafat é morto e non ha potuto vedere tale scempio del suo retaggio e della sua lotta.

Nella giornata di ieri, invece, provocatori del partito Fatah avevano attaccato e distrutto la postazione di Sit-in dove stazionavano i cittadini impegnati nella protesta che dal giorno 15 marzo, nel centro di Ramallah, chiede l'interruzione della cooperazione tra Fatah e Israele e la ricomposizione di un fronte unito di Resistenza palestinese contro l'occupazione e la pulizia etnica portate avanti da Israele. Le milizie 'di sicurezza' ivi presenti hanno girato la schiena lasciando mano libera all'aggressione vandalica, che presto é degenerata in scontro aperto con i dimostranti; a quel punto gli uomini di Abbas sono 'intervenuti' picchiando e arrestando i dimostranti e permettendo ai provocatori di fuggire indisturbati.

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Hamas denuncia la legge razzista passata alla Knesset: "Israele punta apertamente alla persecuzione e alla pulizia etnica!"


Hamas, il Movimento musulmano di Resistenza, ha denunciato con forza gli atti con cui il Parlamento dello Stato ebraico ha dato forza di legge al disegno che prevedeva di rendere 'flessibili' e 'revocabili' le garanzie democratiche di libertà, tutela ed espressione ai soli cittadini palestinesi di Israele. In un vibrato comunicato stampa il portavoce di Hamas dichiara che quella inveratasi nei giorni scorsi non é che l'ennesima sterzata al rialzo della campagna di razzismo e Apartheid israeliano, mirata a sradicare ed espellere gli abitanti originari delle terre su cui, con la 'Nakba' di 63 anni fa, gli invasori sionisti dichiararono costituito lo 'Stato di Israele'.

Hamas ha fatto appello a tutti i parlamenti del mondo, a tutte le organizzazioni umanitarie e i corpi legali e i tribunali internazionali per una mobilitazione globale contro questa campagna sionista, che marcia sempre più rapidamente verso la persecuzione pubblica e la pulizia etnica del popolo palestinese. Anche il Ministro della Giustizia palestinese, Mohammed Faraj al-Ghul, non ha potuto che reiterare la propria condanna alla "Vera e propria ondata di leggi e provvedimenti razzisti" che ultimamente sono stati approvati dalla Knesset, egemonizzata da partiti militaristi, ultraconservatori, fascisti e intrisi di fantaismo fondamentalista ebraico.

"Possono approvare tutte le leggi che vogliono, il fatto che l'entità sionista sia un regime di occupazione illegittimo e basato solo sulla violenza non cambia e non cambierà mai". Anche il Ministro Al-Ghul ha fatto appello alla Comunità internazionale affinché attivi pressioni e mezzi dissuasori che obblighino Israele a rispettare le leggi e il diritti umani.

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Nabil Arabi sull'Iran ed Hezbollah: "Saranno interlocutori privilegiati dell'Egitto post-Mubarak!"


Poche ore dopo la conclusione del suo seminale vertice diplomatico con la rappresentanza di Hamas, Movimento politico che esprime il consenso elettorale del 2006 (da cui trae forza l'unico Governo legittimo autorizzato a parlare ed agire in nome dei Palestinesi) e il neo-Ministro degli Esteri egiziano Nabil el-Arabi é tornato sugli scudi delle cronache mediorientali e internazionali, quando il quotidiano sionista Jerusalem Post ha riportato, nella giornata di ieri le sue seguenti dichiarazioni:

"L'Iran ha relazioni profondamente radicate col nostro paese e si illude coloro che pensano che lo tratteremo con indifferenza o, peggio ancora, con ostilità". Entrato in carica il 6 marzo 2011, in meno di un mese di attività Arabi si é incaricato di iniziare di buona lena la manovra di inversione di marcia e riposizionamento diplomatico dell'Egitto, tenuto 'ingabbiato' per oltre trent'anni dal contegno filosionista e filoamericano prima di Anwar Sadat e poi di Hosni Mubarak.

Interrogato a proposito dell'atteggiamento egiziano verso Hezbollah (che con l'Iran ha riconosciuti e saldi legami), Arabi ha dichiarato che, come parte integrante e fondamentale del panorama politico libanese Hezbollah costituisce un'interlocutore d'eccezione per connettersi con gli umori e le tendenze della politica interna di Beirut che, seppure in maniera meno sofferta e plateale di quella egiziana, ha avuto anch'essa, poco prima della cacciata di Mubarak, una scossa forse decisiva, col crollo del Governo Hariri e il sorgere dell'astro di Najib Mikati, sostenuto da una coalizione imperniata anche su Hezbollah.

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Centinaia di londinesi manifestano contro il criminale di guerra Shimon Peres in visita a Chatham House!


Oltre cento manifestanti pro-palestinesi, riuniti dalle associazioni PSC - Palestine Solidarity Campaign e BMI - British Muslim Initiative, hanno picchettato Chatham House, dove oggi il criminale di guerra Shimon Peres, attualmente Presidente dello Stato ebraico, stava 'celebrando' sessant'anni di relazioni diplomatiche fra quest'ultimo e la Gran Bretagna.

Secondo quanto riportato dal cronista Paddy Maguffin la folla era molto vivace e attiva, inalberando cartelli contro il Muro dell'Apartheid, l'assedio di Gaza e le nuove leggi razziste recentemente proclamate in Israele, ha fatto sentire la sua voce e la sua opinione in maniera democratica. La portavoce del PSC, Sarah Colborne ha dichiarato: "Peres era Presidente di Israele durante l'aggressione militare a Gaza di due anni fa, il sangue di oltre 1400 civili é sulle sue mani, perché lui ha autorizzato gli attacchi, dovrebbe essere portato davanti a un tribunale, non in visita ai nostri governanti".

Le forze di polizia locali, forse temendo che i manifestanti potessero intercettare il convoglio di Peres una volta lasciata la zona, hanno cercato di mantenere i dimostranti sul posto anche dopo che la conferenza di Chatham House era terminata, violando il loro diritto alla pubblica circolazione. "E' bizzarro che un gruppo di manifestanti che chiedono che venga resa giustizia secondo i termini del Diritto venga accerchiato e bloccato dalla polizia, quando invece un assassino seriale che dovrebbe finire davanti a un tribunale internazionale viene scortato via con tutti gli onori".

Come cantavano i Clash 34 anni fa: "If Adolf Hitler flew in today, they'd send a limousine anyway", verrebbe da dire.

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mercoledì 30 marzo 2011

Abbas Sayyed continuerà lo sciopero della fame a rischio della vita!


Arrivato a rifiutare il cibo ormai da quattro intere settimane, severamente minato nel fisico dalla sua estrema scelta di Resistenza, Abbas al Sayyed, comandante delle Brigate Ezzedin al-Qassam, braccio militare del Movimento musulmano di Resistenza Hamas, che era rinchiuso fino a pochi giorni fa nella galera sionista di Rimon, ha espresso, in una lettera inviata al suo avvocato, che non ha intenzione di interrompere la sua protesta fino a che tutte le sue richieste non verranno accolte.

Trasferito d'urgenza nella struttura ospedaliera della prigione di Ramleh, Sayyed é costantemente monitorato, ma ormai i suoi livelli di glicemia sono costantemente critici ed egli non può nemmeno issarsi seduto senza venire colto da spasmi di nausea e vertigine.

La sua lettera, che meriterebbe di venire inserita in un volume con le più belle e toccanti testimonianze delle vittime del regime ebraico dell'Apartheid, in un passaggio recita: "Nonostante abbia piena fiducia che entro poco sarò di nuovo libero, a Dio piacendo, mi sono impegnato in questo sciopero della fame per precise motivazioni di principio...potevo rimanere quieto e buono mentre il direttorie della prigione di Rimon, e i suoi ufficiali e il loro personale calpestavano e si facevano beffe non solo dei miei diritti, ma anche di quelli dei miei compagni di prigionia, oppure potevo prendere una posizione di lotta, una posizione di orgoglio, pazienza, dignità e fede...ho scelto la seconda opzione, raccomandandomi a Dio per tutto ciò che potrà venirne...".


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