sabato 30 aprile 2011

A Manchester si onora la memoria di Vittorio Arrigoni, "La sua morte ci spinge a moltiplicare i nostri sforzi per la Palestina!"


Un memorial tenuto nella città britannica di Manchester in onore di Vittorio Arrigoni si é rapidamente trasformato in una affollata e vibrante manifestazione di sostegno alla Causa palestinese, con attivisti dell'ISM che hanno intonato canti e slogan per la liberazione delle terre sottoposte all'Apartheid israeliano, la fine dell'inumano strangolamento economico di Gaza e il prosieguo dell'invio di convogli di aiuto umanitario alla Striscia assediata.

Il ricordo del volontario e cooperante italiano ucciso ad aprile, definito da cartelli e striscioni "Palestine's truest friend" si é quindi trasformato in un'ansia urgente di procedere lungo la strada da lui indicata e tracciata, che é poi il più grande omaggio che si potrebbe mai sperare di fare a Vik; siamo più che certi che lui avrebbe apprezzato.

La manifestazione, organizzata dal Forum britannico pro-palestinese (PFB) é stata seguita dai rappresentanti di diverse ong e associazioni di attivismo e volontariato e ha compreso la proiezione di un documento filmato riguardo la vita e le attività di Arrigoni. Il Dottor Tareq Tahboub, a nome del PFB ha detto come uno dei più grandi meriti del cooperante italiano é stato diffondere l'idea che a Gaza il problema principale non era meramente umanitario, che le ricadute sociali ed economiche non erano altro che ricadute e manifestazioni secondarie di un assetto politico che andava affrontato e modificato.

Tahboub, parland a nome della sua associazione, ha pubblicamente accusato Israele di avere organizzato l'uccisione di Vittorio o quantomeno 'indirizzato' i killer verso di lui, per diffondere una cattiva immagine dei Palestinesi e spaventare e scoraggiare ulteriori manifestazioni internazionali di solidarietà verso Gaza. Ibrahim al-Majrisi, attivista inglese pro-palestinese ha detto che morire dedicando la propria vita a una causa é molto meglio che vivere fino a tarda età senza nulla in cui credere.

Ken O’Keefe e Norma Turner, infine, ripetendo la loro intima e radicata convinzione del coinvolgimento dei servizi segreti israeliani nell'assassinio hanno pronosticato che, contrariamente ai desideri dei suoi carnefici, la morte di 'Vik' sta convincendo molti altri giovani europei e occidentali a seguirne le orme e continuarne la lotta.

Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille! Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

L'Egitto potrebbe aprire completamente e definitivamente il varco di Rafah già la prossima settimana!


Il Ministro degli Esteri egiziano Nabil el-Arabi, ha recentemente dichiarato che entro una settimana al massimo l'Egitto potrebbe prendere una decisione definitiva riguardo le misure di blocco della frontiera con Gaza e che tale decisione sarà solamente basata su considerazioni di praticità e sicurezza interna, senza tenere assolutamente in conto i desideri o le richieste di parti terze.

"La condizione umanitaria della popolazione di Gaza é perennemente sospesa sull'orlo di un baratro, e io credo che le decisioni politiche prese dal regime precedente, quando decise di genuflettersi al diktat sionista e di sigillare il confine, siano state immorali e inumane e vadano quindi rovesciate il prima possibile".

Come é immaginabile, le dichiarazioni del responsabile degli Esteri egiziano hanno scatenato l'entusiasmo degli abitanti della Striscia che vedono ormai all'orizzonte la fine delle loro tribolazioni; il consigliere politico del Premier palestinese Hanyieh, Yousef Rezqa ha così commentato: "Accogliamo con estremo interesse e favore gli sviluppi in merito alla questione del varco di confine, con la speranza che l'ordine esecutivo in merito alla sua apertura disti pochi giorni da ora, in modo da mettere la parola "fine" su cinque anni di assurdo e crudele assedio diretto contro la nostra popolazione".

Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille! Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

venerdì 29 aprile 2011

Reazioni al protocollo di intesa palestinese: ovviamente Israele lo teme, voleva i Palestinesi divisi per sempre!


Man mano che le notizie dal Cairo, da Gaza e dalla Cisgiordania si strutturano e si arricchiscono di dettagli emerge con chiarezza la prospettiva concreta che l'effetto domino iniziato nel 2011 con l'abbattimento dei satrapi filo-occidentali in alcuni paesi mediorientale non metta in pericolo soltanto gli scranni dei colleghi ancora in sella dei tiranni deposti, ma tutto il rapporto di forza nella regione, ancora pochi mesi fa ingabbiata nell'agenda setting di Washington e Tel Aviv (con le poche eccezioni di Iran e Turchia, peraltro paesi non arabi) e ora totalmente libere di essere percorse da iniziative nuove e coraggiose come la mediazione egiziana che, in capo a poche settimane, sembra essere riuscita a colmare un gap scavato da quattro anni di servilismo, ambiguità, tradimento e connivenza con gli oppressori da parte di Fatah.

Sia chiaro da subito, il processo di riconciliazione palestinese avrà senso solo e soltanto se a compiere il tragitto più lungo e accidentato verso l'agognata riconciliazione nazionale sarà la fazione di Abu Mazen: é stata Fatah a cercare di ribaltare con le armi la secca vittoria elettorale di Hamas, é stata Fatah in questi quattro anni a trasformarsi nella gendarmeria ascara di Israele, sono stati esponenti di Fatah ad allearsi al Mossad per colpire all'estero dirigenti di Hamas...la ragione, la legittimità, il diritto e l'orgoglio nazionale stanno tutti dalla parte del Movimento di Resistenza Musulmano, cercare di trascurare questi dati di fatto 'per amor di pace' non porterà a nulla di positivo, Fatah ha sbagliato e sicuramente pagherà il fio dei suoi errori nei seggi elettorali, tanto alle presidenziali quanto alle legislative.

Ovviamente, roboanti e minacciosi quanto vuoti e inani si levano i latrati dei 'mastini' Netanyahu e Lieberman, i politici sionisti di estrema destra 'ammoniscono' Fatah: "O con noi o con Hamas", benissimo, visto quanto Fatah ha ottenuto durante i balletti delle 'trattative' con Israele é più che chiaro che la fazione già golpista abbia capito che la sua sopravvivenza politica può passare solo tramite il rifiuto degli ultimi quattro anni di linea politica, cosa potrà fare Israele di peggio che non abbia già fatto? Scatenare una 'Piombo Fuso' anche contro la Cisgiordania?

Interrogato dalla televisione iraniana di lingua inglese PRESStv, Ahmed Youssef, consigliere politico del Primo Ministro Hanyieh, ha dichiarato che l'accordo con Fatah é frutto di quattro fattori principali: le 'onde sismiche' della caduta di Mubarak, gran sacerdote della 'vacca sacra' della Pace con Israele vista come viatico all'accettazione occidentale e alla durevolezza del potere politico in Medio Oriente, in secondo luogo l'abietto fallimento di ogni tentativo di portare Israele alla ragione con qualche concessione più o meno grande in ambito negoziale, in terzo luogo il veto americano all'ONU che ha affondato la bozza di risoluzione di condanna del processo di insediamento di coloni fanatici in Cisgiordania e di giudaizzazione forzata di borghi e cittadine e città palestinesi, infine la massiccia mobilitazione popolare nella West Bank che ha prospettato a Fatah la minaccia di una massiccia insurrezione popolare come quella tunisina o egiziana.

Come si vede sono tutti fattori collegati da un "fil rouge", l'ostinazione pertinace di Israele a concedere alcunché ai suoi vicini, siano essi egiziani, palestinesi o altro: Israele non ha mai trattato l'Egitto come un partner alla pari ma come una satrapia di cui teneva in pugno il guardiano, da qui accordi umilianti come quello del metano, che hanno fomentato la rabbia popolare contro Mubarak, Israele non ha acconsentito nemmeno a 'congelare' temporaneamente gli insediamenti ebraici (pur lusingato da Obama con regalie e prebende), quindi ha mostrato a Fatah l'inutilità di proseguire il minuetto negoziale; per evitare censure internazionali ha scatenato i mastini dell'AIPAC e della Lobby a Sei Punte, mostrando di nuovo come non ci fosse da sperare in sostegni esteri per la causa palestinese, a quel punto, e siamo al quarto, restavano solo due strade a Fatah: trasformarsi del tutto nei lanzichenecchi di Tel Aviv e scatenare la repressione sanguinosa contro i manifestanti a Ramallah, Nablus e Al-Khalil oppure cercare l'intesa con Hamas sul versante della Resistenza...é stata scelta la seconda via.

Israele non deve abbaiare contro Fatah, sperando di intimorirla e farla tornare all'ovile, deve mangiarsi le mani per tutte le occasioni che ha sprecato finora, affidandosi a leadership politiche che non sanno nemmeno immaginare una trattativa seria e onesta e fidandosi troppo della complicità ipocrita e insincera di Usa e Unione Europea.

Interrogato da PRESStv nella sua residenza londinese l'analista mediorientale Peter Eyre ha aggiunto al mix l'interessante osservazione che il rifiuto israeliano di trattare con qualunque entità semi-autonoma e para-statale palestinese potrebbe avere un motivo anche con la segreta speranza israeliana di defraudare totalmente i Palestinesi delle ricchezze naturali del bacino di gas Est-Mediterraneo che, ha sottolineato lo studioso inglese, potrebbero rendere la Palestina "La Piccola Dubai" del Mare Nostrum.

Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille! Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

Mohammed Dahlan suda freddo! Due suoi fedelissimi scappano in Belgio inseguiti dai mandati di cattura dell'Anp? Adesso toccherà a lui??


Rashid abu Shabak e Sami abu Sahadana, già figure chiave nelle forze di sicurezza di Fatah controllate fino dallo "squalo" Mohammed Dahlan, le cui fortune sono precipitate in seguito all'ignominiosa sconfitta patita per mano degli uomini di Hamas durante il fallito Colpo di Stato del 2007 e al maldestro e altrettanto iellato tentativo di proporsi come potenziale rivale di Abu Mazen grazie all'aiuto del tramontante regime di Mubarak tra la fine del 2010 e il principio del 2011, si troverebbero atturalmente in Belgio, dove, inseguiti da mandati di cattura per malversazioni assortite, avrebbero sporto richiesta di "asilo politico".
Abu Shabak ritratto a fianco di Mahmud Abbas
L'Autorità nazionale palestinese (vale a dire i loro ex-sodali di Fatah) li avrebbe formalmente accusati di essere al centro di "un enorme e profondo 'racket' di corruzione".

Fonti locali hanno rivelato all'agenzia stampa palestinese "Palestine Information Center" che Abu Samhadana sarebbe arrivato in Belgio diversi giorni addietro, mentre Abu Shabak sarebbe sbarcato allo scalo internazionale di Bruxelles soltanto lunedì, rimanendovi virtualmente confinato dopo avere sporto richiesta ufficiale di asilo politico.

Sembra che, nel corso delle indagini, gli inquirenti dell'Anp avrebbero sporto nei confronti di Shabak istanza di restituzione per sette milioni di dollari usa di fondi fraudolentemente sottratti ma che, dopo aver restituito appena 150mila dollari, questi sia riuscito a darsi alla macchia per poi riemergere in Belgio.

Se l'azione inquirente nei confronti dei più corrotti dirigenti di Fatah (che guardacaso erano anche i più servili e sottomessi 'ascari' di Israele, come testimonia la connection con Dahlan, che si faceva forte, al tempo della rivalità con Abbas, proprio del maggior "gradimento" che riscuoteva a Tel Aviv) potrebbe essere un buon segno premonitore per il prosieguo delle attività di riavvicinamento e pacificazione tra il Movimento di Resistenza musulmano Hamas e la Fazione che controlla la Cisgiordania tramite il 'governo' di Ramallah.

Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille! Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

Qaradawi: "Mobilitiamoci in soccorso di Gerusalemme e del santuario di Al-Aqsa, assediati dalla giudeizzazione forzata!"


Il prestigioso e rispettato esegeta egiziano, lo Sceicco Youssef el-Qaradawi, che dirige la Commissione fiduciaria dell'Istituto internazionale Al-Quds ha lanciato un appello alle forze rivoluzionarie del mondo arabo affinché si mobilitino prontamente in soccorso di Gerusalemme, minacciata dal continuo e insidioso progetto di giudaizzazione forzata portato avanti dal regime di Tel Aviv.

"Siamo di fronte a un'escalation inaudita che vede la natura profondamente araba di Gerusalemme, strutturatasi attraverso i secoli, confrontata con un malvagio progetto di revisionismo storico e pulizia etnica, mirato prima e soprattutto contro il Nobile Santuario di Al-Aqsa. La possibilità di una violenta azione sionista contro questo punto focale della storia e della fede della comunità musulmana non può più venire trascurata e contro di essa bisogna tenere alta la guardia e impedire che le azioni e le aggressioni israeliane siano, come di consueto, circondate dal colpevole se non complice silenzio dei media internazionali".

"Si é già verificato che gruppi di fanatici ebrei si siano introdotti surrettiziamente nei cortili della moschea per tenervi cerimonie del loro culto: nessun musulmano né a Gerusalemme, né altrove in Palestina o nel mondo si intrufola nelle sinagoghe per tenervi suoi riti; questo stato di cose, reso possibile dalla connivenza della polizia e dell'esercito di Tel Aviv coi fanatici, deve immediatamente terminare".

Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille! Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

Centinaia di Egiziani manifestano davanti all'ambasciata sionista: "Stop immediato a ogni relazione con Israele!"


Centinaia di cittadini egiziani hanno dimostrato di fronte all'ambasciata israeliana al Cairo, domandando una immediata e unilaterale interruzione di ogni rapporto diplomatico ed economico con il regime dell'Apartheid. La manifestazione si é concretata spontaneamente grazie a un passaparola tramite telefoni cellulari e personal computer man mano che si diffondevano le notizie riguardanti il nuovo e devastante attentato che ha colpito la rete metanifera del Sinai, tramite la quale, per volontà dell'ex-tiranno Mubarak, l'Egitto riforniva Israele del 40% del suo fabbisogno di gas naturale, a prezzi totalmente fuori mercato.

I dimostranti hanno intonato e scandito slogan contro questo accordo, che é già al centro di numerose inchieste della magistratura che ne hanno accertato la natura iniqua e dannosa per gli interessi nazionali, chiedendone la cancellazione immediata. L'attivista di sinistra e famoso blogger Husam al-Hamalawi (foto piccola) ha dichiarato che la manifestazione é stata una spontanea e vibrata replica agli inviti del Presidente (e criminale di guerra) dello Stato ebraico, Shimon Peres, che recentemente ha invitato la gioventù egiziana a 'normalizzare' le relazioni con Israele, dopo un goffo e insincero tentativo di 'felicitarsi' per la cacciata di Mubarak.
Frontespizio di "3Arabawy", blog di Husam al-Hamalawy
Al-Hamalawi, riferendosi all'attentato esplosivo di mercoledì, ha detto che se il Governo del Cairo non si incaricherà al più presto di rescindere anche formalmente l'accordo energetico con Israele sarà nuovamente il popolo a prendere in mano la questione, assicurandosi che non rimanga più alcuna struttura in grado di 'sifonare' le risorse naturali egiziane a favore di uno stato ostile.

Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille! Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

giovedì 28 aprile 2011

L'occupante sionista vorrebbe mettere la sordina ai muezzin di Gerusalemme! Netta replica della Fratellanza musulmana israeliana!


Nel costante, incalzante, soffocante procedere del parossistico e fanatico processo di "giudeizzazione forzata" della città di Gerusalemme il regime sionista di Tel Aviv sta per superare un nuovo argine di indecenza: questa volta a essere nel mirino degli occupanti sono nientemeno che i minareti delle dozzine di moschee gerosolimitane, le torri svettanti da cui i muezzin (o, più precisamente, i mu‘adhdhin) richiamano i fedeli alla preghiera facendo echeggiare le sette od otto strofe dell'adhān: dalla Moschea di Abdeen a quella di Omar, dalla Moschea di Al-Khanqah al-Salahiyya a quella di Al-Buraq, fino al Sacro e Nobile Santuario di Al-Aqsa.

Gli ebrei occupanti vorrebbero "abbassare" (non sappiamo se il termine sia usato come velato sinonimo di 'zittire') il richiamo dei muezzin, che da 1373 anni (appena sei anni dopo la morte del Profeta Maometto) risuona nei cieli di Al-Quds, all'alba come al tramonto, cinque volte ogni giorno. La 'giustificazione' per tale abuso, che suonerebbe ridicola se non fosse intollerabilmente ipocrita e offensiva é che i coloni ebrei illegalmente impiantati da Israele nelle case espropriate e sottratte agli abitanti arabi di Gerusalemme sarebbero "infastiditi" dal richiamo alla preghiera islamica.

Se li infastidisce tanto, suggeriamo noi, potevano evitare di accorrere dagli Stati Uniti, dalla Francia, dall'Inghilterra, dall'Ucraina, dall'Australia (tutti posti a bassissima densità di moschee) per venire a trasferirsi nel Terzo luogo sacro dell'Islam!

La Fratellanza musulmana in Israele, commentando la notizia, ha dichiarato che essa rappresenta "Il colmo dell'arroganza sionista" non mancando però di notare come l'apparente 'fretta' di accelerare il processo di giudaizzazione di Al-Quds stia ad indicare che "L'establishment sionista abbia fiutato l'aria che tira recentemente in Medio Oriente e abbia quindi assunto gli atteggiamenti propri del ladro che sente prossimo il ritorno del padrone della casa in cui ha fatto irruzione".

Il commento dell'organizzazione islamica, oltre a far notare come il richiamo alla preghiera non sia assolutamente negoziabile sotto nessun punto di vista e a prescindere da ogni pretestuosa richiesta israeliana, si conclude con l'ammonimento: "Guai agli oppressori, perché per quanto essi possano farsi minacciosi ed empi a essi verrà comunque presentato il conto delle ingiustizie inflitte alle loro vittime".

Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille! Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

Accordo trovato tra Hamas e Fatah per riconciliazione, unità nazionale ed elezioni? Dobbiamo crederci? Di certo possiamo sperarlo!


In un evento che, se seguito e confermato da fatti concreti, potrebbe avere ripercussioni inimmaginabili e potenzialmente dirompenti per l'intero assetto della regione mediorientale, agenzie di stampa egiziane e mediorientali hanno iniziato a riportare, dal tardo pomeriggio di ieri, la voce che il Movimento musulmano di Resistenza Hamas e la fazione Fatah, rimasta in controllo della Cisgiordania dopo il fallito tentativo di Colpo di Stato nel 2007, avrebbero trovato durante un vertice segreto l'intesa di massima per la saldatura del 'divide' che li separa da quattro anni a questa parte e per la costituzione di un Governo d'unità nazionale.

L'accordo, che ha letteralmente preso alla sprovvista la stragrande maggioranza degli osservatori e dei politologi internazionali, sarebbe non il frutto di un estemporaneo "coup de foudre", ma bensì il risultato di una lunga ed estenuante trattativa parcellizzata in dozzine di meeting avvenuti ben distanti dall'attenzione dei media e dell'opinione pubblica.

"Le due parti hanno firmato i primi protocolli di un accordo. I punti di divergenza e contrasto più evidenti sono stati composti e appianati", così ha dichiarato Taher el-Nunu (sopra), portavoce ufficiale del legittimo Governo palestinese, ai microfoni dell'incredula troupe della britannica Reuters, aggiungendo che presto delegazioni delle due parti dovrebbero convenire al Cairo per una cerimonia formale di riavvicinamento.

Da parte sua, il capo della delegazione di Fatah, Azzam el-Ahmad (seconda foto dall'alto, con Khaled Mishaal) ha detto alla Tv di Stato egiziana che l'accordo raggiunto é di vasto orizzone e definitivo; esso chiamerebbe i Palestinesi alle urne per il rinnovo della scadutissima carica di Presidente dell'Anp ma anche per eleggere un nuovo Consiglio legislativo, al più tardi entro il 2012. Anche l'agenzia di stampa egiziana MENA ha confermato che parte dell'accordo comprende la nomina di un governo transitorio di unità nazionale e l'indicazione di date certe per le consultazioni elettorali.

Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille! Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

Altri nove detenuti palestinesi liberati in Egitto sono tornati a Gaza dalle loro famiglie!


Nella giornata di ieri le autorità egiziane hanno liberato nove cittadini palestinesi che si trovavano detenuti nella prigione di Qanatir; tutti loro erano stati arrestati dal regime filo-occidentale e filo-sionista di Mubarak per motivi politici. Imad al-Sayyid, portavoce del Comitato delle Famiglie dei Prigionieri palestinesi in Egitto ha detto che i nove si sono già riuniti con le loro famiglie nella Striscia di Gaza.

Il gruppo di ex-detenuti comprende tre dirigenti di organizzazioni di Resistenza palestinese e per il resto é composto da lavoratori dei tunnel che hanno contribuito con la loro opera a mantenere la popolazione civile di Gaza rifornita di beni essenziali quali medicine, latte in polvere, carburante e altri articoli bloccati alla frontiera da Israele, nel suo programma di 'punizione collettiva' tramite la carestia imposta.

Dopo il rilascio di costoro restano circa 23 palestinesi nelle prigioni egiziane; le autorità della giunta di transizione guidata dal Maresciallo Tantawi stanno rivedendo le loro cartelle per decidere se esistano chiari e fondati motivi per il loro rilascio (se qualcuno fosse detenuto per crimini comuni, ad esempio, non verrebbe rilasciato o sarebbe consegnato al legittimo Governo palestinese perché continui a scontare a Gaza la sua pena).

In una notizia correlata, dopo una temporanea chiusura per via di celebrazioni nazionali, oggi il varco di confine di Rafah verrà riaperto al transito di tutti i cittadini di Gaza che si siano registrati per entrare in Egitto prima dello scorso 20 aprile.

Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille! Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

Israele si prepara alla guerra sotterranea contro Hezbollah. Sarà dunque "Rattenkrieg" nel Libano del Sud?


Con tutti i 'caveat' necessari quando si riprende una notizia da un famigerato "tabloid per semi-analfabeti" registriamo la pubblicazione sull'israeliano "Maariv" di un articolo secondo il quale le forze armate sioniste starebbero esercitandosi al combattimento sotterraneo in una apposita struttura edificata nella parte settentrionale del paese.
Carro Magach abbandonato da Israele in Libano ed esposto da Hezbollah insieme ad altri trofei catturati nel 2006
Secondo quanto riportato dal quotidiano del pomeriggio la struttura sarebbe ispirata dal complesso sotterraneo nordvietnamita di Cu-Chi, che durante la Guerra del Vietnam si dimostrò resilente a tutti i tentativi americani di distruggerlo dall'alto o di prenderlo d'assalto dall'interno utilizzando squadre di militari appositamente selezionati ed equipaggiati (i cosiddetti 'Tunnel Rats').
Selezionati per la piccola statura e corporatura snella, equipaggiati con corredo leggerissimo e armati solo di pistole, nemmeno i 'Tunnel Rats' americani riuscirono ad avere ragione dei bunker vietnamiti di Cu-Chi...
La necessità di una simile "palestra" di addestramento sarebbe stata realizzata in seguito alla fallita invasione del Libano dell'estate 2006, durante la quale il complesso di bunker, fortini e rifugi sotterranei con cui Hezbollah aveva ricoperto le province meridionali del Paese dei cedri, dal confine internazionale al Fiume Litani, si rivelò essenziale nel rallentare e contrastare l'avanzata israeliana prima e contestare il suo controllo del territorio in seguito.


Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille! Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

mercoledì 27 aprile 2011

L'F-16? Vadavuma!! Aereo NATO si schianta a Sigonella durante l'atterraggio!!


Un aereo modello F-16 prodotto dall'americana General Dynamics si é schiantato al suolo su una pista della base di Sigonella, durante le fasi di atterraggio da una missione di guerra in Libia.

L'aeroplano, appartenente alle forze aeree degli UAE (Emirati arabi uniti, che fiancheggiano l'alleanza militare occidentale nel suo intervento sui cieli di Tripoli), é andato completamente distrutto, il suo pilota, eiettatosi grazie al seggiolino "zerozero", sarebbe riuscito a mettersi in salvo con poche trascurabili contusioni.

Con questa perdita scendono a 11 gli aerei degli Emirati a disposizione dei generali occidentali.

Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille! Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

Beduini palestinesi e volontari internazionali costruiscono la scuola "Vittorio Arrigoni" a Ras al-Oje!


La scuola "Vittorio Arrigoni" ha iniziato a prendere forma a Ras al-Oje, a Sudest della località di Tobas, nella Valle del Giordano, grazie agli sforzi e alla fatica di settanta operai improvvisati, tra Palestinesi di etnia beduina e cooperanti e volontari del Movimento internazionale di Solidarietà che un colpo di badile alla volta, un mattone dopo l'altro, stanno portandone avanti la costruzione.

Abitanti del circondario hanno descritto l'inizio e il prosieguo dei lavori a reporter dell'agenzia stampa palestinese "Palestine Information Center", rimarcando come, quando si sono diffuse le tragiche notizie sul ritrovamento del cadavere di Vittorio 'Vik Utopia' la decisione di intitolargli la costruenda struttura é stata presa pressoché all'unanimità.

Come segno tangibile del perpetuo legame fra l'edificio e la figura del volontario italiano, una piccola bandiera tricolore garrisce nelle raffiche di vento, ben più dignitosa e fiera degli stendardi di quanti, sotto gli stessi colori, si prestano a vergognose occupazioni militari. Una volta completata la struttura potrà provvedere alle necessità educative di una settantina fra scolari e studenti; un numero più che sufficiente per la piccola comunità locale.
Il fondatore del Fondo Nazionale Ebraico, il sionista razzista Yossef Weitz
Ras al-Oje, come molte comunità di Beduini, é priva dei pur minimi servizi, visto che lo Stato ebraico spera prima o poi di riuscire a scacciare tutti gli abitanti nativi dalla regione, per annetterla ai suoi deliranti progetti di "rimodellamento del paesaggio", portati avanti sotto la bandiera del cosiddetto 'Fondo Nazionale Ebraico".

Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille! Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

Nuovo attentato esplosivo ad El-Arish contro il "Gasdotto della Vergogna"!


Attentatori non identificati nella mattinata di oggi hanno collocato cariche esplosive presso la stazione di pompaggio del gasdotto israelo--giordano-egiziano nella penisola del Sinai, presso El-Arish.

I servizi d'emergenza sono entrati in azione subito dopo la colossale deflagrazione, visibile e udibile a molti chilometri di distanza. Secondo i dispacci rilasciati dal Ministero degli Idrocarburi del Cairo all'ora di pranzo locale gli sforzi di spegnimento del vasto incendio originatosi sul luogo erano ancora "in pieno svolgimento", pur essendo stati fugati i rischi di un'estensione delle fiamme e di nuove detonazioni.

La ripresa del flusso di gas egiziano verso Israele, inizialmente interrotta ai primi di febbraio quando commando beduini dinamitarono una prima stazione di pompaggio, é oggetto di vibrate polemiche nel Paese delle piramidi visto che, con il proseguire delle indagini riguardo i molti scandali di corruzione del regime di Mubarak risulta evidente come le casse dello Stato siano state defraudate di miliardi di Euro che avrebbero potuto affluire in caso di vendita del gas a prezzi di mercato. In cambio di una enorme tangente invece i figli del tiranno filo-sionista, Alaa e Gamal, insieme ai responsabili dell'energia del tempo accettarono un prezzo ridicolmente basso, meno della metà di quanto paesi come la Sudkorea paghino ad altri paesi arabi per il loro metano.

Recentemente si é ventilata la possibilità di cancellare permanentemente ogni accordo metanifero con Israele, una volta che le malversazioni del 'clan' dei Mubarak siano provate al di là di ogni ragionevole dubbio e ogni responsabile, complice e facilitatore della 'connection' sia stato sottoposto a giudizio e condannato per le sue colpe.

Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille! Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

Yossi Melman ammette: "Nel 1968 a Karameh le truppe israeliane subirono una secca disfatta, che venne dissimulata sotto un'assordante propaganda!"


A quarantatré anni dalla Battaglia di Karameh, che nel 1968 oppose le forze di occupazione israeliane ai fedayeen dell'OLP e all'esercito del Regno hascemita di Giordania lo storico militare e redattore del giornale sionista Haaretz Yossi Melman ha rivelato che, stando a documenti del Ministero della Difesa israeliano, recentemente desecretati, appare in tutta evidenza come l'esito dello scontro armato fu affatto diverso da come lo presentarono le fonti di informazione israeliane, sui cui irrealistici e distorti reportage diverse generazioni di 'esperti' e 'storici' parziali e prezzolati hanno imbastito una vulgata ipocrita e mendace.

Fin dalla sera del 21 marzo '68, infatti, tutti gli outlet di 'informazione' dello Stato ebraico si misero a strombazzare una 'presunta' vittoria israeliana in uno scontro tra forze combinate (fanteria, mezzi corazzati e aerei) che si era svolto attorno agli attraversamenti Allenby, Damia e Hussein sul Fiume Giordano; nonostante tutti i guerriglieri palestinesi dell'OLP e i regolari dell'esercito giordano si congratulassero tra loro per le gravi perdite inflitte agli attaccanti sionisti (era stato infatti Israele, per l'ennesima volta, ad aver violato un confine internazionale invadendo il territorio hascemita) e per averli costretti a una precipitosa evacuazione eliportata delle loro teste di ponte isolate e assediate, Israele si intestardì a definire quella di Karameh "una vittoria" e, come spesso accade, la menzogna ripetuta un numero sufficiente di volte divenne una mezza verità.

Ancora negli anni '80 e primi '90 pornografi militari come i redattori dei volumetti illustrati della 'Osprey' (giornalini buoni per le fantasie rambistiche di ragazzetti imberbi e panciuti lobbisti neocon), si diffondevano a parlare della 'vittoria di Karameh' nonostante che proprio da tale scontro, nel quale forze palestinesi semi-regolari affrontarono ad armi quasi pari il vantato esercito sionista, l'OLP avesse tratto la fiducia in sé stessa e il prestigio inter-arabo che ne fecero l'organizzazione di punta della Resistenza palestinese per almeno due decenni a venire; ora l'inganno é finalmente caduto e, per bocca di uno storico israeliano più onesto e imparziale dei suoi screditati colleghi, la verità su quel giorno di marzo di tanti anni addietro é ristabilita in termini incontrovertibili.


In un'intervista televisiva rilasciata in merito Melman ha aggiunto che, secondo la sua educata opinione, tra trenta o quarant'anni affioreranno le prove di simili manovre orwelliane riguardo anche l'invasione del Libano del 2006 e il 'pogrom' militare contro Gaza (l'Operazione Piombo Fuso); istanze nelle quali l'IDF ha dovuto interrompere l'azione armata senza avere raggiunto alcuno degli obiettivi dichiarati al suo inizio e, pure, Israele rifiuta pertinacemente di ammettere la sua sconfitta.

"Israele é la prima vittima della sua stessa propaganda" articola Melman, "L'incapacità di ammettere onestamente lo scacco di Karameh venne pagato salatamente nel 1973, quando, con lo scoppio della Guerra del Kippur/Ramadan, le truppe dello Stato ebraico entrarono in azione come se fosse ancora il 1967 (anno della fortunata aggressione alle spalle contro gli stati arabi confinanti) e subirono perdite gravissime, che forzarono gli Usa ad allestire in fretta e furia un ponte aereo per impedire il tracollo dell'IDF". Come a dire: chi si rifiuta di imparare le lezioni della storia pone le fondamenta delle sue future sconfitte!


Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille! Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.