sabato 13 agosto 2011

Anche la Russia condanna la decisione israeliana di espandere le colonie ebraiche illegali a Gerusalemme Est!


Nella giornata di ieri, dopo le critiche e le condanne arrivate a Israele da parte di ONU, UE, Inghilterra e persino Stati Uniti anche la Repubblica Russa ha aggiunto il proprio disappunto alla lunga lista di stigmatizzazioni cui Tel Aviv si é esposta con il suo fanigerato piano per espandere le colonie ebraiche illegali a Gerusalemme Est, nel tentativo di stravolgere gli equilibri demografici ed etnici 'falsando' la situazione che vede la Città Santa caratterizzata da secoli e secoli di costante presenza araba (cristiana e musulmana).

Il portavoce del Ministero degli Esteri russo Aleksandr Ukashevitch ha dichiarato in un comunicato stampa che la decisione di espandere gli insediamenti, avvertendo il governo sionista che tali iniziative non possono che riflettersi negativamente sul "già precario processo di pace" e peggiorare una situazione "molto tesa" portando possibilmente a scontri e confronti violenti.

Ukashevitch si é giustamente riferito alle colonie degli Ebrei fondamentalisti come a "strutture illegittime", che vanno contro gli sforzi internazionali di creare una cornice condivisibile nella quale ambo le parti in causa possano accettare di riprendere il dialogo e le trattative. Con la censura russa praticamente tutti i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu (quelli dotati di diritto di veto) si sono espressi contro l'espansione delle colonie ebraiche illegali; sarebbe sperabile che alle parole seguissero i fatti, ma, vista la forza con cui le lobby filosioniste stringono da presso i Governi di USA, Uk e Francia, la cosa sembra di difficile realizzazione.
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Haniyeh, ospite di "Interpal" spezza il digiuno del Ramadan insieme ai piccoli orfani di Gaza!


Il Primo Ministro palestinese Ismail Haniyeh ha partecipato alla rottura del digiuno diurno del Ramadan (Iftar) insieme ai bambini e ragazzi orfani di Gaza, ospiti dell'organizzazione "Interpal" che ha organizzato per loro e per i loro tutori una cena collettiva, cui il Premier si é detto lieto e onorato di aver preso parte.

Haniyeh ha dichiarato che la cura e l'aiuto agli orfani di Gaza é un dovere per tutta la collettività, aggiungendo che il suo esecutivo é impegnato nel cercare sempre nuove e più efficaci e puntuali forme di sostegno per i giovani cittadini della Striscia rimasti senza genitori per gli eventi legati al "pogrom" militare israeliano, ai continui attacchi sionisti ma anche ad altre circostanze.

Purtroppo, a causa dei costanti raid israeliani contro l'enclave costiera, e anche attraverso pratiche come il prolungato strangolamento economico, molti sono i piccoli abitanti dell'enclave costiera che rimangono senza genitori; Haniyeh ha voluto incoraggiare i bambini e ragazzi presenti ricordando che, attraverso lo studio, l'impegno e il lavoro, diversi di loro riusciranno a diventare figure di riferimento della comunità palestinese: studiosi, saggi, leader.

Haniyeh ha anche lodato la compassione e la solidarietà mostrata da coloro che si sono incaricati di prendersi cura degli orfani: nonni, zii, parenti, in particolare mettendo in risalto l'opera preziosa delle donne di Gaza, la loro perserveranza e la loro dedizione nell'accudire ed educare le generazioni a cui gli adulti di oggi consegneranno la società del futuro.
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Reporter palestinese incarcerato per non aver voluto diventare 'confidente' del Mossad!


Samir Allawi, reporter palestinese di Al-Jazeera, é stato arrestato nella giornata di martedì all'attraversamento del Ponte Allenby mentre si apprestava a raggiungere la Giordania dopo aver visitato la sua famiglia nel villaggio di Sabastia, presso Nablus. I militari sionisti lo hanno bloccato e imprigionato senza specificare alcuna accusa contro di lui secondo le infami 'regole' della Detenzione Amministrativa (che praticamente permettono alle forze dell'occupazione di arrestare chi vogliano e tenerlo in carcere quanto vogliano).

Parlando con l'avvocato della Società dei Prigionieri Palestinesi di Petah Tikvah Allawi ha dichiarato di temere che il suo arresto sia collegato al rifiuto col quale aveva respinto un approccio del Mossad che voleva convincerlo a diventare un suo informatore. Al suo fermo "no" alle profferte l'emissario israeliano avrebbe infatti avvisato Allawu minacciosamente di 'stare attento' in futuro,

Allawi, che nel corso del suo rapporto di lavoro con Al-Jazeera ha passato molto tempo in Afghanistan, documentando le sofferenze del paese e della popolazione civile sottoposta all'occupazione militare straniera, si augura che le organizzazioni di categoria dei giornalisti e gli enti internazionali di tutela dei Diritti umani possano mobilitarsi in suo favore. Le forze dell'occupazione sionista hanno esteso la detenzione di Allawi fino a mercoledì 17 agosto, col prestesto di doverlo "interrogare".
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venerdì 12 agosto 2011

Lo Sceicco al-Dabbaq dichiara: "In Bahrein la Rivoluzione é sul punto di trionfare!"


Lo Sceicco Abdullah al-Dabbaq, influente figura religiosa del Bahrein, ha dichiarato all'agenzia di stampa IRNA durante un'intervista rilasciata nella giornata di ieri che la perseveranza del popolo del richiedere l'affermazione dei propri diritti, in una cornice di vera democrazia, la sua fermezza e il suo coraggio anche di fronte alle stragi, alle torture e alla repressione indiscriminata scatenata dal monarca Al-Khalifa e dai suoi alleati delle corrotte case regnanti del Golfo Persico, riusciranno ben presto ad avere la meglio e a trasformare una volta per tutte e per sempre il volto dell'Isola delle Perle.

"Quello che stiamo vedendo in Bahrein é coerente con quanto abbiamo visto recentemente in Tunisia e in Egitto; nessun regime può resistere di fronte alla ferma volontà del popolo di cacciarlo e costruire uno Stato più giusto, lo abbiamo visto anche in Iran, più indietro nel passato", Dabbaq ha aggiunto che la recente liberazione di 147 prigionieri politici arrestati durante gli scorsi mesi di proteste antigovernative, fra di essi diversi parlamentari, é solo uno dei segni più esteriori della prossima vittoria dei manifestanti e del fronte riformista.

Nei prossimi giorni, ha articolato lo Sceicco, si terrano nuove e più imponenti manifestazioni, un rally di massa nella Piazza delle Perle, dove sorgeva il monumento-simbolo della rivolta fatto distruggere da Re Al-Khalifa, e in seguito una marcia ancora più colossale organizzata dal principale partito di opposizione, l'Al-Wefaq. Dabbaq ha anche ringraziato tutti gli attivisti, i blogger, le organizzazioni non governative e i gruppi per la difesa dei diritti umani che, in mancanza di mobilitazioni "ufficiali" a favore del popolo del Bahrein, hanno saputo comunque far sentire al monarca e ai suoi sodali la pressione dell'opinione pubblica internazionale.

Lo Sceicco ha altresì ringraziato la Repubblica Islamica dell'Iran per la "solidarietà preziosa e l'insostituibile sostegno" fornito alle forze riformiste e alla lotta popolare.
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Al-Masri: "L'occupazione sionsita dovrà accollarsi la responsabilità per le reazioni della Resistenza alle sue provocazioni!"


Il parlamentare di Hamas Mushir al-Masri ha dichiarato che Israele sarà "totalmente e pienamente responsabile" delle conseguenze scatenate dalla sua decisione di proseguire e intensificare gli attacchi agli equilibri etnici e demografici della città di Gerusalemme (Al-Quds).

In un comunicato stampa rilasciato nella giornata di ieri Masri ha avvertito che, con l'occupazione sionista che persiste con arroganza nei suoi piani di 'giudeizzazione forzata' tramite la creazione di nuove colonie e l'espansione di quelle esistenti, qualunque misura di risposta della popolazioe palestinese per conservare le proprie terre e la propria identità non potrà che essere addebitata alla provocazione israeliana.

Masri ha anche notato che un fronte di Resistenza comune tra tutte le organizzazioni palestinesi è "necessario e improrogabile" per contenere l'hubris sionista e la sua mentalità colonialista e sterminatrice, che pensa di poter imporre un "fatto compiuto", oggi su Gerusalemme, domani sul resto della Cisgiordania a furia di espulsioni, demolizioni, insediamento di coloni fanatici e altre misure di "vera e propria pulizia etnica".
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La Turchia finanzia un nuovo ospedale a Gaza, su terreno liberato dall'insediamento di coloni ebrei fanatici!


L'Università Islamica di Gaza ha tenuto una cerimonia per la posa della prima pietra della nuova struttura ospedaliera che sorgerà nell'area liberata precedentemente occupata dall'insediamento di coloni ebrei fanatici chiamato "Netzarim", a sud di Gaza City.

Il nuovo ospedale, che sarà chiamato "Ospedale dell'Amicizia Turco-Palestinese" verrà sponsorizzato dalla Fondazione Turca di Cooperazione e Sviluppo (TIKA), il suo Coordinatore Generale, Ahmet Kaya, ha preso parte alla cerimonia a fianco del Dottor Jamal al-Khodari, Segretario del Consiglio dei Probiviri dell'Università Islamica.

Kaya ha dichiarato che la sua organizzazione continuerà a sostenere l'Università di Gaza e altre organizzazioni fondamentali per il prosieguo di progetti infrastrutturali nella Striscia assediata e anche in altre zone della Palestina minacciate da Israele, come ad esempio Gerusalemme Est e i villaggi della Cisgiordania.

Il Dottor Al-Khodari ha ringraziato il Primo Ministro turco Recep Erdogan, il Governo turco e tutta la popolazione turca per il loro continuo e affidabile sostegno alla causa palestinese e la fornitura di servizi essenziali e di fondi mirati a migliorare la qualità della vita di una popolazione altrimenti soggetta a ogni sorta di penurie e angherie.

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giovedì 11 agosto 2011

Hussein Youssef Salman, un martire di Hezbollah fedele ai compagni fino all'estremo sacrificio


(Questo video commemorativo mostra il viso e la voce di Hussein Salman dal minuto 5:54 in avanti)

Hussein Youssef Salman, il martire di Hezbollah commemorato nell'articolo odierno, nacque il 17 gennaio 1975 a Ghobeiry, oggi quartiere meridionale di Beirut, all'epoca una comunità satellite staccata dalla città. Nato in una famiglia estremamente numerosa (aveva ben dodici tra fratelli e sorelle), le cui condizioni economiche non erano certo floride, Hussein si distinse da subito per il suo carattere calmo, conciliante e amorevole, diventando ben presto, come si usa dire "la consolazione dei suoi genitori"; quando la montante guerra civile e gli effetti dell'invasione israeliana del 1982 ridussero i suoi genitori praticamente sul lastrico egli non esitò a interrompere gli studi per iniziare subito a lavorare, consegnando tutti i propri guadagni al padre.


(Il testamento politico e spirituale di Hussein Salman, qui in versione completa, doppiato però in Urdu)

Nel poco tempo libero che gli lasciava questo genere di vita, Hussein mostrava una predilezione spiccata per le attività di gruppo e, nei momenti di svago, lo si poteva sempre trovare intento a organizzare partite di calcio, escursioni, gite al mare, in compagnia dei fratelli e di ragazzi del vicinato. Questo suo interesse per le attività sociali lo portò a frequentare gli Scout Al-Mahdi, gruppo tramite il quale poté avvicinarsi agli ideali e alle attività della Resistenza sciita, che fin dalla sua adolescenza esercitarono su di lui un fascino peculiare, quasi un richiamo.

Nel 1992, a diciassette anni, Hussein entrò nei ranghi di Hezbollah, dove, con sua grande gioia, riuscì a completare la propria educazione, visto che l'interruzione forzata del suo ciclo di studio costituiva per lui un'angustia particolarmente grave; non solo riuscì ad ottenere un diploma di istruzione secondaria ma, studiando per conseguirlo, rivelò doti di oratore che si accordavano benissimo al suo temperamento estroverso e persuasivo, facendone un leader naturale. Nel corso del 1996, durante l'aggressione sionista contro le forze della Resistenza, Hussein ebbe il suo battesimo del fuoco, distinguendosi sul campo di battaglia.

Nel corso dei combattimenti, tre membri della sua squadra trovarono il martirio e, a distanza di dieci anni, anche a lui doveva toccare quel destino. Impegnato in operazioni militari contro Israele nel corso della guerra d'estate del 2006, Hussein Salman accorse a prestare cure a un camerata, ferito da una 'bomblet' di una munizione a grappolo tra le migliaia lanciate indiscriminatamente dai sionisti sul Libano invaso; mentre stava offrendo i primi soccorsi al commilitone ferito una seconda munizione colpì l'area, uccidendo entrambi. Il corpo del martire venne riportato a Tiro e deposto a riposare, con tutti gli onori militari e religiosi, il 17 agosto 2006.
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Detenuto politico palestinese entra in coma nella prigione di Nafha, "semplice" negligenza o esperimenti medici sionisti?


Zakariah Dawud Issa, prigioniero politico palestinese di 43 anni, originario di Khadar (presso Betlemme), rinchiuso nella prigione di Nafha, nel Negev, é entrato in coma dopo avere passato mesi e mesi privo delle più elementari cure mediche. La notizia, fatta filtrare dai prigionieri tramite i loro colloqui con legali e parenti, conferma come le galere sioniste siano vere e proprie 'caienne' dove i detenuti sono abbandonati a sé stessi, quando non attivamente perseguitati tramite la mancanza delle pur minime garanzie sanitarie e profilattiche.

Secondo quanto riportato dai suoi compagni di prigionia per interi mesi Issa ha sofferto di gravi sintomi che avrebbero richiesto un pronto check-up e terapie da parte dei sanitari del carcere, mentre invece le sue condizioni sono state lasciate libere di aggravarsi e minarne la salute fino a ridurlo l'ombra di sé stesso; innanzi tutto il detenuto ha iniziato a dimagrire paurosamente, riducendosi, dai circa 110 chili del suo peso originario, a 50-55 dal marzo 2011 a oggi, inoltre, episodi di blackout, straniamento e improvvisa perdita di coscienza hanno iniziato a perseguitarlo, accompagnati, infine, da strane crescite di tessuto molle sulla cute e sul collo.

Qualunque persona sofferente di sintomi così gravi sarebbe stata immediatamente trasferita in una struttura ospedaliera, mentre per Zakariah Issa é stato portato al Centro Medico Soroka soltanto dopo essere caduto in un coma da cui non si é ancora ripreso. Il Direttore degli Affari Mediatici Riyad al-Ashkar e il Ministro degli Affari dei Prigionieri di Fatah Atallah Abu Sabah hanno invitato le autorità israeliane a sospendere la pena dell'uomo in coma per consentirgli di ricevere le cure del caso. Alcuni osservatori non escludono che Issa sia caduto vititma di esperimenti medici israeliani, che spesso, esattamente come accadeva nei lager di Hitleriana memoria, prendono di mira i detenuti palestinesi come comode e disponibili 'cavie umane',
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Israele danneggia le linee telefoniche di Gaza isolando la Striscia: in arrivo nuovi attacchi?


Nella notte i bulldozer israeliani, operando attorno alla zona di Nahal Oz hanno sradicato e divelto tutti i cavi telefonici che consentono le comunicazioni telefoniche, cellulari e internet con l'enclave costiera assediata. Da quanto riportato finora la maggior parte dei tentativi di mettersi in comunicazione coi residenti della zona si sono rivelati futili e infruttuosi.

I responsabili delle Telecomunicazioni di parte palestinese hanno accusato gli israeliani di avere volontariamente interrotto le comunicazioni con la Striscia, evidentemente in preparazione di clamorose azioni armate contro la popolazione civile, per le quali i generali israeliani non vogliono avere 'scomode' testimonianze e feed di alcun tipo.

PalTel, responsabile per la rete di comunicazioni palestinese, ha richiesto alle autorità sioniste di poter prontamente intervenire per riparare al danno ma, ad ora, non ha ricevuto alcuna risposta. Dopo l'assedio economico e umanitario siamo all'assedio dell'informazione? Cosa sta preparando Israele contro i residenti civili della Striscia? Perché questo blackout improvviso?
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Delegazione ufficiale iraniana in visita al Cairo. Egitto e Iran sono sempre più vicini!



Una visita di una delegazione ufficiale iraniana in Egitto é stata bene accolta da molti cittadini, intellettuali ed esponenti della nascente comunità politica del paese, che ritengono i tempi più che maturi per un avvicinamento tra Teheran e Il Cairo. Ahmed el-Ghamrawi, dell'Associazione per l'Amicizia Egizian-Iraniana ha dichiarato ai microfoni dell'emittente PRESSTV di essere felice della visita e di guardare con fiducia al futuro per poter forgiare legami ancora più stretti tra la Repubblica Islamica e il Paese delle Piramidi.

La delegazione iraniana, guidata dal Segretario del Comitato Parlamentare per la Sicurezza e la Politica Estera Alaeddin Boroujerdi é arrivata al Cairo lunedì, nella prima visita ufficiale di esponenti iraniani all'Egitto dopo la caduta del regime di Mubarak. La delegazione ha invitato rappresentanti egiziani a interventire a una conferenza internazionale sulla Palestina che si terrà nella capitale iraniana ai primi di ottobre.

Boroujerdi, nel ruolo di inviato speciale del Presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijani ha anche espresso la speranza che le due grandi nazioni ristabiliranno "pieni e appropriati rapporti diplomatici nel prossimo futuro". Le relazioni bilaterali hanno iniziato a svilupparsi rapidamente tra i due paesi subito dopo il trionfo della Rivoluzione egiziana. I rapporti diplomatici tra Teheran e Il Cairo si interruppero bruscamente quando Anwar Sadat, tradendo l'opera e il retaggio del suo predecessore Nasser, spostò l'Egitto nel campo filoimperialista, firmando con Israele un umiliante 'trattato di pace' e ospitando lo Shah Reza Palhevi nonostante le richieste iraniane di estradizione.
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mercoledì 10 agosto 2011

La Turchia condanna Israele per la campagna di "giudeizzazione forzata" a Gerusalemme Est e nel resto della Cisgiordania!


La Turchia ha messo in guardia Israele dal continuare nella sua irresponsabile condotta riguardo al tentativo di cambiare gli equilibri demografici dei territori occupati come la Cisgiordania e Gerusalemme Est tramite la costruzione di nuovi insediamenti per coloni fanatici e l'espansione metastatica delle colonie già esistenti. In un comunicato rilasciato nella mattina di mercoledì 10 agosto il Ministero degli Esteri di Ankara ha ufficialmente condannato la decisione israeliana di costruire oltre novecento 'unità abitative' ad Har Homa echeggiando simili stigmatizzazioni già espresse da parte Europea e persino inglese e statunitense.

"E' inaccettabile", si legge nel documento, "che il Governo di Tel Aviv da una parte chieda di riprendere 'le trattative di pace', mentre dall'altra ignori beatamente tutti i richiami regionali e internazionali che gli chiedono di fermare una buona volta le manovre di insediamento di coloni, indebolendo, se non distruggendo ogni spirito positivo di cooperazione e fiducia tra le parti negozianti. Chiediamo ancora una volta a Israele di agire con cognizione delle responsabilità che gli derivano dalla legislazione internazionale e di astenersi una volta per tutte da qualunque tentativo di cambiare artificiosamente gli equilibri etnici e demografici di Gerusalemme Est".

Intanto, il Centro per la Difesa dei Diritti Sociali ed Economici a Gerusalemme (JCSER) ha lanciato l'allarme riguardo "un serio e sottovalutato pericolo di 'deflagrazione violenta' di tutta l'area gerosolimitana", imputabile alle continue iniziative persecutorie messe in opera dallo Stato ebraico, specialmente contro la comunità araba (cristiana e musulmana) della parte occupata della Città santa, Il gruppo avverte che una decisa sterzata nel numero e nella gravità delle persecuzioni, con un picco degli sfratti e delle demolizioni di immobili, nonché nella cacciata di leader delle comunità cristiane e musulmane (religiosi, politici, semplici esponenti dell' "intellighentsia", professionisti etc...) potrebbe avere luogo subito dopo la fine del mese sacro del Ramadan e prima della presentazione all'ONU del "caso" per il riconoscimento di uno Stato palestinese indipendente entro i confini menzionati nella risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU numero 242.

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L'ambasciatore (sionista-)americano a Sanaa propone passaggio di poteri da Saleh al vice: a USrael serve un nuovo burattino in Arabia Felix!


Gerald Feierstein (foto sopra), ebreo sionista e membro "di ferro" della cabala filoisraeliana che tiene in pugno il Governo degli Usa qualunque sia il figurante seduto nello Studio Ovale, si incontrerà presto con ministri e generali del convalescente Ali Abdullah Saleh (padre-padrone dello Yemen fino all'attentato che lo ha quasi ucciso lo scorso giugno) per decidere quali mosse implementare per combattere i moti di piazza che da febbraio chiedono l'abbattimento del regime autoritario filo-occidentale e la transizione a una democrazia di fatto, con libere elezioni e un Parlamento realmente rappresentativo in luogo della 'Duma' messa su da Saleh per vidimare le proprie decisioni.

Feierstein, che ha girato tutto il Medio Oriente e l'Asia Centrale in questi ultimi venticinque anni, sempre con la missione di portare avanti gli interessi sionisti prima e soprattutto rispetto a quelli americani, é dallo scorso settembre ambasciatore (formalmente per conto di Washington, in realtà al soldo di Tel Aviv) a Sanaa. Secondo quanto riportato dall'agenzia britannica Reuters Feierstein ha intenzione di proporre agli yemeniti una transizione di potere completa (oltre quella effettiva già avvenuta) tra Saleh, attualmente ospite del Palazzo delle Conferenze di Ryiadh e il suo vice Abd el Rabbo Mansour(foto sopra). Non si capisce come questa dovrebbe modificare la situazione sul terreno, visto che é chiaro a chiunque che Saleh é escluso ormai da oltre un mese e mezzo dai circuiti del potere e Mansour non fa che obbedire alle imbeccate che gli vengono da Dama Clinton e da Benji Netanyahu, per conto dei quali il regime yemenita "fa la guardia" all'imbocco meridionale del Mar Rosso (Bab el Mandeb), ora che quello settentrionale é sfuggito alla presa sionista con la caduta di Mubarak in Egitto.
Il Ministro degli Esteri yemenita Al-Qirby in compagnia dell'Ebreo sionista Franco Frattini
I continui incontri tra Feierstein e i membri del Governo yemeita (solo qualche giorno fa si era tenuto l'ultimo, con il Ministro degli Esteri Abu Bakr al-Qirby, ritratto qui sopra), non fanno che infuriare sempre di più gli esponenti del fronte delle opposizioni e del gruppo Giovani per la Rivoluzione, che denunciano la tutela americana, israeliana e saudita sulle istituzioni di quello che formalmente sarebbe uno Stato indipendente e che loro vorrebbero far diventare un paese libero e autonomo.
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Mohammad Youssef Dimashq: un martire di Hezbollah vissuto e morto per onorare il fratello


In questo video commemorativo, dal minuto 0:20 allo 0:33 é possibile vedere il martire Mohammed Dimashq e ascoltarne la voce.

Mohammad Youssef Dimashq nacque il primo di gennaio 1976 a Tebnin, vicino al villaggio di Aita al-Jabal, nel Libano meridionale; la sua famiglia era estremamente modesta, ma unita, pia e affettuosa; fin da piccolo Mohammad si mostrò attaccatissimo al fratello maggiore Riyad, che per lui costituiva un vero e proprio modello di comportamento. Purtroppo, la pacifica vita della famiglia Dimashq doveva essere disturbata e sconvolta dalle ripetute invasioni e incursioni armate sioniste nel Paese dei Cedri: nel 1982, l'invasione massiccia dell'esercito israeliano costrinse i suoi componenti a trasferirsi a Beirut, la quale, poco dopo, venne a sua volta investita dai bombardamenti e dagli attacchi israeliani.

Dopo molti cambi di residenza, finalmente i Dimashq si stabilirono ad Hay al-Sellom, nella cintura meridionale della periferia della capitale, dove Mohammad rimase ad abitare fino al momento del suo matrimonio; Riyad, il fratello maggiore cui era tanto legato, trovò il martirio durante un'operazione di Resistenza nel corso degli anni '80 e l'evento segnò profondamente il giovane Mohammad, che vide la sua stima e quasi la sua adorazione per Riyad crescere ulteriormente a causa della maniera coerente e intensa con cui questi aveva affrontato il cammino della Jihad fino alla sua estrema conseguenza.

Verso la metà degli anni '90, prima ancora di terminare gli studi superiori, Mohammad entrò nelle fila di Hezbollah, dedicandosi anima e corpo a onorare la memoria del fratello con un suo personale cammino di lotta. Schivo, serio, estremamente puntiglioso ed esigente, così ricordano Mohammad i suoi camerati di Hezbollah; teneva particolarmente alla disciplina formale e alla perfezione nel corredo e nell'uniforme; quando riuscì a venire distaccato come ufficiale nel distretto di Maroun al-Ras i suoi subalterni raccontano di come pretendesse da tutti loro la massima impeccabilità, in modo che, nel caso che ricognitori israeliani li stessero osservando, ne potessero ricevere l'impressione di Hezbollah come una forza armata che non avesse niente da invidiare a un esercito "regolare".

L'invasione del 2006, con tutte le tragiche sofferenze che ovviamente comportò, fu per Mohammad l'occasione di poter provare la sua devozione alla figura del fratello; le forze di Maroun al-Ras furono tra le prime a venire investite dall'avanzata sionista e, pur ansioso di entrare in azione, il giovane ufficiale fece ricorso a tutte le sue capacità di leadership e di tattica per riuscire ad affrontare il nemico nelle condizioni più favorevoli, sfruttando la mobilità e la conoscenza del terreno.
Ben presto arrivarono i risultati: Mohammad poté riportare ai suoi superiori la distruzione di un blindato israeliano, poi di un altro, infine persino di un carro armato da battaglia.

Il 21 luglio 2006 Mohammad Dimashq, subito dopo avere assaltato con la sua unità un edificio dove si erano rifugiati soldati israeliani, venne colpito durante una seconda sparatoria con una unità sionista, morendo all'istante. Nello sviluppo dell'azione non fu possibile recuperare il suo corpo e soltanto nel 2008, poco prima del secondo anniversario della sua morte, fu possibile porlo a riposare per l'Eternità a fianco di quello dell'amato fratello Riyad, secondo le sue espresse volontà in materia.
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Teheran intitolerà una strada in centro alla memoria dell'attivista Rachel Corrie, assassinata da Israele!


Il Consiglio municipale della capitale iraniana ha annunciato che una strada di Teheran verrà presto intitolata all'attivista umanitaria americana Rachel Corrie, che trovò la morte per mano del Regime sionista durante un'operazione di interposizione volta a difendere le case di civili palestinesi dalla demolizione coatta, misura usata come rappresaglia collettiva per colpire le famiglie di persone coinvolte in attività di Resistenza all'Apartheid israeliano.

Il 16 marzo 2003 Rachel Aliene Corrie venne travolta e straziata da un bulldozer corazzato Caterpillar D9, mentre si opponeva alla demolizione della casa del farmacista Samir Nasrallah; ovviamente i suoi assassini sono sempre stati coperti e protetti dal Governo di Tel Aviv, nonostante tutti gli sforzi del Movimento di solidarietà Internazionale e dei genitori della Corrie di vederli inquisiti e giudicati per il loro crimine.

Secondo quanto rivelato dalle autorità di Teheran, che hanno discusso la questione nella seduta consiliare di martedì 9 agosto, la strada intitolata all'attivista americana dovrebbe essere la ventisettesima del Sesto Distretto muncipale, nel pieno cuore della capitale iraniana, la quale corre tra la Azimi ye Ashkshahri e la Mahyar e-Mahrami.
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martedì 9 agosto 2011

Nabih Berri: "Bisogna cercare di disarmare lo Stato sionista, non le forze della Resistenza!"


Il Presidente della Camera Libanese, Nabih Berri, leader del movimento sciita secolare Amal, intervenendo a una cena dell'Iftar nel quartiere di Biel, a Beirut, si é trattenuto coi suoi ospiti facendo alcune considerazioni e rilasciando alcune dichiarazioni ispirate dai recenti fatti di cronaca sul confine meridionale, come sempre incentrati attorno a violazioni della sovranità libanese da parte di Israele, condotta provocatoria e persino aggressiva delle sue truppe.

Berri ha ricordato come, in tutta la storia (purtroppo molto lunga) delle sue aggressioni contro il Libano, Israele abbia sempre volontariamente e metodicamente preso di mira obiettivi e infrastrutture civili, nel tentativo evidente di disseminare divisione e ostilità fra le varie componenti della società del Paese dei Cedri e che, cosa quasi più grave, una parte politica (quella conservatrice/falangista che si rifà alla coalizione di Saad Hariri) si é prestata a questo gioco, sperando, mettendosi al servizio dei sionisti, di poter prevalere contro la coalizione progressista/riformista.

"Anziché chiedere ossessivamente il disarmo della Resistenza, che proprio cinque anni fa, armi in mano, ha difeso l'integrità e l'inviolabilità del territorio libanese non per sé sola, ma per tutti i cittadini e gli abitanti di questo Paese, forse bisognerebbe trovare il modo di disarmare lo Stato ebraico", ha quindi concluso Berri, prima di annunciare, in chiusura, che presto il Parlamento di Beirut finalizzerà il disegno di legge per lo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi in mare aperto, la cui spartizione con Israele ha fatto recentemente salire la tensione tra la Baabda e Tel Aviv.
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"Saleh non tornerà in Yemen", primo effetto del processo a Mubarak?

Ali Abdullah Saleh, sempre più "ex" autocrate yemenita ha lasciato nel corso del week-end la clinica militare saudita dove chirurghi stranieri lo hanno sottoposto alla lunga serie di interventi e terapie necessarie dopo che, circa due mesi addietro, l'allora presidente dell'Arabia Felix era rimasto coinvolto in un attacco esplosivo (ancora oggi non si sa se condotto con una carica piazzata nel suo palazzo o con un lancio di razzi/bombe da mortaio), riportando gravi ustioni e ferite. Attorno a lui ci furono undici morti e ben 124 feriti, a testimonianza della potenza di fuoco impiegata contro di lui.

Saleh, il viso irrimediabilmente irrigidito dalla chirurgia plastica, era tornato in video qualche tempo fa, promettendo un suo pronto ritorno in patria per affrontare la sempre più montante protesta popolare che, anche in sua assenza, non si é per niente placata, anzi, si é rafforzata chiedendo un immediato passaggio a un'amministrazione di transizione che prepari elezioni democratiche e spiani la strada al "dopo". Adesso, dimesso dalla clinica, l'entourage del 'Presidente' fa sapere che egli rimarrà in una residenza protetta sotto l'ala dei suoi patron sauditi; nella decisione alcuni osservatori di cose mediorientali vedono un brusco 'dietrofront' forse dovuto alle recenti immagini del processo a Mubarak, che potrebbero aver calmierato anche i più zelanti proponenti di un rapido ritorno a Sanaa.

Una fonte yemenita a Ryiadh, parlando con un reporter dell'Agenzia France Press sotto condizione di anonimità, avrebbe rivelato che Saleh sarà ospitato nel Palazzo delle Conferenze della capitale saudita e che, nonostante un deciso miglioramento delle sue condizioni, ha ancora severi problemi di mobilità e deambulazione. Negli scorsi giorni le proteste in Yemen sono state bagnate dal sangue di due dimostranti assassinati ad Aden dalle forze di sicurezza ancora fedeli alla declinante 'stella' di Ali Abdullah Saleh, padre-padrone del paese fin dal 1978.
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Israele continua ad avvelenare i detenuti politici palestinesi servendo loro cibo avariato!


Il Dipartimento degli Affari dei Prigionieri della fazione Fatah, basato a Ramallah, ha denunciato che per la seconda volta in quaranta giorni nelle carceri israeliane si é verificato un episodio di avvelenamento alimentare che, questa volta, ha coinvolto quaranta detenuti politici palestinesi, ricoverati d'urgenza con sintomi di diarrea e vomito dopo aver consumato latticini scaduti acquistati a prezzo ribassato dall'amministrazione carceraria israeliana.

L'episodio, avvenuto nel carcere di Nafha, nel deserto del Negev, segue quello che vide, come vivanda 'incriminata' un preparato di carne servito come ripieno di sandwich. Le prigioni israeliane, per massimizzare i profitti, ricorrono spesso all'acquisto di vivande scadute non più commercializzabili; in Israele le garanzie a tutela dei consumatori sono da terzo mondo, ben lontane dai rigidi standard di qualità europei; in supermarket e centri commerciali dello Stato ebraico é usuale recarsi a fare spesa dalle sei di sera in poi visto che i punti vendita organizzano 'sconti speciali' poco prima della chiusura per quegli articoli che altrimenti dovrebbero venire buttati. Se questo é l'andazzo nei confronti dei 'normali' consumatori, figuriamoci cosa possa avvenire dietro le sbarre e i cancelli di una prigione!

Il responsabile degli Affari dei Prigionieri di Fatah, Issa Qaraqei ha dichiarato di ritenere l'amministrazione carceraria sionista "pienamente responsabile" di deliberate negligenze sanitarie e profilattiche nei confronti dei prigionieri, chiedendo che la Croce Rossa invii immediatamente un pannello di esperti a verificare le condizioni di vita e di mantenimento dei detenuti politici palestinesi. Dall'interno del carcere di Nafha il prigioniero Amgad Abu Latifah, comunicando tramite il proprio legale ha dichiarato che le vittime dell'avvelenamento alimentare hanno intenzione di sporgere ufficialmente reclamo contro la direzione carceraria.
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Truppe israeliane sconfinano in Libano ed entrano nel villaggio di Kfar Shouba, ennesima provocazione dei militari di Tel Aviv!


Truppe israeliane hanno attraversato la "Linea Blu" che segna il confine tra lo Stato ebraico e il Libano, violandola per 150 metri fino al villaggio di Kfar Shouba e rientrando nel loro territorio solo per evitare una pronta reazione delle forze armate di Beirut. Secondo quanto riportato da fonti militari libanesi all'emittente iraniana in lingua inglese PressTV dodici soldati sionisti hanno violato la sovranità del Paese dei Cedri, ponendo fine allo sconfinamento dopo circa trenta minuti.

Non passa quasi settimana, dalla fine del conflitto del 2006, conclusosi con la ritirata delle forze di invasione israeliane, senza che l'esercito o l'aviazione di Tel Aviv non violino i confini libanesi; a volte si sono riscontrati anche sconfinamenti marittimi. Nei primi giorni di agosto Beirut aveva consegnato alle autorità ONU un reclamo a causa della sparatoria che aveva visto truppe israeliane ferire un civile libanese disarmato nel distretto di Hasbaya, prima di venire respinte da militari della vicina caserma 'Wazzani'.

Il Ministro degli esteri libanese Adnan Mansour (del partito sciita Amal) ha descritto l'incidente come una "chiara violazione della sovranità libanese, della risoluzione ONU numero 1701 e del Diritto internazionale in senso ampio, nonché una grave minaccia alla pace e alla stabilità della regione". Il Governo Mikati, il Movimento sciita di Resistenza e l'UNIFIL hanno ripetutamente denunciato i sorvoli israeliani sul Libano come flagranti violazioni dell'integrità dei confini libanesi, senza che nessuna misura restrittiva venisse mai presa contro Tel Aviv per constringerla a rispettarli e a cessare le sue provocazioni.
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lunedì 8 agosto 2011

Militanti delle Brigate Al-Quds mettono in fuga truppe israeliane che stavano per invadere Gaza city!


Si é consumato poche ore orsono presso i sobborghi orientali di Gaza City, nella fascia centrale dell'enclave costiera assediata, un violento scontro armato tra una colonna di mezzi blindati sionisti che stava procedendo con l'intenzione di violare la Striscia e condurre un "raid" armato e militanti delle Brigate Al-Quds, sezione armata del Movimento per la Jihad Islamica in Palestina.

Era passato poco tempo dall'alba quando una colonna di trasporti truppe corazzati delle forze armate sioniste ha violato il confine Est della Striscia di Gaza, all'altezza del sobborgo di Shujaia, coprendo la propria avanzata con granate fumogene e sventagliate di mitragliatrice e cannoncino; immediatamente un distaccamento delle Brigate al-Quds, che aveva osservato le manovre di avvicinamento dei cingolati israeliani si mobilitava, scatenando un fitto fuoco di armi di supporto (principalmente granate a razzo e bombe da mortaio) in direzione della colonna di invasori.

Bersagliati da direzioni multiple e incapaci di inquadrare l'origine del fuoco, agli attaccanti non é rimasto che fare dietro-front e tornare verso l'avamposto militare di Nahal Oz, lasciando campo libero agli uomini delle forze di Resistenza, la cui pronta ed efficace risposta é riuscita a evitare l'ennesimo attacco militare sionista contro obiettivi civili della Striscia di Gaza.
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In Afghanistan piovono elicotteri! Un secondo "chopper" NATO precipita al suolo: muoiono 33 soldati occupanti


A meno di due giorni dall'abbattimento del CH-47 Chinook nella valle di Tanji, nella provincia del Wardak, un nuovo birotore delle forze di occupazione NATO é precipitato al suolo presso la cittadina di Zarmat, nella provincia di Paktia. Le forze militari degli occupanti occidentali, riferiscono testimoni locali, hanno circondato la zona e stanno impedendo l'avvicinarsi di qualunque osservatore.

Secondo il portavoce della Resistenza afghana Zabihullah Mojahid sono stati i combattenti locali ad abbatterlo, come quello precipitato a Tanji, causando la morte di almeno di una trentina di militari "tra occupanti e collaborazionisti". La NATO per ora non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali, ma sta cercando di far circolare la voce dell'ennesimo "guasto tecnico" (se fosse vero bisognerebbe proprio licenziare qualche meccanico Nato!).

Sempre nella provincia di Paktia, ma ad est di Zarmat, un altro "velivolo ad ala mobile" (eufemismo militaresco per elicottero) sarebbe stato costretto a un atterraggio di emergenza da un attacco della Resistenza. Secondo i comunicati NATO, in questo secondo incidente non si riporterebbero vittime.
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Si scatena la violenza sionista contro i giornalisti palestinesi!


Un recente rapporto rilasciato dal Sindacato palestinese dei giornalisti e degli operatori dei media ha evidenziato ben 18 casi di aggressione contro reporter nello svolgimento delle loro funzioni soltanto nel mese di luglio: la maggior parte di essi, ovviamente, sono imputati a forze militari e di polizia dell'occupazione israeliana ma, nel novero, non mancano nemmeno abusi e violenze perpetrate dalla Fazione Fatah, che governa 'de facto' la Cisgiordania dopo il suo fallito Colpo di Stato del 2007 contro Hamas.

"Israele ha intensificato drasticamente i comportamenti violenti contro i reporter palestinesi, prendendoli deliberatamente di mira per evitare che possano diffondere foto e immagini della brutale repressione attuata in Cisgiordania", ha commentato Omar Nazzal, rappresentante del Sindacato; "L'attacco più grave si é avuto a fine mese contro Moheeb al-Barghouti(foto), pestato selvaggiamente dagli israeliani mentre riprendeva immagini di una protesta vicino a Ramalla, nel villaggio di Nabil Saleh".

"Anche se non bisogna smettere di menzionare gli attacchi delle forze di Abu Mazen e di Fayyad, bisogna notare che, se pochi anni fa essi erano quasi pari come frequenza e violenza a quelli israeliani, oggi i sionisti superano di molto i loro lacché locali, la nuova ondata di violenza contro i media viene da Tel Aviv e corrisponde all'implementazione di una precisa politica: 'il mondo non deve sapere'". Nazzal ha dichiarato che, nonostante aggressioni e minacce, da qualunque parte vengano, i reporter e giornalisti palestinesi continueranno nella loro missione, trasmettendo ovunque le immagini e le testimonianze della brutalità israeliana, della codardia dei collaborazionisti palestinesi e della sofferenza tragica della popolazione di Gaza e Cisgiordania.
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