sabato 26 novembre 2011

Subito dopo il vertice del Cairo Khalid Mishaal vola A Khartoum per incontrarsi col Presidente Omar Bashir!


Il Segretario del Politburo di Hamas Khalid Mishaal é arrivato in queste ore nella capitale sudanese Khartoum per incontrarsi con Omar Bashir, Presidente dello Stato africano colpito negli ultimi mesi dai complotti americani e sionisti per la balcanizzazione dell'Africa e il saccheggio delle sue ricchezze naturali, minerarie, agricole e petrolifere.

Fonti bene informate hanno riferito che, oltre per un naturale feeling di simpatia e corrispondenza tra lo stato africano sconciato dalle mire del regime ebraico e il popolo palestinese oppresso e tiranneggiato dallo stesso nemico Mishaal si sia recato in Sudan subito dopo il suo viaggio al Cairo per riferire importanti comunicati al Presidente sudanese, riguardo il controllo e la difesa delle cateratte del Nilo.

E' noto che la secessione del Sudan meridionale, consegnato in mano al vile e crudele dittatore Salva Kiir, che si atteggia a 'cowboy' e i cui scherani hanno già iniziato a perseguitare la stampa libera che denuncia la corruzione e la mala amministrazione del suo Governo (in pochi mesi di indipendenza il Sud Sudan é già piombato in fondo a tutte le classifiche di sviluppo umano del Continente Nero, superando persino paesi colpiti da disgrazie naturali o da anni in crisi endemica come Somalia e Zimbawe), rappresenta anche l'affondo israeliano verso il Nilo, di cui Tel Aviv cerca il controllo in modo da poter "stringere un cappio" attorno al collo dell'Egitto, recentemente liberatosi dal giogo del tiranno filosionista Mubarak.
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I generali del Cairo sempre più isolati, adesso la truppa e gli ufficiali di complemento solidarizzano con le proteste!



Mentre ieri centinaia e centinaia di migliaia di persone, alcuni dicono persino un milione, si radunavano in piazza Tahrir e nelle zone circostanti per chiedere ancora una volta al Supremo Consiglio delle forze armate di passare la mano a un Governo civile, l'umore già tetro del Feldmaresciallo Tantawi e dei suoi colleghi deve essere stato ulteriormente guastato dalle notizie che arrivavano da vari punti della città a proposito di soldati, sottufficiali e ufficiali di complemento che non sono manifestavano la loro solidarietà ai manifestanti, ma persino rilasciavano dichiarazioni ai media, schierandosi apertamente con i cittadini.

"Il Consiglio Supremo non rappresenta l'intero Esercito", ha dichiarato ad esempio il Capitano Ahmed Shouman ai microfoni della Reuters, "dobbiamo rimanese coesi con il popolo d'Egitto, come abbiamo fatto a gennaio e febbraio quando rifiutammo di prendere le armi contro la folla come avrebbe voluto Mubarak, dobbiamo tornare a quello spirito, a quei giorni, quando le nostre scelte sono state fondamentali per far trionfare la Rivoluzione".



Altrove é stato il Maggiore Amir Metwaly a parlare con una troupe dell'iraniana PressTV, mostrando la sua carta d'identità: "Sono nell'Esercito da tantissimo tempo; qui il problema non é 'stare coi dimostranti' o 'stare coi generali', il punto é quale parte incarni veramente gli interessi e le necessità del paese", Metwaly ha dichiarato che le morti di questi giorni sono state "un gravissimo errore" che ha finito con lo sperperare il patrimonio di fiducia che la popolazione riponeva nei confronti di Tantawi e soci, in parte già intaccata dalla maniera in cui questi mesi di interregno dopo la caduta di Mubarak sono stati gestiti.
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Sedici provocatori stranieri eliminati nella regione di Homs dalle forze di sicurezza siriane!


Nuovo successo delle forze di sicurezza siriane che, smantellando le strutture terroristiche infiltrate nel paese dalle potenze arroganti del sionismo e dell'imperialismo occidentale (con l'aiuto delle corrotte monarchie arabe del petrolio e sembra, di qualche apparato dell'intelligence e dell'esercito turco legato alle strutture di Gladio/Ergenekon), hanno schiantato una cellula di provocatori che si nascondevano a Rastan, nella Provincia di Homs, eliminandone tutti e sedici i componenti.

I gangster, secondo quanto riportato dall'Agenzia France Presse, stavano riorganizzandosi dopo i duri colpi inferti ai loro sodali e alleati dalle forze governative nelle ultime settimane e stavano cercando di radunare armi e munizioni per compiere nuove stragi contro la popolazione, di cui poi gli ipocriti e vigliacchi mezzi di informazione occidentali avrebbero tentato di addossare la responsabilità al Presidente Assad.

Fortunatamente sono stati scoperti e, nel corso di un serrato conflitto a fuoco, abbattuti fino all'ultimo uomo. L'arsenale che avevano a disposizione, comprendente armi automatiche, lanciarazzi, mortai leggeri e gas lacrimogeno e urticante é stato sequestrato e accuratamente analizzato: diversi articoli portavano marchi e numeri di serie riconducibili a Israele.

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La Jihad Islamica accoglie con favore il rinnovato accordo di riconciliazione tra Hamas e Fatah!


Il Movimento per la Jihad Islamica in Palestina ha rilasciato un messaggio in cui accoglie con entusiasmo e favore la rinnovata disposizione delle due fazioni palestinesi maggioritarie Hamas e Fatah a riprendere il sentiero per la riconciliazione nazionale con impegni chiari e una tabella di marcia prefissata che porterà al rinnovo sia del Consiglio Legislativo Palestinese che dell'ufficio di Presidente dell'Anp.

Il Dipartimento di Informazione radiofonica della Jihad ha dichiarato: "Il futuro del popolo di Palestina e la strategia del lavoro patriottico richiedono profonde deliberazioni con partecipazione e impegno di tutte le fazioni, tenendo conto delle possibilii variabili e delle condizioni pre-esistenti".

Tra il 20 e il 22 dicembre prossimi si terrà un meeting dell'OLP che comprenderà tutte le fazioni politiche e resistenziali palestinesi, per discutere, tra le molte altre cose, dell'avvicinamento alle elezioni e della condotta della Resistenza nel frattempo.
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Ottavo attacco esplosivo nel Sinai contro il gasdotto che riforniva Israele; pochi i danni, i tubi sono ormai a secco!


Ignoti sabotatori hanno nuovamente colpito, per l'ottava volta da febbraio, il gasdotto che attraverso la penisola del Sinai riforniva, durante il regno di Hosni Mubarak, il regime ebraico di occupazione con il metano egiziano, praticamente 'regalato' a prezzi assurdamente inferiori al suo valore di mercato, secondo quanto imposto dagli Usa con le clausole dell'umiliante capitolazione di Camp David, accettata da Anwar Sadat al momento di prostituire sé stesso, la sua carica e l'eredità della rivoluzione Nasserita alle misere prebende promesse dall'imperialismo occidentale, da pagarsi con l'umiliazione della nazione e l'impoverimento del popolo schiacciato dalle 'liberalizzazioni' e dalle privatizzazioni a favore di pochi boiardi ammanigliati col potere (che si ingraziavano a furia di mazzette e bustarelle).

Tornando all'attacco, testimoni oculari hanno visto diversi sabotatori mascherati collocare cariche esplosive sotto le tubazioni a 60 chilometri a Ovest di Al-Arish, nel Nord del Sinai, prima di dileguarsi e fare brillare il tutto con comandi a distanza, secondo quanto riportato dall'Agence France Presse nella serata di ieri. Nonostante il gran numero di esplosivi collocati le esplosioni hanno causato incendi limitati visto che ormai nelle tubature praticamente non passa più metano.

Gli Egiziani, fin dal trionfo della Rivoluzione di Piazza Tahrir hanno chiesto apertamente lo smantellamento di ogni impianto di pompaggio in direzione del regime sionista; secondo un sondaggio effettuato da Synovate per conto dell'emittente iranian PressTV e pubblicato lo scorso 3 ottobre 73 cittadini egiziani su 100 vogliono l'eliminazione del gasdotto verso Israele, il 9 per cento é a favore e il 12 per cento non ha espresso opinioni in merito.
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venerdì 25 novembre 2011

La Repubblica Islamica iraniana cattura 12 agenti della CIA che preparavano attentati contro il programma nucleare di Teheran!


Grande successo delle agenzie di sicurezza della Repubblica Islamica dell'Iran, che sono riuscite, attraverso un'attenta operazione di controspionaggio a smantellare un gruppo di agenti CIA che, di concerto coi servizi segreti sionisti, tentavano di sabotare il programma nucleare civile di Teheran.

L'agenzia di stampa ufficiale IRNA ha riportato le dichiarazioni di Parviz Sourouri, membro del Comitato parlamentare per la Politica Estera e la Sicurezza dello Stato, che ha dichiarato come, appoggiandosi anche ad agenzie di intelligence regionali (forse di qualche vicino sceiccato del petrolio amico di Washington e dei Sauditi? NdR) le spie catturate stavano architettando varie azioni contro il personale e contro le strutture del programma nucleare.

Rapporti filtrati nelle ore immediatamente successive alla dichiarazione però vorrebbero che a catturare l'attenzione delle spie arrestate fossero anche i dati relativi alla griglia di difese aeree radar e missilistiche dello spazio aereo iraniano, forse in relazione alle recenti minacce israeliane e americane riguardo a raid aerei e bombardamenti contro Bushehr, Natanz e altre località-chiave dell'industria nucleare di Teheran.
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La riconciliazione Hamas-Fatah si rimette in moto: annunciate le date per le prossime elezioni legislative e presidenziali!


Il capo della fazione Fatah (Presidente dell'Anp fino al gennaio 2009, quando il mandato decadde ma, a causa del colpo di stato tentato contro il legittimo Governo di Hamas, non fu possibile tenere nuove elezioni) Mahmud Abbas e il Capo del Politburo del Movimento di Resistenza musulmano, Khalid Mishaal hanno dichiarato ufficialmente l'avvio di una nuova partnership tra i due più importanti schieramenti del fonte politico palestinese, in seguito al lungo vertice tenutosi ieri al Cairo. Ambedue i leader hanno promesso che le loro organizzazioni 'volteranno pagina' e 'lavoreranno duramente' per adempiere agli impegni sottoscritti la scorsa primavera con la sigla dell'Accordo di Riconciliazione nazionale.

Parlando ai rappresentanti della stampa subito dopo la conclusione del vertice Abbas e Mishaal hanno dichiarato di potere assicurare al popolo palestinese di avere aperto una nuova pagina e una vera, effettiva cooperazione i cui effetti si faranno presto sentire in tutti gli ambiti della vita pubblica e della politica interna ed estera del paese, di avere altresì composto o superato le loro differenze accettando le responsabilità che erano implicite nell'accordo di Riconciliazione. Il primo effetto visibile sarà la fine della detenzione per tutti i membri e i sostenitori di Hamas catturati e imprigionati da Fatah in questi ultimi mesi e anni nella Cisgiordania sottoposta al suo controllo.

Il primo meeting dell'OLP susseguente al vertice Hamas-Fatah si terrà il 22 Dicembre e, in maggio 2012 si potrà procedere a tenere elezioni per il nuovo Consiglio Legislativo Palestinese e per la nuova Presidenza. Secondo fonti egiziane i primi obiettivi della rinnovata cooperazione saranno, oltre ai preparativi elettorali, la completa ricostruzione di Gaza e l'unificazione delle istituzioni che giocoforza si sono duplicate negli anni dello 'split' tra la Striscia di Gaza guidata dal Governo legittimo e la Cisgiordania controllata dai resti di una Anp totalmente egemonizzata da Fatah.
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In esclusiva per "Palaestina Felix" la traduzione italiana del messaggio dell'Ennahda all'apertura dell'Assemblea Costituente!

Presentiamo in esclusiva per l'Italia la traduzione completa in Italiano del messaggio rilasciato dal Partito del Rinascimento musulmano (Ennahda) uscito largamente vincitore dalle consultazioni elettorali del 23 ottobre (il secondo e il terzo partito insieme raggiungono poco più di metà dei suoi seggi), in occasione dell'apertura dell'Assemblea Costituente che dovrà stilare una nuova Carta da sostituire a quella in vigore durante le autocrazie di Bourghiba e Ben Ali.


"La giornata odierna vede l'apertura dell'Assemblea Costituente, il primo organo rappresentativo democraticamente eletto nell'intera Storia del nostro Paese. In questo giorno memorabile l'Ennahda si congratula con tutti i Tunisio per aver dato il via a una nuova era nella lunga Storia di questo paese.

In questo giorno noi rendiamo omaggio a tutti i martiri e le vittime della Benedetta Rivoluzione, a tutte le famiglie che hanno perduto dei cari nella lotto contro la dittatura e la tirannia e nel perseguimento della Libertà per tutti. E' giusto che questi sacrifici trovino personificazione e incarnazione nella stessa Assemblea, di cui molti membri sono veterani della lotta per la Democrazia. Hamadi Jebali, il nuovo Primo Ministro, ha passato ben sedici anni in prigione, Sadouk Chorou, rappresentante di Be Arous, ben 18, Habib Elleouze, di Sfax, 16 anni, Samir Dilou, rappresentante di Biserta, dieci anni e come loro molti, molti altri. Il viaggio di questi individui, che li ha portati dalle camere di tortura e repressione alla libertà personale e alla carica elettiva esemplifica in maniera perfetta il viaggio di tutta la Tunisia e dei suoi abitanti tutti.

Avendo ripetutamente e coerentemente richesto, fin dal trionfo della Rivoluzione, che il popolo di Tunisia si affidasse a una coalizione per poter giungere con spirito condiviso e fraterno al cambiamento democratico per cui generazioni di Tunisini hanno sperato, lottato e sofferto, oggi, finalmente, siamo in grado di poter mantenere quell'impegno e soddisfare quella richiesta. Il nuovo Governo ad interim, che sarà guidato non solo da noi, ma vedrà la partecipazione del Congresso per la Repubblica e dell'Ettakatol rappresenta nei fatti la voglia dei Tunisini di lavorare insieme, mano nella mano, per stabilire un sistema plurale e democratico basato dul Diritto, sulla protezione delle Libertà, sul rispetto della Dignità umana, sulla Giustizia, sulla Responsabilità e su un Giusto modello di sviluppo economico. Ci sono moltissimi punti in comune su queste materie tra partiti anche di diversissima matrice ideologica e siamo certi che tenendo fede agli impegni di cooperazione consensuale per il bene comune del Paese una Costituzione basata su questi valori vedrà presto la luce.
In questo giorno siamo orgogliosi di testimoniare del pluralismo di questa Assemblea, che fotografa la vibrante diversità della società tunisina. Siamo particolarmente orgogliosi che un gran numero dei rappresentanti siano donne e che, in schiacciante percentuale, esse siano più presenti nei ranghi del movimento religioso Ennahda che in qualunque altro partito (ci sono 49 donne su 217 deputati, di esse ben 42 -sic- sono di Ennahda NdT). Questo fatto attesta la nostra dedizione alla piena partecipazione femminile alla politica e alla vita pubblica, valore che continueremo a portare avanti per proteggere ma anche migliorare il ruolo delle donne nella società tunisina, nel suo sviluppo e nel suo progresso.
Come il popolo tunisino ha trionfato nel primo passo della sua Rivoluzione cacciando il tiranno Ben Ali, così con lo stesso spirito cercheremo di riportare la vittoria anche nel passo successivo, smantellare le istituzioni che Ben Ali ha lasciato dietro di sé stabilendo un moderno, democratico sistema pluralistico adatto alle aspirazioni del nostro popolo e ai sacrifici fatti in nome di queste.
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Urne aperte oggi in Marocco ma il Movimento 20 febbraio raccomanda alla cittadinanza: "State a casa, il voto é una farsa!"


Le opposizioni marocchine, riunite e coordinate nel "Fronte del 20 febbraio" continuano con determinazione le proteste attraverso tutto il paese, da Rabat a Marrakech, da Casablanca a Meknes, chiedendo alla popolazione di mostrare al Governo e alla corte la propria ostilità con la diserzione massiccia delle urne in occasione delle elezioni parlamentari previste per oggi, da cui, per volontà regia, sono stati esclusi partiti e candidati più significativi in quanto troppo 'ostili' alla monarchia e a Re Mohammed VI.

Ispirato dai movimenti che in Tunisia ed Egitto hanno causato la caduta di tiranni pluridecennali come Ben Ali e Mubarak il Movimento 20 febbraio chiede una profonda revisione dei poteri e delle pertinenze del sovrano ottenendo, dopo i primi quattro mesi di manifestazioni, il primo, parziale successo con la proclamazione del referendum di giugno 2011, che a stragrande maggioranza approvò la richiesta di riforme costituzionali.

Ma dalla corte di Rabat le 'riforme' promesse hanno quasi subito suscitato le contestazioni della popolazione, apparendo come nulla più che misure cosmetiche che non incidono realmente i poteri regi, come dimostrato dall'esclusione di candidati 'scomodi' dalle attuali elezioni. "Le riforme promosse dal palazzo non vanno nella direzione della separazione dei poteri e della democratizzazione della società", si legge in un comunicato rilasciato nei giorni scorsi "Perseguitare chi sostiene e promuove il boicottaggio delle urne é altrettanto grave che perseguitare i sostenitori di un partito o di un candidato e getta ulteriori ombre sul voto e il suo reale significato".
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Il regime ebraico, parte diretta nelle operazioni contro la Somalia, inizia con una 'overture' sionista classica: massacrando 17 civili!


Diciassette civili somali sono stati massacrati da un drone remoto senza pilota, nei pressi del confine col Kenya, paese dal quale, di recente é partito un nuovo tentativo di invasione del Corno d'Africa portato avanti dagli Ascari di Mombasa per conto dell'imperialismo americano e occidentale; questa volta però non é stato un robot-assassino della Casa Bianca a compiere l'ennesima strage di innocenti in terra africana, le ali del 'terminator' volante da cui si sono staccati i razzi e le bombe micidiali erano adorne di un differente emblema che per la prima volta ha mostrato sulla Somalia il suo profilo minaccioso: la svastica a sei punte del regime ebraico.

Il drone Elbit é stato schierato insieme ad altri quattro esemplari in una base segreta sul confine somalo-keniota, spediti insieme a tredici tra tecnici e operatori e a una quantità imprecisata ma ingente di armi, equipaggiamenti e 'istruttori militari' per le forze del Primo Ministro Raila Odinga, che come l'ignara vittima di un film di vampiri ha invitato egli stesso (madronale errore!) i Dracula di Tel Aviv in casa propria, nella speranza di ottenerne aiuto per estendere il proprio potere sulla Somalia e magari strapparle qualche provincia di confine.
Fattosi "pecora matta" il Premier keniota Raila Odinga ha ben presto perso il sorriso, suscitando invece la lugubre ilarità dei suoi nuovi "amici" sionisti!
Imperdonabile la leggerezza di Raila Odinga! Dove era focalizzata la sua attenzione nel 2008, quando Israele, volutamente e scientemente forzò la Georgia ad attaccare la Russia scatenando un conflitto che Tblis non aveva nessuna speranza di vincere? Non ha imparato la lezione, Raila Odinga? Non ha capito che israhell non ha 'amici' o 'alleati' ma solo fantocci e pedine da fare agitare un po' sulla scacchiera prima di venire sacrificati, ovviamente nel nome dei superiori interessi del "popolo eletto"?

Intanto i guerriglieri musulmani Shabaab continuano con successo a rallentare l'avanzata keniota in Somalia; nella giornata di ieri un camion di soldati invasori é saltato su una mina riportando dodici perdite tra morti e feriti. Muoiono i soldati neri in terra d'Africa, mentre a Tel Aviv Shimon Peres, Benji Netanyahu e Avi Lieberman sghignazzano e fanno pronostici su dove affondare i loro artigli partendo dalla nuova, conveniente base d'operazioni nel Continente Nero offerta loro dalla superficiale stupidità di Raila Odinga.
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Ancora scontri al Cairo, Alessandria, Ismailia: si comincia a parlare di 'passaggio di poteri' mentre si designa un nuovo Premier!


Decine di migliaia di persone continuano a presidiare Piazza Tahrir al Cairo, in una capitale egiziana che, dopo il sesto giorno di manifestazioni e scontri, è tornata indietro nel tempo esattamente a dieci mesi fa, all'apice delle manifestazioni che, condotte con costanza e determinazione non dissimili da quelle cui abbiamo assistito negli ultimi giorni, condussero in ultimo alle dimissioni di Hosni Mubarak e all'inizio di un 'interregno' di cui forse stiamo vivendo l'ultimo atto.

Un annuncio, probabilmente tardivo dopo quasi quaranta manifestanti uccisi, in cui il Maresciallo Tantawi si é dichiarato per la prima volta disponibile a mettere in prospettiva un rapido "passaggio di poteri" ad autorità civili, previo referendum popolare, non ha avuto l'effetto sperato dai suoi estensori nel 'disinnescare' la protesta popolare, che é anzi continuata con nuove segnalazioni di scontri a Ismailia, nel Nordest dell'Egitto e nella metropoli portuale di Alessandria.

Intanto Kamal Ghanzouri ha accettato di ricoprire nuovamente l'incarico di Premier (carica che rivestì già dal 1996 al 1999) sostituendosi al dimissionario Essam Sharaf, che ha rimesso il mandato insieme al resto dei suoi colleghi e collaboratori di fronte al continuo aumentare delle vittime durante l'ultimo week-end. Ghanzouri prima di essere capo dell'Esecutivo servì come Ministro della Pianificazione e della Cooperazione Internazionale ed ha una conoscenza approfondita e dettagliata degli apparati statali egiziani.
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giovedì 24 novembre 2011

Il popolo yemenita contesta l'accordo di transizione che concede l'immunità a Saleh: morti tra Sanaa e Taizz!


Il principale gruppo di opposizione al regime del tiranno yemenita Ali Abdullah Saleh, il quale pensa di garantirsi contro futuri provvedimenti firmando la bozza di accordo per la transizione proposta dal GCC (che prevede immunità retroattiva contro ogni indagine e ogni richiesta di rinvio a giudizio per gli anni del suo dominio più che trentennale) ha radunato in piazza nelle maggiori città dell'Arabia Felix migliaia e migliaia di manifestanti contro ogni ozione di salvacondotto o protezione contro la giustizia per l'autocrate.

La 'Rivoluzione dei Giovani Yemeniti' ha convocato le manifestazioni odierne appena ricevuta la notizia che, volato in Arabia Saudita, Saleh aveva firmato lo stesso documento di transizione che aveva respinto ed evitato per settimane e mesi, nell'illusoria speranza di riuscire a ristabilire la saldezza del suo potere con la semplice forza bruta e la sponsorship di Riyadh, Washington e Tel Aviv.

Da quanto risulta sia nella capitale Sanaa che nella città meridionale di Taizz le truppe fedeli a Saleh avrebbero aperto il fuoco sulla folla dei manifestanti, a Taizz, addirittura, si riporta del suono di artiglieria che arriva in città dalle zone periferiche, segno che qualcuno, forse militari ribelli, forse guerriglieri tribali dell'interno, sta ingaggiando l'Esercito che presidia gli accessi settentrionali e le zone periferiche dell'abitato. Sembra che finora siano confermati cinque morti tra i dimostranti anche se abbiamo il fondato timore che vedremo presto questo bilancio lievitare non poco.

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L'ambasciatore iraniano in Siria dichiara il fermo sostegno della Repubblica Islamica verso Damasco e Assad!


"L'Occidente, imperialista e arrogante, sta tentando di imporre in Siria una destabilizzazione violenta tramite agenti provocatori infiltrati, traditori espatriati ed estremisti interni per perseguire i propri interessi a spese del popolo", queste le nette dichiarazioni rilasciate ieri nella capitale Damasco dall'ambasciatore iraniano Mohammad-Reza Sheibani, che ha proseguito: "Oggi, grazie al risveglio democratico e islamico che attraversa tutto il Nordafrica e il Medio Oriente, il mondo musulmano sta liberandosi degli schemi e dei fantocci del potere imperialista, ma é logico e ovvio che, fino a quando avrà chances di manovra, questo stesso potere cercherà di resistere dove é ancora presente e se possibile di infiltrarsi laddove gli si offra la possibilità".

Sheibani ha raccomandato al Presidente Assad e ai suoi consiglieri e collaboratori di ascoltare ed accogliere le legittime richieste di riforma che possano venire dalla popolazione e di considerarle seriamente, in modo che ai provocatori, ai gangster, ai terroristi non rimanga nessuna 'foglia di fico' dietro cui cercare di nascondere i veri motivi delle loro lamentabili e sanguinose azioni criminali. Il vero motivo per cui Damasco si trova oggi attaccata dalle mire imperialistiche é il suo costante ed efficace supporto alle forze e ai movimenti di Resistenza.

La televisione di Stato siriana in queste ultime settimane ha mostrato a più riprese le armi e gli esplosivi confiscati ai contrabbandieri che intendevano rifornirvi gruppi di criminali e infiltrati, nonché le confessioni che provano oltre ogni legittimo dubbio il pesante coinvolgimento di alcune fazioni libanesi (quelle allineate con il fronte '14 marzo'), del governo saudita, di Israele e degli Usa nelle serie di attacchi e attentati che da marzo a oggi hanno fatto molte dozzine di vittime sia tra la popolazione civile che tra i membri delle forze armate e di sicurezza.
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Nei prossimi giorni l'arrivo ad Amman di Khaled Mishaal, 'scortato' dal Principe qatariano Tamim!


La prevista visita giordana di Khalid Mishaal, leader supremo di Hamas, avrà luogo nei prossimi giorni, come confermato dal Ministro per l'Informazione del regno ascemita Rakan al-Mejali, nella giornata di ieri.

Mejali ha rivelato ai cronisti del quotidiano 'Al-Ghad' che il Principe qatariano Sceicco Tamin ben Hamad al-Thani accompagnerà il leader palestinese nella visita, la quale prenderà il via con un incontro a porte chiuse col Re Abdullah II.

Il Ministro ha spiegato che lo Sceicco Tamim lascerà quindi il paese, mentre Mishaal rimarrà il tempo necessario a incontrarsi con alcuni dignitari e uomini di governo.

Majali ha concluso negando che la ripresa di relazioni con Hamas (interrotte bruscamente nel 1999 con l'espulsione della dirigenza del Movimento dai suoi uffici di Amman) stia a indicare un raffreddamento o peggioramento dei suoi rapporti con la fazione Fatah o l'Anp da essa egemonizzata.
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Entro 20 giorni la liberazione dei 550 detenuti politici palestinesi ancora da rilasciare!


Si avvicina sempre più la data in cui il secondo gruppo di 550 detenuti politici palestinesi verrà rilasciata dalle carceri del regime ebraico secondo i termini della capitolazione sionista alle richieste di Hamas in cambio della restituzione dell'Ebreo francese Gilad Schalit, catturato durante un raid preventivo di Hamas contro la zona in cui l'esercito di occupazione stava radunando forze per attaccare la Striscia di Gaza.

Lo Sceicco Saleh al-Aruri, membro del Politburo di Hamas ha dichiarato nella giornata di ieri che, come ampiamente previsto dalla dirigenza del Movimento di Resistenza, avendo già ottenuto quello che volevano, i sionisti sono molto più riottosi e ostinati nel portare a termine i patti dell'accordo sottoscritto grazie alla mediazione egiziana.

Il regime dell'Apartheid infatti ha respinto ogni richiesta riguardo la possibilità di migliorare gli standard di liberazione dei prigionieri, come ad esempio effettuare loro un check-up medico, permettere la supervisione di personale umanitario internazionale e così via. Tel Aviv ha altresì rifiutato tutte le liste di liberazione proposte tramite la mediazione egiziana, riservandosi di scegliere chi verrà rilasciato.
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Le delegazioni di Hamas e Fatah sono ai blocchi di partenza per dare vita allo storico vertice del Cairo!


Ibrahim Al-Dirawi, Capo del Centro Studi palestinesi al Cairo ha dichiarato che le delegazioni della fazione Fatah e del Movimento di Resistenza musulmano Hamas si trovano al Cairo e stanno completando gli ultimi preparativi per il vertiche che si terrà nella giornata di oggi tra Mahmud Abbad e Khalid Mishaal.

Secondo quanto riportato dal Palestine Information Center il capo di Fatah e quello di Hamas sono arrivati rispettivamente l'uno martedì 22 e l'altro mercoledì 24, nonostante voci che avrebbero voluto il vertice rinviato a data da destinarsi a causa della protesta popolare che sta attualmente agitando le strade del Cairo e l'iconica Piazza Tahrir.

Dirawi ha annunciato che il vertice ruoterà soprattutto attorno ai mezzi concreti per superare lo stallo in cui si é bloccato il processo di riconciliazione nazionale siglato proprio al Cairo la scorsa primavera, compresa la formazione di un nuovo governo e il suo programma d'azione, insieme a progetti di riforma a modifica dell'Autorità nazionale palestinese.
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Abbasi: "La centrale nucleare di Bushehr arriverà al suo massimo di produzione energetica a gennaio 2012!"


Il capo dell'Organizzaziione iraniana per l'Energia atomica (IAEO), Fereydoun Abbasi, ha dichiarato che, con un leggero ritardo rispetto a quanto annunciato all'atto dell'accensione definitiva del reattore principale, la centrale nucleare di Bushehr arriverà al 100% dell'output energetico (1000 MW) a gennaio 2012 anziché nel corso del mese di dicembre 2011.

Rivolgendosi a una delegazione di parlamentari nella giornata di mercoledì Abbasi ha sgombrato il campo da qualunque voce di difficoltà o problemi con l'impianto o con la collaborazione dei partner russi, specificando che in tutti gli otto mesi trascorsi da quando ha iniziato a ricoprire il suo incarico questi ultimi si sono sempre mostrati pienamente cooperativi. Abbasi ha chiarito che il ritardo é dovuto più che altro allo scrupolo e al desiderio di compiere ulteriori test di sicurezza prima di portare l'impianto a regime.

La centrale di Bushehr é stata messa in linea a inizio settembre 2011 (sopra, l'inaugurazione), ha raggiunto l'output di 190 MW il 27 di quel mese passando poi a 300 MW il 30; é stata portata a 420 MW il 7 ottobre e da allora ha continuato a produrre regolarmente lo stesso quantitativo di energia in attesa di venire portata a mille Megawatt, sua capacità produttiva massima.
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mercoledì 23 novembre 2011

Piazza Tahrir resiste e respinge i militari! Truppe schierate attorno al Ministero dell'Interno mentre altre migliaia di cittadini si uniscono ai dimostranti


Nemmeno l'uso di nuovi e più potenti gas urticanti che si vocifera siano stati trasportati in tutta fretta in Egitto dagli Usa o da Israele ha permesso a polizia e militari di rompere il presidio della folla in Piazza Tahrir, da cui ogni traccia di forze antisommossa é ormai scomparsa e le uniche uniformi che si vedono sono quelle di paramedici e sanitari che trasportano i contusi e gli intossicati ai posti di medicazione e i feriti più gravi agli ospedali cittadini.



Gli scontri, che pure continuano, sono concentrati attorno alla grande piazza simbolo della Rivoluzione di gennaio e febbraio e forse anche di quella di novembre, se le cose seguiranno il loro corso fino alle estreme conseguenze. Man mano che nuove migliaia di cairoti di ogni età, di ogni estrazione sociale, di ogni credo politico continuano ad affluire e a unirsi al presidio sembra sempre più chiaro che, a meno di non commettere adesso ciò che si rifiutarono di fare per conto di Mubarak nove mesi fa Tantawi e camerati hanno sempre meno alternative a rendere le redini del potere che presero in mano in funzione di 'garanzia' dopo le dimissioni del 'Faraone'.


Ultimi aggiornamenti dal Cairo parlano di truppe e blindati schierati attorno al Ministero dell'Interno, la cui sede non é troppo distante in linea d'aria da Piazza della Liberazione; secondo quanto riportato dal Dottor Shadi al-Naggar, dell'Ospedale da campo "Omar Makram" altri tre manifestanti sarebbero morti oggi negli scontri avvenuti in via Mohammed Mahmud. Sembra che, in un tentativo di calmare gli animi della folla, il Consiglio Supremo delle Forze Armate abbia in mente di offrire all'ex Capo dell'IAEA Mohamed el-Baradei di guidare il prossimo Governo ad interim, ma che questi abbia dubbi che un premierato ora possa inficiare le sue chance di elezione alla carica di Presidente del paese, a cui ha deciso mesi fa di concorrere.
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L'ONU ordina al regime ebraico di consegnare "subito" ai Palestinesi le tasse illegalmente trattenute!


Finalmente una forte e netta presa di posizione ONU contro il regime dell'Apartheid a cui, apparentemente, quasi tutto è concesso: dall'implementare il trasferimento coatto di popolazione in territori illegalmente occupati ad arrestare e incarcerare cittadini stranieri senza accuse specifiche, dal mantenere un illegittimo blocco terrestre e navale contro un territorio ad altissima densità abitativa a grassare gli oneri fiscali raccolti a nome di un'organo di amministrazione nominalmente autonomo se esso non si piega ai voleri della cricca sionista.

Ed é proprio quest'ultimo caso ad avere suscitato lo stigma del Palazzo di Vetro; il fatto che Israele si sia autoconcesso il potere di "multare" l'Anp per la sua campagna di riconoscimento della Palestina come Stato membro dell'ONU trattenendo le tasse raccolte a nome dell'Anp (cioé di Al-Fatah) e rifiutando di passarle ai loro legittimi propietari. L'organo di "autogoverno" palestinese ha bisogno di quei denari per pagare gli impiegati statali, gli insegnanti e fare fronte alle mille necessità dell'amministrazione corrente della Cisgiordania.

Secondo quanto rilasciato dal portavoce Martin Nesirky ai microfoni della France Presse: "Il Segretario Generale ONU Ban Ki-Moon ha fatto appello al Primo Ministro sionista affinché il trasferimento puntuale e regolare dei fondi dovuti all'Anp riprenda il prima possibile, e che in futuro lo Stato ebraico non pensi più di poter disporre di essi come di una 'arma economica' per tenere l'Anp vincolata alla sua volontà o alle sue convenienze". Ogni mese Israele raccoglie circa 40 milioni di Euro per conto dell'Anp.
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Le forze di sicurezza siriane arrestano 57 gangster armati a Homs, stroncano il contrabbando di armi dalla Giordania!


Grandi e probabilmente decisivi successi dell'Esercito e delle forze di sicurezza siriane che, consce della fiducia in loro riposte dal popolo preso di mira in queste ultime settimane da attacchi ed attentati di agenti provocatori e inflitrati stranieri, non hanno lesinato sforzi e persino sacrifici di sangue per spezzare la rete di intrighi in cui potenze arroganti e ostili (Israele, Stati Uniti, Arabia Saudita) volevano soffocare l'intero paese, nella speranza di scardinare un importante anello del "Jabhit al-Mumana'a", l'Asse della Resistenza che da Teheran a Beirut, passando per Basra, Bagdad e Damasco tanti successi ha mietuto negli ultimi anni e, grazie allo zefiro rigenerante della Primavera Araba promette di estendersi al Cairo, a Bengasi, a Tripoli e a Tunisi e forse ancora più in là.

Nella città meridionale di Homs gli uomini dell'Esercito e della Sicurezza hanno arrestato ben 57 gangster armati, responsabili di innumerevoli crimini contro gli apparati dello Stato e i comuni cittadini; durante l'operazione un siriano di nome Khaled al-Rajeh e un Saudita di generalità finora tenute segrete sono stati abbattuti nel corso di scontri a fuoco istigati dalle bande armate di cui essi erano a capo: secondo l'analisi dei loro effetti i due morti avevano a disposizione passaporti Giordani, Libanesi e Sauditi a loro nome e avevano accesso a cache ed arsenali di armi e munizioni americane e israeliane che hanno distribuito con liberalità tra i loro seguaci.

Proprio al confine con la Giordania secondo quanto riportato dal quotidiano 'Asharq Al-Awsat' la guardia di confine di Damasco ha messo fine a un 'condotto' che portava in Siria altre armi sioniste e americane, pagate con i soldi dei finanziatori sauditi che sperano, abbattendo Assad, di riguadagnare in parte l'influenza e il prestigio che hanno perso con la cacciata di Mubarak in Egitto. La Giordania é il 'retrofronte' dei provocatori e degli infiltrati; come dimostrato dal fatto che tutti i terroristi arrestati finora usavano schede SIM giordane nei loro cellulari, per evitare di venire ascoltati e intercettati nei loro colloqui.
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