domenica 23 settembre 2012

A Bengasi comincia a emergere una scomoda ipotesi: l'uccisione di Stevens potrebbe non aver niente a che fare con il film islamofobo!

L'analista politico Mark Robertson e il giornalista freelance Finian Cunningham sostengono in questo lungo articolo che la recente uccisione del plenipotenziario Usa Chris Stevens a Bengasi potrebbe non essere collegata allo squallido film islamofobo prodotto da Sam Basile col finanziamento sionista, ma risultare da un'azione armata di lealisti pro-Gheddafi.

Se si eccepisce sull'immagine edulcorata e da "santino dell'anti-imperialismo" che i due danno del ridicolo regime del Colonnello sirtino (evidentemente i due preferiscono sorvolare su come Gheddafi si appecorò ai 'diktat' di Bush e della Condy Rice dopo il 2001, nonché sul fatto che usò i mercenari africani forniti da Israele nel tentativo di mantenersi al potere) il pezzo é piuttosto interessante ed evidenzia come anche gli ex-gheddafisti continuino a costituire una forza piuttosto rilevante anche nella Libia post-elezioni.

Le testimonianze di un giardiniere libico nel complesso bengasino che serviva da "base" a Stevens e soci e quella di Mohammed al-Bishari sembrano le 'chiavi di volta' della loro ricostruzione, in effetti se "orde di dimostranti" si fossero dirette verso il compound i protocolli di sicurezza avrebbero previsto l'evacuazione del personale americano, invece il blitz arrivò inatteso e improvviso in stile "commando" con ampio uso di razzi, granate e un attacco diversivo che permise agli aggressori (evidentemente dotati di addestramento militare) di penetrare fino al 'sancta sanctorum' dove colpirono a morte Stevens e colleghi.
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