sabato 24 marzo 2012

Tantawi e soci vogliono scaricare le colpe del massacro di Port Said sulla società calcistica: scontri e un morto nelle proteste!


Si lamenta un morto e diciotto feriti più o meno gravi negli scontri che nella cittadina costiera di Port Said, tra la serata di ieri e il pomeriggio di oggi hanno visto contrapposti militari e poliziotti da una parte e dimostranti, tra cui molti sostenitori della locale equipe calcistica, dall'altra. La presenza di molti tifosi in piazza non deve fare pensare a episodi di teppismo sportivo, visto che i supporter dell'Al-Masri, squadra locale protestano contro quella che ritengono l'ingiusta sospensione biennale dal campionato di calcio inflitta alla loro società come 'punizione' per i disordini che a febbraio, dopo la fine del match Al Masri-Al Ahly (3 a 1, per la cronaca), videro la morte di ben 75 persone nella più grave strage collegata a una partita di calcio degli ultimi anni.

La condanna vorrebbe far credere a un coinvolgimento o comunque a una responsabilità della squadra locale e dei suoi tifosi nelle violenze, quando invece tutti i testimoni hanno confermato che gli attacchi partirono da frange facinorose coi colori dell'Al-Ahly, che erano riuscite a entrare nello stadio armate di mazze, spranghe, catene, altre armi improvvisate e persino pugnali, molotov cocktail e armi da fuoco. Una simile organizzazione prevedeva per forza una coordinazione con le forze dell'ordine, che infatti non intervennero per lunghissimo tempo, in modo da lasciare agli attaccanti tutto il tempo di fare una carneficina.

La squadra dell'Al-Ahly, come il Real Madrid dei tempi di Franco, é sempre stata legata a doppio filo al regime di Mubarak e quindi tra i suoi ranghi si possono trovare molti uomini delle forze di sicurezza e della polizia segreta, che ci si 'aspettava', ai tempi del Faraone Mubarak, che tifassero per la squadra 'giusta'; al contrario i tifosi di Port Said, divisi dall'Al-Ahly da una fortissima rivalità agonistica, sono stati da subito sostenitori del Movimento 6 aprile prima e della Rivoluzione di Piazza Tahrir, poi, anche solo per sfottò nei confronti dei rivali.

Ovviamente noi non riteniamo furbo mescolare fedi politiche e sportive ma, visto che succede, abbiamo sempre tifato Barça contro i 'merengues' e contro i razzisti del Beitar Gerusalemme siamo sempre pronti a tenere per l'Hapoel Tel Aviv (anche se é una squadra sionista anch'essa). La pesante squalifica inflitta all'Al-Masri vuole essere un tentativo di liquidare la grave strage di febbraio come un "incidente sportivo" e anzi, di far passare per colpevoli e istigatori coloro che in realtà ne sono state le vittime.
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L’embargo al petrolio iraniano è fallito, una analisi di Ali Reza Jalali

Nella nostra continua collaborazione col brillante Ali Reza Jalali, giovane giurista esperto della Storia e della struttura giuridica della Repubblica Islamica Iraniana, ci fa piacere ospitare una sua analisi sulla recente 'debacle' dei progetti di sanzioni UE contro l'industria petrolifera di Teheran

Nel mese di gennaio l’Unione Europea aveva deciso in modo unilaterale di interrompere l’acquisto di petrolio dall’Iran, ufficialmente per ritorsione contro il programma nucleare iraniano. L’obiettivo dichiarato era quello di costringere la Repubblica islamica a sospendere l’arricchimento dell’uranio, anche se il governo di Teheran ha sempre sostenuto che non è interessato in alcun modo all’arma atomica, ma semplicemente all’uso civile dell’energia nucleare. Si pensava quindi, che il boicottaggio del greggio iraniano avrebbe messo in difficoltà il Paese mediorientale.

Il risultato concreto però è stato ben diverso: da un lato le esportazioni verso i principali Paesi europei acquirenti dell’oro nero iraniano non si sono mai interrotte, anche perché gli Stati che comprano da Tehran sono quelli più inguaiati con la crisi economica (Grecia, Italia e Spagna), d’altro canto lo sterile provvedimento dell’UE ha avuto un effetto dirompente sui mercati internazionali, portando il petrolio a quota 126 dollari al barile, record dai tempi della guerra in Libia dell’anno scorso. Quindi, le sanzioni al petrolio iraniano si sono rivelate un vantaggio per l’Iran, che ha visto aumentare il prezzo del proprio greggio, e un danno per l’Europa, che è al momento costretta a proseguire le importazioni da Teheran, visto che la instabilità politica della Penisola Araba, con i tumulti in Bahrain e Arabia Saudita, sconsiglia di legarsi solo all’oro nero dei concorrenti regionali dell’Iran.

In realtà l’attuazione dell’embargo doveva avvenire dal mese di luglio 2012, ma quando mancano solo quattro mesi da quella data, le autorità europee e la stessa 'Strega dell'Ovest' Hilary Clinton, hanno ammesso che attuare le sanzioni da quella data sarebbe fantascientifico, col rischio di uno shock per i mercati impressionante. Il prezzo del barile potrebbe superare i 150 dollari, con la benzina che in Italia andrebbe abbondantemente sopra i 2 euro al litro.

Ancora una volta quindi, le sanzioni contro l’Iran, si rivelano più dannose per l’Occidente che non per la Repubblica islamica. Il fallimento delle politiche anti-iraniane è poi ancora più evidente nel momento in cui si nota che il programma nucleare iraniano, con finalità pacifiche, va avanti a gonfie vele, mortificando ancora di più gli USA e quanti, ostinatamente, continuano a legarsi mani e piedi alle loro iniziative da 'tardo impero', inconcludenti e fallimentari.
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Ghazanfar Roknabadi: "La situazione in Siria vira verso la sconfitta dei terroristi e il successo delle riforme iniziate e portate avanti dal Presidente Assad!"


L'ambasciatore iraniano a Beirut, Ghazanfar Roknabadi, ha recentemente dichiarato che tutti gli sviluppi recenti della situazione siriana indicano un decisivo progresso degli eventi lontano da qualunque ipotesi di successo della campagna di terrore portata avanti dagli agenti del complotto imperialista e sionista anti-Assad e verso invece un completo trionfo dell'iniziativa di riforma istituzionale portata coraggiosamente avanti dal Presidente Assad come via maestra per condurre il paese verso la stabilità, anche durante i momenti più difficili di violenza e attentati vissuti nei mesi scorsi.

"Gli sviluppi in Siria fanno ben sperare per il futuro e anche la recente relazione di Kofi Annan alle Nazioni Unite indica che non vi é altra via al di fuori del dialogo nazionale e della soluzione politica; tutte le altre opzioni...interventi armati, sostegno ai terroristi, zone cuscinetto lesive della sovranità siriana, 'corridoi umanitari', sono state screditate e scartate".

L'ONU, ascoltati i rapporti dell'Ex-segretario generale ghanese ha approvato un sostegno in sei punti alla bozza di accordo proposta da questo al Presidente Assad tra il 10 e l'11 marzo scorso, definita "una seria ipotesi di lavoro che avrà un impatto decisivo sulla situazione sul terreno". Anche Russia e Cina, verificata l'assenza di condizioni ultimative e ogni riferimento a interventi unilaterali lesivi della dignità e della sovranità di Damasco, hanno sostenuto il documento.
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Incredibili e grottesche accuse americane all'Iran: i più grandi esportatori di armi del mondo attaccano i legittimi legami tra Khartoum e Teheran!


Immaginate che un noto maniaco sessuale più volte colpevole di molestie e stupro accusi un padre di famiglia che in tutta la sua vita non ha mai fatto ricorso alla violenza se non per difendere sé e i suoi cari muovendo contro di lui addebiti triviali e inconsistenti...come crederete che reagirebbe la comunità circostante di fronte a un caso come questo?

Bene, adesso sostituiamo il maniaco sessuale stupratore con gli Stati Uniti d'America (colpevoli di avere attaccato e invaso nazioni che non ponevano loro la benché minima minaccia né erano direttamente coinvolte in attacchi o cospirazioni contro di essi), il coscienzioso padre di famiglia con la Repubblica Islamica dell'Iran (che si é trovata coinvolta in conflitti solo per difendersi da aggressioni esterne, come quella di Saddam Hussein rifornito e foraggiato da tutto l'Occidente) e le accuse triviali e inconsistenti con la pretesa che l'Iran stia vendendo armi al Sudan...purtroppo dobbiamo verificare che, al contrario di come tutti noi ci comporteremmo se un nostro vicino integerrimo fosse accusato da una persona notoriamente deviata e corrotta, le maldicenze di marca Usa hanno più presa di quella che dovrebbero avere, visto che il portavoce del Ministero degli Esteri di Teheran si é visto costretto a commentare gli addebiti, come se l'Iran avesse qualcosa da temere da una simile campagna di fango e slander proveniente dagli Stati Uniti.

Ramin Mehmanparast, nella dichiarazione resa ai media regionali e internazionali, ha chiarito che la posizione di Teheran in politica estera é e rimane quella di prevenire le cause di frizione e dissidio prima che possano erompere in ostilità armate, tramite la pratica del dialogo e del negoziato...e non certo quella di fomentarle fornendo armi...che poi tale accusa provenga dai più grandi guerrafondai produttori ed esportatori di armamenti che quotidianamente riforniscono gli arsenali della repressione saudita, bahreini, israeliana e di altre dozzine di regimi repressivi invisi alle loro stesse popolazioni é veramente un colmo di ironia grottesca.

Per anni e anni gli Usa e Israele hanno fomentato una campagna di fango basata sul nulla, pretendendo che il Governo di Khartoum stesse 'perseguitando' le popolazioni del Sud del paese, arrivando fino a far perseguitare il Presidente Omar Bashir dalla ipocrita e parziale 'Corte criminale internazionale', e giungendo infine a stuprare l'integrità territoriale del paese africano, imponendo un referendum-farsa che tra brogli e urne pilotate ha squarciato i territori più ricchi di petrolio e in possesso degli snodi strategici delle Cateratte del Nilo organizzandoli in uno stato-fantoccio giudato da un ridicolo dittatore da operetta: Salva Kiir, il Bokassa del Ventunesimo Secolo.

Il Sud-Sudan strappato a Khartoum é subito diventato uno stato-fallito, dove il 15 per cento dei bambini muore prima di giungere a compiere 5 anni, dove tribù rivali si affrontano in faide sanguinose che solo da gennaio a oggi hanno massacrato migliaia di persone, dove il dittatore e la sua famiglia si crogiolano nel lusso satrapico e perseguitano la stampa mentre la popolazione muore di fame e dal quale bande di terroristi armati vengono inviati in Sudan per cercare di destabilizzare anche la regione di Darfur dove per fortuna le forze armate del Governo fanno buona guardia e hanno già colto decisivi successi nello stroncare l'insorgenza terroristica abbattendo anche suoi leader.

Il Sudan avrebbe dunque tutto il diritto di venire rifornito di armi e di tutti quegli strumenti necessari a mantenere la stabilità e la pace sul suo territorio, ma ecco che, nel "mondo alla rovescia" che é questo disgraziato pianete sottoposto al gioco dell'arroganza imperialista e capitalista arrivano gli Usa 'stupratori' ad accusare la Repubblica Islamica...é chiaro che un mondo tanto deviato da permettere questo tipo di eventi sia talmente corrotto da non poter sopravvivere a lungo e, tanto prima verrà il 'redde rationem', tanto meglio sarà, per i popoli del Sud del Mondo, ma anche per le masse lavoratrici sfruttate del Nord, tenute in soggezione da piccoli gruppi di parassiti che raccolgono i benefici di un sistema così ingiusto.
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Ancora manifestazioni di protesta e dissenso nella città sciita di Qatif, il popolo ne ha abbastanza della violenza di Riyadh!


Nonostante l'intensificarsi della violenta e brutale repressione voluta dalla Casa di Saoud non si placa né si arrestano le dimostrazioni nell'Est dell'Arabia Saudita, che anzi, aumentano di numero e di intensità e potrebbero fungere da detonatore per una più vasta campagna di disobbedienza e ribellione di cui forse i primi prodromi si sono già avvertiti negli scorsi giorni.

L'ultima di questa manifestazioni, nella cittadina di Qatif, ha visto migliaia di persone scendere in strada con foto e cartelli inneggianti ai leader dissidenti arrestati e tenuti in incommunicado nelle galere reali, chiedendo il loro rilascio immediato e la fine di tutti i trattamenti discriminatorii contro gli sciiti, il venti per cento degli abitanti del paese, da sempre considerati cittadini di "serie B" nonostante che proprio dalle loro province si estragga la maggior parte del greggio che finanzia il sardanapalesco stile di vita della corte sunnita di Riyadh.

Ma iniziano a diffondersi anche richieste differenti, che potrebbero preludere al diffondersi di un movimento secessionista volto alla separazione della fascia costiera orientale dal resto del paese, creando un nuovo stato arabo a maggioranza sciita.
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venerdì 23 marzo 2012

Eroe palestinese di 16 anni dichiara al giudice sionista: "Io non vi riconosco alcuna autorità, voi siete occupanti illegittimi di questa terra!".


Con tutta la dignità, la determinazione e la calma che avrebbero fatto l'onore e l'orgoglio di un veterano 'Fedayeen' della Causa palestinese, reduce di molti decenni di lotta contro il regime ebraico dell'Apartheid, un sedicenne di nome Ahmad al-Salibi, arrestato illegalmente lo scorso 12 marzo insieme ad altri sei ragazzi di Beit Ummar, a Nord di Al-Khalil e portato davanti al giudice del tribunale militare di Ofer é riuscito a prendere la parola mentre il pubblico ministero sionista stava leggendo la 'lista delle accuse' contro di lui e a rilasciare una dichiarazione:

"Io non riconosco alcuna autorità a questa corte, io sono un ragazzo di sedici anni e voi pretendete di giudicarmi davanti a un tribunale militare: non é giusto, non ne avete diritto, voi non avete nessun diritto su questa terra che occupate, nessun diritto più di quello di una banda di mafiori invasori e predoni, io non riconosco il vostro Stato, le sue leggi e questa corte!".

Di fronte a questa dichiarazione limpida, cristallina e veritiera il magistrato del regime ebraico si é infuriato e ha lasciato l'aula non prima di avere, da vero mafioso, minacciato il ragazzo di "severe punizioni", come ascoltato pubblicamente e riferibile da parte di tutti i testimoni oculari della scena. Il giovane eroe Ahmad é già stato sottoposto a pestaggi e torture nel tempo trascorso tra il suo arresto e il suo processo, come confermato da parenti, compagni di prigionia e avvocati difensori.
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La Lobby a Sei Punte usa il pugno di ferro! Direttore editoriale di stazione radio Usa licenziato a causa dei commenti 'anti-israeliani' su Facebook!


Sunni Khaled, reporter americano con anni di collaborazioni 'freelance' a testate prestigiose come la rivista 'Time', il quotidiano Washginton Times e Usa Today,  una lunga carriera in radio per Voice of America e la NPR, da ben nove anni Direttore editoriale dell'area news dell'emittente WYPR di Baltimora, ha tutte le credenziali per essere considerato un ottimo giornalista eppure, pochi giorni fa, é stato licenziato senza nemmeno la famosa 'two weeks' notice', sbattuto in tronco fuori dalla redazione che per poco meno di un decennio ha contribuito a forgiare e rafforzare.

Il motivo? Lungi dall'essere uno 'scoop' bucato o una qualche imperdonabile gaffe professionale, Khaled é stato messo alla porta senza nemmeno il benservito per avere pubblicato sul proprio profilo Facebook (il social network creato da Mark Zuckerberg) un commento dove definiva 'brutale e sanguinaria' l'occupazione israeliana della Palestina e delle Alture del Golan. "Personalmente sono stufo di tutto questo inginocchiarsi e genuflettersi verso Israele; tutta questa retorica sull'Iran e sulla Guerra all'Iran ha ancora una volta oscurato al grande pubblico le notizie da Gerusalemme, dalla Cisgiordania, da Gaza e dal Golan, tutti territori esposti alla brutale occupazione israeliana o comunque agli attacchi e alla violenza di Israele!".

Un commento totalmente veritiero e misurato, assolutamente nulla per cui un dipendente dovrebbe venire non diciamo sanzionato, ma nemmeno redarguito...figuriamoci poi licenziato! Ma ovviamente, la Lobby a Sei Punte vuole mantenere il ferreo controllo di tutti i mezzi di informazione e così Sunni Khaled ha perso il lavoro; più passa il tempo e più si stringolo le maglie della censura sionazista sull'informazione Usa, come, nel recente passato, già aveva indicato il caso esemplare della cronista veterana della Casa Bianca, Helen Thomas.

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Teppisti ebrei irrompono in centro commerciale aggredendo lavoratori e clienti palestinesi, chiedendo ai negozianti coltelli "per poterli pugnalare"!


Quando la misura dello schifo é colma persino un quotidiano sionistissimo come 'Haaretz', normalmente tutto impegnato a propagandare all'estero la falsa e mendace immagine di "Israele democratico", "Israele tollerante", "Israele gay-friendly" e altre simili balle e piaggerie non si può esimere dal riportare notizie affatto in sintonia con la caramellosa hasbara che propina solitamente e deve riportare la verità, che cioé il regime ebraico dell'Apartheid é uno stato razzista che diventa sempre più intollerante e violento e dove i pochi luoghi dove normalmente i legittimi abitanti palestinesi e gli immigrati di origine ebraica si incontravano e si mescolavano sono sempre più soggetti ad attacchi e a manifestazioni di odio insensato come quella che ha colpito il centro commerciale Malha di Gerusalemme.

Centinaia di teppisti ebrei appena usciti da una partita della squadra del Beitar, notoriamente dotata della tifoseria più razzista e criminale di Israele (il che é dire qualcosa, come sostenere di avere una curva più fascista di quelle della Lazio e dell'Hellas Verona) si sono riversati all'interno del centro commerciale e si sono scatenati in atti vandalici e di aggressione contro botteghe, clienti e personale lavorante palestinese. Vigliacchi come tutti i teppisti si sono scagliati a decine e a dozzine contro commessi, inservienti, custodi o semplici passanti, in una ridda di violenze che, pure evidenti, non hanno causato l'intervento di un solo poliziotto (ricordiamo che i teppisti ebrei vengono tutti dall'ambiente dei 'settler' e come la polizia dell'Apartheid abbia con loro un rapporto tutto particolare di favoritismo e copertura).

Solo dopo quaranta minuti di inferno le guardie giurate, mobilitate dal Direttore, sono riuscite a cacciare gli esagitati dall'area e a chiudere i cancelli per prestare assistenza e soccorso ai feriti e fare il conto dei danni. Fino all'ultimo i teppisti scatenati hanno continuato a chiedere ai negozianti che sembravano Ebrei di consegnare loro bastoni "per rompere le ossa agli Arabi" o coltelli "per poterli pugnalare". In un messaggio speciale inviato a tutti i dipendenti e tutti i clienti vittime di aggressione la Direnzione dello shopping mall ha dichiarato che in futuro, a ogni partita casalinga del Beitar, corrisponderà un incremento delle misure di sicurezza volto a prevenire il ripetersi di fatti simili.

Speriamo che la promessa venga mantenuta!
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Esasperato dalla brutalità dei Saoud, gli sciiti di Awamiyah prendono le armi contro i loro scagnozzi: feriti tre militari!


Eccezionale notizia ci raggiunge ora tramite l'Agenzia stampa ufficiale SPA, voce della monarchia assoluta di Casa Saoud, secondo la quale una pattuglua degli sbirri reali che nelle ultime settimane stanno terrorizzando e martirizzando la popolazione sciita dell'Est sarebbe stata colpita da raffiche di proiettili sparati da parti sconosciute. L'attentato, comunque, non avrebbe portato ad alcuna morte e tre gendarmi, feriti ma vivi sarebbero stati ricoverati in ospedale.

Il fatto sarebbe successo ad Awamiyah, dopo le preghiere serali. Proprio ad Awamiyah, lo ricordiamo, nella giornata di ieri era stato ferito gravemente a colpi di arma da fuoco l'esponente dell'opposizione e leader della protesta popolare contro la monarchia Mohammed Saleh al-Zenadi; poco tempo fa, invece, un grave incidente a un oleodotto aveva fatto sorgere il sospetto di un attentato esplosivo.

Mentre con tutto il suo impegno la corrotta monarchia di Riyadh ha cercato di fomentare la violenza e il terrore in Siria forse Re Saoud e compari avrebbero fatto meglio ad analizzare la situazione di politica interna visto che, se confermati, questi sintomi indicherebbero la crescita e lo sviluppo di un movimento di opposizione armato, ben diverso dalle manifestazioni e proteste pacifiche che per oltre un anno si sono susseguite nella zona a maggioranza sciita del regno; incidentalmente anche quella più ricca di petrolio.
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Il Blocco Islamico di Hamas prenderà parte alle elezioni universitarie di Bir Zeit per la prima volta dal 2009!


I rappresentanti del 'Blocco Islamico' presso l'Università cisgiordana di Bir Zeit, studenti vicini alle posizioni del Movimento Hamas, hanno dichiarato recentemente la propria intenzione di partecipare alle prossime elezioni per la nomina del Consiglio studentesco, per la prima volta da tre anni a questa parte.

Il Blocco ha deciso di prendere parte alle elezioni insieme alle altre associazioni politiche giovanili presenti nell'Ateneo dopo avere ricevuto garanzie che i suoi membri non verranno perseguitati dalle forze di sicurezza di Fatah, come é stato il caso negli anni successivi al fallito Colpo di Stato tentato dalla fazione di Mahmud Abbas contro il legittimo Governo uscito dalle urne con le elezioni politiche del 2006.

"La nostra partecipazione al processo elettorale vuole sottolineare il successo raggiunto col nostro recente sit-in che ha visto rappresentanti del Blocco Islamico rimanere nelle pertinenze del Campus per diverse settimane e rafforzare nel contempo, con un gesto concreto, gli sforzi di riconciliazione che a più alto livello vedono coinvolti Hamas, Fatah ed altri attori politici", ha dichiarato il leader del Blocco Imran Madhloum.

Il Blocco Islamico di Hamas sta inoltre studiando la possibilità di presentare liste comuni col Gruppo Islamico, associazione degli studenti vicini alle posizioni del Movimento per la Jihad Islamica in Palestina.
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Gli sgherri del regime saudita aprono il fuoco sui manifestanti sciiti ad Awamiyah!


Il dimostrante e attivista per i Diritti Umani Mohammed Saleh al-Zenadi, attivo nell'Est dell'Arabia Saudita ormai in rivolta da mesi contro il corrotto e arbitrario potere della corte sunnita di Riyadh é stato ferito a colpi d'arma da fuoco ad Awamiyah, vicino a casa sua, nell'Est del paese che é il fulcro e il centro del movimento sciita di protesta.

Secondo quanto comunicato da coloro che gli sono vicini e che gli hanno prestato i primi soccorsi i proiettili che lo hanno raggiunto, sparati da forze di sicurezza del regime, lo hanno messo in condizioni critiche tanto che, pur sapendo benissimo che spesso i membri della polizia segreta reale compiano retate e arresti nelle strutture sanitarie, é stato necessario ricoverarlo subito in ospedale.

Le forze del regime hanno circondato Awamiyah e stanno conducendo una vasta repressione cercando di arrestare 22 persone individuate tramite le foto e i filmati delle ultime manifestazioni di piazza. Nonostante le minacce, le intimidazioni e i tentativi di diffondere il terrore di Stato le dimostrazioni anti-governative non si arrestano e anzi si estendono e guadagnano in forza e vastità dal momento in cui hanno preso il via, nel corso di marzo 2011.
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Nuovo giro di vite in Libano contro i contrabbandieri di armi legati alla fazione pro-Hariri e complici dei terroristi infiltrati in Siria!


Una corte militare libanese ha emesso un mandato di arresto per un cittadino del Paese dei Cedri ricercato per il ruolo centrale che avrebbe svolto in una organizzazione criminale dedita al contrabbando di armi a favore dei provocatori terroristi attivi negli ultimi mesi all'interno della Siria, ultimamente colpiti in maniera profonda dalle operazioni delle forze armate e di sicurezza del legittimo Governo di Damasco, che é riuscito a snidarli dai loro rifugi nelle principali località di confine (Homs, Baba Amr, Idlib, Daraa, Deir el-Zour...).

L'imputato, secondo il documento firmato nella giornata di giovedì 22 marzo dal giudice Imad Zein, sarebbe riuscito ad aprire un 'condotto' che permetteva l'introduzione di armi e munizioni attraverso la regione di Al-Kaa, presso la Valle della Biqa. Con questa iniziativa proseguono e si approfondiscono i passi di parte libanese per venire incontro alle richieste dei Siriani di strozzare definitivamente i canali del contrabbando che finora hanno consentito ai terroristi tagliagole a libro paga di Israeliani, Americani, Francesi, Turchi e dei monarchi arabi del petrolio di operare nel loro territorio.

Nonostante l'azione dei provocatori stranieri la popolazione siriana si é mantenuta fedele al Governo centrale, rispondendo entusiasticamente alle sue iniziative di riforma istituzionale culminate con il referendum consultivo sulla nuova Costituzione, tenutosi con successo il 26 febbraio e il cui risultato ha permesso di potere indicare il prossimo maggio come data delle nuove elezioni politiche, le prime che seguiranno le regole enunciate nella nuova Carta.
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giovedì 22 marzo 2012

Hana'a Shalabi, deperita ormai di sedici chili, viene sottoposta dai secondini sionisti a maltrattamenti e angherie per farle rompere lo sciopero della fame!


Le detenuta politica palestinese Hana'a Shalabi, ormai in sciopero della fame da oltre 35 giorni, ha dichiarato nella giornata di martedì che rimarrà senza cibo nonostante tutte le blandizie o le minacce che potranno venire impiegate contro di lei dai carcerieri sionisti e che, pur riconoscendo l'intrinseco enorme valore della vita non lo antepone al divino valore della libertà e che, per affermare e rivendicare quest'ultimo é disposta benissimo ad affrontare la morte per inedia.

Hana'a Shalabi, all'ultimo controllo clinico, é risultata avere perso sedici chili dallo scorso 16 febbraio e, a quanto riferito da uno dei suoi due legali, l'avvocato Jawad Boulus é stata portata nella stessa stanza, all'interno della clinica della prigione di Ramlah, dove é rimasto ricoverato lo Sceicco Khader Adnan per buona parte del suo coraggiosissimo ed estenuante sciopero della fame di 66 giorni, che lo ha portato letteralmente a un passo dalla morte.

Sempre secondo quanto riportato dall'avvocato Boulus, Hana'a Shalabi sarebbe costantemente sottoposta a pressioni psicologiche da parte dei carcerieri sionisti che sarebbero ben felici di vederla interrompere spontaneamente la sua forma di protesta che attira e acuisce la curiosità della Comunità Internazionale verso quanto accade nelle galere e nelle caìne del regime ebraico dell'Apartheid: altre forme di pressione usate contro di lei includono il tenerla senza riscaldamento per lunghi periodi quando si trova sola in cella e l'interruzione voluta e ripetuta del suo sonno, in modo da stremarla e sfibrarla sempre di più: a causa dei crampi muscolari causatile dall'atrofia Hana'a infatti ha molta difficoltà ad addormentarsi e disturbarla nel sonno rappresenta quindi una doppia, voluta e pervicace crudeltà.
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Nabih Berri dichiara: "Grandi sorprese saranno annunciate a giorni riguardo le riserve petrolifere terrestri del Libano!"


Il Presidente della Camera libanese e rappresentante del Movimento sciita Amal Nabih Berri ha dichiarato recentemente che qualunque ritardo o procrastinazione che venga a rallentare l'azione del Governo Mikati, specialmente per quanto riguarda la nomina di un Comitato di Supervisione per il settore petrolifero é "assolutamente inaccettabile"; Berri ha affermato anche che la sua netta e chiara posizione riguardo le nomine governative sul settore petrolifero "non é cambiata di una virgola" e che "potenti sforzi" devono essere prodotti "il prima possibile" allo scopo di accertare la consistenza delle riserve petrolifere libanesi anche sulla terraferma.

Berri si é detto fiducioso che i depositi delle aree di Al-Kaa e della parte occidentale della Vallata della Biqa "potrebbero rappresentare il volano per una radicale trasformazione dell'economia libanese, con il Paese dei Cedri che passerebbe istantaneamente da compratore a esportatore di energia". Il Presidente della Camera ha confermato ai cronisti di 'An-Nahar' che "Qualunque sviluppo nella scoperta e nello sfruttamento delle risorse petrolifere terrestri ovviamente non significa una minore determinazione a delimitare, difendere e sfruttare quelle marittime, dove i nostri diritti verranno sempre e comunque affermati con forza di fronte a ogni tentativo sionista di accapparrarsi risorse che spettano per Giustizia e Diritto allo Stato e in ultimo al popolo libanese".

In una differente dichiarazione, questa volta rilasciata al quotidiano "Al-Joumhoryia" Berri ha promesso che: "Una grande sorpresa verrà presto annunciata a pochi giorni da adesso, riguardo l'argomento delle risorse petrolifere terrestri del Libano".
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Rezeq: "Israele ha cercato di manipolare politicamente la crisi energetica di Gaza per screditare e indebolire Hamas!"


Finalmente ha una spiegazione il 'balletto' con cui, negli ultimi giorni, i servizi di sicurezza egiziani (ancora pieni di ufficiali e comandanti nominati da Mubarak e perciò fedeli al vecchio regime) avevano cercato in tutti i modi di convincere il Governo palestinese a permettere che le spedizioni di gasolio e altri combustibili acquistati presso l'Egitto pagando in anticipo la forte somma di due milioni di dollari americani entrassero nella Striscia assediata tramite il varco di confine di Kerem Shalom con l'entità sionista anziché direttamente da quello che da Rafah porta in Egitto.

"Il motivo" ha spiegato il consulente politico del Premier Haniyeh, Youssouf Rezeq, nel corso di una recente conferenza stampa, "E' da ricercarsi nel tentativo sionista di riprendere il controllo sulla Striscia di Gaza, obiettivo al cui fine il regime di occupazione vuole proporre un'immagine di cura e preoccupazione nei confronti della crisi umanitaria, nonostante in fatto che essa sia causata proprio dal perdurare del suo assedio irragionevole e illegale contro l'enclave costiera".

Fare entrare il combustibile a Gaza dalla parte di Kerem Shalom, nelle speranze sioniste, avrebbe dovuto fungere da critica implicita al Governo di Hamas, confondendo le acque nello scenario politico interno e spingendo l'opinione pubblica in senso contrario al Movimento musulmano di Resistenza; quando, intuendo la trappola mediatica, il Governo Haniyeh si é detto indisponibile a tale soluzine, pretendendo che il combustibile passasse attraverso Rafah, subito varie agenzie stampa ed outlet mediatici sionisti hanno iniziato un fuoco di fila di comunicati e dichiarazioni dove si accusava Hamas di voler tenere la Striscia di Gaza 'senza combustibile' e sottolineavano invece come il regime di Tel Aviv avesse dato il suo assenso al transito.

In una conferma di quanto grave sia divenuta ormai la situazione dell'approvvigionamento elettrico nel ghetto palestinese assediato dall'occupazione sionista, dobbiamo riportare la notizia che il canale satellitare "Aqsa TV" ha deciso di interrompere le sue emissioni nel corso della notte, nell'ambito di un programma di risparmio e razionalizzazione delle risorse energetiche (visto che per far funzionare un'emittente TV la fornitura elettrica della rete é ormai totalmente insufficiente e bisogna quindi limitarsi all'energia che é possibile ottenere dai generatori diesel industriali acquistati a questo scopo), mentre, il Sindacato dei Panificatori di Gaza ha dichiarato che i suoi aderenti potranno, stando così le cose, continuare a panificare ancora solo per quattro giorni.
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Altri 37 civili somali massacrati dai cacciabombardieri kenioti "coperti" da Obama e Netanyahu!


Gli antiquati cacciabombardieri F-5 dell'aeronautica di Nairobi, i cui meccanici e tecnici non riescono mai nonostante i più titanici sforzi al riguardo a mantenere più di 15-18 in assetto di volo in ogni determinato periodo di tempo, sono tornati (purtroppo) a seminare la morte in Somalia, paese verso il quale il Kenya esercita ormai la più completa discrezionalità nel portare attacchi militari che si risolvono puntualmente nel massacro di dozzine di civili, fidando che nessuna iniziativa o sanzioni internazionale potrà mai colpire il Governo di Raila Odinga, vista la protezione accordatagli da Benji Netanyahu e Barack 'Nobel per la Pace' Obama, ambedue interessati a espandere i loro tentacoli in terra africana.

Secondo le testimonianze di sopravvissuti quattro apparecchi militari con le insegne keniote avrebbero bombardato nella giornata di ieri la cittadina di Diff, lungo il confinte Somalia-Kenya, causando la morte (a seconda della fonte del bilancio) di un numero variabile tra le 35 e le 40 persone. Ovviamente a nulla servono le rassicuranti pretese di Nairobi di 'avere preso di mira strutture e personale dei militanti Al-Shabab'; quando la propria forza aerea é composta da apparecchi residuati degli anni '60, progettati per essere venduti alle dittature amiche di Washington (Vietnam del Sud, Turchia, Grecia, Spagna, Portogallo, Sudkorea, Filippine...) e le armi usate sono rudimentali bombe a caduta libera, la messe di cadaveri é garantita essere costituita quasi completamente da civili!

Il Kenya, forte del sostegno delle potenze arroganti dell'imperialismo occidentale e sionista, é impiegato dallo scorso ottobre in operazioni militari sempre più in profondità nel territorio somalo ma alle sue iniziative fanno da contraltare le reazioni e al crescente resistenza dei guerriglieri musulmani Al-Shabab e la montante ostilità anche del Governo centrale di Mogadiscio che, pur controllando un limitato numero di province attorno alla capitale, non é affatto felice di vedere truppe straniere dettare legge ed occupare militarmente quello che rimarrebbe pur sempre territorio somalo.
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Le forze del Presidente Assad sequestrano arsenale terrorista ad Hama, scoprendo anche laboratorio per esplosivi e autobomba in via di preparazione!


Le autorità siriane hanno confiscato una notevole quantità di armi e munizioni conservate in depositi segreti nella città occidentale di Hama, tradizionalmente asilo degli elementi più fanatici ed esaltati della setta sunnita, che già negli anni '80 era stata teatro di torbidi che avevano richiesto il massiccio intervento militare per essere placati. Ovvio che, nell'ambito del recente complotto imperialista e sionista che avrebbe dovuto portare al rovesciamento del Presidente Bashir Assad e alla sua sostituzione con un fantoccio filoamericano e filoisraeliano un "posto d'onore" era stato riservato a questa località, verso la quale sono stati indirizzati alcuni dei provocatori terroristi più scalmanati, in maniera che potessero interfacciarsi con network locali di estremisti di ispirazione wahabita, sensibili alla propaganda saudita e qatariota.

Nel comunicato stampa esteso dalle autorità si parla non solo di ingenti quantità di fucili d'assalto, fucili a pompa, mitragliatrici medie e pesanti, lanciagranate a razzo e vari tipi di bombe a mano, ma anche della scoperta e dello smantellamento di un vero e proprio laboratorio per la preparazione d'esplosivi e del sequestro di diversi veicoli quali auto e furgoncini, che i takfiri di Al-Qaeda, servi disponibili dell'imperialismo occidentale, si apprestavano evidentemente a trasformare in mezzi-bomba come quelli usati nei rabbiosi e inutili attentati scatenati recentemente, segno del senso di impotenza e frustrazione che si diffonde tra i loro ranghi mano a mano che il Governo di Assad recupera il controllo della situazione.

Questa operazione, insieme a quella recentemente portata a termine nella cittadina orientale di Deir al-Zour, sul confine con l'Irak, é un nuovo e significativo segnale di come la palla delle operazioni sia totalmente sfuggita agli insorgenti infiltrati e manipolati dall'Occidente, che di recente hanno anche lamentato come, a causa della continua stretta ai confini non solo da parte delle forze di Damasco ma anche grazie alla cooperazione di quelle libanesi, giordane, irakene, il flusso di rifornimento di armi e munizioni sia ormai praticamente strozzato, causando gravi problemi alle cellule di provocatori in Siria.
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L'Egitto finalmente si mobilita per porre fine alle tribolazioni energetiche della Striscia di Gaza!


L'ambasciatore egiziano in Palestina Yasser Othman ha annunciato che il ghetto costiero di Gaza, costantemente sottoposto a un ingiustificato regime di strangolamento economico dall'entità sionista di occupazione verrà presto collegato direttamente alla rete elettrica egiziana, appena verranno risolti una serie di impedimenti tecnici. In una intervista rilasciata nel corso della giornata di mercoledì al quotidiano saudita Al-Sharq Othman ha dichiarato che la fase di valutazione tecnica ha già preso il via e che entro alcune settimane gli ingegneri egiziani e palestinesi inizieranno le procedure preliminari per il collegamento.

"Questo", ha sottolineato l'ambasciatore "porterà un reale e duraturo sollievo alla grave situazione energetica della Striscia assediata!"; anche prima che venga completato il collegamento, comunque, l'Egitto porterà aiuto e soccorso ai suoi vicini assediati dall'occupazione, fornendo finalmente le quantità di gasolio e altri combustibili che finora erano stati bloccati da pretesti procrastinatorii dei servizi di sicurezza (dove operano ancora molti uomini legati al vecchio regime filosioniata di Mubarak).

Nelle ultime settimane e mesi i blackout della rete elettrica di Gaza si sono progressivamente estesi e allungati arrivando a durare fino a 18 ore su 24 e costringendo gli abitanti della Striscia a fare sempre più affidamento sui costosi, inquinanti e potenzialmente pericolosi gruppi elettrogeni domestici.
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mercoledì 21 marzo 2012

Haniyeh: "Il Governo palestinese non ha problemi finanziari, pagati regolarmente oltre quarantamila stipendi!"


Nel corso di una conferenza stampa recentemente rilasciata il Premier palestinese Ismail Haniyeh ha dichiarato che, nonostante i gravi effetti dello strangolamento economico sionista, le finanze del Governo palestinese sono solide e in salute. Senza l'assedio imposto dallo stato ebraico la Striscia di Gaza potrebbe tranquillamente fare concorrenza al Libano o al vicino Egitto come attrattvità per gli investimenti, richiamo turistico, organizzazione di meeting e simposi, livello delle sue strutture universitarie...l'unico modo che Tel Aviv ha trovato per evitare il "boom economico" di Gaza sotto l'amministrazione di Hamas é stato quello dell'assedio e della continua aggressione militare alle sue strutture produttive e lavorative.

La conferenza, tenuta nel corso di una cerimonia organizzata nella giornata di ieri dalla Società Palestinese dei Ragionieri e dei Revisori Contabili, é stata accompagnata da una notevole messe di dati riguardo l'attuale situazione pecuniaria della Striscia, alcuni dei quali rivelati per la prima volta. Ad esempio é ora ufficiale che, al momento di prendere ufficialmente il controllo di Gaza dopo averne cacciato le forze golpiste di Fatah che inutilmente avevano cercato di ribaltare con le armi il risultato delle regolari elzioni del 2006 Haniyeh e soci avevano trovato una cassa "in rosso" di ben 1 miliardo e 200 milioni di dollari e nessuna fonte di finanziamenti.

Oggi, grazie alle donazioni di ONG, stati arabi, partiti musulmani e altri benefattori, che arrivano copiose e senza addentellati politici o altri vincoli e condizioni (come gli ipocriti 'aiuti' UE e USA, elargiti a Fatah per anni in cambio della castrazione del suo apparato militare e dell'umiliante 'riconoscimento' di Israele, che l'organizzazione del cacicco Abbas non aveva alcuna liceità di rilasciare) permettono al Movimento musulmano di Resistenza di pagare ogni mese 42mila stipendi e gestire un budget mensile di oltr 30 milioni di dollari Usa.
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Nuovo trionfo per le truppe siriane, terroristi al soldo di CIA e Mossad cacciati anche da Deir el-Zour, al confine con l'Irak!


In una nuova brillante operazione nella serie di vittorie che stanno riportando la Siria verso la normalità dopo il periodo di caos e violenza seguito all'arrivo nel paese di cellule terroriste wahabite affiliate ad Al-Qaeda, aiutate all'uopo dai servizi segreti americani, israeliani, francesi, turchi, sauditi e qatarioti le forze armate nazionali hanno circondato la cittadina orientale di Deir el-Zour, vicino al confine con l'Irak e l'hanno accuratamente "ripulita" da ogni traccia di insorgenti, abbattendone un discreto numero, catturandone altri e lasciando sfuggire solo poche frange disperse, che peraltro hanno dovuto abbandonare in loco quasi tutte le armi e gli equipaggiamenti.

Ed é proprio dal punto di vista di armi e logistica che gli agenti provocatori al soldo del complotto imperialista e sionista stanno avendo i più grandi grattacapi; con le frontiere di Libano, Irak e ormai anche Giordania praticamente chiuse rimane solo la Turchia come possibile fonte di ravitaillement per i gruppi terroristi ma, anche con tutta la 'buona' volontà degli ufficiali dell'Esercito e dei servizi di Ankara, é impossibile compensare da un solo lato il sequestro di dozzine e dozzine di carichi di armi ed esplosivi realizzato nelle ultime tre settimane.

Gli stessi leader terroristi che fino ancora a una dozzina di giorni fa lanciavano rodomonteschi proclami riguardo la caduta di Assad e la conquista del potere ora masticano amaro e con la coda tra le gambe uggiolano in direzione di Riyadh e Doha mendicando nuovi invii di armi e munizioni che i loro padroni e manipolatori, i 're fannulloni' delle monarchie petrolifere filo-occidentali e filo-sioniste non sanno nemmeno da che parte fare transitare.
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Aguzzini sionazisti in uniforme spappolano la milza di un Palestinese colpendolo selvaggiamente coi loro manganelli mentre era al lavoro in vigna!


Un lavoratore agricolo palestinese che stava accudendo le sue viti é stato improvvisamente aggredito da poliziotti del regime ebraico dell'Apartheid che lo hanno tempestato di manganellate al volto e al corpo con una tale e sadica violenza da distruggergli completamente la milza.

Non contenti di ciò i sionazisti in uniforme lo hanno arrestato e condotto in una centrale di polizia, dove il giovane é stato sottoposto a ulteriori torture; solo quando le sue condizioni di salute sono precipitate fino a fare temere per la sua vita la sbirraglia di Tel Aviv ha pensato bene di liberarsene, per non dovere giustificare la morte di un Palestinese nella sua 'custodia'.

Rami Wishahi, ventiseienne é stato quindi immediatamente trasportato in un ospedale governativo di Jenin, dove é stato sottoposto a un intervento chirurgico d'urgenza per rimuovere i rimasugli maciullati della sua milza e per limitare al minimo possibile le gravi conseguenze delle numerose emorragie interne che presentava.

Ferito e mutilato, Rami Wishahi é purtuttavia libero dalle grinfie dei suoi aguzzini, cosa che non si può dire del suo collega Abdulrahman Freihat, anche lui di 26 anni e residente del villaggio di Yamon, ancora in mano alle SS sioniste.

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Incontro a Mosca tra Adnan Mansour e Sergei Lavrov: "Il Libano controlla strettamente i confini e ha arrestato molti contrabbandieri di armi!"


In visita al collega russo Sergei Lavrov il Ministro degli Esteri libanese Adnan Mansour ha dichiarato che, sebbene come ogni altro stato della terra il Paese dei Cedri non possa dichiarare con certezza di controllare completamente i propri confini, nelle ultime settimane Beirut abbia di molto intensificato i propri sforzi per rafforzare la vigilanza alle frontiere, specialmente lungo quelle con la Siria, per prevenire l'afflusso di armi e rifornimenti ai terroristi attivi in quel paese o anche per impedirne la fuga dopo le recenti, riuscite operazioni anti-insorgenti condotte dalle forze del Presidente Assad.

L'Armee Libanaise, ha dichiarato Mansour nel corso di una conferenza stampa congiunta tenuta insieme a Lavrov, ha moltiplicato di molte volte la propria presenza al confine con la Siria, intercettando molti carichi di armi ed esplosivo ed arrestando dozzine di contrabbandieri e terroristi; parlando di sicurezza dei confini, poi, Mansour ha colto l'occasione di lamentare presso Mosca le continue violazioni di parte sionista, queste invece lungo il confine meridionale, dello spazio aereo libanese, che dalla fine della guerra del 2006 hanno raggiunto l'incredibile cifra di novemila incidenti.

"Vogliamo la pace con lo Stato ebraico" ha detto il Ministro libanese "ma deve essere una pace giusta che garantisca i nostri diritti, tra cui quello all'inviolabilità dei confini!". Da parte sua Lavrov ha reiterato la disponibilità russa a sostenere una mediazione ONU gestita dall'inviato per la Siria Kofi Annan, annunciando di essere in attesa della comunicazione delle proposte dell'ex-Segretario Generale presso il Consiglio di Sicurezza e ha negato che, come riferito insistentemente da alcuni media occidentali, ulteriori forze navali russe siano finora state indirizzate verso la Siria.
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Bestiale! I carcerieri sionazisti impediscono il trasferimento in ospedale di Hana'a Shalabi, prigioniera al 34esimo giorno di digiuno!


Dobbiamo riportare che, al contrario di quanto comunicato ieri, la prigioniera politica palestinese Hana'a Shalabi, che da metà del mese scorso sta coraggiosamente rifiutando qualunque forma di nutrimento per protestare contro il suo ri-arresto illegale (dopo essere stata liberata lo scorso autunno nell'ambito delle concessioni che hanno portato al rilascio dell'Ebreo francese Gilad Schalit) non é stata ricoverata in ospedale, nonostante il team medico che la ha visitata abbia dichiarato che la sua vita é in costante e grave pericolo ogni ora che tale misura viene procrastinata e posposta.

Hana'a Shalabi, secondo quanto dichiarato congiuntamente dalle ONG 'Clinici per i Diritti Umani', ADDAMEER e Al-Haq sarebbe stata portata a un ospedale ma poi, per motivazioni e ragioni ignote, sarebbe stata riportata alla prigione di Ramleh, dove, tra l'altro avrebbe subito nuovamente violenze e maltrattamenti come ad esempio venire "trascinata sul pavimento". Il fatto che i carcerieri sionazisti continuino a maltrattare una donna che ha perso 14 chili di peso e che non riesce ad alzarsi in piedi da sola dimostra tutta l'abiezione morale del diabolico regime dell'Apartheid e dei suoi componenti.

Le tre organizzazioni umanitarie hanno invitato la Comunità Internazionale a mobilitarsi a favore della giovane che, con ogni giorno che trascorre priva di nutrimento per protestare contro le illegali pratiche poliziesche del regime sionista, rischia seriamente la morte o comunque conseguenze permanenti sulla propria salute.
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martedì 20 marzo 2012

Una 'normale' giornata nella Cisgiordania occupata: da quale capo del guinzaglio sta la vera bestia?

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Catherine Ashton evoca i morti di Gaza in un paragone con la strage di Ebrei a Tolosa: sguaiate e insultanti reazioni di Avigdor Lieberman!


Il Ministro degli Esteri dell'Unione Europea Lady Catherine Ashton, commentando la recente strage di Ebrei avvenuta in Francia, a Tolosa, ha paragonato l'evento ad alcune recenti tragedie, tra esse il sanguinoso incidente stradale in Svizzera, la strage di Utoya perpetrata da un fanatico islamofobo (e ammiratore di Israele NdR) e le regolari mattanze di civili perpetrate a Gaza dalle forze militari sioniste.

Subito é arrivata da israhell la piccatissima nota del famigerato razzista Avigdor Lieberman, attualmente titolare del Dicastero degli Esteri nel Governo di Estrema Destra di Benji Netanyahu il quale, ripetendo stancamente le solite trite menzogne sugli "omicidi mirati" (la prostituta Paola Caridi direbbe 'operazioni spettacolari'! ;-) sosteneva l'implausibilità, a suo esclusivo dire, del paragone e anzi, pretendeva di tracciare un paragone tra gli Ebrei morti a Tolosa e quelli, secondo lui, "minacciati" dai razzi della Resistenza palestinese.

Per quanto possa sembrare strano ai nostri lettori affezionati per una volta tanto siamo d'accordo con Lady Ashton e anzi, tra il criminale responsabile della strage di Tolosa (di cui ci auguriamo la prossima cattura e giusta punizione) e i criminali sionisti responsabile delle recenti stragi a Gaza perpetrate con aeroplani e droni assassini ci sentiamo di considerare più "uomo" il primo, che almeno ha guardato in faccia le sue vittime prima di dare loro la morte a revolverate, mentre ormai gli assassini sionazisti preferiscono fare tutto a distanza spingendo bottoni, senza nemmeno udire le grida di agonia delle loro vittime.
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L'occidente in piena ritirata, i terroristi divisi e i loro finanziatori esausti e scoraggiati: é il momento per Assad di colpire al cuore e distruggere gli ultimi provocatori rimasti!


In una recente intervista rilasciata a "Le Monde" il Ministro degli Esteri francese Alain Juppé si é rumorosamente lamentato del fatto che in Siria i Cristiani, sia quelli di denominazione cattolica che quelli ortodossi e quelli siriaci e orientali hanno preferito confermare il loro sostegno al Presidente Assad e al suo Governo piuttosto che accorrere a sostenere l'insorgenza armata dei terroristi foraggiati dall'Eliseo. Non sappiamo dove Juppé tragga le sue nozioni sul Medio Oriente o se abbia presente il fato che é toccato ai vicini cristiani irakeni nell'aftermath della "liberazione" di quel paese dal regime di Saddam Hussein ma forse qualcuno dovrebbe spiegare al Ministro dell'oriundo Sarkozy che i cristiani, pur ammirando e venerando molti santi martiri hanno una comprensibile titubanza a raggiungere la beatitudine esplodendo in qualche strage wahabita organizzata dai takfiri di Al-Qaeda, da cui é costituita la maggior parte dei ranghi degli insorgenti che egli si aspetta vengano sostenuti dalle loro stesse prossime vittime!

A parte farci fare qualche risata le dichiarazioni di Juppé risultano utili per comprendere quanto ormai labile e insignificante sia la conoscenza da parte dei politici occidentalisti che vi vorrebbero intervenire violentemente, della realtà sul campo dei paesi mediorientali visto che lo stesso capo della diplomazia francese ha anche trovato modo di attaccare nientemeno che il Patriarca di Antiochia, primate della Chiesa cattolica maronita (sui iuri) Beshara al-Rahi per avere censurato il sostegno francese agli estremisti wahabiti in funzione anti-Assad. Similmente anche le minoranze druse, curde e sciita hanno serrato i ranghi attorno al Presidente, nonostante nel caso dei primi e dei secondi appelli di segno contrario che li invitavano a schierarsi coi provocatori terroristi arrivavano da Walid Jumblatt dal Libano e dai leader curdi filo-americani e filo-sionisti nel Nord dell'Irak, appelli che però sono caduti totalmente nel vuoto.

Mentre alle notizie dei continui successi delle forze del Presidente a Homs, Baba Amr, Idlib, non fanno eco altro che le esplosioni di alcuni attentati organizzati come rabbiosa e cieca risposta di pochi esaltati che sanno di non avere più alcuna speranza di attrarre un seguito popolare con le loro gesta bestiali, si delinea nettamente all'orizzonte la possibilità per Assad e la sua leadership di assestare un colpo mortale alle poche, disperate cellule terroriste rimaste attive sul territorio, una ulteriore chiusura di ogni canale di rifornimento di armi, fondi e munizioni e un intensificarsi del lavoro di intelligence sul terreno, con la viva e attiva partecipazione della popolazione civile potrebbero essere foriere di grandissimi risultati, di cui attendiamo tutti con ansia l'annuncio.

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Paola Caridi pubblica volgare libro di propaganda filosionista zeppo di menzogne e falsità spacciandolo come una "Storia del movimento Hamas"


Paola Caridi, per dirla molto chiaramente, é una prostituta; nel panorama puttanesco italiano, che specialmente negli ultimi mesi ha offerto una messe copiosa di olgettine, escort, meretrici all'ingrosso e al dettaglio, ella costituisce una rarità, in quanto, in luogo di sdraiarsi su un qualche giaciglio e allargare le gambe lei, che come si può vedere dalla foto qui sopra non avrebbe troppe possibilità di mettere insieme il pranzo con la cena prostituendo il proprio corpo, allarga invece la sua mente, divaricandola talmente da potervi incapsulare le enormità della propaganda sionista occidentalista e islamofoba e, avendole quindi ben ben introiettate, ripeterle nelle sue opere 'giornalistiche' di dubbio gusto e validità, a meno che chi le 'sorbisca' non abbia preventivamente portato il proprio cervello all'ammasso filo-americano, fallaciano e israel-friendly.

Nell'ultimo "parto" della sua carriera di 'porné' giornalistica Paola Caridi affronta niente meno che la storia della nascita e dello sviluppo del Movimento di Resistenza musulmano Hamas; il che sarebbe anche qualcosa di interessante per la platea italiana visto che di molti ottimi tomi su Hamas che pure esistono quasi nessuno é tradotto in Italiano dagli originali arabi o inglesi. Purtroppo il merito dell'operazione sta tutto qui visto che il prodotto degli sforzi caridiani non é altro che un misero libello utile solo a chi o non sappia niente del movimento e, leggendolo, riesca così a introiettare alcuni nomi e nozioni di base (che potranno risultargli poi utili nella consultazione di opere più degne); oppure, a mò di 'predica per il coro' per ripetere una serie di assunti, truismi, menzogne e falsità anti-palestinesi e anti-musulmane a quanti, ammiratori di Israhell e sostenitori dell'Apartheid sionista, non poco godano a sentire qualcuno che pappagallescamente snoccioli alle loro orecchie (o ai loro occhi, visto che si tratta di un'opera scritta) i loro stessi pregiudizi e le loro stesse ubbìe razziste.

Il 'tema portante' del peana caridiano anti-Hamas ruota attorno al costante senso di meraviglia che la peripatetica in questione mostra ripetendo (e lo fa molte volte nel corso della noiosissima opera, contribuendo a renderla ripetitiva e sfibrante!) che in Hamas 'coesistono' l'ala politica e l'ala militare, come se si trovasse di fronte a una strana chimera, a un elefante bianco, a una zebra a pois! Forse la Caridi non sa che moltissimi movimenti nazionali di liberazione, a partire dallo stesso ANC di Nelson Mandela (e non citiamo mica l'oscuro Esercito di Liberazione Simbionese, ma il movimento che ha distrutto l'Apartheid di Pretoria!) hanno avuto attive contemporaneamente parti armate e presenze politiche, senza che l'una dovesse inficiare od ostacolare l'efficacia dell'altra, i carcerieri bianchi di Mandela più volte avevano promesso la sua liberazione "se l'ANC avesse disarmato le sue truppe e rinunciato alla violenza", cosa che il grande leader negro rifiutò sempre di prendere anche solo in considerazione.

Altra irritante menzogna la Caridi la propala parlando del tentato Colpo di Stato di Fatah del 2006-2007 come di una 'azione violenta di Hamas', quando é preclaro a chi abbia anche la più superficiale conoscenza degli eventi che Hamas, forza politica di maggioranza assoluta come risultato della schiacciante vittoria elettorale del giugno 2006 incarnava e rappresentava la volontà popolare palestinese mentre Fatah, compromessa con Israele e Usa a essi si rivolse per cercare di eliminare Hamas militarmente, come lei stessa, in un evidente lapsus freudiano, si lascia "sfuggire" a pagina 255 ("Il Generale americano Keith Dayton lanciò un programma di assistenza da 59 milioni di dollari per armare e addestrare uomini di Fatah per il prossimo attacco contro Hamas"). Dopo dodici pagine (alla numero 267) arriva un'altra mazzata con la Caridi che informa i lettori come nel 2008 "Hamas decise di rompere la tregua con Israele", quando tutti sappiamo che l'infame pogrom militare di 'Piombo Fuso' venne scatenato 'a freddo' da Olmert e dalla Livni contro una Striscia di Gaza totalmente fedele all'armistizio dichiarato e mantenuto da Hamas.

Continuando nella sua opera di prostituzione intellettuale e giornalistica la Caridi si rende ridicola o oscena (a seconda dei vostri gusti) quando continua a definire "arresti" i rapimenti di militanti palestinesi da parte delle forze militari sionaziste e "sequestri" i pochi casi in cui, come rappresaglia, é toccato alle SS di Tel Aviv di gustare l'ospitalità palestinese. La cattura dell'Ebreo francese Gilad Schalit viene descritta in toni lunari come: "un sequestro senza giustificazione", trascurando di menzionare come il nerd in uniforme Schalit fosse cannoniere di un carro armato da 55 tonnellate che si preparava a invadere la Striscia di Gaza e ad aprire il fuoco sulla sua popolazione civile. La Caridi, con gusto sadico e rivoltante arriva a esaltare e incensare gli assassinii sionisti di militanti e leader della Resistenza definendoli: "operazioni spettacolari" e "bombardamenti mirati", quando basta leggere questo sito per capire quanti civili innocenti muoiano straziati dai razzi e dalle bombe vigliaccamente sganciate dall'alto nel tentativo di colpire i combattenti palestinesi.

Paola Caridi é una vergogna per l'Italia e contribuisce, con la sua opera schifosa di prostituta giornalistica, ad aumentare il risentimento del mondo arabo e musulmano contro il nostro paese, un contributo di cui sinceramente non abbiamo alcun bisogno.
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