sabato 7 luglio 2012

Quattro bambini palestinesi feriti da un'esplosione a Gaza: residuato bellico o mina sionista?

Quattro ragazzini palestinesi dai sette ai dodici anni, tutti appartenenti allo stesso nucleo familiare, sono rimasti coinvolti nell'esplosione di un congegno sionista, non si sa se un residuato bellico della bestiale operazione 'Piombo Fuso' di tre anni e mezzo fa oppure una mina vigliaccamente collocata in territorio palestinese durante uno dei numerosi "raid" militari delle truppe sionaziste contro il ghetto assediato di Gaza.

Il Signor Abu Muharib, padre dei ragazzi e della bambina rimasti investiti dalla raffica di schegge e biglie metalliche che riempivano il dispositivo (appositamente disegnato per esprimere la massima capacità vulnerante contro civili indifesi) ha dichiarato che l'esplosione é avvenuta a un chilometro dalla 'terra di nessuno' che illegalmente i militari sionisti impongono oltre il confine tra la Striscia di Gaza e la Palestina occupata, in una zona più volte attraversata da mezzi militari invasori.
La famiglia Muharib risiede nella fascia centrale della Striscia di Gaza, ad Est della cittadin di Deir el-Balah. I sanitari della struttura dove i piccoli sono stati subito ricoverati hanno detto che le loro ferite sono concentrate nella parte alta del corpo, torace e viso, e che le loro condizioni sono da considerarsi "di gravità compresa tra moderata e lieve" e non dovrebbero correre pericolo di vita.
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Dirigente storico di Fatah muore in Giordania a 73 anni, un esempio fulgido di dedizione alla Causa palestinese!

Il celebre leader di Fatah, già membro del Comitato Centrale e più volte 'braccio destro' di Yasser Arafat, Hani al-Hasan, é morto nella giornata di ieri nella capitale giordana Amman, all'età di 73 anni. Nato nel 1937 ad Haifa, nel Nord della Palestina già colpita dalla selvaggia immigrazione di ebrei invasori, portata avanti con ogni mezzo dalle organizzazioni sioniste spalleggiate e protette dagli occupanti coloniali inglesi, si rese attivo fin da ragazzo nel movimento di Resistenza palestinese e, anche quando si recò in Germania Occidentale per gli studi universitari, tenne a battesimo la prima filiale europea dell'OLP proprio in quel paese insieme ad Hayel Abdelhamid. Laureatosi in Ingegneria perfezionò la sua preparazione con un dottorato a Mosca e divenne intimo e collaboratore fidato di Arafat che più volte gli affidò delicatissimi incarichi che culminarono con la nomina a Vicecapo del Comitato Centrale di Fatah con delega alle Relazioni Estere.
Nonostante la sua ferma contrarietà al "Processo di Pace" fosse ben nota egli accettò le decisioni della maggioranza e rimase collaboratore vicino e fedele del Leader anche dopo il suo ritorno definitivo a Gaza nel 1995; nel 2002 venne nominato Ministro degli Interni nell'amministrazione dell'ANP. Dopo la morte di Arafat venne silurato dal cacicco Mahmud Abbas a causa di una sua franca e aperta dichiarazione ai microfoni della stampa durante la quale accusò Mohammed Dahlan di essere un agente degli Americani che mirava a scatenare un conflitto aperto con Hamas (cosa che avvenne puntualmente tra la fine del 2006 e il 2007).
Vendicato nelle sue convinzioni dal maldestro tentativo di 'golpe' anti-Abbas tentato poco più di un anno fa da Dahlan, che ha causato la sua espulsione da Fatah e una serie di procedimenti giudiziari contro di lui, Hani Al-Hasan rimane un fulgido esempio di militanza per la Causa palestinese, lasciando dietro di sé un sentiero di duro lavoro, sacrificio, sobrietà, onestà di cui sarebbe difficile trovare l'eguale tra gli attuali capetti collaborazionisti di quella che fu la principale forza propulsiva dell'OLP. Persino il Segretario del Politburo di Hamas, Khaled Mishaal, ha esteso le proprie condoglianze per la sua morte alla famiglia e alla dirigenza di Fatah appena raggiunto dalla notizia, nella notte tra venerdì e sabato.
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L'Esercito di Assad riporta una nuova vittoria cotnro i terroristi wahabiti a Khan Sheikun!

Truppe dell'Esercito siriano hanno continuato a colpire i nascondigli dei terroristi mercenari sostenuti dai regimi sunniti del Golfo, dalla Turchia, dagli Usa e da Israele nel corso della recente campagna di bonifica del territorio metropolitano che ha segnato una nuova fase nella controffensiva del Governo di Assad contro l'insorgenza wahabita che da sedici mesi tenta senza successo di precipitare il paese nel caos per giustificare un 'cambio di regime' in senso filoamericano e filosionista.
La cittadina di Khan Sheikun, nella provincia di Idlib, é stata teatro di pesanti scontri che anche questa volta si sono risolti nell'uccisione di decine di provocatori e mercenari stranieri, nella resa di molti loro complici e nel sequestro di ingenti quantità di armi, munizioni, esplosivi ed equipaggiamenti elettronici forniti ai criminali dai loro sponsor arabi e occidentali. Se nelle fasi precedenti erano le città (Homs, Idlib, Hama, Daraa) a essere centro delle operazioni anti-terrorismo, il fatto che ora gli scontri avvengano in provincia e nell'hinterland testimonia i progressi sul campo fatti da Forze Armate e di sicurezza siriane che stanno tagliando l'erba sotto i piedi ai loro avversari.
Proseguendo a questo ritmo si spera che presto ogni attività criminale e terrorista in territorio siriano possa venire definitivamente repressa, segnalando per il coraggioso popolo fedele ad Assad il ritorno completo alla normalità e una nuova cocente sconfitta per il campo imperialista occidentale americano, NATO e israeliano.
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Consiglio ONU per i Diritti Umani ordina inchiesta sugli insediamenti ebraici illegali nella Cisgiordania occupata!

Il Consiglio ONU per i Diritti Umani, per iniziativa del proprio Presidente Laura Dupuy Lasserre nella giornata di ieri ha risolto di nominare una Commissione inquirente che rediga un rapporto sugli effetti della continua espansione degli insediamenti giudaici illegali che, come metastasi cancerose, vengono costantemente creati e ampliati nei territori palestinesi occupati e quali effetti nefasti essi abbiano sulla vita dei legittimi abitanti della Cisgiordania, sottoposti a furto di terra, furto di risorse idriche e agricole, attentati e vandalismi da parte dei coloni fanatici e dei militari del regime sionista distaccati presso i loro settlements, tumori di cemento, metallo e giardinetti all'inglese totalmente incompatibili con il paesaggio, l'ecologia e la cultura palestinese.
 Il Presendente Lasserre ha incaricato la francese Christine Chanet, Unity Dow del Botswana e la pachistana Asyma Jahangir di "Portare avanti la missione inquirente del Consiglio, investigando in primo luogo le implicazioni della politica israeliana di insediamento sulla piena fruizione dei Diritti civili, politici, economici, sociali e culturali del Popolo di Palestina nella Cisgiordania occupata e nella città di Gerusalemme Est". Nel suo messaggio alla neonata Commissione la Lasserre si é anche rivolta al regime ebraico di occupazione invitandolo a "Non ostruire" le investigazioni della Commissione e anzi a cooperarvi pienamente.
Ovviamente la prevedibile risposta dei rappresentanti dell'Apartheid sionista é stata negativa e questo deve servire da ammonimento a coloro che ancora si illudono che con il regime sionista sia possibile "trattare", "accordarsi" e "negoziare"; fino a quando si sentirà le spalle coperte dalla connivenza americana e dall'abulia europea e occidentale gli israeliani saranno sordi a ogni richiamo al dialogo e alla ragionevolezza, come già ha dimostrato la farsa del "Processo di Pace" iniziato a Oslo nel 1993 e non approdato a niente per la pervicace ostinazione sionista a non fare nessuna concessione alla controparte palestinese.
Israele può venire ricondotto a miti consigli e a concessioni soltanto dalla Resistenza portata alle sue estreme conseguenze: dalla lotta armata al boicottaggio economico, deve venire messo in condizione di subire tante e tali perdite e danni da preferire la resa, come é successo in Libano e a Gaza, luoghi in cui l'arroganza sionista é stata piegata senza alcuna 'trattativa' e senza alcun 'negoziato'.
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venerdì 6 luglio 2012

Hasan Khakrand: "L'Arabia Saudita si mostra espansionista e interventista per cercare di nascondere i mali che la minano all'interno!"

Il commentatore politico Hasan Khakrand, nel corso di una lunga intervista rilasciata all'agenzia stampa iraniana ABNA.IR ha discusso a lungo riguardo agli atteggiamenti e alle iniziative regionali e internazionali del reame d'Arabia Saudita, indicando come, per quanto esso cerchi di mostrarsi risoluto, interventista, espansionista sulla scena esterna, in realtà le sue azioni e le sue dichiarazioni non siano altro che 'bluff', mascherate e distrazioni che tendono a dissimulare e nascondere lo stato di avanzato disgregamento che serpeggia al suo interno, dovuto a una struttura eccessivamente autoritaria, vetusta e incapace di affrontare la richiesta di riforma e rinnovamento che arriva ormai da tutti i ranghi della cittadinanza, stufa di venire considerata come un gregge di sudditi senza Diritti o dignità.
"Abdullah al Saoud é in pessime condizioni fisiche, poche settimane fa si temeva che il decesso fosse imminente tanto che alcune agenzie e testate giornalistiche avevano già preparato i 'lanci' riguardanti la sua morte, si figuri, ormai la politica di passarsi il trono da un fratello all'altro tra i figli di Re Abdulaziz non può portare da nessuna parte, e la questione della successione disintegrerà Casa Saoud e forse l'intero reame: esercito e polizia stanno sul chi vive cercando di tenersi pronti a ogni evenienza ma così facendo si logorano, non si può stare in tensione a tempo indefinito". Khakrand indica nei rampolli di Casa Saoud con educazione internazionali e visioni riformiste un gruppo di possibili pretendenti al potere ma mette in guardia: anche un Saoud riformista potrebbe non essere abbastanza per placare la richiesta di rinnovamento che sale dalla società civile.
"Tradizionalmente i conservatori di Casa Saoud imputano ogni movimento di protesta nel paese alla minoranza sciita, che accusano di agire su istigazione iraniana, ma ormai ci sono proclamazioni anti-Saoud e proteste anche nell'Ovest del paese, e nelle maggiori metropoli, come Jeddah, dove non vi é alcuna presenza sciita; la verità é che la popolazione é stufa e la politica di silenziare le richieste di riforma coi proventi petroliferi non funziona più anche perché in questo periodo di crisi economica il popolo sente di avere diritto a più e a meglio e la disoccupazione é una piaga ancora più diffusa e insopportabile". L'Arabia Saudita, inoltre, é vista come un baluardo del servilismo a Usa e indirettamente anche a Israele in Iran, in Siria, in Bahrein, in Libano e adesso anche in Egitto.
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Si aprono domani le urne in Libia per le prime elezioni del 'Dopo-Gheddafi'!

Dopo un rinvio di alcune settimane dovute a ritardi nella preparazione delle necessarie strutture, tutto sembra ormai pronto in Libia, a quasi otto mesi dalla morte dell'ex-uomo forte del paese e suo padre-padrone per oltre 4 decenni, Muammar Gheddafi, per dare il via alle prime elezioni nella storia del paese che, passato dallo status di possedimento ottomano a quello di colonia italiana, da campo di battaglia della Seconda Guerra Mondiale a monarchia conservatrice (legata a doppio filo agli interessi anglo-americani) e infine a 'Jamahiryia araba e socialista' (per chi era disposto a crederci...), non ha mai avuto modo di sperimentare una chiamata alle urne.

Dalle elezioni di sabato dovrebbe uscire un Congresso Generale Nazionale che nominerà un nuovo Governo in sostituzione di quello guidato finora da Abdurrahim el-Kib, nominato dall'NTC di Mustafa Abdul Jalil, e anche una apposita commissione per redigere una Costituzione adeguata alle aspettative e alle richieste del popolo libico. Le procedure di registrazione dell'elettorato si sono svolte speditamente e circa 2 milioni e 700mila persone le hanno completate. Il numero degli elettori possibili era di poco superiore ai tre milioni quindi circa l'85 per cento degli aventi diritto si é effettivamente registrato.

Il Congresso eletto domani avrà 200 seggi e a essi concorreranno qualcosa come 2500 candidati indipendenti e i rappresentanti di ben 140 formazioni politiche. La Libia é un paese musulmano al 100 per cento, dove non esistono minoranze religiose di rilievo; esistono quindi pochi dubbi che la Shariah sarà riconosciuta come sorgente principale del Diritto e delle sue articolazioni legislative.
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Tadamoun rilascia il bilancio semestrale degli omicidi sionisti contro il popolo palestinese: 67 persone assassinate!

Cinque uccisioni a gennaio, due uccisioni a febbraio, ben 30 uccisioni a marzo, cinque in aprile e di nuovo 25 in giugno: si arriva così al totale di sessantasette civili massacrati dalle bombe, dai missili, dai cecchini e dalle mitragliatrici sionaziste, un ragguardevole 'bottino' per le SS con la stella di Davide, specialmente laddove si consideri che per metterlo insieme ci sono voluti soltanto sei mesi: continuando con un simile ritmo prima della fine dell'anno gli scherani di Netanyahu e Lieberman arriveranno molto oltre quota cento vittime indifese.
Tra gli assassinati, come d'uso per i criminali sionazisti, figura un alto numero di bambini tra i quattro e i sedici anni, nonché di donne, anche se le prefiche e i corifei dell'Hasbara, che insozzano e infettano i maggiori mezzi di comunicazione occidentali, dichiareranno a voce alta e stridula che si trattava di pericolosi "terroristi" intenti a tramare chi sa quali terribili piani contro i "poveri israeliani" che, si sa, "hanno sofferto tanto".
La maggiore messe di vittime, naturalmente, ha trovato la morte nel territorio del ghetto assediato di Gaza, che israhell continua a colpire con sadico accanimento, visto che non riesce a sopportare l'idea che, attraverso la costante e cosciente pratica della Resistenza e del rifiuto dell'Occupazione il popolo di Gaza sia riuscito ad affrancarsi dalla presenza sionista, almeno su quel fazzoletto di terra, la cui costante e pertinace indipendenza fa da araldo alla futura liberazione di tutta la Palestina, "Dal Giordano al Mediterraneo".
Le cifre in questione sono state rilasciate dalla Fondazione Tadamoun per i Diritti Umani, per tramite del suo ricercatore Ahmed Tubassi che ha evidenziato come gli omicidi di cui sopra siano avvenuti in totale disprezzo e violazione delle norme della Quarta Convenzione di Ginevra riguardo la protezione dei civili in tempo di guerra e/o durante operazioni militari e quindi, a rigore delle norme del Diritto Internazionale, costituirebbero dei veri e propri Crimini di Guerra.
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Arafat avvelenato? Le rivelazioni 'ad orologeria' di Al-Jazeera distraggono l'opinione pubblica mediorientale!

Arafat commise il più grave errore della sua lunga carriera politica quando, dopo essersi pubblicamente schierato a favore di Saddam Hussein (che si professava amico della Palestina solo se e quando faceva comodo a lui) poco prima della Guerra del Golfo del 1991, di fronte all'apparentemente irresistibile avanzata del 'Nuovo Ordine Mondiale' di Bush Sr. accettò di 'riconoscere israele' e di barattare una semi-autonomia da Bantustan con la piena rivendicazione dei Diritti palestinesi e la liberazione di tutto il territorio occupato dai sionisti.
In quella occasione l'apparente perdita dei principali sponsor internazionali e regionale della Causa palestinese (URSS, Irak...), unita alla età avanzata del leader storico dell'OLP cospirarono nel convincerlo che "poco sarebbe stato meglio di niente" e lo resero, magari anche malgrado le sue stesse intenzioni, un burattino di quelle stesse forze che egli aveva combattuto anche con gradi successi nei precedenti decenni della sua vita.
Adesso, otto anni dopo la sua morte, Arafat sta venendo di nuovo utilizzato come "specchietto per le allodole" da quelle stesse forze che lo manovrarono dalla Conferenza di Oslo in poi: le tardive 'rivelazioni' del canale Qatariota Al-Jazeera riguardo un suo possibile avvelenamento a base di Polonio, infatti, non servono alcuno scopo se non quello di distrarre l'opinione pubblica araba e mediorientale dalle gravissime difficoltà in cui arrancano i reami petroliferi del Golfo, retti dai corrotti emiri sunniti rimasti ultimi scherani dell'egemonia imperialista Usa nella regione.
L'Arabia Saudita si dibatte nell'incertezza dovuta alla senilità e alla cattiva salute dei pochi superstiti tra i "Sette Sudairi", insieme al Qatar Riyadh vede i suoi sforzi di sedici mesi contro la Siria non portare a nessuno dei risultati sperati (cacciata di Assad e cambio di regime), il Barhein sperimenta proteste sempre più massicce e diffuse che sembrano preludere all'inevitabile cacciata dei sovrani Al-Khalifa; in questo scenario, "ripescare" una storia come quella dell'avvelenamento di Arafat non é altro che un espediente di 'Distrazione di Massa'. Un giochino dell'Emiro del Qatar (ormai burattinaio di Al-Jazeera dopo le defezioni di tutti i giornalisti seri e indipendenti dalla rete) a cui Palaestina Felix non vuole prestare attenzione o spazio.
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giovedì 5 luglio 2012

Comandante dell'IRGC dichiara: "L'Iran é in grado di riprodurre molte delle tecnologie analizzate nel drone USA catturato a dicembre!"

Il Brigadier Generale Amirali Hajizadeh, Comandante della Divisione Aerospaziale del Corpo della Guardia Rivoluzionaria (IRGC) ha dichiarato che, al termine di un intenso periodo di studio e analisi dell'hardware e del software del drone americano senza pilota RQ-170, catturato lo scorso dicembre grazie alla perizia nella guerra elettronica e nell'intercettazione degli esperti iraniani, la Repubblica Islamica é "già potenzialmente in grado di replicare parti significative della tecnologia catturata e mira quanto prima ad entrare in grado di costruire una copia precisa del velivolo in questione".
Naturalmente tecnici e scienziati di Teheran sono in realtà più interessati a potenziali applicazioni delle tecnologie decodificate e interpretate ad altri progetti per usi e applicazioni che vanno dal civile al militare, più che a replicare pedissequamente l'UAV di Obama, anche perché a differenza delle potenze arroganti dell'imperialismo occidentale la Repubblica Islamica ha molto poco bisogno di spiare paesi stranieri, vicini o lontani che possano essere.

Riguardo la natura delle scoperte effettuate tramite l'analisi delle tecnologie americane e la questione se parte o tutte possano essere state mostrate o cedute a tecnici cinesi e russi, Hajizadeh ha dichiarato che entrambe le tematiche sono coperte dal massimo grado di riserbo e sono state oggetto di lunghe e ponderate decisioni da parte dei massimi vertici politici e militari del paese.
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Hezbollah ribatte alle pretestuose accuse del tiranno del Barhein: "Rifiutiamo di fare da giustificazione alle repressioni del regime di Manama!"

I corrotti e sanguinari tiranni sunniti, emiri del petrolio con la mentalità sclerotizzata di predoni nomadi, hanno una comune risorsa cui ricorrere quando la loro superficialità, la loro inefficienza, il loro servilismo verso gli Usa (e Israele) rischia di mettere in pericolo i loro troni traballanti: il cosiddetto "Babau sciita". Incapaci di rapportarsi in maniera seria e razionale con la seconda scuola di interpretazione dell'Islam per diffusione e popolarità essi la usano come capro espiatorio per ogni situazione scomoda a cui non sanno trovare spiegazione o rimedio, cercando di indirizzare verso gli sciiti il malcontento e l'odio dei loro sudditi e regnicoli sunniti e preservando così trono, privilegi e prebende.
Il Sovrano del Barhein, impegnato da oltre diciotto mesi a reprimere nel sangue e nella violenza le manifestazioni di insofferenza e ribellione degli abitanti dell'Isola delle Perle (sunniti e sciiti insieme), ha cercato recentemente di insinuare un cuneo tra le due comunità, finora affratellate dalla protesta e dallo scontento per il predominio di Casa Al-Khalifa, ammonendo i sunniti che, se continueranno a protestare contro di lui, si troveranno a vivere in un regime sciiti filo-iraniano dove, pretende di prevedere il Dionigi di Manama, i sunniti saranno 'certamente' perseguitati. A sostegno di questa sua tesi il Re avrebbe accusato il partito libanese Hezbollah di fomentare le proteste degli sciiti e addirittura di avere 'agenti' in Barhein a questo scopo.
Prontamente non si é fatta attendere, direttamente da Beirut Sud, la risposta del Movimento sciita che, per bocca della sua Redazione Media ha dichiarato: "Le accuse del regime di Al-Khalifa nei nostri confronti dimostrano solo quanto disperata si sia fatta la stiuazione per il Re e i suoi manutengoli che tentano con ingenue fabbricazioni di insultare l'intelligenza dei loro stessi concittadini; Hezbollah non ha alcun rappresentante in Barhein e, riguardo la situazione politica dell'isola, se pure solidarizza con la richiesta di Diritti e Democrazia per TUTTA la cittadinanza, sostiene la possibilità di quest'ultima di raggiungere queste rivendicazioni in maniera pacifica".

"Chiamare in causa Hezbollah o inesistenti 'complotti sciiti' non fa che confermare la malizia del regime e la sua determinazione a reprimere con la violenza le legittime richeste del popolo, valendosi anche, ormai da molti mesi, del sostegno straniero saudita, qatariota, degli Emirati Arabi, degli Usa, dei mercenari pachistani e anche del silenzio complice e ipocrita del mondo occidentale, sempre pronto a invocare i 'Diritti Umani' quando tale appello possa fare da paravento ai suoi interessi espansionistici ed imperialisti".
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Madre di prigioniero politico palestinese muore di caldo e sfinimento a un posto di blocco sionazista!

Aziza Mahmoud, madre del prigioniero politico Mohammed Abdo, é morta ieri presso il posto di blocco di Qalandia, durante le estenuanti e lunghissime procedure di checkout al ritorno da una visita in carcere a suo figlio; la notizia, diffusa dal Centro Palestinese per la Difesa dei Diritti dei Prigionieri, é stata ripresa e confermata dalle agenzie stampa locali e internazionali.

Esausta e disidratata dalla lunghissima attesa nell'afa apprimente di inizio luglio, la signora Mahmoud ha subito un collasso cardiocircolatorio che non le ha lasciato scampo, ed ai soccorsi mobilitati non é rimasto che constatarne il decesso. Thamer Sabaana, ricercatore ed esperto di questioni legate ai prigionieri politici, ha confermato che Mohammed Abdo, nativo di Kufr Nima, é rinchiuso dal 2001 in una galera sionista per scontare una pena ventennale e che per ben tre anni di seguito é stato tenuto in isolamento nonostante soffra di gravi problemi di salute.

Sabaana ha esteso un appello alle ONG internazionali e ai gruppi per la difesa dei Diritti umani affinché si richieda l'alleviamento delle sofferenze di parenti e familiari nel corso delle visite in carcere ai loro cari. Ha anche chiesto che si lanci una investigazione internazionale al fine di appurare eventuali responsabilità (sotto forma di negligenze oppure di deliberate angherie) degli ufficiali sionisti del posto di blocco nella morte della Signora Mahmoud.
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Armi svizzere in mano agli estremisti di Al-Qaeda in Siria! Berna sospende ogni esportazione militare verso gli emirati del Golfo!

La Confederazione Elvetica ha sospeso ogni trasferimento di armamenti e munizioni a favore degli Emirati Arabi Uniti dopo l'emersione di indizi e prove circostanziali che indicherebbero come materiali bellici in precedenza esportati verso il reame del Golfo Persico sarebbero finiti in mano ai terroristi stranieri attivi in territorio siriano. La testata giornalistica "Sonntagszeitung" aveva pubblicato un servizio fotografico realizzato ad Aleppo a fine giugno 2012 nel quale si vedevano bombe a mano svizzere in possesso di estremisti wahabiti nella cittadina di Marea, a nord di Aleppo.

Le granate, del tipo "ananas" sarebbero parte di un lotto fabbricato dalla RUAG, conglomerato bernese delle armi leggere e personali, e avrebbero fatto parte di un lotto da oltre duecentomila unità vendute dagli Svizzeri a Dubai circa nove anni fa; le clausole del contratto, però, proibivano esplicitamente ai recipienti di ri-esportare il materiale, in toto o in parte.

In reazione alle rivelazioni della stampa il Dipartimento Federale degli Affari Economici ha immediatamente 'congelato' tutte le attività di export militare verso gli UAE, in attesa dei risultati di una inchiesta ufficiale. Antje Bertaschi, protavoce del Segretariato di Stato per gli Affari Economici ha dichiarato: "Abbiamo tutta l'intenzione di prendere questa faccenda sul serio, come abbiamo affrontato la precedente rivelazione, arrivata nel 2011, che casse di munizioni svizzere erano state rinvenute in Libia".

La Svizzera si é trovata spesso al centro di iniziative diplomatiche internazionali volte a disinnescare le tensioni generate dalle attività di estremisti e agenti provocatori stranieri infiltratisi nel paese mediorientale ma sembra proprio che, parallelamente a questi nobili sforzi negoziali, "qualcuno" abbia trovato il modo di coinvolgerla (sia pure indirettamente) nei crimini e nelle stragi dei terroristi di Al-Qaeda.
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mercoledì 4 luglio 2012

Le forze di Assad snidano sempre più terroristi: la situazione dei mercenari stranieri é sempre più disperata!

L'Esercito siriano continua con inesausto vigore la sua campagna di repressione e sradicamento dell'infrastruttura terrorista impiantata nel paese dal complotto Turco-saudita-qatariota-americano e sionista, che ha portato centinaia di violenti e pericolosi estremisti wahabiti e qaedisti in una terra da sempre rinomata per la tolleranza reciproca che ha permesso per secoli a oltre una dozzina di etnie e fedi religiose diverse di vivere e svilupparsi fianco a fianco in una meravigliosa e armoniosa comunità nazionale: questa volta é toccato a Hamidiyeh, Khaldiyeh e Warsha, nei dintorni di Homs, a venire "passate al pettine" e liberate fino dell'ultima più minuta scoria terrorista e destabilizzatrice.
Secondo i minuziosi e frequenti reportage del quotidiano locale 'Al-Watan', "I rimasugli dispersi di numerosi gruppi più vasti e agguerriti, già incorsi in pesanti rovesci e rovinose perdite in precedenti scontri con le truppe regolari e le forze di sicurezza del paese si erano radunati in queste cittadine e comunità nella speranza di 'fare quadrato' e stabilire un perimetro nel quale fare affluire nuovi rinforzi e rifornimenti, ma, per loro sfortuna, il pugno di ferro agitato dal Presidente Assad é riuscito a raggiungerli e stritolarli uno per uno". Proprio l'isolamento di ogni gruppo da sostegni e appoggi esterni si sta rivelando una preziosissima arma per disfare una cellula terrorista dopo l'altra visto che sono ormai centinaia i militanti wahabiti che hanno alzato le braccia dopo essere rimasti senza armi, pallottole o addirittura senza cibo, dandosi prigionieri per fame.
Le unità di artificieri siriani hanno avuto il loro daffare a disinnescare dozzine e dozzine di congegni esplosivi, pronti all'uso o in varie fasi di completamento, rinvenute nei covi e nei nascondigli terroristi, in un solo nascondiglio, in un magazzino industriale, sono state rinvenute ben 25 bombe con cariche variabili tra i 30 e i 40 chilogrammi di esplosivo mentre a Idlib ne sono state trovate alcune pesanti tra i 30 e addirittura gli ottanta chili, di cui una montata su una moto, che avrebbe potuto fare un'orrenda carneficina di militari o anche di civili.
Il comando dell'Esercito di Damasco ammette che nel passato, in occasione di passate offensive anti-terrore, sono stati commessi errori, come ad esempio quelli di ascoltare gli appelli dell'ONU per l'abbandono di alcune aree, che subito venivano ri-occupate dai miliziani wahabiti, che lavoravano in stretta cooperazione con 'talpe' nella missione di 'osservatori' inviati nel paese e che adesso tali passi falsi non verranno più replicati, rendendo impossibile ai terroristi superstiti di tornare in aree da cui sono stati scacciati. Buona parte della strategia Anti-Assad dei cospiratori internazionali verteva attorno alla prospettiva che un cuneo potesse venire infilato tra il Presidente e l'apparato militare del paese, in modo che questo o prendesse attivamente le armi contro di lui, come avvenuto in Yemen e in Libia, o si rifiutasse di entrare in azione per difendere lo Stato, come accaduto in Tunisia ed Egitto, o facesse addirittura pressione perché gli alti ufficiali del partito Baath si schierassero contro di lui.
Non solo nessuna di queste prospettive si é anche solo avvicinata a realizzarsi, ma a oltre sedici mesi dall'inizio della campagna di terrore wahabita le truppe di Damasco sono sempre in prima linea, versando il loro sangue per difendere lo Stato, le sue istituzioni, il popolo siriano e il suo Presidente legittimo, Bashir Assad.
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Sabha: "La situazione al varco di Rafah é ancora lontana dall'ideale!" ma forse l'assedio alla Striscia ha i giorni ormai contati!

 Il Direttore del Dipartimento dei confini presso il Ministero dell'Interno del legittimo Governo palestinese, Maher abu Sabha, ha recentemente confermato che l'incremento del numero dei transiti permessi dalla Striscia di Gaza verso l'Egitto attraverso il valico di Rafah, autorizzato negli ultimi giorni dalle autorità del Cairo, si sta rivelando "a malapena bastevole" per compensare i gravi disagi dovuti alla totale chiusura del varco durante le operazioni di voto presidenziale e di ballottaggio che hanno innalzato il candidato dell'Ikhwan Mohammed Mursi alla più alta carica istituzionale egiziana.
"Non é possibile parlare di 'miglioramenti' nella situazione dei transiti attraverso Rafah, e la lentezza delle procedure di registrazione e transito é la stessa di prima" ha dichiarato Sabha a un inviato dell'agenzia 'Palestine Information Center' nella giornata di ieri, aggiungendo poi: "Non possiamo sentirci soddisfatti dalla situazione attuale, fino a quando le operazioni di Rafah non saranno portate allo stesso livello di quelle degli altri 13 varchi di confine egiziani, dove i passeggeri transitano speditamente 24 ore su 24".
Il neopresidente del Cairo Mohammed Mursi ha a più riprese dichiarato la propria disponibilità ad "aiutare il popolo palestinese"; dichiarazione che alle orecchie di molti, primi tra tutti i residenti del ghetto costiero assediato dal regime sionista, si traduce immediatamente con "aprire una volta per tutte il varco di Rafah e porre fine all'assedio della Striscia".

Mubarak teneva il confine chiuso, in connivenza con lo strangolamento ebraico della Striscia; i generali dello SCAF hanno aperto il transito a 1500 passeggeri al giorno, mantenendo il blocco delle merci, adesso il numero di transiti permessi é aumentato, ma la speranza é che presto non vi siano più 'tetti' al passaggio delle persone e che anche le merci possano riprendere a fluire, non solo verso Gaza ma anche dagli orti, dalle serre e dai frutteti della Striscia verso l'Egitto.
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La Marina Militare iraniana mette in salvo una petroliera attaccata da pirati nel Golfo di Aden!

Vascelli militari di Teheran hanno tratto in salvo una petroliera iraniana nei pressi dello Stretto di Bab el-Mandeb, imboccatura meridionale del Mar Rosso, mettendo in fuga i motoscafi di pirati somali che dalle coste del tormentato paese del Corno d'Africa si erano spinti a Nord nel Golfo di Aden nel tentativo di trovare una nave da sequestrare e tenere in ostaggio chiedendone il riscatto ad armatori ed assicuratori della stessa.
Il Vicecomandante della Marina della Repubblica Islamica, Contrammiraglio Gholamreza Khadem Bigham ha dichiarato che, vedendosi circondata da lance cariche di africani armati di mitragliatrici e lanciarazzi, il Capitano della petroliera ha lanciato l'SOS, ricevuto dalle navi dell'IRIN che subito hanno dispacciato una forza di fanti di marina al soccorso della nave sotto attacco. Una breve sparatoria ha convinto gli attaccanti ad abbandonare il campo, consentendo al vascello di riprendere la sua rotta originaria.
Secondo i dati forniti dal rappresentante permanente iraniano presso l'IMO, l'Organizzazione Marittima Internazionale, sarebbero state 85 le operazioni anti-pirati della Marina iraniana portate a termine con successo nel corso degli ultimi tre anni. Le forze navali di Teheran hanno così dimostrato di essere una potente forza al servizio della pace e della stabilità dei traffici marittimi nell'Oceano Indiano occidentale, che ha visto le attività di pirati somali trasformarlo in un tratto di mare rischioso e bisognoso di costante monitoraggio militare.
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Impianto spionistico sionista scoperto dai tecnici di Hezbollah nel Libano del Sud!

Il Movimento sciita di Resistenza Hezbollah ha annunciato recentemente di avere individuato e neutralizzato una centralina di monitoraggio e rilevamento impiantata da agenti sionisti nel Libano del Sud, più precisamente nella regione di Zrariyeh. "La scoperta" si legge nella dichiarazione rilevante rilasciata dall'ufficio stampa del Movimento "é maturata nel quadro di una continua e approfondita campagna contro lo spionaggio del regime ebraico".
I controllori dell'apparato, una volta vistolo scoperto, non hanno avuto altra scelta che farlo detonare da comando remoto, causando una vasta esplosione che tuttavia non ha causato danni ai tecnici di Hezbollah o ai loro equipaggiamenti grazie al loro alto livello di allerta e di precauzione "Il tentativo di spionaggio tecnico praticato dal nemico e sventato dai militanti della Resistenza si situa nella serie dei persistenti attacchi sionisti contro il sistema di telecomunicazione della Resistenza, che costituisce un atto contro la sovranità libanese e la sicurezza del suo popolo".
Il corrispondente dell'emittente Al-Manar presente sulla sena, Ali Sheib ha affermato che l'apparato spionistico sionista constava di oltre venti "unità" delle dimesioni di una grossa scatola, alimentate con un cavo elettrico interrato che si snodava per oltre ottanta metri fino al confine internazionale dove, con ogni probabilità, esso continuava fino a raggiungere un gruppo elettrogeno presso un'installazione militare di Tel Aviv. Il fragore dell'esplosione risultante dall'autodistruzione del congegno é stato inteso a Hallousiyeh, Zrariyeh e Bidyas, distanti circa un chilometro dal luogo della scoperta.
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martedì 3 luglio 2012

Vicecomandante dell'IRGC sull'esercitazione 'Grande Profeta': "Ferma e chiara risposta alle minacce militari occidentali!"

Il Brigadier Generale Hossein Salemi del Corpo della Guardia Rivoluzionaria Islamica iraniana ha definito la recente esercitazione missilistica dell'IRGC "Grande Profeta 7", iniziata ieri e in fase di svolgimento dei deserti di Semnan come "una seria e ferma risposta" alle ripetute minacce di una possibile 'opzione militare' in preparazione da parte delle potenze occidentali arroganti e dell'entità ebraica di occupazione della Palestina contro la Repubblica Islamica. "Obiettivo principale di questa dimostrazione é inviare chiaramente il messaggio riguardo alla nostra prontezza a rispondere a tono e con forza decisiva a qualunque tentativo di intimidirci militarmente o aggredirci proditoriamente".
Rapporti ufficiali confermano che, in una riproduzione su scala ridotta di una massiccia rappresaglia missilistica iraniana dozzine di vettori a medio e lungo raggio sono stati scatenati simultaneamente contro una serie di bersagli che simulavano in più verosimilmente possibile le installazioni militari americane, occidentali e sioniste nella regione, risultando nella loro quasi totale distruzione. I missili lanciati in questa esercitazione sono stati lo Shahab-1, -2 e -3, il Khalij Fars, il Tondar, il Fateh-110, lo Zelzal e il Qiam. Alcuni di essi sono ancora vettori a combustibile liquido, che necessitano di venire riforniti subito prima del lancio con una procedura delicata e relativamente pericolosa, altri invece, più recenti, sono modelli a propellente solido che possono venire lasciati pronti al lancio nei loro silos sotterranei anche per anni prima di venire lanciati con pochissimo preavviso.
All'esercitazione hanno preso parte anche i droni senza pilota, frutto di anni di ricerca e investimento della Repubblica Islamica nelle più avanzate tecnologie robotiche ed elettroniche, che hanno preso parte a loro volta alla rappresaglia simulata contro le 'basi' sioniste e imperialiste. Gli UAV iraniani si sono dimostrati efficaci quanto i più moderni cacciabombardieri, trovando e centrando i loro bersagli a una frazione minima del costo e del rischio di una missione aerea convenzionale. Il massiccio investimento di Teheran nella tecnologia di droni e missili dà un importante contributo a compensare le risorse proporzionalmente più limitate a disposizione dell'arma aerea (IRIAF), in attesa che anche in quel campo più vasto e complesso si facciano sentire in tutta la loro ampiezza i risultati della Jihad per l'Autosufficienza Militare.
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Le truppe del Presidente Assad bonificano Douma da ogni residua presenza terrorista wahabita!

Arrivano notizie confortanti dalla Siria dove le truppe del Presidente Assad hanno totalmente eliminato ogni presenza terrorista a Douma, città satellite di Damasco, dove i gruppi wahabiti finanziati da Turchia, Arabia Saudita, Qatar, Usa e Israele cercavano di stabilire basi per portare attacchi e attentati direttamente nel cuore della capitale. Le operazioni militari a Douma sono durate diversi giorni e si sono tradotte nell'abbattimento di decine di terroristi e nel ferimento e nella cattura di numerose dozzine di mercenari criminali.
Secondo il quotidiano locale 'Al-Watan' l'intera cittadina dell'hinterland é ormai bonificata dalla presenza di estremisti armati, come confermato dai residenti, le cui dichiarazioni di gratitudine verso i reparti dell'Esercito, vero i loro comandanti e verso il Presidente punteggiano ogni resoconto della situazione. E' stato anche confermato che un limitato numero di cittadini siriani che si erano lasciati convincere a unirsi ai terroristi (membri di organizzazioni estremiste sunnite, che non trovano alcun riscontro nei sentimenti della popolazione generale, fedele alle Istituzioni e dedita alla prosecuzione della convivenza civile interetnica ed interreligiosa) si sono consegnati alle autorità chiedendo clemenza. Gli inquirenti approfondiranno il caso di ciascuno, consentendo a chi non si sia macchiato le mani di sangue di tornare alla vita civile, secondo le indicazioni del Governo.
In una notizia correlata il Presidente Assad ha sottoposto al Consiglio dei Ministri un decreto legislativo che, per consentire di stroncare meglio e più rapidamente quanto rimane dell'infrastruttura terrorista ancora presente nel paese, ha riordinato e ristrutturato le già vigenti norme per la sicurezza dello Stato, inasprendo le pene per chi contrabbanda armi, munizioni, fondi o equipaggiamenti destinati agli agenti provocatori, inoltre anche il sequestro a scopo di lucro (attività 'tipica' della criminalità organizzata siriana, tramite la quale gli estremisti qaedisti e wahabiti hanno cercato di 'arruolare' anche i criminali comuni all loro causa) viene equiparata a un atto di terrorismo, mentre gli attacchi vandalici o omicidi contro infrastrutture statali o la popolazione civile potranno più facilmente portare i loro responsabili all'ergastolo o al capestro.
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