venerdì 16 gennaio 2015

Come 24 anni di politiche Usa verso l'Irak abbiano finito per favorire immensamente la Repubblica Islamica!

Nel 1991 George Bush Sr. portò avanti l'attacco all'Irak come coronamento della manovra che aveva artatamente convinto i sovrani sauditi (per la prima volta in oltre 40 anni di alleanza con Washington) ad accettare lo schieramento di truppe Usa sul loro territorio in maniera da poter difendere direttamente il flusso di petrolio saudita verso l'economia americana. Saddam venne convinto dalle mendaci parole dell'ambasciatrice Usa a Bagdad April Glaspie che una sua azione militare contro il Kuwait non avrebbe causato reazioni, quando invece, appena le forze di Bagdad ebbero occupato il piccolo emirato, gli Usa lanciarono un'enorme campagna propagandistica contro l'Irak e il suo uomo forte, che venne coronata con il 'ritocco' ad aerografo (allora photoshop non esisteva) delle foto dei tank irakeni schierati sul confine Kuwaito-Saudita. Con nuvolette di sabbia 'artisticamente' aggiunte con l'aeropenna i diplomatici e i generali americani convinsero gli ignoranti e suggestionabili principi sauditi che i panzer irakeni stessero volando verso Riyadh, capitalizzando la loro paura e la loro vigliaccheria per fare accettare lo schieramento militare in terra saudita.

Ma Bush Sr, vecchia volpe ex-capo della CIA, non aveva ALCUN interesse ad abbattere Saddam, che faceva molto comodo in quanto manteneva una piccola cricca sunnita a capo di un paese popolato al 60 per cento da Sciiti e quindi lo teneva fuori dall'influenza iraniana. Infatti una volta liberato il Kuwait e fatti ritirare gli Irakeni oltre il confine internazionale con gravi perdite (del resto l'Esercito di Saddam, 'cotto' da otto anni di guerra all'ultimo sangue con l'Iran, non era in grado nemmeno di opporre resistenza simbolica agli Usa e agli altri paesi) ogni suggerimento di avanzata verso Bagdad venne stoppato sul nascere, anzi, persino la 'no fly zone' venne interrotta quando Saddam ebbe bisogno di fare entrare in azione elicotteri e jet contro i ribelli sciiti che insorsero minacciando il suo potere.

Fu il figliolo scemo di Bush padre, ex-alcolizzato e cocainomane, a far andare tutto a catafascio con la sua invasione del 2003, che arrivò a Bagdad in un niente (grazie tante, dopo 12 anni di embargo assassino che aveva sterminato oltre 1.000.000 di irakeni) ma poi non seppe gestire il 'dopo' e, nell'esplosione della rivalità settaria il vicino Iran ebbe buon gioco a stendere da Bassora a Bagdad un 'network' di milizie sciite, operativi dell'IRGC e della Niruye-Qods, uomini d'affari e altri agenti che iniziarono una costante, profonda opera di penetrazione.

Ben presto gli Sciiti, tenuti fuori da qualunque sfera della vita pubblica e del potere politico, divennero il centro della vita dell'Irak democratizzato e Nouri al-Maliki trionfò in un'elezione dopo l'altra. Allora la CIA e il Mossad, che non potevano sopportare l'idea di un Irak unito e filoiraniano, scatenarono in Mesopotamia l'ISIS per cercare di spaccare il paese tra un Nord curdo, un Ovest sunnita e un Centrosud sciita, sperando che il leveraggio iraniano si limitasse a questo.

Ma a Teheran i decisori della politica estera iraniana raccolsero la sfida aumentando il sostegno all'Irak in maniera esponenziale e arrivando a ottenere la riconoscenza di tutte le parti del popolo irakeno, non solo degli Sciiti, ma anche dei Sunniti e dei Curdi che dopo un po' di tempo sotto il tallone dell'ISIS capirono che non poteva esistere alternativa a un'unità nazionale irakena, anche sotto la predominante influenza iraniana.

"L'arrivo dell'ISIS é stato un enorme dono per l'Iran; ha 'istituzionalizzato' il suo ruolo in Irak, facendolo uscire dall'ombra e permettendo ai dirigenti di Teheran di incassare ritorni di prestigio regionale e internazionale enormi; ormai nessuno dubita che l'Iran sia divenuto il passaggio obbligato per la soluzione dei problemi irakeni".

Hadi al-Amiri, politico sciita e capo della potente milizia Badr dichiara: "Gli Usa non sono seri nei loro attacchi all'ISIS, non vogliono sconfiggerlo, vogliono contenerlo e lasciarlo all'opera a lungo per indebolirci, l'Iran, invece, vuole andare a fondo ed eliminarlo".

Ormani non é strano vedere tecnici e consiglieri iraniani dare ordini in Farsi a plotoni di carri armati americani M1 Abrams, 'lascito' di otto anni di occupazione Usa della Mesopotamia.

1 commento:

  1. Ricordare l'episodio della ambasciatrice-sobillatrice April Glaspie (dopo il 1991 scomparsa nel nulla...) testimonia ancora una volta la preparazione di Kahani!
    Io sottolineo solo come l'ISIS sia nato nelle carceri irachene degli americani: è lì che Al-Baghdadi ha creato la sua rete sotto l'ala protettiva degli anglosionisti.
    Federico

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